Abbiamo a che fare con la formazione di identità culturali intese non come essenze date (nonostante parte del loro perduto fascino è che esse sembrino e siano considerate tali), ma come insiemi contrappuntistici, poiché si dà il caso che nessuna identità potrà mai esistere per se stessa e senza una serie di opposti, negazioni e opposizioni.
(E. Said, Cultura e imperialismo, p. 77)
Prendendo in prestito un'espressione che deriva dal linguaggio della musica classica, Said invita ad avvicinarsi alla cultura con un approccio fondato sul contrappunto. Il termine indica il tipo di composizione che si realizza quando numerose voci si imitano l'una con l'altra1, così come avviene ad esempio nelle fughe di Bach. In modo analogo ritiene che si debba esaminare il campo della cultura, dal momento che è sempre necessario comparare esperienze differenti. Benché le varie espressioni possano sembrare lontane, coesistono e interagiscono reciprocamente. Per spiegare il concetto, applicandolo ad esempio allo studio della storia, Said scrive che
per trovare i nessi tra il rituale dell'incoronazione in Inghilterra e le cerimonie presso le corti indiane della fine dell'Ottocento, è necessario assumere un'ottica comparata o meglio contrappuntistica2.
Le pratiche culturali per essere comprese devono essere considerate in relazione con i moltissimi elementi circostanti a loro legati, in quanto non sussiste un'identità completamente pura, isolata, che non sia in relazione o in opposizione con qualche altra forma. Così, un approccio musicale può offrire gli strumenti per meglio comprendere la diversità culturale, poiché le varie manifestazioni non sono mai completamente isolate fra loro. Nel contrappunto della musica classica i vari suoni separati si combinano l'uno con l'altro, e il risultato è una polifonia; un concerto è infatti un'interazione reciproca organizzata che deriva dai temi stessi, non da un principio esterno dell'opera3. Similmente le culture, benché possano essere lontane e differenti, si richiamano in maniera reciproca, cosicché è possibile mantenere sempre aperto il dialogo.
Osservare la realtà in maniera contrappuntistica significa spiegare il presente non solo per quel che è, ma anche perché è diventato tale. Con una doppia prospettiva, tipica del contrappunto, è possibile mantenere uno sguardo ampio, con un occhio rivolto a quel che è alle spalle e l'altro a quel che è presente. Significa dare senso alla realtà, comprenderla in tutto il suo spessore della storia, e considerarla come un processo nel quale le situazioni evolvono passo dopo passo.
Said evidenzia dunque quanto “le forme culturali siano ibride, miste e impure, e che sia giunto il tempo di analizzarle collegando l'analisi delle forme culturali con la loro realtà mondana”4. Per indicare la situazione storica e reale all'interno della quale ogni persona agisce, e di conseguenza dove ogni cosa è prodotta, Said utilizza il termine "mondanità". L'autore con tale concetto intende che "tutti i testi e tutte le rappresentazioni si collocano nel mondo e sono soggetti alle sue numerose ed eterogenee realtà" e ciò "implica la contaminazione e il coinvolgimento"5. Avvicinarsi alla cultura in modo mondano significa mantenere una dimensione aperta e interdisciplinare, in opposizione a qualsiasi approccio che tenda a dividere. È necessario accomunare le esperienze provenienti dai vari paesi, non dividerle, ponendo in evidenza i legami tra l'umanità.
Tali teorie invitano a superare l'opposizione tra Oriente e Occidente, evidenziando quel che lega le varie regioni del mondo, vale a dire le molte connessioni che si sono instaurate nel corso della storia. Nei paesi islamici, ad esempio, molte idee sono state attinte dall'Occidente in maniera costruttiva. Numerosi partiti e personaggi di spicco in Medio Oriente si sono formati grazie a pensieri sorti in Europa e negli Stati Uniti. Molte contestazioni e movimenti politici infatti si sono costituiti in nome di progetti e obiettivi che sono originari dell'Occidente. Tuttavia questi contributi positivi e costruttivi vengono in genere poco considerati, giacché si tende invece a dare maggiore spazio alla nefasta contrapposizione tra paesi orientali e occidentali.
