La moneta


di Matilde Povolo

Sono Oufentina, ho 15 anni e in questo momento sto tenendo in mano uno degli oggetti più strani che io abbia mai visto. 

Forse è meglio spiegare come sono arrivata ad avere con me questi oggetti, che al momento tutti vorrebbero.


Mio papà è uno dei più ricchi commercianti della città, ogni giorno lavora sodo per poter avere cibo e tutto quello che serve alla nostra famiglia per vivere. Ogni giorno lavora ore e ore e quando torna a casa ha sempre le provviste per il giorno, ma oggi qualcosa è cambiato. 

Come ogni mattina è partito con la sua barca per portare tutte le casse di oggetti alle persone che vivono nelle tre isolette proprio davanti la nostra città, quando è tornato però non era felice ed entusiasta come al solito, anzi sembrava molto triste e sembrava essere deluso di se stesso. 


Vedendolo così mi sono molto preoccupata molto e gli ho chiesto subito cosa fosse successo e perché quella sera non avesse le sue ricompense fra le mani. Mi  ha spiegato l'accaduto: al posto del compenso quotidiano teneva tra le mani un tondino di metallo


Non riuscivo immediatamente a capire a cosa servisse quell'oggettino che papà mi mostrava sconfortato; poi ho ripensato alla conversazione sentita qualche tempo prima nella piazza principale del villaggio durante una delle cerimonie religiose. Mi sono anche ricordata il nome di quel particolare oggetto: la moneta


Era un pezzetto di ferro rotondo con impressa l'immagine del nostro capo, serviva per scambi commerciali più pratici e valeva quanto una piccola quantità di raccolto. 

Ho spiegato a mio padre ciò che sapevo e lui ha compreso il valore di quel tondino che in quel momento ci pareva insignificante.