Partenope ricostruzione di fantasia
Partenope ricostruzione di fantasia
1° Tratto via Chiaia
2° Tratto via Cappella vecchia
3° Tratto via Chiatamone
4° Tratto via Santa Lucia
La culla di Partenope, era il monte Echia, oggi conosciuto come Pizzofalcone, o Monte di Dio.
L'insediamento di Parthenope ebbe la sua fondazione ad opera dei Cumani. I reperti archeologici della colonia, fanno risalire il periodo di fondazione alla fine dell'VIII secolo a.C. (anche se la più antica documentazione risale alla seconda metà dell'VIII secolo), coevo dunque alla fondazione di Cuma e Pithecusa.
L'insediamento, sorto in posizione particolarmente favorevole su di uno sperone roccioso circondato su tre lati dal mare, nacque in una logica di approdi e capisaldi cumani. Esso permetteva un controllo diretto ed efficiente di tutti quei traffici via mare, in maniera particolare di quelle rotte tirreniche in direzione degli empori minerari toscani e laziali. La colonia, inoltre, consentiva anche un approdo protetto e ben fornito per tutte quelle navi che facevano rotta per l'Iberia, la Sardegna e le Baleari.
La ricostruzione geomorfologica dell'antica linea di costa sottolinea come l'insenatura identificata nell'attuale piazza del Municipio sembri la più adatta ad un'area portuale, probabilmente sin dalla fase di Parthenope e poi di Neapolis, anche se le operazioni di dragaggio hanno provocato un'alterazione delle sabbie e di conseguenza un'assenza circa le attestazioni materiali più antiche.
Poiché per l'amenità dei luoghi la colonia cominciò ad essere maggiormente frequentata. Di Parthenope non fanno espresso accenno le fonti che fanno riferimento ad un punto di vista cumano. Alcuni Cumani oppositori, allontanatisi dalla loro patria, fondarono una città chiamata Parthenope, dal nome della sirena che era lì sepolta. Parthènope era collegata con la spiaggia e il porto da una sola via di accesso. Inglobato nel castrum lucullanum (villa di Lucullo che si estendeva fino all'isola di Megaride) in Età Imperiale, ospitò i famosi giardini luculliani, pieni di piante esotiche e rare specie avicole. L'antico nome del monte, Platamon (sopravvissuto nel toponimo della via che corre alla sua base, via Chiatamone), significa "rupe scavata da grotte". All'interno di monte Echia si aprono infatti innumerevoli cavità, abitate sin dalla preistoria e fino all'età classica. Successivamente divennero sede di riti mitriaci, di cenobiti nel Medioevo e di orge nel XVI secolo. Queste ultime destarono enorme scandalo, spingendo il viceré Pedro de Toledo alla loro ostruzione.
Parthènope era collegata con la spiaggia e il porto da una sola via di accesso. Le indagini hanno permesso di individuare il porto, utilizzato poi anche per Neapolis, nell'attuale piazza Municipio all'epoca un bacino chiuso e riparato che a sua volta faceva parte di un'ampia insenatura localizzata fra castel Nuovo e la chiesa di Santa Maria di Portosalvo. Prorprio ora dove è localizzato il pozzo della fermata della metropolitana.
Il promontorio anticamente era chiamato Euple o Emple da Euplea di Stazio. In seguito il nome si trasformò lentamente in Epla, Hecle, Ecla, Echa, per poi divenire l'attuale Echia. Alcuni studiosi invece credono ad una derivazione da Hercli, da Ercole, altri dal nome di una ninfa Egle.
