AGOSTINA


di Gaia Giani Margi

Mi chiamo Antonius, vivo in una zona con la presenza di frequenti piogge.


Qualche giorno fa, proprio in una giornata uggiosa, venne a mancare la cara zia Agostina.


Io e la mia famiglia volevamo darle una degna sepoltura. Pensammo subito al fuoco, in modo che la sua anima potesse disperdersi nel vento. Lei passava giornate intere in riva al lago ad ascoltare il suono armonioso del vento: quando non sapevi dove cercarla, bastava andare in cima alla collina di Zephirum (il dio del vento, almeno lei lo chiamava così), dove si poteva sentire l’aria accarezzare il suo corpo. 


Io e mio fratello Amatus andammo a prendere la legna da ardere, mentre mia madre e gli altri parenti prepararono e avvolsero il corpo della zia in un panno bianco. La vestirono con il suo miglior abito, un vestito lungo di un color bluastro, aggiunsero anche alcuni dei suoi gioielli preferiti, come la sua spilla in bronzo con decori d’ambra.

La spilla era un omaggio fatto alla zia dal figlio maggiore poco prima della sua partenza per la guerra. 


Salimmo sulla collina di Zephirum per preparare la legna e accendere il fuoco. 

Quando ormai il legno ardeva poggiammo il corpo di Agostina. Una volta che l'anima della zia si disperse nel vento e rimasero solo ceneri, gran parte dei miei parenti se ne andò.


Noi riponemmo le ceneri in un vaso decorato con disegni favolosi. Poi scavammo una fossa per mettere al sicuro, tra le braccia della madre terra, il corpo della nostra amata zia.


Oltre al vaso poggiammo a terra alcuni oggetti di nostra zia e dei bellissimi fiori bluastri che ricordavano il suo abito. Ricoprimmo la sua "tomba" e mettemmo sopra una pietra con l'incisione Et videbo vos ventosis diebus (e vi vedrò nei giorni ventosi).


Tornammo a casa sapendo di aver salutato Agostina nel modo più adeguato a lei e alla sua fantastica personalità