Bisogna saper trarre insegnamento dal contrappunto musicale anche nelle discipline letterarie perché le storie si incontrano e si sovrappongono, come le melodie. Grazie al carattere mondano della letteratura, lo studio dei testi non può che essere condotto in maniera comparativa, perché le opere sono necessariamente connesse tra loro, e allo stesso tempo legate a un determinato contesto. Per Said la letteratura comparata intende proprio “andare oltre il provincialismo e la ristrettezza di vedute per esaminare insieme, contrappuntisticamente, varie culture e letterature”6. Bisogna considerare solo provvisoriamente i testi come oggetti discreti, per poi stabilire nessi tra le varie opere e con il contesto. Saper leggere significa riuscire a inquadrare i prodotti culturali nella loro situazione storica, interpretandoli nella loro complessità. I legami inoltre si creano non solo sul piano geografico, unendo autori di paesi diversi, ma anche nella dimensione temporale. Entra in gioco un altro tipo di nesso, quello tra il lettore, immerso nel presente, e l'opera letteraria, calata in un periodo preciso. Anche questo altro aspetto rende vivo e complesso il concetto di mondanità della cultura. I testi sono costantemente in viaggio e, poiché sono mossi sia in termini spaziali che temporali, sono sempre sottoposti a processi di collocazione e dislocazione. Per tutti questi motivi Said considera importate rivalutare la filologia, perché ogni testo contiene in sé storicità, materialità, corporeità.
La lettura dei testi nel loro contesto è un valore intrinseco apportato dall'umanesimo. Non si può separare la letteratura dalla storia perché bisogna sempre prendere in considerazione il tempo, il luogo e le circostanze nelle quali è vissuto un autore. Said afferma infatti che è da rivedere il concetto di "creazione" rivolto alle opere artistiche poiché questo verbo è erroneamente associato all'idea di un parto miracoloso e di un'attività totalmente autonoma. Ogni impresa umanistica dipende non solo dall'impegno e dall'originalità di un individuo, ma anche dal contesto sociale nel quale l'autore è immerso. Un'opera culturale pertanto deve essere calata nel suo tempo, in modo da poterla considerare "come parte di un'ampia rete di relazioni la cui struttura e influenza giocano un ruolo essenziale nel testo scelto"7. Per inquadrare la produzione letteraria nella storia bisogna sempre chiedersi chi legge, quando e per quale scopo; sono proprio queste le domande che vanificano ogni ipotesi sull'esistenza di una pura fruizione estetica e di una sacralità astratta attorno alla letteratura.
È necessario considerare la storia come frutto delle azioni umane per allontanare ogni forma di intolleranza e violenza. Said critica chi difende le proprie convinzioni come fossero un dogma, una verità assoluta inconciliabile con le altre posizioni; ciò crea conflitti irresolubili perché non si pongono le condizioni per alcun dialogo. Non esistendo idee che siano al di sopra della storia, sempre valide in tutte le società, perenni nel corso degli anni, Said considera il cambiamento un elemento fondamentale, soprattutto nel campo della cultura poiché
nessuna grande conquista umanistica avrebbe mai potuto avere luogo senza questa importante componente: relazione o accettazione del nuovo, di tutto quanto vi è di più nuovo, vero ed eccitante nel campo delle arti, del pensiero o della cultura in ogni specifico periodo8.
Gli studi legati all'umanesimo hanno continuamente e strutturalmente bisogno di una revisione, devono essere sempre ripensati per rimanere vitali. Tale processo, in continuo mutamento, è importante poiché le discipline "una volta fossilizzate su un'astrazione, smettono di essere quello che veramente sono per divenire strumenti di venerazione e di repressione"9. Un discorso analogo, inoltre, si può secondo Said applicare anche al linguaggio poiché, nonostante debba essere difeso e usato correttamente, anch'esso deve mantenersi pronto per essere rivitalizzato dal cambiamento. L'umanesimo contempla il continuo mutamento della società, rinnovata dalle trasformazioni. Said non rimpiange con nostalgia un passato, considerandolo migliore, come se fosse collocato in un tempo mitico. Critica dunque il vagheggiamento di un tempo ormai andato migliore del presento, dato che riconosce in questo atteggiamento la volontà di custodire la cultura con sacralità, difendendola dalle contaminazioni.
1Edward Said, Umanesimo e critica democratica, cit., p. 54.
2Edward Said, 1993, Culture and Imperialism, New York, Alfred A. Knope; trad. it. 1998, Cultura e Imperialismo. Letteratura e consenso nel progetto coloniale dell'Occidente, Roma, Gamberetti, p. 58.
3Ivi, p. 76.
4Ivi, p. 40.
5Edward Said, Umanesimo e critica democratica, cit., p. 76.
6Edward Said, Cultura e imperialismo, cit., p. 68.
7Edward Said, Umanesimo e critica democratica, cit., p. 87.
8Ivi, p. 52.
9Ivi, p. 60.