Napoli è una città che non si finisce mai di scoprire del tutto. Se la si osserva bene si può vedere la Grecia dei miti o dell'era classica, la Roma degli imperatori, il medioevo normanno-svevo, il gotico francese, la Spagna aragonese e la città dei fasti borbonici. Si va alla ricerca della città sacra come della città pagana, della città di sopra come quella di sotto, della città occulta e nascosta ai più. Alla ricerca di luoghi dimenticati, scomparsi o semplicemente cambiati nel tempo, oppure inaccessibili, nascosti nell'immensa metropoli napoletana per scoprirne la struggente bellezza e riflettere sul passato, sul presente e per prepararci al futuro.
I tour
Un viaggio nel nucleo più antico, o per meglio dire nei nuclei più antichi, della della città alla scoperta delle sue radici più profonde. Pochi sanno che la Napoli che ha attraversato i secoli è una sovrapposizione di tre città distinte in due centri, da quello antico la cui fondazione si perde nella notte dei tempi a quello più moderno nato nella rifondazione della città, sempre ad opera dei greci, in epoca classica.
Che cosa hanno a che fare la mitica nave Argo di Giasone alla ricerca del vello doro, l'eroe Eumelo Phalero e la sirena Partenope con Napoli e la sua fondazione? Chi era Sebeto e Megara, nomi legati alla nascita di Napoli? Cosa centra Virgilio lo scrittore dell'Enide e considerato mago dai napoletani con un uovo doro e e sorti della città? Ed, Inoltre, cos'era e dove si trovava la leggendaria "Torre di Phalero" un altro nome attribuito a Napoli in una tavola scoperta nel medioevo e dove si trovava Parthenope, Palepolis, Neapolis? Si questi sono tutti nomi per un'unica città. Si questo unico posto segna tutta la nostra storia, solo in questo luogo è possibile fare un viaggio attraverso quaranta è più secoli dalla prestoria e protostoria ai giorni nostri e ancora oggi uno dei luoghi simbli della città. Partiamo, allora alla scoperta del luogo della mitica fondazione della città.
Che fino a fatto "Partenope" la prima città, storia della prima fondazione e perché oggi non la vediamo più. La villa degli ozi di Lucio Licinio Lucullo, un insolita protesta a "palazzo Serra di Cassano", La scuola militare Borbonica della "Nuziatella", un tempo vi si formavano gli ufficiali dell'esercito borbonico e ancora oggi una delle scuole militari più ambite dove si formano cadetti destinati alle varie armi dell'esercito italiano o la futura classe dirigente. Un antico ascensore, l'unico accesso all'antica città via Monte di Dio. la basilica di Santa Maria degli Angeli a Pizzofalcone. Il pallonetto di santa Lucia l'antica strada dei pescatori del borgo. Ecco tutti posti che nel corso dei secoli hanno preso e sovrascritto l'antica Parthenope che, comunque è ancora presente nel tracciato delle strade o nella memoria delle pietre del monte Echia.
Napoli, la città in cui le bellezze artistiche e architettoniche la fanno da padrona. Una città che, periodicamente, riesce a sorprenderci con nuove ed inaspettate scoperte. E lil luogo dell'antica città di Parthenope anche se oggi non è più riconoscibile, coperto com'è dalle costruzioni dei secoli successivi, la stessa base della collina dove nacque è ricca di sorpresa per lo più nascoste ai molti. Venite, allora a fare una una passeggiata di circa tre chilometri intorno alla base del monte Echia. Andremo alla scoperta dell'inespugnabilità della città, del perché venne scelto proprio quel luogo, scopriremo i cambiamenti che nel corso dei secoli hanno modificato lo stato della collina e andremo a scoprire quanto era estesa l'antica Partenope. Ed in più un occhio sul passato alla scoperta delle difese naturali della città, di un ramo dell'antico fiume e daremo un occhio anche all'antico porto.
