Situata nel Parco Nazionale della Majella, è considerata uno dei centri più belli della Regione, patria natale di Ovidio a cui è dedicata la via principale del centro storico. Sul corso s’affacciano le chiese e i palazzi che danno l’immagine di una città dal passato illustre, fin dal Medioevo. Il monumento più rappresentativo è il complesso dell’Annunziata, con la chiesa settecentesca e il palazzo gotico-rinascimentale in cui si trovano il Museo civico e del Costume.
È conosciuta in tutto il mondo non solo per aver dato i natali a Publio Ovidio Nasone, ma anche come la città dei confetti, nella quale si trova Museo dell’Arte e della Tecnologia Confettiera.
Le origini di questa città sono ricollegabili alla distruzione di Troia, come documentato da Ovidio e Silio Italico e il nome deriverebbe da uno dei compagni di Enea. Il centro storico appare circondato da una circonvallazione continua che avvolge tutto il perimetro delle mura ed è suddiviso in sette quartieri che ogni anno gareggiano durante la manifestazione rinascimentale della "Giostra cavalleresca".
Il centro storico ha un aspetto ellittico, con gli estremi dell'ovali posti a nord e sud della valle Peligna. Il cardo massimo è il corso Ovidio, che lambisce nella zona baricentrica piazza Garibaldi.
Il complesso chiesa-palazzo della SS.ma Annunziata, che si erge su un'ampia scalinata nel mezzo del centro storico, è l'emergenza architettonica più insegno della città. Un singolare insieme nel quale Medioevo, Rinascimento e Barocco trovano armonica fusione. Fino al 1960, il palazzo fu adibito a Ospedale Civile ma adesso è sede del Museo Civico sulmonese e dell’Auditorium. All'estremità si erge la chiesa della SS. Annunziata, che è è parte integrante dell'ampio complesso.
La facciata del palazzo mostra una sovrapposizione di stili. Il portale ogivale (l'antica Porta dell'Orologio) è di stile gotico (1415 circa) con un arco dove è collocata la statua di san Michele Arcangelo. Le coppie di colonne terminano in due piccoli rosoni rilevati e una Madonna con Bambino di scuola napoletana è posta nella lunetta. Molto bella è la finestra trifora quattrocentesca, con ornamenti di colonnine tortili che insistono su figure leonine e una scultura raffiguranti le Virtù. Lo stemma della città sormonta la finestra assieme al simbolo dell'arme della famiglia di Antonuccio di Rainaldo, importante finanziatore dell'edificio, così come documentato dall'iscrizione ivi posizionata.
Sulla facciata alloggiano sette statue che rappresentano, nell'ordine, da sinistra a destra: san Gregorio Magno, san Girolamo, sant'Agostino, sant'Ambrogio (dottori della Chiesa), san Panfilo (patrono di Sulmona), san Pietro e san Paolo.
Dall'arteria principale del centro storico (corso Ovidio), si raggiunge piazza Garibaldi transitando la piazza XX Settembre con la statua di Ovidio, il palazzo del "gran caffè" e delle botteghe storiche del confetto.
Piazza Garibaldi (piazza Maggiore) è caratterizzata da una planimetria rettangolare, con uno spicchio dell'acquedotto medievale e una fontana monumentale sul versante opposto, coronato dalle chiese di San Filippo Neri e San Rocco.
L'Acquedotto Svevo fu costruito nel XIII secolo da Manfredi, figlio di Federico II di Svevia, per creare un canale nel centro cittadino per il trasporto acquifero dalla montagna di Pacentro fino alla piana di Pratola Peligna. Secondo alcune fonti all'epoca romana era già presente un acquedotto. Fu ridimensionato nel XVII secolo e tagliato nel 1706 con il grave terremoto. Oggi l'acquedotto si trova nella parte occidentale di piazza Garibaldi, delimitandone il confine con il corso Ovidio.
Ha arcate a tutto sesto in bianca pietra della Maiella; è composto da tre tronchi: il primo lungo 76 metri con 15 archi gotici, il secondo 24 metri con 5 archi, e l'ultimo pezzo che ha un solo arco a tutto sesto lungo 4,92 metri. Il dislivello complessivo tra il primo e l'ultimo punto dell'acquedotto è di 106 metri di lunghezza, per un totale di 10 metri di dislivello.
Chiesa di San Francesco della Scarpa: si tratta di un complesso monastico costruito nel 1290 per volere di Carlo II di Napoli, destinato a essere fino al 1706 uno dei complessi francescani più importanti d'Abruzzo. L'edificio anche dopo il sisma del 1456 presentava una struttura originale e articolata, come dimostrano anche le tracce della cosiddetta "Rotonda" presso l'ingresso laterale dal corso, ma dopo il terremoto del 1706 la chiesa è stata completamente riedificata in forme barocche, con un impianto planimetrico molto più semplificato.
Chiesa di San Filippo Neri: si affaccia su piazza Garibaldi, nel lato est. La chiesa fu costruita nel 1677 e aveva dimensioni minori rispetto alla conformazione attuale. In origine la chiesa esisteva già nel XIV secolo, dove avevano sede i monaci Agostiniani, e di essa si conserva solo il portale in stile gotico-angioino, rimontato nell'attuale parrocchia di San Filippo. Dopo il terremoto del 1706, la chiesa venne ricostruita nel 1785 per volere del barone Giambattista Mazaram, e terminata nel 1794, in occasione della visita a Sulmona di Ferdinando IV di Borbone.
Chiesa del Carmine: fu eretta nel 1225, usata come sede ospedale per gli ammalati. Nel 1634 divenne proprietà dei Carmelitani, dapprima situati nella chiesetta fuori le mura di Santa Maria d'Arabona, i quali misero in cantiere una serie di lavori di ricostruzione che fecero perdere l'antico aspetto medioevale alla chiesa. La facciata è stata realizzata in barocco napoletano da Carlo Faggi, tripartita verticalmente da doppie paraste, divisa orizzontalmente da trabeazione con iscrizione riguardante la presa di possesso dei Carmelitani.