ANALISI TATTICA: LA DINAMO KYIV 1997-98 DI VALERI LOBANOVSKYI
Valeriy Lobanovskyi è una figura leggendaria del calcio sovietico e ucraino. La sua carriera da allenatore è stata divisa in tre periodi alla guida della Dinamo Kiev. Durante il suo primo periodo (1974-1982), rivoluzionò il calcio sovietico vincendo due Coppe delle Coppe e sette titoli nazionali. Il suo secondo ciclo (1984-1990) lo vide trionfare nuovamente in patria e vincere un'altra Coppa delle Coppe. Dopo un'esperienza all'estero, tornò alla Dinamo Kiev per la terza volta nel gennaio 1997. L'obiettivo era rilanciare il club a livello europeo. Lobanovskyi ereditò una squadra con talenti promettenti come Shevchenko, Rebrov e Kaladze, ma che mancava di una solida identità tattica. Il suo ritorno segnò l'inizio di una nuova era, basata sulla sua filosofia del "calcio scientifico". Questa metodologia combinava una preparazione fisica maniacale con l'analisi statistica e l'applicazione di principi tattici rigorosi.
Nel 1997, il calcio europeo assistette a una vera e propria lezione di tattica impartita dalla Dinamo Kiev di Valeriy Lobanovskyi al Barcellona di Louis van Gaal. Nonostante avessero un talento inferiore, i campioni d'Ucraina dominarono i catalani, imponendo una filosofia di gioco scientifica e meticolosa. La chiave del loro successo fu un sistema impeccabile, che prevalse sulla qualità individuale del Barcellona. L'analisi si concentra su tre aspetti fondamentali.
1. Fase di Costruzione e Attacco
La Dinamo Kyiv, pur giocando con una formazione che veniva descritta come un 4-4-2, in realtà operava in un 4-2-2-2 o addirittura un 4-4-1-1 in fase di non possesso. Il loro gioco non si basava sul controllo prolungato del possesso, ma sulla velocità e sull'efficacia. Ogni azione aveva uno scopo preciso: creare un pericolo per la difesa avversaria.
Attacco Dinamico e Imprevedibile: Gli attaccanti Andriy Shevchenko e Serhiy Rebrov non erano statici. Avevano una grande libertà di movimento e si muovevano continuamente tra le linee difensive del Barcellona per ricevere palla e creare spazi. Rebrov spesso si abbassava per collegare il centrocampo all'attacco, mentre Shevchenko sfruttava la sua velocità per lanciarsi negli spazi profondi.
Sfruttare gli Half-Space: I centrocampisti esterni, come Kosovskyi e Maximov, non si limitavano a rimanere larghi. Al contrario, si muovevano costantemente verso l'interno, specialmente negli half-space (i corridoi interni tra i difensori centrali e i terzini). Questo movimento aveva un duplice scopo: creare superiorità numerica a centrocampo e aprire varchi per le sovrapposizioni dei terzini.
Gestione Intelligente dei Calci Piazzati: La Dinamo non si limitava a lanciare il pallone in avanti da un calcio di punizione. Riconoscendo che gli avversari si aspettavano un'azione diretta, spesso giocavano i calci piazzati in modo rapido e corto, cogliendo la difesa del Barcellona impreparata e creando occasioni da rete, come successo nel primo gol di Rebrov.
2. Transizioni Difensive e Offensive
Le transizioni erano il vero punto di forza della Dinamo e il cuore della filosofia di Lobanovskyi. La squadra era una macchina sincronizzata, capace di passare dalla difesa all'attacco in un battito di ciglia.
Contropressing Immediato: Una volta persa la palla, la Dinamo non arretrava. Al contrario, applicava un pressing aggressivo e immediato (il "contropressing" che oggi vediamo nelle squadre di alto livello). I giocatori inseguivano il possessore del pallone, chiudendo immediatamente ogni linea di passaggio e costringendo l'avversario a sbagliare.
Contropiede Fulmineo: Dopo aver riconquistato palla, l'azione successiva era quasi istintiva: rovesciare il fronte di gioco con un contropiede fulmineo. La squadra giocava spesso lunghi passaggi in profondità verso Shevchenko o Rebrov, che erano già in movimento per sfruttare gli spazi lasciati aperti dalla difesa avversaria. Shevchenko in particolare, con la sua eccezionale velocità e intelligenza tattica, era una minaccia costante.
Falli Tattici: Un altro elemento chiave della tattica di transizione era l'uso intelligente dei falli. La Dinamo commetteva falli tattici per bloccare i contropiedi avversari o per fermare l'attacco appena fuori dall'area di rigore. Questo era un modo per spezzare il ritmo del Barcellona e costringerli a giocare su palla inattiva, una situazione che la difesa della Dinamo era in grado di gestire con maggiore facilità rispetto alle azioni in campo aperto.
3. Fase Difensiva e Copertura
La difesa della Dinamo non era un semplice muro, ma un sistema complesso e altamente organizzato, che dimostrava una superiorità di esecuzione e intensità rispetto agli avversari.
Difesa a Zona con Orientamenti sull'Uomo: Il sistema difensivo era una combinazione di marcatura a zona e marcature a uomo "locali". La squadra manteneva la sua compattezza e la sua struttura, ma i giocatori erano sempre pronti a seguire l'uomo se necessario, passandoselo tra loro per evitare di essere trascinati fuori posizione. Questo permetteva di mantenere l'ordine e la compattezza del blocco.
