L’ara di Giove


di Matteo Cristina 


Mi chiamo Ovidio e sono un plebeo romano. 


Oggi pensavo fosse un giorno normale come tutti gli altri, ma ho avuto la fortuna di assistere alla celebrazione religiosa del dio più importante, il padre di tutti gli dei, il dio della giustizia, del cielo e dell’ordine: Giove.


Dopo scuola, mentre mi trovavo nel Foro, vicino alla bottega di mio padre, ho visto tre schiavi che stavano preparando diversi oggetti su richiesta di una delle famiglie nobili che vivono qui ad Arona: i Colonna. Tutto ciò che avevano preparato, come ad esempio gli animali che verranno sacrificati, erano delle offerte per Giove ed erano tutti oggetti bianchi, dato che è il colore che lo rappresenta.


Successivamente i Colonna hanno raggiunto il tempio dov’era collocata l'ara dedicata a Giove. Su di essa ho letto la scritta I.O.M. ovvero “all’ottimo e grandissimo Giove”. Sotto c’erano invece i nomi dei Colonna e in fondo il ringraziamento con l’abbreviazione V.S.L.M


Una volta che tutti hanno raggiunto l'ara, il sacerdote, il Flamen dialis, che stava indossando delle vesti bianche, ha posato sul pulvino gli oggetti preparati come offerta per il dio e ha acceso il fuoco dando inizio alla venerazione. 


Tutti sono rimasti in silenzio a pregare e ad osservare i doni bruciare.