Le Comole, a dirle così potrebbero far pensare a qualche strano utensile o anche ad un vetusto modo di dire invece stiamo parlando di una delle tante peculiarità paesaggistiche del nostro territorio per lo più sconosciute ai molti.
Per essere precisi sono due (comola grande e comola piccola) enormi buchi nel terreno localizzati nel comune di Castel Morrone presso la borgata Casale; erano in passato delle cavità sotterranee, due delle tante che ancora oggi puntellano il nostro territorio carsico, la cui volta per l’azione degli agenti atmosferici è crollata lasciando posto alle cavità a cielo aperto odierne.
La comola piccola, posta sul versante nord appena sotto la cima di monte Coppa, oggi non molto visibile poiché invasa dalla molta vegetazione che l’ha ricoperta perciò se ne sconsiglia la visita anche se presenta degli endemismi vegetali tutti da scoprire.
Tutt’altro discorso invece per la comola grande, di dimensioni veramente notevoli, offre delle forti suggestioni. E’raggiungibile in circa 15 minuti a piedi seguendo la stradina che si stacca dalla provinciale di fronte il palazzo ducale di Casale, ad un quadrivio ci si addentra nella campagna per la prima stradina di destra quindi dopo un 300 metri in prossimità di un vecchio casolare abbandonato si piega sulla sterrata a sinistra, da qui già si intravede l’enorme paretone frontale della comola. In breve siamo sull’orlo svoltando al prossimo bivio non molto visibile a sinistra percorrendo una traccia interpoderale quindi deviando sotto la collina verso destra proseguendo dritto ad un quadrivio facendosi ora largo tra una folta vegetazione che circonda il perimetro esterno, meno fitta nei mesi invernali, periodi sicuramente più adatti per accedere al sito.
Da qui la vista è mozzafiato, ammiriamo tutta la vastità del cratere, e soprattutto il paretone spiovente opposto da dove udiamo rapaci e corvi che nidificano sul posto. Osserviamo bene anche il fondo completamente invaso da un’ingarbugliata macchia verdeggiante.
Ma è recandosi al suo interno che si rimane attoniti per la sua maestosità, infatti proprio dal punto più basso dell’orlo si addentra in forte pendenza un sentierino, percorribile però solo da persone esperte di alpinismo e con equipaggiamento adeguato; scendendo prima tra roccette poi attraverso un boschetto di querce e deviando verso destra aggirando la folta vegetazione centrale ci troviamo proprio sotto la verticale parete; saltellando tra i massi che costituivano il soffitto originario penetriamo ora sempre più in basso sotto una sezione trasversale non visibile dall’alto.
E’ qui che nella soffusa luce e riparati dalla incombente volta granitica si ha la sensazione di accedere in un mondo non comune, non convenzionale, un viaggio nelle viscere della Terra!
Alessandro Santulli
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