A Scano un'antica leggenda racconta che Gennaio, quando ancora era di 29 giorni, si fece prestare da Febbraio un paio di giorni. Queste giornate (che da allora saranno il 30 e il 31) sarebbero le più fredde dell'anno. Dall'osservazione delle condizioni meteorologiche di questi giorni, gli antichi traevano le previsioni delle annate agrarie.
SAS DIES IMPRESTADAS (le giornate prese in prestito).
Si racconta che una volta, quando Gennaio era composto di 29 giorni, fece bel tempo tutto il mese. Il pastore fu molto contento perchè così il pascolo sarebbe stato rigoglioso e di conseguenza avrebbe avuto un buon reddito. Quindi orgoglioso si vantò: "mancu males chi oc annu est cominzadu cun su tempus bonu e Bennarzu oramai ch'est casi fora!", cioè meno male che l’anno è iniziato col buon tempo e ormai Gennaio è alla fine!, e aggiunse cantando: "Bessidu ch'est Bennarzu ne nieddu ne barzu, ne barzu ne nieddu, mancu un anzoneddu...", Gennaio è ormai terminato, né nero né colorato (cioè il pericolo è passato, il mese è terminato senza farmi danni; senza infamia e senza lode), non ho perso nemmeno un agnellino.
Allora Gennaio dispettoso e cattivo – prosegue la legenda – disse: “ah gasi est? como ti lu fatto ‘ier deo!", Ah è così? Ora ti faccio vedere io! Voleva umiliare il pastore e il mondo intero con il gelo e con il freddo. Ma poichè era alla fine dei suoi giorni e non avrebbe potuto mette in opera il suo intento, andò da Febbraio, che allora era di 30 giorni, e gli chiese due giorni in prestito: “Frearzu, prestami duas dies, tales chi ponze nie, tales chi ponze ’iddia e frocca chi su pastore si ‘occat!, e gasie imparat a si ‘antare”, Febbraio prestami due giorni, così che possa scatenare il maltempo con la neve e il gelo affinché il pastore muoia di freddo, così impara a vantarsi. Febbraio acconsentì, gli prestò due giorni, e così Gennaio in quei due giorni si diede da fare a più non posso, con la neve e il gelo, giorno e notte. Cadde tanta di quella neve che gli animali non poterono più trovare di che nutrirsi e piano piano iniziarono a perire di fame e di freddo. Tutte le pecore e gli agnelli del pastore morirono assiderate. Si racconta che il povero pastore riuscì a salvarne soltanto una pecora che riparò sotto “unu labiolu” (la caldaia di rame che si usa per fare il formaggio).
Gennaio soddisfatto e sempre dispettoso, non restituì i giorni a Febbraio e infatti da allora conta di 31 giorni, mentre Febbraio, rimasto con i suoi 28, ancora oggi, aspetta di riavere le giornate che gli diede in prestito.
La leggenda varia da luogo a luogo, ma in tutte si fa riferimento agli ultimi giorni di Gennaio considerati i più freddi di tutto l'inverno. Questi giorni di fine Gennaio sono una specie di cartina di tornasole perchè in base a come si presenta il tempo, gli esperti pronosticano come sarà il clima di tutto l'anno.
Certamente durante l'inverno c'é qualche altro giorno più freddo, ma la tradizione non si é spenta.
A Bonorva, per esempio, dicono che gennaio abbia chiesto due giorni a febbraio, perchè gennaio era solo di 29 gg, con due gg in prestito li avrebbero uniti al 29 e si sarebbe potuto capire il clima del resto dell'anno. Se cade la neve in questi tre giorni, secondo la credenza contadina, la primavera arriverà un po' in anticipo e sarà mite. Se invece questi tre giorni non saranno molto rigidi, vuol dire che il freddo e il mal tempo durerà anche in primavera.
A Cuglieri si valuta il tempo a partire da sos santos airados: Paule eremita (15 gen), Silbana rizolu (16 gen), Antonio polcheddu (17 gen), Efes mustazzudu (15 gen) e Silbistianu culinudu (20 gen). - Altra versione: Santa Silbana lizosa, Santu Paule frondudu, Santu Antoni albudu, Santu Efes mustazudu e Santu Silbustianu nudu. (questi santi sarebbero "adirati" per il clima rigido in cui si festeggiano. Qualcuno attributisce la loro ira al fatto che il papa Paolo VI li declassò, nel 1969, dal calendario generale a quello locale. Ovviamente la tesi non regge, anche perché non sono gli unici ad essere stati declassati e poi la leggendo è molto più antica.
In altri paesi si osserva il clima dei giorni dedicati a "su Barbutu" S. Antonio Abate (il 17 gen) e de "su culi nutu" (il 20 gen) S. Sebastiano per pronosticare l'andamento del tempo.
Un'altra festa per le previsioni del tempo è il 2 febbraio: La Candelora. "A sa Candelora, si no proet, s'ilgerru ch'est fora, ma si proet o faghet bentu, baranta dies de malu tempus", cioè: se per la Candelora, non piove, siamo fuori dall'inverno, ma se piove o tira vento, seguiranno altri quaranta giorni di brutto tempo.
In molte altre parti si racconta dei giorni della merla. Ma questa, seppur simile è tutta un'altra storia.
Nel vocabolario sardo di Pietro Casu leggiamo: "Dies imprestadas", giornate prese a prestito, così chiama il volgo gli ultimi giorni di gennaio che sarebbero stati ceduti da febbraio al confratello precedente.
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