Situato alle pendici del Monte Ocre, appartiene alla comunità montana Amiternina ed è composto da tre frazioni: Le Chiuse, L’Osteria e Cerro. Il territorio del comune è dominato dal gruppo montuoso di Monte Ocre-Monte Cagno.
L'odierna Fossa nacque dalla distruzione dell'antica città, prima vestina e poi romana di Aveja. Ricordata da Silio Italico e da Tito Livio per aver dato aiuto a Scipione l'Africano durante la seconda guerra punica. Il toponimo deriva dalla dolina carsica alle pendici orientali del Monte Circolo nella quale il paese è sorto.
La chiesa di Santa Maria ad Cryptas si trova appena fuori dal centro, è una chiesa bizantina del X secolo, costruita su un tempio della dea Vesta, da cui il termine "ad Cryptas". La chiesa fu ampliata nel XIII secolo per la presenza di monaci cistercensi, essendo dipendente dal monastero di Santo Spirito di Ocre.
Costruita sulle vestigia di un più antico luogo sacro di ridotte dimensioni, la chiesa cistercense di Santa Maria ad Cryptas sorge alle pendici del Monte Circolo in prossimità delle grandi vie di comunicazione medievali e conserva ancora oggi memoria e tracce archeologiche di un lontano passato nel riuso di basamenti, porzioni e fusti di colonna, capitelli e altri preziosi elementi di età romana reperiti in loco e secondo la tradizione provenienti dalla città di Aveia, sui cui resti sarebbe sorto l'abitato di Fossa.
Assai interessante è l'enigmatica conformazione architettonica dell'edificio (soprattutto la copertura e la spiccata asimmetria dell'assetto planimetrico), le cui forme attuali non è chiaro se siano l'esito di una variazione di progetto intervenuta già nella stagione duecentesca dei lavori oppure delle riparazioni condotte a seguito di un crollo trecentesco della volta.
All'interno il composito palinsesto pittorico e scultoreo offre uno spaccato degli sviluppi artistici che connotarono l'area dal XIII al XVIII secolo: spaccato che per integrità trova pochissimi paragoni in Abruzzo e consente di apprezzare come gli artefici locali gravitassero a fasi alterne tra i due diversi poli di attrazione costituiti da Roma e dalla Toscana.
L'interno è in stile cistercense, con una sola navata divisa in tre campate, con affreschi preziosi della scuola abruzzese del XIII secolo. Una parte del ciclo di affreschi delle storie dell'Antico e Nuovo Testamento - Giudizio Universale fu realizzata da Gentile della Rocca, che operò anche a Bominaco, presso l'oratorio di San Pellegrino.
Gli affreschi sono datati agli ultimi anni del Duecento e probabilmente tra il 1264 e il 1283, cioè tra la costruzione della chiesa di Bominaco e la realizzazione della tavola raffigurante la Madonna che allatta, dipinta da Gentile da Rocca, artista locale, per la chiesa di Fossa ed oggi conservata al Museo Nazionale d’Abruzzo dell'Aquila.
Primo ciclo. Realizzato tra il 1264 e il 1283 da artisti bizantino-cassinesi (tra cui Gentile da Rocca), decora l'abside, la parete meridionale, l'arco trionfale e la parete di controfacciata. Raffigura episodi della Genesi, del Vecchio e del Nuovo Testamento.
Secondo ciclo. Affreschi di pittori di scuola toscana con gusto protogiottesco che riaffrescarono la parete settentrionale dopo il terremoto del 1313.
Gli Episodi della vita della Vergine, realizzati intorno alla fine del Trecento probabilmente da artisti di scuola toscana. sono di stile tipicamente giottesco per l’ambientazione architettonica delle scene, il ritratto di profilo dei personaggi o la ricerca spaziale e di movimento delle figure, l’inserimento, tra una scena e l’altra, di fasce decorative che richiamano i fregi utilizzati da Giotto nel suo campanile. La cappella dell'Annunciazione fu realizzata da Sebastiano di Nicola da Casentino nel 1486.
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Nel Presbiterio la narrazione della Passione inizia nella parete sinistra con cinque figure non identificate, recanti in mano un libro e, in basso, la rappresentazione dell’Ultima cena a sinistra e il Bacio di Giuda a destra.
Sulla parete frontale Cristo Pantocrato, a sinistra San Giovanni Battista e San Paolo, a destra San Pietro e San Giovanni Evangelista, la Flagellazione e la Crocefissione, la Deposizione. Al di sotto di questa scena vi è un riquadro con il ritratto del committente che, dal costume e dallo scudo crociato, possiamo ipotizzare fosse un cavaliere e accanto a lui altri personaggi abbigliati secondo l’uso del tempo.