Anche se il suo esordio risale al 1904, quando espone al Circolo Filarmonico di Padova, il primo successo di Felice Casorati si manifesta nella prestigiosa ribalta della Biennale di Venezia del 1907, dove presenta l'evocativo Ritratto della sorella Elvira, in cui risaltano l'«ovale nebulosità messa a proteggere il profilo» e la «gracilità della mano inguantata», come è stato osservato. All'edizione del 1909 invia da Napoli, dove si era trasferito con la famiglia, un dipinto più ambizioso: Le vecchie, acquistato dal Governo per la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma e molto apprezzato dalla critica per il «sapiente» taglio compositivo, il senso del colore e l'«intensità psicologica dei vecchi visi rugosi» e «acutamente atteggiati». Il quadro rivela lo studio degli antichi maestri, nelle sale del Museo di Capodimonte e poi agli Uffizi, in questo caso la Parabola dei ciechi di Bruegel. In Bambine sul prato e in Le ereditiere si ritrovano suggestioni da Botticelli, Vekzquez e Tiziano. Più originale l'ultimo dipinto eseguito a Napoli, Persone, una sorta di misteriosa allegoria delle diverse età della vita, suggestivamente definito come «la fine di un pasto di memorie».
Acquistato dalla Galleria Internazionale d'Arte Moderna di Ca' Pesaro di Venezia, dopo essere stato esposto alla Biennale del 1912, Signorine segna la definitiva consacrazione di Casorati e rappresenta uno degli esiti finali e più significativi del Simbolismo europeo. Sullo sfondo degli alberi di piazza Bra a Verona, che il pittore poteva ammirare dal suo studio, risaltano, con un evidente richiamo alla Primavera di Botticelli, quattro figure di donne dai nomi emblematici, identificabili dai cartigli ai loro piedi a partire da sinistra: Dolores, personificazione del lutto, Violante della malinconia, Bianca della purezza e infine Gioconda, simbolo della vita soddisfatta nel matrimonio. La suggestione di Klimt, ammirato da Casorati alla Biennale del 1910 che gli aveva dedicato un'ampia personale, determina una svolta decisiva in chiave simbolista, evidente nell'atmosfera onirica dei commoventi dipinti tra il 1913 e il 1914, come Notturno, Due figure, La Via Lattea, cui è ricollegabile la straordinaria sperimentatone grafica e plastica di quegli anni ispirata soprattutto alla secessione viennese.
A partire dal sorprendente Scherzo: marionette del 1914, Casorati realizza una serie di dipinti che vennero definiti «nature morte artificiali», proprio per il loro valore programmatico relativo all'elaborazione di una sorta di pittura pura, essenziale, con la quale l'artista si lasciava definitivamente alle spalle il simbolismo e il virtuosismo decorativo dei dipinti precedenti. Caratteristica è la dimensione ludica che si ritrova in Giocattoli, uno dei pochi quadri eseguiti negli anni della Grande Guerra, e soprattutto nello straordinario Tiro al bersaglio destinato a suscitare polemiche quando fu esposto a Torino nel 1919. Casorati fu accusato addirittura di futurismo per aver pericolosamente deviato verso una deformazione quasi astratta degli oggetti. Sono quelli che compaiono all'interno di un baraccone per il tiro a segno. In Maschere, una natura morta ambientata nello studio, compare anche un elmo, richiamo all'armatura poi presente in La donna e l'armatura, dove fa da sfondo e si contrappone al nudo malinconico e assorto della modella a riposo.
È ancora a Verona, nel 1918, che Casorati inizia a creare la strepitosa serie delle grandi tempere, preceduta dallo spettrale ritratto di Teresa Madinelli Veronesi e inaugurata da L'attesa, seguita dall'immagine metafisica di Maria Anna De Lisi, da Ragazza con scodella e, per ultimi, tra il 1919 e il 1920, L'uomo delle botti e Mattino. Con queste opere e quelle eseguite nei primi anni Venti, l'artista conquista la cifra inconfondibile che d'ora in poi Io identificherà non solo presso la critica ma anche fra il vasto pubblico. Questi iconici capolavori del Novecento rappresentano degli interni desolati, prospetticamente elaborati per creare una sorta di spazio mentale in cui le figure, prive di una precisa connotazione realistica e contemporanea nella stilizzazione delle sembianze e degli abiti, appaiono in un'angosciosa attesa, esprimendo nella loro solitudine un male di vivere, riflesso anche nei poveri oggetti, come le scodelle e le stoviglie che, come accade in L'attesa, sembrano scivolare fuori dal quadro. In Maria Anna De Lisi, la terracotta con la Testa di Ada dialoga con la ieratica immagine della modella.
