Via Medina
Via Medina
Scavi arecheologici su via Medina
Rua Catalana
In molti pensano che nei napoletani e negli spagnoli scorra lo stesso sangue. Entrambi sono conosciuti per essere degli ottimi amanti, la maggior parte degli uomini e delle donne incarnano la tipica bellezza mediterranea e anche le lingue che parlano non sono poi così diverse. Il napoletano possiede molte parole che derivano dallo spagnolo. Un altro legame che unisce Napoli alla Spagna è dato dalle denominazioni che hanno alcune strade presenti nella nostra città. Certe prendono il nome dai nobili che le hanno realizzate, altre dai popoli che le hanno abitate, altre omaggiano personaggi o sovrani.
Una delle strade spagnole più celebri è via Medina. Ha inizio da piazza Municipio e fu ideata nel 1595 da Ramiro Felipe Nuñez de Guzmàn, duca di Medina de Las Torres. Il viceré fece risistemare quello che in epoca angioina era denominato largo delle Corregge, dalle bardature che i cavalli indossavano durante i tornei che vi si tenevano lungo questa strada all'esterno delle mura medievali. Difatti presso la parte settentrionale del largo si apriva la porta Petruccia, risalente allo stesso periodo angioino e che portava tramite il largo al vicinissimo Castel Nuovo. Con il rifacimento del castello, la stradale delle Corregge, detta anche stradone dell'Incoronata fu ulteriormente ampliata da Alfonso d’Aragona che la trasformò in una vera e propria via commerciale diventano il cuore di una zona adoperata come quartier generale economico di mercanti esteri come i Fiorentini, i Genovesi e i Catalani, ancora ricordati nei toponimi dei dintorni. Al duca si deve anche la decisione di portare al centro della via, l’attuale Fontana del Nettuno, che all’epoca prese il nome di Fontana Medina e che solo da poco è tornata in piazza Municipio dopo vari spostamenti che per un periodo l’hanno vista situata anche in piazza Bovio. Lungo via Medina vi sono numerose strutture importanti. Partendo da piazza del Municipio vediamo che sulla destra si erge palazzo Fondi, risalente all'inizio XVIII secolo. e più avanti il palazzo Carafa di Nocera. I lavori della stazione Municipio della Linea 1 hanno interessato anche via Medina per la costruzione di un'uscita della stazione e hanno dato luce anche ad alcuni resti archeologici riguardanti un passaggio ancora rivestito di basolato vesuviano. Scavando ancor più in profondità è stato riportato alla luce uno scheletro umano che gli archeologi hanno stimato databile tra il VII e l'VIII secolo dopo Cristo. Notevoli anche gli edifici di culto come la chiesa della Pietà dei Turchini detta anche “dell’Incoronatella”. e la la chiesa di San Diego all'Ospedaletto (con annesso chiostro oggi adoperato dalle forze dell'ordine).
Da via Medina, percorrendo via san Bartolomeo, è possibile arrivare alla Rua Catalana. Questa stradina non fu realizzata dagli spagnoli, ma deve il suo nome a coloro che la abitarono. La regina Giovanna I d’Angiò, incoronata sovrana di Napoli nel 1343, volle incentivare il commercio e chiamò in città negozianti e operai di diverse nazionalità, assegnando a ciascuno un quartiere dove poter vivere. Così ai francesi donò la zona intorno Sant’Eligio, ai toscani l’antica Selleria, ai provenzali l’area intorno al Regio Palazzo, ai genovesi la Loggia e ai catalani dette Rua Catalana. In quest’ultima risiedevano lattonieri, rigattieri e sugherai, botteghe di maestranze artigiane, ladri, giocatori, tavernacce e cortigiane. Era il più avventuroso degli angiporti napoletani. “Questa un tempo era una delle più belle e popolate strade, non dico di Napoli, ma dell’Italia, essendo che, in queste, altre arti non v’erano che per provedere il capo ed il piede humano: se dalla parte sinistra altre botteghe non v’erano che di scarpari, dalla destra tutte di cappellari; ed era tanto il numero, che le botteghe s’appiggionavano a carissimo prezzo. La peste poi la spopolò affatto, in modo che per non essere abitate, riunirono molte case”. Anche Giovanni Boccaccio fece percorrere questa strada al suo Andreuccio da Perugia. Il giovane, recandosi a Napoli per acquistare cavalli, sfiorò segreti, misfatti e mariolerie, diventando sempre più consapevole, riuscendo, infine, ad acquisire astuzia ed intraprendenza degne di un vero mercante. Sempre su Rua Catalana sorgeva la taverna di un certo “Mastro Nicola”, cuoco che dava da mangiare a tutti i bottegai del quartiere. Il suo piatto forte era una economicissima focaccia cotta al forno con pecorino, strutto, basilico ed origano. Ancora oggi è conosciuta come la “Pizza mastunicola” e la ricetta è quella dei tipici cibi poveri: semplice e buona. Questa strada è una delle poche sopravvissute allo sventramento del 1800 e ricorda ancora i tempi in cui il mare arrivava a pochi metri dagli antichi palazzi medievali. Dal 1997 Rua Catalana è tornata al suo antico splendore. Lungo la strada è possibile osservare opere realizzate da tutti gli artigiani della zona che hanno dato vita a un museo di arte contemporanea a cielo aperto.