I tre decumani scorrevano parallelamente l'uno dall'altro attraversando da est a ovest la città antica, parallelamente rispetto alla costa. Il termine decumano utilizzato in via ufficiale risulta in realtà un termine improprio in quanto esso caratterizza un sistema di urbanizzazione di epoca romana. Neapolis, invece, venne fondata come colonia greca, dunque ben prima dell'avvento dei romani. Il sistema greco prevedeva uno schema stradale rigorosamente ortogonale in cui tre strade, le più larghe (circa sei metri) e grandi, parallele l'una all'altra attraversavano l'antico centro urbano suddividendolo in quattro parti. Inoltre, tali vie principali venivano tagliate perpendicolarmente, da nord a sud, da altre strade più piccole (larghe circa tre metri). La rete stradale dunque, risultava essere caratterizzata di fatto da strade principali e strade secondarie che, combinate tra loro, dividevano lo spazio in isolati quadrangolari regolari, spesso molto allungate. Si conta che le strade secondarie di Neapolis che tagliavano le tre plateiai fossero in numero variabile tra le diciassette e ventiquattro.
A Napoli c’è un’acropoli, ma nessuno lo sa. Resta silente e inesplorata, nei sotterranei di una delle aree meno valorizzate e più degradate del centro storico: la collina di Caponapoli. L’area, il cui nome indica l’altura più elevata dell’antica città greco-romana, è oggi compresa ad ovest da via Santa Maria Costantinopoli, a nord da piazza Cavour, ad est dall’Ospedale degli Incurabili e a sud dal decumano superiore (nel tratto di via Sapienza).
È tra I più importanti dei decumani di Napoli seppure a causa dei numerosi rifacimenti subiti nel corso dei secoli, il tracciato non risulta essere "lineare" in diversi punti essendosi perso, dunque, l'originario aspetto.
È il "decumano" dell'antica Neapolis posto più alto e corrisponde alle attuali vie della Sapienza, via dell'Anticaglia (che prende il nome dalle strutture ad arco in laterizio di rinforzo alla "cavea" del teatro romano) e via Santi Apostoli.
Lungo il tracciato del Decumano superiore si conservano importanti strutture e mura di epoca greca o romana imperiale, nonché diversi edifici religiosi e civili di primaria importanza.
Costituisce il cuore dei decumani di Napoli è corrisponde all'odierna via dei Tribunali seguendo ancora interamente l'antico asse viario greco.
Il decumano maggiore inizia da piazza Bellini continuando per via San Pietro a Majella e per via dei Tribunali. In posizione centrale di via dei Tribunali si può incontrare piazza San Gaetano, la quale sorge sull'area in cui insisteva in epoca greca l'agorà della città, divenuta poi in epoca romana foro.
Il decumano maggiore continua dall'incrocio di via Duomo e per via dei Tribunali, per poi terminare al Castel Capuano. Lungo il percorso si passa il confine tra la città greca, romana, medioevale e rinascimentale. Si possono osservare testimonianze romane e medioevali e passare vicino alle più antiche istituzioni caritatevoli e di monte di pietà o pegni, un antico ospedale, osservare il secondo castello più vecchio della città ancora esistente e per finire davanti ad una fontana che ricordo il primo acquedotto della citta e alla porta monumentale, Una parte del centro antico di Napoli poco conosciuta ai più.
E' comunemente chiamato Spaccanapoli in quanto divide nettamente, con la sua perfetta linearità, la città antica tra il nord e il sud. Divenne tra il Medioevo e l'Ottocento importante sia per i conventi degli ordini religiosi sia per le abitazioni di uomini potenti che vi vissero. In origine il tracciato sorgeva dalla piazza San Domenico Maggiore e proseguiva fino a via Duomo. In epoca romana, la via si allungò e inglobò anche la zona dell'attuale piazza del Gesù Nuovo come testimoniano i resti delle terme romane ritrovate sotto il chiostro della basilica di Santa Chiara.