Le uova sul cassettone suscitarono l'entusiasmo dei critici a lui favorevoli, come Piero Gobetti e Lionello Venturi, per la loro assoluta originalità, conseguita con una composizione perfettamente calibrata, il «colore umile», la «forma amata come tale» e la «conquista di una luce nuova e antimpressionistica». Oltre al confronto con Cézanne, che Casorati era corso ad ammirare alla Biennale di Venezia del 1920, il motivo delle uova, racchiuse nel mistero della loro perfezione plastica, rimanda al confronto con Piero della Francesca che nella pala di Brera ne aveva fatto l'emblema della sua pittura.
In Silvana Cenni, il più conosciuto dei suoi dipinti, il richiamo al maestro del Rinascimento si traduce in una straordinaria rivisitazione della figura della Madonna nel Polittico della Misericordia di Sansepolcro. Monumentale come una pala d'altare, la grande tempera è un ritratto immaginario intitolato a un nome di fantasia che gli conferisce la dignità di un personaggio letterario. Definita una «donna fantasma», siede ieratica con alle spalle un edificio dalla linee classiche che ricorda la Chiesa di Santa Maria del Monte dei Cappuccini di Torino.
La scultura, i bassorilievi e i dipinti di questa sezione raccontano il sodalizio tra l'artista e i Gualino, la coppia di collezionisti e mecenati protagonista della vita culturale nella Torino degli anni Venti del Novecento. Casorati li raffigura nelle pose auliche della ritrattistica rinascimentale ma in abiti moderni. Espone i ritratti alla Quadriennale di Torino del 1923 e poi, insieme al ritratto del figlio, alla Biennale di Venezia del 1924. L'immagine dei committenti corrisponde allo stile ricercato della loro casa torinese, emblema della ricchezza creata dalle imprese di Riccardo Gualino. Qui decidono di costruire il loro teatro privato e nel 1924 affidano il progetto all'artista. L'ambiente, concepito con l'architetto Alberto Sartoris, è essenziale nell'architettura e nei colori: il nero dei sedili, il grigio delle pareti, il bianco dei bassorilievi, tre dei quali esposti in sala. Il palco del teatrino, con le sculture Tragedia e Commedia (qui nell'esemplare in terracotta), ospita concerti, letture e spettacoli di danza libera, la danza sostenuta e praticata da Cesarina Gualino con le sorelle Markman, che vediamo in posa nella tempera Raja. Alfredo Casella, ritratto nel 1926, vi ha diretto un concerto dedicato a Stravinskij.
Felice Casorati, Ritratto di Renato Gualino, 1923-24.
La sala richiama la personale di Felice Casorati alla Biennale di Venezia del 1924. Delle quattordici opere esposte allora, sette sono riproposte in questa mostra: oltre ai tre ritratti Gualino, Meriggio, Duplice ritratto, Ritratto di Hena Rigotti e Manichini. La fotografia della sala del 1924 rivela la presenza dello Studio, il capolavoro poi perduto nell'incendio del Palazzo di Cristallo di Monaco di Baviera, il 6 giugno 1931. Nei quadri presentati a Venezia, la pittura di Casorati è costruita sulla forma, ispirata alla tradizione, partecipe del clima generale di ritorno all'ordine, al mestiere, al classico. Il colore è intriso di luce, le stesure levigate rendono con maestria l'incarnato delle figure, la superficie smaltata di un piatto, la consistenza soffice del cappello e delle pantofole di Meriggio, uno dei dipinti cardine dell'arte casoratiana, tra i più commentati a Venezia. Nel Ritratto di Hena Rigotti, quasi in posa da Vergine Annunciata, il pittore inserisce sullo sfondo il Ritratto di Maria Anna De Lisi del 1919. In Manichini si raffigura nello specchio, in un raro e pressoché unico autoritratto. Il successo della personale del 1924 dà avvio alle mostre internazionali di Casorati, in Europa e negli Stati Uniti.
