Dio e la famiglia dell’Antico Testamento
4. Dio e la famiglia dell’Antico Testamento
Alla nascita di Caino non era stato necessario che qualcuno gli avesse insegnato a mentire, ad essere egoista o a disubbidire ai suoi genitori. Come tutti noi, tutto questo gli veniva naturale… Sebbene questo potrebbe non significare molto per noi, in realtà ha un’enorme importanza.
Adamo era stato creato perfetto. Non aveva alcuna inclinazione verso il peccato. Era libero in un modo che nessuno di noi può esserlo. Dopo il peccato di Adamo, tutto cambia. La sua stessa essenza produceva pensieri ed opere peccaminose. I suoi figli, allora, sarebbero nati con la natura che egli aveva prima di aver peccato, oppure avrebbero ereditato l’attuale sua natura peccaminosa? Le vicende stesse di Caino rispondono a questa domanda. Tutti i figli di Adamo fino ad oggi nascono portando il suo marchio. Non è vero che tutti nascano, in qualche modo, “neutrali” e poi saltino da una parte o dall’altra. E nemmeno si può dire che nasciamo innocenti solo per essere attratti al male dalle malefiche influenze del mondo. Noi nasciamo con una natura peccaminosa, e sebbene il mondo possa tentarci a peccare in modo specifico, il nostro peccato fluisce dal nostro proprio cuore. Ascoltiamo ciò che ci dice l’apostolo Paolo a proposito del rapporto che abbiamo con Adamo:
“Ma quale differenza tra il peccato di Adamo e quel che Dio ci dà per mezzo di Cristo! Adamo da solo, con il suo peccato, ha causato la morte di tutti gli uomini. Dio invece, per mezzo di un solo uomo, Gesù Cristo, ci ha dato con abbondanza i suoi doni e la sua grazia. Dunque, il dono di Dio ha un effetto diverso da quello del peccato di Adamo: il giudizio provocato dal peccato di un solo uomo ha portato alla condanna, mentre il dono concesso dopo tanti peccati ci ha messi nel giusto rapporto con Dio. (...) Dunque uno solo è caduto, Adamo, e ha causato la condanna di tutti gli uomini; così, uno solo ha ubbidito, Gesù Cristo, e ci ha ristabiliti nella giusta relazione con Dio che è fonte di vita per tutti gli uomini. Per la disubbidienza di uno solo, tutti risultarono peccatori; per l'ubbidienza di uno solo, tutti sono accolti da Dio come suoi" (Romani 5:15, 18, 19).
Adamo era il nostro rappresentante. Fallisce, e così noi nasciamo sotto l’insegna di quel fallimento.
Tutto questo sicuramente ci è sgradito, non ci piace, perché si contrappone alla nostra natura indipendente, ma non dovremmo supporre che le cose stiano diversamente da come la Bibbia ce le presenta. Anch'io ero arrabbiato la prima volta che io l'ho sentito, ma non potevo negare l’atto di accusa della Bibbia contro la mia stessa natura. Vorremmo dire: “Ma non è giusto! Perché mai noi dovremmo nascere peccatori solo a causa di ciò che ha fatto Adamo?”. Faremmo meglio, però, a prestare ascolto a ciò che l’apostolo Paolo ci dice in Romani 11:33,34, dove ci vien detto che Dio è così grande nella Sua sapienza e conoscenza, che la Sua mente non può essere misurata, e che noi saremmo proprio gli ultimi a dover pretendere di essere Suoi consiglieri! Inoltre, bisogna pure osservare che se Dio avesse messo in atto la nostra idea di “giusto”, Egli avrebbe semplicemente distrutto Adamo ed Eva per il loro peccato, e la nostra razza non sarebbe mai esistita! Quindi, quando ci chiedono perché noi siamo nati con una natura peccaminosa, noi rispondiamo a testa bassa di fronte ad un Dio misericordioso: “Perché siamo figli di Adamo…”.
A questo punto vi starete certamente chiedendo che cosa mai questo abbia a che fare con il battesimo dei bambini. Dal modo in cui Dio aveva trattato con Adamo, Dio ci ha dato un esempio di come generalmente Egli si rapporti con tutti gli uomini. Tutt’attraverso la Scrittura noi possiamo vedere Iddio all’opera nell’operare grazia e giudizio attraverso famiglie.