Il tratto finale del decumano superato l'incrocio con via Duomo, via Giudecca Vecchia e Via Tupputi. E' la parte forse meno conosciuta e popolare di Spaccanapoli è, proprio per questo, forse la più caratteristica. Qui gli edifici sono sgarrupati e tutto sembra lasciato a se stesso, eppure ha una storia antica iniziata 2300 anni fa quando i coloni greci approdarono sulle coste di Napoli. Ricca di storia, cultura e tradizione, era già dai tempi degli antichi greci un luogo di grande importanza e misticità. Andremo alla scoperta di Forcella e del perché il cognome più diffuso a Napoli e nel sud Italia sia Esposito o le sue varianti.
Con la costruzione di Neapolis, "Parthenpe" venne chiamata "Palepolis" cioè città vecchia per distinguerla dalla nuova città. Ma, come insito nei nomi Parthenope e neapolis non erano due città seperate e diverse. erano come due quartieri della stessa città. Ma un ipotetico cittadino del VI° secolo rima di cristo voleva andare dalla vecchia alla città alla nuova che percorso doveva fare? Anche se notevolmente diverso, il percorso esite tuttora sotto le strade della città attuale.
Due città, un unica anima. Un itinerario che partendo dall'antico approdo di Megaride (Castel dell'Ovo), e attraverso quella che fu la città di Parthenope, Prosegue poi per Neapolis. Seguiremo l'antica strada che collegava Parthenope e conduceva a Neapolis (L'antico tracciato esiste tutt'ora anche se coperto dai rifacimenti successivi), attraversando quello che fu un ramo del fiume Sebeto e costeggiando almeno nella sua prima parte l'antico porto nascosto sotto piazza del municipio. Proseguiremo fino ad incontrare, nei pressi di via Toledo, la strada che da dall'antica Dicearchia (oggi Pozzuoli) raggiungeva Neapolis attraverso la collina del vomero. Entreremo così dopo nella città di Neapolis per poi scendere dalla strada che portava all'antica linea di costa, poi proseguire fino a tornare al Vulpum l'antico porto di Napoli di epoca greca e romana.
Le tracce dell’antica città, che permangono tutt’oggi nell’urbanistica moderna, sono la dimostrazione dell’altissimo livello architettonico e della complessa organizzazione che Neapolis raggiunse già poco dopo la fondazione. La storia di Napoli risulta, così, un unico lungo percorso, le cui fasi non si “cancellano” a vicenda, ma si “sovrappongono”. Visitare Napoli è come fare gli “archeologi”: togliere strato su strato, senza mai perdere di vista la profonda omogeneità che lega tutte le fasi.
La Napoli romana corrisponde ad un'area complessiva di 90 ettari circa. Durante l'epoca romana si ebbe un notevole mutamento sull'impianto urbanistico la città che si espanse sia verso il porto che oltre le mura, con l'estendersi di abitazioni soprattutto nella zona ad ovest dell'attuale via Duomo. La città disponeva di ben due fori. A nord foro “superiore” si collocavano gli edifici pubblici, civili il centro religioso e di divertimento della città, il tempio dei Dioscuri e, l’antico teatro scoperto. Nel foro inferiore a sud le aree commerciali con il Macellum e le sue caratteristiche tabernae. Non mancavano i Ginnasi, le biblioteche e gli edifici termali.
In più tutta la parte bassa della città andando oltre lo spazio ben più famoso dei decumani. Queto spazio un tempo era il luogo dove vivevano artigiani, scultori, pittori, ma anche il luogo dei mercanti che proveniente da ogni parte d'Italia, del mediterraneo e del mondo. Una passeggiata nella zona che si sviluppa sopra tutto in epoca medioevale, e ricco di storia e testimone silenziosi di grandi eventi la cui memori è nascosta nei suoi piccoli slarghi e vicoli. Era questo il luogo dove sorse un borgo apposita per la fabbricazione e la lavorazione di monile e oggetti in oro, che hanno donato alla città stupendi oggetti di arte orafa. Era questa la zona dove sorse il mercato nuovo, un tempo fuori le mura e luogo dove si stanziarono gli arabi con il loro ribat.