Felice Casorati, Natura morta con manichini, 1924.
Come ha raccontato Felice Casorati, Conversazione platonica è nata per caso, con l'arrivo in studio di un amico durante una sessione di posa per un nudo: «lo non so bene che emozione provai ma vidi il quadro, il quadro da dipingere e non da interpretare. Fu una combinazione: quell'ornino compunto e triste accanto a tutto quello smalto, a quel riverbero accecante». Presentata nel 1926 a Milano, alla Prima mostra nazionale del Novecento Italiano, curata da Margherita Sarfatti, l'opera è apprezzata dalla critica. Le due figure accostate, in un effetto di enigmatico erotismo, suscitano sui giornali una polemica di costume, un dibattito sul rapporto uomo e donna.
Fra la prima Conversazione platonica del 1925 e la seconda del 1929, l'arte di Casorati entra in un nuovo ciclo: il congedo dalla maniera classicista si compie sul piano della figurazione e attraverso il cambiamento della tavolozza e della materia pittorica, ora opaca e porosa. La svolta è evidente in Annunciazione (un'opera che torna in pubblico dopo tanti anni) e in Beethoven, quadri accomunati dalla presenza dello specchio. Matura nelle nature morte, il genere con il quale il pittore può sperimentare, spiega, le «più belle e più libere architetture».
Il tema della sezione è ispirato alla Primavera, indicazione che Felice Casorati aggiunge ai titoli di Aprile e di Ritratto di fanciulla, quasi a voler evocare la temperatura adatta al suo stile rinnovato. In quei dipinti, esposti alla Biennale di Venezia del 1930, la critica riconosce un Casorati nuovo. Le figure appaiono immerse in un luminoso tonalismo atmosferico, che non ha però nulla di naturalistico. Nelle stanze di casa, sono circondate da oggetti domestici: il bacile con lo specchio in Aprile; l'annaffiatoio, la pratolina e il canovaccio nel Ritratto di fanciulla. L'artista comincia ora a introdurre nuovi tipi femminili, alternando figure esili a corpi più abbondanti, caratterizzati da effetti di raffinata deformazione. In Ragazze a Nervi, la donna a destra ha un'imponenza statuaria, risaltata dalla veste turchina. Il dipinto è, allo stesso tempo, un quadro di figure, una marina, una natura morta, composta sul vassoio in primo piano. Il dialogo silenzioso tra le due giovani è tutto contenuto nei gesti pieni di pathos delle loro mani. Uno dei punti di arrivo del colorismo casoratiano è segnato dalle Mele del 1932, frutti reali, rossi e verdi, disposti tra le pieghe del panno rosa antico e trasformati in frutti fiabeschi.
Felice Casorati, Uova nella scodella, 1927.
L'attitudine melanconica, silenziosamente meditativa, anche velata da una intimistica dimensione di smarrimento e di attesa, è uno degli aspetti che caratterizzano in modo specifico molte delle donne e ragazze, nude o vestite, che Casorati raffigura negli anni trenta (e anche successivamente) con una particolare tensione pittorica sospesa fra sensibilità psicologica e distacco compositivo. Seduta su una povera sedia in un ambiente spoglio, la Donna con manto è una presenza pateticamente chiusa in se stessa, dipinta dall'artista con particolare partecipazione emotiva. La Ragazza a Pavarolo (o Clelia), una fragile adolescente a torso nudo con le mani in grembo, immersa in una atmosfera con delicate tonalità verdi e blu, ha invece un atteggiamento più dolcemente melanconico. La Donna davanti alla tavola è una delle più belle opere della seconda metà degli anni Trenta e si articola principalmente su due livelli: quello della figura frontale in primo piano, e quello in secondo piano di una natura morta di oggetti casalinghi disposti su un tavolo. La donna semivestita con il petto nudo, è piegata in avanti con una mano posata sulla coscia e l'altra sulla testa in un atteggiamento gestuale di melanconica drammaticità.