Pressing a Blocco Medio: Il pressing non partiva dalla linea difensiva, ma da una linea di pressione a blocco medio, circa a metà campo. La Dinamo spingeva il Barcellona in aree specifiche del campo e poi applicava una pressione mirata e concentrata, costringendoli all'errore e permettendo il contropiede.
Adattabilità e Copertura: Quando la prima linea di pressing veniva superata, la Dinamo si riorganizzava in modo impeccabile. I giocatori tornavano rapidamente in posizione. Spesso un centrocampista (come Husin) si abbassava nella linea difensiva, mentre un difensore centrale usciva per temporeggiare sul portatore di palla, dando tempo ai compagni di rientrare e organizzarsi. Questo sistema di copertura collettiva non lasciava spazi agli avversari, rendendo la Dinamo quasi impenetrabile.
TACTICAL ANALYSIS:VALERIY LOBANOVSKYI’S DINAMO KYIV 97-98
Valeriy Lobanovskyi is a legendary figure in Soviet and Ukrainian football. His coaching career was divided into three distinct periods at the helm of Dynamo Kyiv. During his first spell (1974-1982), he revolutionized Soviet football, winning two Cup Winners' Cups and seven national titles. His second tenure (1984-1990) saw him triumph again domestically and secure another Cup Winners' Cup. After a period abroad, he returned to Dynamo Kyiv for the third time in January 1997. The goal was to re-establish the club as a force in Europe. Lobanovskyi inherited a team with promising talents like Shevchenko, Rebrov, and Kaladze, but which lacked a solid tactical identity. His return marked the beginning of a new era, based on his philosophy of "scientific football." This methodology combined meticulous physical preparation with statistical analysis and the application of rigorous tactical principles. In 1997, European football witnessed a true tactical masterclass as Valeriy Lobanovskyi's Dynamo Kyiv defeated Louis van Gaal's FC Barcelona. Despite having inferior individual talent, the Ukrainian champions dominated the Catalan side by imposing a scientific and meticulous game philosophy. The key to their success was a flawless system that triumphed over Barcelona's individual quality. This analysis focuses on three fundamental aspects.
1. Build-up and Attacking Phase
Dynamo Kyiv, while appearing to play in a 4-4-2 formation, in reality operated more like a 4-2-2-2 or even a 4-4-1-1 when out of possession. Their game was not based on prolonged possession, but on speed and efficiency. Every action had a precise purpose: to create a threat to the opponent's defense.
Dynamic and Unpredictable Attack: Forwards Andriy Shevchenko and Serhiy Rebrov were anything but static. They moved constantly between Barcelona's defensive lines to receive the ball and create space. Rebrov often dropped deep to link midfield and attack, while Shevchenko used his speed to run into deep spaces.
Exploiting the Half-Spaces: The wide midfielders, such as Kosovskyi and Maximov, did not just stay wide. Instead, they constantly moved inwards, especially into the half-spaces (the inner channels between center-backs and full-backs). This movement had a dual purpose: to create a numerical advantage in the midfield and to open up gaps for the full-backs to overlap.
Intelligent Use of Set Pieces: Dynamo did not simply hoof the ball forward from a free-kick. Recognizing that opponents expected a direct attack, they often took free-kicks quickly and short, catching the Barcelona defense off guard and creating scoring opportunities, as was the case with Rebrov's first goal.
2. Defensive and Offensive Transitions
Transitions were the true strength of Dynamo and the core of Lobanovskyi's philosophy. The team was a synchronized machine, able to switch from defense to attack in the blink of an eye.
Immediate Counter-Pressing: As soon as they lost the ball, Dynamo did not retreat. On the contrary, they applied an aggressive and immediate press (the "counter-press" seen in modern top-tier teams). Players swarmed the ball carrier, instantly closing down every passing lane and forcing the opponent to make a mistake.
Lightning-Fast Counter-Attacks: After winning the ball back, the next action was almost instinctive: a lightning-fast counter-attack. The team often played long through balls to Shevchenko or Rebrov, who were already in motion to exploit the spaces left open by the opposing defense. Shevchenko, in particular, with his exceptional speed and tactical intelligence, was a constant threat.
Tactical Fouling: Another key element of their transition tactic was the clever use of fouls. Dynamo committed tactical fouls to stop opponent counter-attacks or to break up an attack just outside the penalty box. This was a way to disrupt Barcelona's rhythm and force them to play from a dead-ball situation, which Dynamo's defense was better equipped to handle than open play.
3. Defensive Phase and Coverage
Dynamo's defense was not a simple wall but a complex and highly organized system that demonstrated superior execution and intensity compared to their opponents.
Zonal Defense with Man-Orientations: The defensive system was a combination of zonal marking and "local" man-marking. The team maintained its compactness and shape, but players were always ready to follow their man when necessary, passing him on to a teammate to avoid being pulled out of position. This allowed them to maintain the block's order and compactness.
Mid-Block Pressing: The pressure did not start from the defensive line, but from a mid-block pressing line, around the halfway mark. Dynamo pushed Barcelona into specific areas of the field and then applied targeted and concentrated pressure, forcing them into errors and allowing for a counter-attack.
Adaptability and Coverage: When the first line of pressure was bypassed, Dynamo reorganized flawlessly. Players quickly returned to position. A midfielder (like Husin) often dropped into the defensive line, while a center-back stepped up to delay the ball carrier, giving teammates time to recover and get organized. This system of collective coverage left no space for opponents, making Dynamo almost impenetrable.