Nell'alto Medioevo fu ducato che risentì dell'influenza di Bisanzio. Nel 1139 divenne parte del regno normanno, poi di quello svevo. Sotto gli Angioini e successivamente sotto gli Aragonesi iniziò un periodo caratterizzato da arte prima gotica e poi rinascimentale di impronta toscana. In questa parte andremo a visitare la parte bassa della città soggetta proprio in questo periodo a grandi trasformazioni. Scopriremo così la tomba della sirena, la tomba di Dracula, un palazzo stregato e uno dei vicoli più stretti di Napoli.
Il borgo Orefici, un viaggio tra presente e passato alla riscoperta dell’antico borgo della lavorazione di pietre e metalli preziosi. Si estende in vicinanza del mare fra via Marina ed il Rettifilo (Corso Umberto I), secondo uno schema di viuzze disposte a dedalo, intorno al fulcro centrale di Piazzetta Orefici. Il percorso include l’antico tessuto urbano e analisi delle presistenze architettoniche in stretta relazione con gli elementi simbolici ed esoterici. Il viaggio partirà dalla piazzetta degli Orefici, in prossimità del crocifisso settecentesco, da San Giovanni a Mare alla chiesa del Carmine, tra leggende e misteri, per poi terminare al confine del borgo presso la chiesa di Sant’Eligio e il suo adiacente campanile con orologio.
Un tempo fuori le mura l'area di piazza del Mercato (già Foro Magno) era nel periodo ducale il luogo del mercato arabo pima, successivamente racchiuso con un antemurale (il morocino) per proteggere la recente urbanizzazione della junctura civita divenne luogo di esecuzioni capitali e, finalmente racchiuso, nella successiva espansione della città nelle mura prima angioine e poi aragonesi area di mercato, pur mantenendo la triste funzione anche di luogo di esecuzioni capitali. Su questa piazza è nata anche la sommossa popolare guidata da Masaniello. Confina con piazza del Carmine e con l'attigua basilica del Carmine Maggiore dove si svolgono la maggior parte di feste organizzate dalla basilica per la festa della madonna del Carmine, alla fine del mese di maggio, anche con i fuochi d'artificio per lo spettacolare incendio del campanile e con la processione dell' "innalzamento delle bandiere".
La transizione dall’età romana a quella medievale fu particolarmente dolorosa per la città, tormentata dalle invasioni barbariche e dai continui tentativi di dominazione da parte dell’Impero bizantino. Con il passaggio dei Normanni e degli Svevi e poi con il dominio degli Angiò Napoli raggiunse un grande sviluppo politico e amministrativo, caratterizzato da una forte espansione urbanistica verso il mare. Con la monarchia angionina e il trasferimento della capitale da Palermo a Napoli la città crebbe notevolmente di importanza: nuovi edifici abbellirono il suo volto e numerosi architetti francesi vi giunsero per erigere chiese gotiche secondo gli stilemi dell’arte d’oltralpe. A testimonianza della storia partenopea di quei secoli sopravvivono ancora oggi numerosi monumenti: particolarmente interessante è la visita alle fortezze della città (Castel Nuovo, Castel Capuano, Castel dell’Ovo e Castel Sant’Elmo), che durante i secoli svolsero compiti di controllo e talvolta di residenza delle corti reali, e a importanti luoghi di culto come il Duomo, le chiese di Santa Chiara, Santa Restituta, San Domenico Maggiore, San Giovanni a Carbonara e non ultime le Catacombe di San Gennaro.
L’età ducale per Napoli nacque in una data ben precisa: il 476 d.C., nel giorno della caduta definitiva dell’Impero Romano. Proprio sull’isolotto dove oggi c’è il Castel dell’Ovo, infatti, morì l’ultimo imperatore del più glorioso impero della Storia. In questo periodo emerse la figura del duca affiancato da quella del vescovo a volte amico altre nemico altre volte la stessa persona. La Napoli ducale oggi non esiste più e l’unica cosa che sopravvive di quell’antica architettura è una grossa scala che ai tempi dei duchi doveva portare alla spiaggia. Napoli era una città piuttosto sicura racchiusa nelle sue mura e protetta da tre corsi d’acqua, il Clanis, che oggi è diventato Via Foria, il Sebeto sparito sotto il Centro Direzionale ed un altro ramo del fiume proveniente dai Camaldoli, che chiudeva la città dalle parti di via Toledo.