Felice Casorati, Bambina dormiente, 1931.
Daphne a Pavarolo e Donne in barca (insieme a Vocazione, non in mostra) sono le tre grandi «pièces de résistence» della sala personale di Casorati alla XIX Biennale di Venezia del 1934, in cui erano esposti tredici dipinti. La prima di queste opere è una seria e armoniosa rappresentazione della figura della moglie Daphne seduta sul davanzale di una finestra, che ha sullo sfondo i morbidi e sinuosi pendii del paesaggio intorno alla casa di campagna: è l'immagine emblematica della serenità sentimentale dell'artista e dell'apertura della sua pittura anche alla dimensione naturale, al di là dello spazio dello studio. Donne in Barca è una composizione molto costruita e plasticamente definita. Appare come una sorta di vaga allegoria della vita, immersa in una poetica atmosfera mitica sospesa nel tempo, e incentrata sulla figura della donna che allatta il suo bambino.
La dolce figura di una giovane madre che allatta è anche protagonista di Le sorelle Pontorno, l'altro capolavoro di questa sezione, presentato alla Biennale di Venezia del 1938. L'opera ripropone il tema delle sorelle, costante nella pittura di Casorati, in una scena di più intimistica quotidianità ambientata in una semplice stanza, immersa in un'atmosfera tonale di soffusa luminosità.
A partire dalla seconda metà degli anni Trenta, diventano protagonisti di alcuni importanti dipinti di Casorati anche delle figure di ragazzini rappresentati nella logo magra e vulnerabile nudità, tra cui l'enigmatico Narciso che evoca liberamente l'antico mito. Il fragile nudino in primo piano ha lo sguardo rivolto verso uno specchio posato per terra. La posa di questo povero Narciso moderno, in piedi in una stanza desolata, è pateticamente immobile. Le due ragazze dietro di lui, vestite in modo dismesso, sembrano esprimere con sospesi gesti drammatici la certezza di un'imminente tragedia. L'inquietante tensione legata agli avvenimenti bellici che si percepisce in questa composizione. sembra presente anche per certi versi nell'ombrosa atmosfera cromatica in cui sono immerse la fanciulla seduta in poltrona del Nudo verde, e le Due donne, in muto dialogo fra loro.
Tra le opere esposte in questa sezione spicca per il suo grande formalo il Nudo di schiena, dipinto con raffinata eleganza formale. È una figura in piedi vista di spalle, la cui sinuosa silhouette con lunghi capelli rossi ondulati si staglia ben definita davanti a una superficie chiara di una porta-finestra.
Per Casorati la natura morta è stata, in tutte le fasi della sua ricerca, un campo privilegiato per l'elaborazione e Io sviluppo della sua strategia compositiva con risultati di straordinaria qualità, espressione di aspetti fondamentali della sua visione estetica. Di notevole interesse sono anche le nature morte degli anni del dopoguerra, in cui l'artista ripropone í suoi temi più amati ma con soluzioni formali e cromatiche che tendono progressivamente a diventare stilisticamente più sintetiche.
Casorati realizza negli anni Quaranta anche varie composizioni con valenze neometafisiche, mettendo in scena calchi in gesso (piedi, mani, braccia, teste classiche), maschere, teste di manichino ed elmi del suo repertorio precedente.
In Paralleli II particolarmente innovativa è l'idea di evocare una figura di donna sdraiata soltanto attraverso dei frammenti statuari in gesso posati su delle superfici stratificate. Edissi di luna (o Paralleli) è una sorta di singolare teatrino dove protagonista è un astrolabio collocato in mezzo a dei piani verticali che hanno la funzione di quinte. La Natura morta con l'elmo, composizione basata su configurazioni ovoidali, è un raffinatissimo gioco formale con valenze quasi astratte, e le due uova posate davanti non sono certo lì per caso.
Felice Casorati, Uova sullo sgabello, 1949
Felice Casorati, Uova e limoni, 1950.
Felice Casorati, Uova su fondo rosso, 1953.