Introduzione

Gli Stati del ‘400-‘500 (periodo in cui si svolge la nostra storia) erano molto diversi dagli attuali. Vengono definiti dalla storiografia politica “Stati patrimoniali-dinastici”: grandi o piccoli che fossero (dai grandi regni ai principati o a piccoli ducati) il loro territorio e i suoi abitanti appartenevano ad una “dinastia” regnante, erano un suo “patrimonio”. I confini tra un’entità territoriale e le altre non erano ben definiti perché tutte le case regnanti erano imparentate tra loro e potevano accampare diritti di successione in ogni parte d’Europa; inoltre all’interno di ogni territorio coesistevano e confinavano piccoli o grandi domini feudali (laici o ecclesiastici), in un groviglio politico-giurisdizionale difficile da capire con i parametri della politica di oggi.

I matrimoni, abbiamo detto, erano il principale strumento diplomatico nelle relazioni tra Stati: piazzare un figlio/a o parente prossimo in un’altra dinastia garantiva diritti di prelazione nelle cause successorie, allargando in questo modo il proprio “patrimonio dinastico” a possedimenti anche lontani ed estranei al ceppo etnico-territoriale della casata.

Spesso accadeva così che diverse casate, imparentate tra loro, rivendicassero contemporaneamente lo stesso regno sulla base di diritti d’eredità: il fallimento della diplomazia e il mancato accordo spartitorio potevano generare guerre, al termine delle quali si tornava al tavolo negoziale sulla base dell’esito del conflitto. Non esistevano sistemi di alleanze fondate su di un’identità politica comune, fino alla riforma protestante e le guerre di religione del ‘500-‘600: ma anche in questo nuovo quadro “ideologico” non verrà meno il ruolo costitutivo dell’elemento dinastico nell’orientare la politica interna e internazionale degli Stati (fino almeno alla rivoluzione francese)

Ma l’elemento di peculiare novità della storia moderna (sia pure nella continuità dell’elemento patrimoniale-dinastico) è la progressiva concentrazione del potere statuale: dal ‘400 le piccole realtà feudali vengono sempre più inglobate all’interno delle nascenti monarchie nazionali (Francia, Spagna, Inghilterra) in competizione con il Sacro Romano Impero, sempre più germanico e meno universale. La storia italiana, come quella di tante altre realtà europee politicamente frammentate è da vedere in questo destino di sudditanza nei confronti dei grandi Stati territoriali moderni.

E la storia di Tortona del ‘500, scendendo nel particolare (ma carico di significati generali) è quello di una piccola “terra di mezzo” in una realtà italiana più vasta, schiacciata tra i colossi francese e spagnolo-asburgico in guerra per il dominio sull’Europa.

Qui vivrà gli ultimi anni della sua vita la principessa Cristina (o Cristierna) di Danimarca, nipote dell’imperatore Carlo V, cugina del re di Spagna Filippo II, ultima duchessa della Milano degli Sforza e poi della Lorena: cosa spinge all’improvviso Cristina a Tortona nel 1578, perché una donna di tale lignaggio si autoesilia nella nostra piccola città? E ancora: com’era fatta Tortona, qual era la sua importanza politica, chi erano i tortonesi del ‘500?

Rispondere a queste e altre domande ci porterà dentro l’”autunno del medioevo” tortonese e della sua “principessa triste”, un mondo di casate rivali, riti feudali, matrimoni politici, sudditi, pellegrinaggi..specchio dell’”antico regime” nella sua transizione lenta verso l’Europa dei moderni Stati nazionali.












Ritratto di Cristina