Con l'avvento dei Normanni, vennero create nuove istituzioni fondate sulla preminenza del potere regale che andava ad affiancarsi ai vecchi usi feudali e municipali. Il "compalazzo" di nomina regia aveva importanti funzioni nell'ambito della vita cittadina, che andavano dall'amministrazione delle rendite demaniali alla gestione della giustizia sia civile che penale, sino al controllo della rete dei funzionari dell'amministrazione (i "conestabili"). Negli ultimi anni del governo normanno (specie con Tancredi di Lecce al potere, che governò con un "consiglio di consoli" presieduto dal compalazzo), si arrivò addirittura a ristabilire i diritti dei cittadini su alcune terre precedentemente usurpate proprio dal potere regio. Dal punto di vista sociale si andarono costituendo gruppi familiari che si radicavano in particolari aree del territorio cittadino e che, sempre più influenti, condividevano interessi economici e patrimoniali (i potentes o consortes). Il trapasso dalla monarchia normanna a quella sveva, vedevano la figlia di Ruggero II, Costanza, sposa di Enrico VI di Svevia, non fu indolore e condusse ad un periodo di crisi per la città di Napoli e più in generale per tutta l'Italia meridionale durato almeno un ventennio.
Durante l'età angioina Napoli divenne capitale del regno, conobbe un periodo di grande splendore e sviluppo. La città visse da allora un interessante sviluppo a cominciare da quello urbanistico. Superati gli angusti spazi dell'epoca ducale e normanno-sveva, la sua estensione e il suo tracciato furono adeguati al ruolo di capitale espandendosi verso la nuova linea di costa e verso occidente. Il paesaggio urbano cambiò repentinamente i contorni del suo volto: scambi commerciali e marittimi aumentarono a dismisura sulla fascia costiera, il “Porto di mezzo” venne edificato assieme a nuovi arsenali. Ricchezza e benessere economico si diffusero in una città sempre più cosmopolita e produttiva: genovesi, fiorentini e provenzali vi confluirono. Tutte le attività legate ai commerci, all’artigianato ed alla produzione furono allocate nei quartieri creati a ridosso della marina. Numerosi mercanti, banchieri e diplomatici preferirono stabilirsi e svolgere le loro attività nella nuova area. La dinastia angiona realizzò un ampio programma di costruzione di chiese e conventi cambiando radicalmente il volto della città. Ai due castelli preesistenti, Capuano e dell’Ovo si aggiunse il Castel Nuovo, noto come Maschio Angioino, per stabilirvi la nuova residenza reale. L’area ippodamea greco-latina ospitò la costruzione e il restauro di numerosi edifici di culto: San Lorenzo, Sant’Eligio, Santa Maria Donna Regina, Santa Chiara, San Domenico Maggiore, il palazzo curiale. Grazie agli Angioini, Napoli sarà tra le prime città in Europa ad importare il Gotico, il nuovo stile architettonico nato in Francia.
In più tutta la parte bassa della città andando oltre lo spazio ben più famoso dei decumani. Queto spazio un tempo era il luogo dove vivevano artigiani, scultori, pittori, ma anche il luogo dei mercanti che proveniente da ogni parte d'Italia, del mediterraneo e del mondo. Una passeggiata nella zona che si sviluppa sopra tutto in epoca medioevale, e ricco di storia e testimone silenziosi di grandi eventi la cui memori è nascosta nei suoi piccoli slarghi e vicoli. Era questo il luogo dove sorse un borgo apposita per la fabbricazione e la lavorazione di monile e oggetti in oro, che hanno donato alla città stupendi oggetti di arte orafa. Era questa la zona dove sorse il mercato nuovo, un tempo fuori le mura e luogo dove si stanziarono gli arabi con il loro ribat.
