CULTURA E POTERE
La prima parte della tesi è dedicata a un tema basilare, il nesso tra la produzione culturale e il potere vigente. La cultura, sotto qualsiasi forma si manifesti, non è un'entità disincarnata, bensì il frutto di determinate situazioni storiche e geografiche; e di volta in volta prende forma in base alle esigenze della società, a seconda delle forze che legano le persone. La combinazione di cultura e potere produce dunque conoscenze che sono strettamente correlate alla contingenza; si diffonde così un insieme di nozioni che ha la capacità di influenzare le rappresentazioni più diffuse, i pensieri e i discorsi.
Ho scelto di suddividere l'esposizione di questo complesso argomento in quattro capitoli, ognuno focalizzato su un specifico aspetto del pensiero di Said. Lo studio comincia con un’analisi dell'opera più importante da lui scritta, Orientalism1, esponendo il significato dell'orientalismo e ripercorrendo la formazione e il consolidamento dei giudizi sull'Oriente. Ho evidenziato così le osservazioni dell'autore sulle modalità con le quali le ricerche furono condotte, critiche su cui si basano le sue analisi sul sapere.
Per comprendere l'orientalismo bisogna inquadrarlo entro il contesto politico nel quale ha avuto successo, quindi è necessario studiare l'epoca coloniale e il ruolo egemonico delle nazioni imperialiste. La cultura europea si arrogò il potere di giudicare il resto del mondo e tale prerogativa produsse conseguenze durature sia nei paesi subordinati, sia nei paesi occidentali. Ho preso in considerazione pertanto Culture and Imperialism2, testo nel quale Said analizza le opere letterarie europee alla luce del contesto storico coloniale.
In seguito ho ritenuto importante riportare i commenti riguardo al campo della conoscenza, dal momento che Said riflette sulla natura sociale del sapere e sugli effetti dell'istituzionalizzazione delle discipline. Secondo l'autore le ricerche, agendo sempre all'interno di un determinato contesto storico, acquistano facilmente autorità quando soddisfano i poteri in carica. Soprattutto nel suo libro Covering Islam3 critica l'interesse dell'orientalismo e degli area studies nel perseguire alcuni obiettivi economici e politici, coinvolgimento che spiega perché determinare nozioni, benché non siano necessariamente veritiere, riescano a ottenere successo a tal punto da divenire accettate nel senso comune.
Infine concludo questa prima parte riportando le osservazioni di Said sul ruolo delle rappresentazioni, teorie interessanti in quanto ritiene che nessuno studio può pretendere di essere completamente oggettivo poiché tutti i discorsi si basano su interpretazioni. Di conseguenza, la verità non esiste in maniera assoluta, ma è solo una questione di grado, e nel campo della cultura non sussistono entità naturali in quanto le identità sono sempre costruite socialmente. Le rappresentazioni inoltre pervadono tutta la conoscenza, non solo nel settore delle ricerche, ma anche nelle comunicazioni trasmesse dai media. Riguardo all'immagine del Medio Oriente, televisioni, giornali e film quotidianamente mostrano rappresentazioni che, essendo un prodotto della cultura, non sono prive dell'influenza del potere. L'orientalismo pertanto non è terminato con la fine del colonialismo; poiché è uno sguardo che si basa sul dominio di una parte sull'altra, tale condotta culturale persiste, acquisendo però forme e linguaggi adatti ai tempi.
1Edward Said, 1978, Orientalism, New York, Pantheon Books; trad. it. 2006, Orientalismo. L'immagine dell'Oriente in Europa. Milano, Feltrinelli.
2Edward Said, 1993, Culture and Imperialism, New York, Alfred A. Knope; trad. it. 1998, Cultura e Imperialismo. Letteratura e consenso nel progetto coloniale dell'Occidente, Roma, Gamberetti.
3Edward Said, 1997, Covering Islam: How the Media and the Experts Determine How We See the Rest of the World. Revised Edition, New York, Vintage Books.