Tiberio ed il falcetto in ferro

 di Giorgio Ballotta 


Nella Insubria del 120-70 a.C., un giovane guerriero chiamato Tiberio era stato chiamato a combattere in una delle numerose guerre che dilaniavano la regione. Tiberio apparteneva alla tribù dei Cenomani, fieri guerrieri noti per la loro abilità nel combattimento.


Mentre era impegnato in una sanguinosa battaglia contro i Galli, Tiberio fu ferito gravemente. La sua spada era stata spezzata e non aveva più armi a disposizione per continuare la lotta. Con una determinazione indomabile, Tiberio si aggrappò a un falcetto in ferro che era stato probabilmente abbandonato da un contadino della zona; decise così di usarlo come arma per difendersi dai nemici nelle vicinanze.


Il falcetto si rivelò sorprendentemente efficace e Tiberio riuscì a resistere all'attacco nemico fino all'arrivo dei rinforzi. Tornato a casa, decise che da quel momento in avanti avrebbe portato il falcetto con sé in ogni suo scontro, finché non morì in in uno di essi molti anni dopo.


Il falcetto fu sepolto con Tiberio come parte del suo corredo funebre. La sua tomba fu scoperta secoli dopo, nel villaggio di Dormelletto, e il falcetto fu considerato un oggetto di grande interesse storico. Gli archeologi lo esaminarono con cura e notarono che era stato realizzato con grande maestria, con una lama affilata e una robusta impugnatura in legno.


Il falcetto in ferro di Tiberio divenne presto un simbolo della forza e della determinazione dei guerrieri insubri. Oggi, è conservato con cura in un museo locale, dove continua a ispirare le nuove generazioni di abitanti della Insubria.