In età medievale vista dal mare appariva imponente, insediata sulle alture di San Marcellino, del Monterone e di San Giovanni Maggiore, tanto da formare una sorta di contrafforte roccioso proteso sul mare, il quale penetrava in profondità lambendo le mura e le stesse alture. Due erano gli approdi cittadini e formavano ampie anse. Il primo, più antico, era detto Vulpulo. L'altro, piccolo ma più protetto, era quello dei Capece - detto in età angioina degli Amalfitani e dei Sorrentini -, che nel periodo normanno e svevo ebbe maggiore vigore e vivacità, e aveva a uno dei capi la così detta pietra del pesce, il mercato ittico cittadino, un'insenatura che si può ipotizzare coincidente con il tratto del corso Umberto I che comincia da piazza N. Amore. Entrambi i porti già in età angioina si erano notevolmente modificati, a causa dell'arretramento, lento ma continuo, del mare e si rendevano poco praticabili
Una delle aree antiche oggi è un vero e proprio museo a cielo aperto. Questa area è una delle poche sopravvissute allo sventramento del 1800 e ricorda ancora i tempi in cui il mare arrivava a pochi metri dagli antichi palazzi medievali. Una delle più popolate d’Italia non solo di Napoli, che poi a causa della peste nera finì con lo svuotarsi inesorabilmente. Essa ospitava delle botteghe di maestranze artigiane, ladri, giocatori, tavernacce e cortigiane. Era il più avventuroso degli angiporti napoletani. Anche il grande Giovanni Boccaccio fece percorrere questa strada al suo Andreuccio da Perugia. Il giovane, recandosi a Napoli per acquistare cavalli, sfiorò segreti, misfatti e mariolerie, diventando sempre più consapevole, riuscendo, infine, ad acquisire astuzia ed intraprendenza degne di un vero mercante.
I vicerè convinsero molti nobili ad abbandonare i loro feudi in modo da avere sotto il controllo diretto il potere politico. In cambio chi si trasferiva in città poteva godere di privilegi fiscali e giurisdizionali. La nobiltà, i mercanti, i giovani che frequentavano l’università, unica in tutto il Regno, i contadini e i braccianti, lavoratori saltuari resero Napoli una delle città con maggiore popolazione d’Europa, seconda solo a Parigi e Londra. Se da un lato bisognava trovar il modo di affrontare l’emergenza degli alloggi per l’aumento degli immigrati, dall’altra nel XVI secolo vennero concessi contributi pubblici ai nobili per la costruzione di palazzi e al clero venne riconosciuto il diritto “a fare insula”, questi potevano acquistare a prezzi molto convenienti le case adiacenti i conventi. Numerosi erano i privilegi di cui godeva il clero, nel 1590/1592 si contavano 92 monasteri con 3769 religiosi. In questo periodo furono anche istituiti numerosi istituti di beneficenza ad opera di nobili con la speranza di ottenere la salvezza dell’anima promessa con il Concilio di Trento.
Situata sulla direttrice Piazza Carità - Stazione di Montesanto - Ventaglieri, incuneata tra via Toledo e la parte settentrionale dei Quartieri Spagnoli, è uno dei luoghi più popolari, suggestivi e folkloristici di Napoli. Qui si svolge uno dei mercati più antichi della città. Anticamente la zona era di proprietà della famiglia Pignatelli di Monteleone ed era conosciuta con il toponimo Biancomangiare, derivato da una meringa prodotta in loco. Nell'attuale piazza di Montesanto, anticamente era presente un ippodromo con toreros e picadores, realizzato durante il vicereame spagnolo.
L'area urbana nota come "quartieri" (nel senso militare del termine) e caratterizzata, dal punto di vista urbanistico, da una struttura reticolare che scende dalle alture dominate da Castel Sant'Elmo, con la tipica vocazione di alloggi destinati ad ospitare la sua guardia, al fine di acquartierare le guarnigioni militari spagnole destinate alla repressione di eventuali rivolte della popolazione napoletana, allo stesso tempo, in qualità di edilizia popolare atta a dare alloggio ai numerosi abitanti locali che, in quegli anni, dalle campagne circostanti si erano stabiliti nella capitale del regno.
