Napoli è la città più misteriosa e affascinante d’Europa tra le poche megalopoli greche abitate ininterrottamente, è la città che deve essere ancora rivelata e che cela continue meraviglie storiche e archeologiche del suo passato. Napoli dentro le mura - un viaggio nel nucleo più antico della città alla scoperta delle sue radici più profonde. Della città più antica e tra storia miti e leggende della fondazione e oltre. Un viaggio tra millenni per vedere la città che ha reinventato se stessa ogni volta. Di seguito tanti modi per visitare Napoli perché la città può essere visitata utilizzando diverse chiavi di lettura, noi ne proponiamo alcune non perché via sia una reale differenziazione ma solo per omogeneità di territorio o di tema. Visite di un giorno per periodo storici, o per zone che vanno dal neolitico a tempi moderni per conoscere la cultura millenaria di una terra e di un popolo. Un viaggio che abbraccia più di 34 secoli di storia.
Come è nata Napoli? Una e trina: Phalero, Partenope e Neapolis. Il capoluogo partenopeo affonda le sue radici nell’antichità, tra leggende di sirene tentatrici e dominazioni di popoli, dai greci ai sanniti, che hanno contribuito a rendere la città così come è oggi e i cui resti delle antiche mura sono ancora visibili.
Tante sono le versioni che riguardano la nascita e la fondazione della città partenopea, ma quello che è certo è che Napoli è femmina e non lo è solo nella sua accezione grammaticale al femminile. Lo è soprattutto nell'anima, nei sentimenti che ne fanno un centro vivo, pulsante, sensibile e sensitivo, misterioso e allo stesso tempo in mostra da sempre agli occhi di tutti con la sua incredibile bellezza.
L’acropoli resta silente e inesplorata, nei sotterranei di una delle aree meno valorizzate e più degradate del centro storico: la collina di Caponapoli. L’area, il cui nome indica l’altura più elevata dell’antica città greco-romana. Invece il decumano superiore è tra i più importanti dei decumani di Napoli seppure a causa dei numerosi rifacimenti subiti nel corso dei secoli, il tracciato non risulta essere "lineare" in diversi punti essendosi perso, dunque, l'originario aspetto. È il "decumano" dell'antica Neapolis posto più alto e corrisponde alle attuali vie della Sapienza, via dell'Anticaglia (che prende il nome dalle strutture ad arco in laterizio di rinforzo alla "cavea" del teatro romano) e via Santi Apostoli.
Lungo il tracciato del Decumano superiore si conservano importanti strutture e mura di epoca greca o romana imperiale, nonché diversi edifici religiosi e civili di primaria importanza.
Costituisce il cuore dei decumani di Napoli è corrisponde all'odierna via dei Tribunali seguendo ancora interamente l'antico asse viario greco.
Il decumano maggiore inizia da piazza Bellini continuando per via San Pietro a Majella e per via dei Tribunali. In posizione centrale di via dei Tribunali si può incontrare piazza San Gaetano, la quale sorge sull'area in cui insisteva in epoca greca l'agorà della città, divenuta poi in epoca romana foro. Il decumano maggiore continua dall'incrocio di via Duomo e per via dei Tribunali, per poi terminare al Castel Capuano. Lungo il percorso si passa il confine tra la città greca, romana, medioevale e rinascimentale. Si possono osservare testimonianze romane e medioevali e passare vicino alle più antiche istituzioni caritatevoli e di monte di pietà o pegni, un antico ospedale, osservare il secondo castello più vecchio della città ancora esistente e per finire davanti ad una fontana che ricordo il primo acquedotto della citta e alla porta monumentale, Una parte del centro antico di Napoli poco conosciuta ai più.
E' comunemente chiamato Spaccanapoli in quanto divide nettamente, con la sua perfetta linearità, la città antica tra il nord e il sud. In origine il tracciato sorgeva dalla piazza San Domenico Maggiore e proseguiva fino a via Duomo. In epoca romana, la via si allungò e inglobò anche la zona dell'attuale piazza del Gesù Nuovo. Il tratto finale del decumano superato l'incrocio con via Duomo, via Giudecca Vecchia e Via Tupputi. E' la parte forse meno conosciuta e popolare di Spaccanapoli è, proprio per questo, forse la più caratteristica. Ricca di storia, cultura e tradizione, era già dai tempi degli antichi greci un luogo di grande importanza e misticità. Andremo alla scoperta di Forcella e del perché il cognome più diffuso a Napoli e nel sud Italia sia Esposito o le sue varianti.
Le tracce dell’antica città greca permangono tutt’oggi nell’urbanistica moderna, sono la dimostrazione dell’altissimo livello architettonico e della complessa organizzazione che Neapolis raggiunse già poco dopo la fondazione. La storia di Napoli risulta, così, un unico lungo percorso, le cui fasi non si “cancellano” a vicenda, ma si “sovrappongono”. La Napoli romana si sovrappone a quella greca e corrisponde ad un'area complessiva di 90 ettari circa. Durante l'epoca romana si ebbe un notevole mutamento sull'impianto urbanistico la città che si espanse sia verso il porto che oltre le mura, con l'estendersi di abitazioni soprattutto nella zona ad ovest dell'attuale via Duomo. La città disponeva di ben due fori. A nord foro “superiore” si collocavano gli edifici pubblici, civili il centro religioso e di divertimento della città, il tempio dei Dioscuri e, l’antico teatro scoperto. Nel foro inferiore a sud le aree commerciali con il Macellum e le sue caratteristiche tabernae. Non mancavano i Ginnasi, le biblioteche e gli edifici termali.