In Genesi 6, Noè riceve grazia dal Signore. Sebbene Dio stesse per distruggere l mondo con un diluvio, Egli sceglie di salvare Noè: “Ma Noè incontrò il favore del Signore” (Genesi 6:8). Quando l’arca, però, parte, forse che Noè era da solo con gli animali? No, Dio aveva istruito Noè a portare con sé sua moglie, tre figli, e le loro rispettive mogli. Iddio avrebbe potuto escludere facilmente la famiglia di Noè, ma Dio ha sempre particolare cura per le famiglie del Suo popolo.
In Genesi 17:7, Iddio stipula con Abrahamo un patto di salvezza. Dice ad Abrahamo che quel patto non era solo destinato a lui, ma pure ai suoi figli, nipoti, pronipoti… Comprendete bene questo. Questi bambini ancora non erano nati e non avevano Ancora espresso la fede, eppure Dio stava promettendo di avere per loro una speciale considerazione. Dio non stava semplicemente prevedendo il futuro. Questa non è una profezia di predizione – questo era un patto. Forse che Dio aveva trattato con Abrahamo su base individuale? No. Egli stipula un patto con la famiglia di Abrahamo.
Quattrocento anni più tardi, la famiglia di Abramo era diventata una grande nazione con più di un milione di persone. Schiave in Egitto, essi pregano Dio. I risultati di questa preghiera è quanto riportato in Esodo 2:24,25. “Dio ascoltò il loro lamento, si ricordò della sua alleanza con Abramo e Giacobbe. Dio guardò la condizione degli Israeliti [i figli di Israele, cioè Isacco] e se ne prese pensiero”. Perché Iddio si era preso cura di questi schiavi? Perché erano una minoranza? O perché erano migliori? Oppure perché venivano maltrattati? Dio si prese cura di loro perché erano "figli di Abrahamo". Dio ha speciale considerazione per i figli del Suo popolo.
Considerate le stupefacenti parole di 1 Re 11:11,12: “Non sei stato fedele alla mia alleanza e hai trasgredito i miei comandamenti. Siccome ti sei comportato così, ti toglierò il regno e lo darò a uno dei tuoi sudditi. Tuttavia, per amore di tuo padre Davide, non lo farò subito, mentre sei ancora vivo; toglierò il regno a tuo figlio”.
Salomone aveva trasgredito seriamente contro Dio. Il suo regno sarebbe stato diviso a causa del suo peccato, ma il Signore non lo avrebbe fatto nel corso della sua vita, perché era figlio di Davide. Davide era ormai morto da diversi anni, eppure Dio tratta Salomone con speciale considerazione a causa di suo padre.
Possiamo ora cominciare a vedere perché Iddio abbia comandato di impartire ai bambini il segno del patto. Essi sono “messi a parte”, sono speciali agli occhi del Signore.
C’è però un altro aspetto di questo insegnamento. Con le lacrime agli occhi, udiamo Dio dire ad Israele che i peccati dei padri ricadranno sui figli: "Non devi adorare né rendere culto a cose di questo genere. Perché io, il Signore, sono il tuo Dio e non sopporto di avere rivali, punisco la colpa di chi mi offende anche sui figli, fino alla terza e alla quarta generazione (...) Conservo la mia benevolenza verso gli uomini per migliaia di generazioni, e tollero le disubbidienze, i delitti e i peccati; ma anche non lascio senza punizione chi pecca, e lo castigo sui suoi figli fino alla terza e alla quarta generazione" (Esodo 20:5; 34:7). Abbiamo visto Dio che mostra il Suo favore su Salomone a causa di Davide. Roboamo era figlio di Salomone, e diventa re. Il paese conosce un’aspra guerra civile e si divide in due sotto Roboamo: stava facendo esperienza del giudizio di Dio sui peccati di suo padre. Rammentate come Dio abbia detto a Salomone che Egli avrebbe diviso il paese durante il regno di suo figlio, a causa dei peccati di Salomone. Padri e madri, se solo ci rendessimo conto di quanto i nostri peccati possano influenzare la vita dei nostri figli, ci comporteremmo ben diversamente!
Non dobbiamo, però, terminare il nostro capitolo qui, perché in questo insegnamento vi sono pure grandi benedizioni. Nell’avvicinarsi il momento della morte di Abrahamo, egli ebbe grande conforto nel sapere che Dio avrebbe benedetto la sua discendenza. Dio avrebbe tenuto in particolare considerazione i suoi figli. Della considerazione di Dio verso le famiglie di Israele, Davide scrive: "Ma l'amore del Signore dura per sempre per quelli che credono in lui, la sua grazia si estende di padre in figlio" (Salmo 103:17).