Il Rinascimento a Napoli si manifestò con caratteri del tutto propri. La capitale del regno durante il passaggio tra una dinastia e l’altra non subì grandi cambiamenti urbani. La città angioina era strutturata su quella greco-romana e bizantino-ducale. Il ruolo di Napoli come grande piazza commerciale andò consolidandosi nel corso del Trecento e la città contava circa sessantamila abitanti. Con l’affermarsi della dinastia aragonese e i privilegi concessi a mercanti locali e stranieri come spagnoli, genovesi, fiorentini e milanesi condusse al raddoppio della popolazione alla fine del Quattrocento raggiungendo le centomila unità. L'incremento della popolazione comportò la riorganizzazione urbana della capitale che ampliò la sua superficie edificatoria di circa duecento ettari (due chilometri quadrati) con un riassetto complessivo della cinta muraria che inglobò all’interno del circuito difensivo tutti i suoli a nord-ovest intorno Castel Nuovo e tutta la zona ad est verso le campagne di Poggioreale. Napoli divenne la città “gentile”.
Seguì poi il periodo vicereale, in cui l'unico viceré che pur governando nell'interesse della corona spagnola fece comunque qualcosa per Napoli fu don Pedtro Alvarez del Toledo. Il quale ampliò la cinta muraria che permise nuove costruzioni per la popolazione che era salita nel frattempo a 180mila abitanti, provvide alla bonifica delle strade e ad una nuova fortificazione trasformano sulla collina del Vomero una vecchio castello (Belforte) nel castel sant'Elmo di oggi. Realizzò via Toledo, coprendo l'antico fossato aragonese, al monte del quale si costruirono i quartieri spagnoli dove erano alloggiati i soldati spagnoli
l sovrani aragonesi, nonostante il conflitto interno fra la monarchia e i baroni, che si manifestò in episodi drammatici come la congiura dei baroni, privilegiarono la città, facendone la capitale del Impero mediterraneo. Il periodo aragonese fu caratterizzato dall'ampliamento del perimetro della città e dalla costruzione di una possente cinta muraria con ventidue torri cilindriche. In questo periodo furono anche costruiti importanti monumenti cittadini, come l'arco del Maschio Angioino, palazzo Diomede Carafa, palazzo Filomarino, porta Capuana, palazzo Como e la scomparsa villa di Poggioreale. Anche il clima culturale conobbe un notevole incremento, grazie al grande impulso dato da Alfonso alla biblioteca cittadina e alla fondazione dell'Accademia Pontaniana. Le grandi somme profuse nella promozione della cultura diedero impulso ad un fiorire di attività, che resero Napoli protagonista dell'Umanesimo.
A partire dal 1501 Napoli perse la sua indipendenza. Dopo la marcia su Napoli di Carlo VIII di Francia e la nuova occupazione francese, nel maggio del 1503 passò sotto la dominazione spagnola, e per oltre due secoli il regno fu governato da un viceré per conto di Madrid. Il lungo dominio spagnolo viene generalmente considerato dalla storiografia un periodo oscuro. In effetti però, la città in questo periodo non cadrà mai in una condizione provinciale, divenendo uno dei massimi centri dell'Impero.
Del suddetto periodo è possibile riscontrare ampliamenti relativi all'assetto urbanistico della città, la quale raddoppiò il proprio perimetro e assistette all'apertura di via Toledo e alla costruzione dei cosiddetti quartieri spagnoli, su richiesta dell'allora viceré Pedro de Toledo.
Nel corso della guerra di successione spagnola l'Austria conquistò Napoli (1707), ma la tenne per pochi anni, fino al 1734, anno in cui il regno fu occupato da Carlo di Borbone, che vi ricostituì uno Stato indipendente che comprendeva tutto il sud Italia e la Sicilia.