GLI INTELLETTUALI
In questa sezione prendiamo in esame il ruolo degli intellettuali, questione cruciale per Said poiché, essendo la società pervasa dalle rappresentazioni, sono proprio gli intellettuali a dover gestire una posizione centrale, grazie alla loro capacità di operare nel campo delle narrazioni. L'argomento è collegato ai temi trattati in precedenza, ovvero cultura, potere e media, dal momento che il nostro Autore invita sempre a non ricevere in maniera passiva le informazioni che ci vengono offerte. Giudica intellettuali coloro che rielaborano la conoscenza, agendo così in maniera attiva nella società, appunto quel che esorta a fare Said. Dal momento che la cultura e il mondo dei media, che è parte di essa, sono composti da interpretazioni, è necessario soffermarsi sugli intellettuali, poiché questi hanno coltivato maggiormente l'abilità di formulare ed esporre discorsi.
Riflettendo sulla produzione culturale nel suo complesso, Said esalta il valore dell'umanesimo poiché non induce a cercare spiegazioni in concetti astratti, in quanto ogni idea e pensiero derivano necessariamente dalle attività umane. Nel 2000 preparò un ciclo di conferenze sul tema dell'umanesimo, pubblicate postume in Humanism and Democratic Criticism1, nelle quali spiegò quanto tale filosofia possa essere importante oggi per meglio comprendere il mondo e per rafforzare i valori democratici. Dal momento che le rappresentazioni sono sempre incarnate nella società entro la quale sono prodotte, ogni volta che si giudicano gli intellettuali non bisogna dimenticare la rete di relazioni che li sostiene e, quando si prendono in esame le culture, mai trascurare i processi storici che le hanno prodotte.
Said afferma che le culture, essendo il frutto di situazioni ben determinate, sono sempre immerse in quella che lui chiama mondanità, e pertanto non devono mai essere considerate isolate, poiché sono sempre legate le une alle altre. Secondo questo principio, le varie culture del mondo, benché siano lontane tra loro e molto diverse, si richiamano reciprocamente, così come nel campo della musica classica avviene nel contrappunto. Un aspetto del pensiero di Said è proprio dedicato a tale concetto, l'invito a interpretare le opere culturali in maniera comparata, mantenendo sempre aperta la possibilità del dialogo. Il fascino di tale visione può essere apprezzato specialmente da coloro che non sentono di appartenere completamente a nessun luogo, vivendo perennemente esuli, come dovrebbero essere secondo l'autore gli intellettuali.
Benché comporti sofferenze, Said considera l'esilio un valore, dato che offre una prospettiva privilegiata sul mondo; invita pertanto gli intellettuali a mantenersi il più possibile autonomi, non attratti da benefici immediati e slegati dai potenti di turno. Tali riflessioni furono esposte da Said nel 1993 durante le Reith Lectures, le celebri conferenze radiofoniche della Bbc, per le quali decise di trattare proprio l'argomento delle rappresentazioni degli intellettuali2. In quei discorsi sostenne quanto sia importante prendere parte attivamente alla sfera sociale, specialmente per gli intellettuali, affermando che il loro ruolo dovrebbe essere sempre pubblico, senza alcun timore di esporre le proprie opinioni.
Secondo Said gli intellettuali, quando non allineati con il potere, sono in grado di mostrare che è possibile controbattere le ragioni maggiormente diffuse, di solito ripetute da coloro che detengono il comando. In particolar modo gli umanisti, grazie alle loro competenze nell'analisi del linguaggio, sono importanti per la resistenza che svolgono, in quanto possono smascherare i discorsi dei media, rendendo palesi le eventuali menzogne, e offrire spiegazioni alternative.
1Edward Said, 2004, Humanism and Democratic Criticism, New York, Columbia University Press; trad. it. 2007, Umanesimo e critica democratica, Milano, Il Saggiatore.
2Edward Said, 1994, Representations of the Intellectual: The 1993 Reith Lectures, Vintage; trad. it. 1995, Dire la verità. Gli intellettuali e il potere, Milano, Feltrinelli.