Piazza orefici
Piazza orefici
Chiesa e Arco di Sant'Eligio
Il Borgo Orefici è uno storico rione di Napoli ricadente nel quartiere Pendino. Si estende in vicinanza del mare fra via Marina ed il Rettifilo (Corso Umberto I), secondo uno schema di viuzze disposte a dedalo, intorno al fulcro centrale di Piazzetta Orefici. All'interno del rione sono concentrate tutte le più antiche ed importanti botteghe cittadine specializzate nella lavorazione artigianale di prodotti di oreficeria, argenteria e gioielleria.
Il cuore del quartiere è rappresentato da piazza orefici, dove, alle esterno delle botteghe, tra il 500 e il 600 avveniva la fusione dell'oro sotto l'occhio vigili dei rappresentanti della corporazione e dei cittadini che potevano verificare così la purezza del metallo.
In piazzetta Troya è situata la fontana della pietra del pesce realizzata nel 1578, la chiesa del borgo e San Giovanni a Mare. Nel Borgo è presente anche la storica chiesa di Sant'Eligio con l'arco che collega il campanile alla chiesa.
Storia: Medioevo. La prima notizia certa della caratterizzazione del luogo risale al medioevo, quando le botteghe, già esistenti in gran numero, ottennero il riconoscimento ufficiale da Giovanna d'Angiò e si radunarono in corporazione. I primi maestri orafi erano francesi giunti a Napoli al seguito degli angioini, ben presto affiancati da artigiani locali, che seppero ben presto soppiantare i maestri francesi e riuscirono a creare una tradizione ed una scuola napoletana, conosciuta in tutta Europa fino alla caduta del Regno di Napoli.
Regno di Napoli. Successivamente, verso la fine del XVII secolo, il Marchese del Carpio, viceré di Napoli, stabilì l'obbligo di esercitare l'arte degli argentieri e degli orefici unicamente nella zona del borgo, creando di fatto un monopolio a favore della corporazione, che oggi si è evoluta, diventando un consorzio cui hanno aderito la quasi totalità degli operatori orafi della città.
Unità d'Italia. Tra il 1890 e il 1903 il borgo è stato oggetto di una riqualificazione urbanistica, nell'ambito del Risanamento di Napoli, che ne ha modificato l'assetto. Molti vicoli ed edifici, sia civili che religiosi, furono demoliti per dar spazio a strade più larghe (come nel caso dell'attuale via Saverio Baldacchini).
Opere famose. È qui che sono state fuse, battute e realizzate le celebri e preziose statue del tesoro di San Gennaro, nonché gli arredi sacri di moltissime altre chiese napoletane.
Chiesa di Sant'Eligio Maggiore su richiesta di tre mercanti francesi, nella zona del Campo Moricin, Carlo I d'Angiò dona appezzamenti di terra per la costruzione dell'ospedale e della chiesa. La scelta della zona non è casuale, venne scelta per "epurare" il luogo dalla nomea guadagnatasi a seguito del violento avvenimento del 1268 in cui Carlo I d'Angiò decapitò Corradino di Svevia, ultimo pretendente al trono del Regno. L'edificio aveva l'importantissima funzione di dare un luogo di sepoltura ai forestieri, perlopiù francesi e provenzali, che non avevano né famiglia né residenza a Napoli, venuti in Italia come mercanti, soldati, maestranze. Per la sua funzione di ospedale e cimitero venne costruita appena al di fuori della cinta muraria della città. Particolare è la leggenda legata all'arco quattrocentesco che si innalza su due piani a collegare il campanile della chiesa con un edificio vicino.