Napoli fu particolarmente prospera nell'alto Medioevo prima ducato poi parte del regno normanno, in seguito. Divenne capitale sotto gli Angioini fu questo un periodo di grande splendore artistico (vi operarono Cavallini, Giotto, Tino di Camaino). Risale a questo periodo l'espansione della città nella parte bassa sulla spianata che nel frattempo si era venuta a creare per il progressivo insabbiamento dell'area portuale. Sotto gli Angioini e successivamente sotto gli Aragonesi iniziò un periodo caratterizzato da arte prima gotica e poi rinascimentale di impronta toscana. In questa parte andremo a visitare la parte bassa della città soggetta proprio in questo periodo a grandi trasformazioni.
La divisione dell’Impero romano, le invasioni barbariche nella penisola, e poi la caduta dell’Impero Romano d’Occidente determinarono la storia di Napoli nell’Alto Medioevo. Nel 536 l'imperatore d’Oriente, inviò Belisario a conquistare la città; poi, nel 542, Napoli fu invasa dai Goti; tuttavia, nel 553 si ripresero la città sotto il comando di Narsete. In seguito la città dovette respingere forti e rozzi nemici come i Longobardi e i Vandali. Nel 661 venne nominato un duca napoletano a capo della città. In questo modo, pur dipendendo formalmente da Bisanzio, la città dispose di un governo proprio, che fu dapprima nominato dai bizantini, poi divenne elettivo, e infine ereditario. Ciò durò dal 661 al 1137, periodo di aspre lotte in cui Napoli fu tutto sommato una delle poche isole di civiltà rimaste nella penisola ormai soggiogata dalle popolazioni barbare.
I Normanni irruppero sulla scena napoletana a partire dall’XI secolo quando il Duca di Napoli Sergio IV chiese aiuto a uomini provenienti dal nord (nothmen-normanni). La resa arrivò solo alla morte del duca e con la successione dell’arcivescovo Marino, il quale, stanco di vedere la propria città in condizioni pietose, decise di avviare una soluzione pacifica al conflitto con i normanni. Intanto la potenza sveva si rafforzava ai confini del regno napoletano e se ne accorse il re Tancredi. Quest’ultimo cercò infatti di sottrarre alle grinfie degli svevi alcune città strategiche donando loro privilegi e maggiore autonomia. Ma ormai era troppo tardi perché Enrico VI aveva dalla sua parte un esercito agguerrito, coadiuvato dalle potentissime flotte pisana e genovese. Con questo esercito Enrico VI pose fine alla dominazione normanna che durava da poco più di mezzo secolo.
Nel periodo dei primi re angioini la città, ormai formalmente una capitale e sede di una potente monarchia, fu abbellita ed ampliata, sorsero numerose chiese monumentali grazie alle sovvenzioni regie. Ai due castelli preesistenti (Capuano e dell'Ovo), Carlo I aggiunse il Maschio Angioino al centro di un nuovo rione costellato di palazzi principeschi; la regina Giovanna d'Angiò, poi, fece costruire sulla collina che domina la città, un quarto castello, castel Sant'Elmo. La città divenne cosmopolita per la presenza di genovesi, fiorentini e provenzali, che risiedevano in quartieri distinti, con fondachi e chiese costruiti secondo lo stile delle terre di origine. L'aumento dei traffici marittimi portò alla costruzione del cosiddetto Porto di mezzo e di nuovi arsenali.
l sovrani aragonesi, nonostante il conflitto interno fra la monarchia e i baroni, che si manifestò in episodi drammatici come la congiura dei baroni, privilegiarono la città, facendone la capitale del Impero mediterraneo. Il periodo aragonese fu caratterizzato dall'ampliamento del perimetro della città e dalla costruzione di una possente cinta muraria con ventidue torri cilindriche. In questo periodo furono anche costruiti importanti monumenti cittadini, come l'arco del Maschio Angioino, palazzo Diomede Carafa, palazzo Filomarino, porta Capuana, palazzo Como e la scomparsa villa di Poggioreale. Anche il clima culturale conobbe un notevole incremento, grazie al grande impulso dato da Alfonso alla biblioteca cittadina e alla fondazione dell'Accademia Pontaniana. Le grandi somme profuse nella promozione della cultura diedero impulso ad un fiorire di attività, che resero Napoli protagonista dell'Umanesimo.
A partire dal 1501 Napoli perse la sua indipendenza. Dopo la marcia su Napoli di Carlo VIII di Francia e la nuova occupazione francese, nel maggio del 1503 passò sotto la dominazione spagnola, e per oltre due secoli il regno fu governato da un viceré per conto di Madrid. Il lungo dominio spagnolo viene generalmente considerato dalla storiografia un periodo oscuro. In effetti però, la città in questo periodo non cadrà mai in una condizione provinciale, divenendo uno dei massimi centri dell'Impero.
Del suddetto periodo è possibile riscontrare ampliamenti relativi all'assetto urbanistico della città, la quale raddoppiò il proprio perimetro e assistette all'apertura di via Toledo e alla costruzione dei cosiddetti quartieri spagnoli, su richiesta dell'allora viceré Pedro de Toledo.
Nel corso della guerra di successione spagnola l'Austria conquistò Napoli (1707), ma la tenne per pochi anni, fino al 1734, anno in cui il regno fu occupato da Carlo di Borbone, che vi ricostituì uno Stato indipendente che comprendeva tutto il sud Italia e la Sicilia.