1° Tratto - Via Chiaia è per metà appartenente al quartiere San Ferdinando (da piazza Trieste e Trento al Ponte di Chiaia) e per metà al quartiere di Chiaia (dal Ponte di Chiaia all'incrocio con via Filangieri). La via parte da piazza Trieste e Trento, nei pressi di piazza del Plebiscito e di via Toledo e termina a piazza dei Martiri, molto vicino all'inizio della Riviera di Chiaia. È facilmente intuibile dal percorso che assume la strada che era in precedenza un alveo naturale che si snodava ai piedi del monte Echia. Nei secoli successivi era la strada che portava all'estremo ovest della città e ai Campi Flegrei via costa. Accrebbe la sua importanza il collocamento dell'antica porta Petruccia alla fine della strada, presso l'incrocio con via Santa Caterina. La porta fu chiamata da allora porta di Chiaia e talvolta porta Romana visto che dopo i Campi Flegrei veniva Roma, percorrendo la via Domiziana. La strada è comunque costituita da numerosi importanti edifici e chiese monumentali, tra cui: la Chiesa di Sant'Orsola a Chiaia, seppur abbia perso dopo i restauri ottocenteschi gran parte del suo pregio originario, presenta pregiati affreschi sugli archi della navata e sulla volta. La seicentesca Chiesa di Santa Caterina a Chiaia, pur presentando una modesta facciata, può vantare dei pregevoli e vasti interni; nell'edificio di culto, infatti, sono custodite opere di Antonio Sarnelli e Benedetto Torre e inumate personalità del calibro di Maria Clotilde di Borbone-Francia. Il Palazzo Cellammare è un antico palazzo nobiliare fondato nel XVI secolo per volontà dell'abate di Stigliano Giovanni Francesco Carafa. La connotazione odierna del palazzo, che ha conosciuto numerosi interventi di abbellimento successivi alla sua fondazione, connota una «mescolanza del severo e del pomposo, del cinquecento e del barocco». Il Ponte di Chiaia, costruito nel 1636 per collegare la zona di Pizzofalcone con i Quartieri Spagnoli, è in stile neoclassico e presenta varie decorazioni marmoree. Solo una delle due arcate che la compongono è visibile, per via dei palazzi costruiti in seguito. Il Teatro Sannazzaro, altrimenti noto come Bomboniera di via Chiaia, venne inaugurato nell'Ottocento. Calcarono il suo palcoscenico grandi interpreti.
2° Tratto - via Santa Maria a Cappella Vecchia. Strada come accesso alla Chiesa e Canonica di S. Maria a Cappella Vecchia, originata dalla trasformazione di un’antichissimo monastero basiliano risalente all’anno 1000 o ancora precedente, venne denominata a Cappella Vecchia per distinguerla dalla successiva S. Maria a Cappella Nuova aperta in quella che sarebbe diventata piazza dei Martiri nel 1639 e demolita nel 1812. La strada termina davanti ad un portale marmoreo datato 1506 che costituiva l’accesso all’abbazia. Superato il portale si accede in quello che era il cortile interno dell’abbazia su cui si apre l’ex chiesa di S. Maria a Cappella Vecchia la cui navata è oggi occupata da una palestra.
3° Tratto Via Chiatamone è situata nel Borgo Santa Lucia, tra il mare e la parete rocciosa del monte Echia. Il suo nome deriva dal greco Platamon, il cui significato è "rupe scavata da grotte"; il luogo fu abitato fin dall'epoca preistorica. Il luogo divenne sede di riti mitriaci in età classica, di cenobiti nel Medioevo e di orge nel XVI secolo. Queste ultime destarono enorme scandalo, spingendo il viceré Pedro de Toledo alla loro ostruzione. Nel 1565 la riva fu circondata da mura, trasformandosi in luogo di svago signorile e poi, nei secoli successivi, in zona privilegiata per il passeggio. La singolare promiscuità fra popolani, aristocratici, militari, viaggiatori stranieri le conservò il carattere "scandaloso", che continuò ad impressionare i forestieri di ogni tempo. Alla fine del XIX secolo, con i lavori di Risanamento, lo sperone di Monte Echia fu ridimensionato, mentre una colmata a mare fece avanzare la linea costiera. Via Chiatamone, un tempo larga e panoramica, prospiciente vaste spiagge ed aperta alla vista del Golfo sino a Capo Posillipo, risulta oggi arretrata rispetto al mare.
4° tratto - viaa Santa Lucia. Fino al XVI secolo, S. Lucia era una spiaggia con case di pescatori che verso est (dove oggi vi è via Cesario Console) formava un'insenatura chiamata nel periodo angioina Porto dei Provenzali. A partire dal 1599 e fino al 1620 vari viceré dal Guzman al Borgia attuarono un risanamento edilizio della zona abbattendo case fatiscenti, elevando un muraglione difensivo sulla spiaggia e soprattutto liberando da costruzioni insignificanti il lato mare ripristinandone quindi la vista. Questo rese S. Lucia uno dei siti più ameni della città la cui fama si diffuse tra i visitatori stranieri. Per tutto il 700 e l’800 la strada presentava il lato interno con una palazzata continua fatta di abitazioni e alberghi e il lato esterno con un muraglione con discese sui tratti di spiaggia residui. Nel 1883 viene presentato al Comune il progetto per la colmata del tratto di mare prospiciente tutta la strada: ci metteranno quarant’anni ma il progetto sarà realizzato e con la costruzione del nuovo rione e S.Lucia diventa una strada interna perdendo gran parte del suo fascino leggendario. Si crea quindi una nuova situazione sociale che dura tuttora con i nuovi fabbricati di alto standard residenziale sul lato esterno ed il lato interno più popolare compreso il Pallonetto.