Sport

Zlatan Ibrahimov

di Gaia De Simone e Simona Perruccio, 4ALS-5ALS

Maggio 2022

Zlatan Ibrahimović nasce in Svezia, a Malmo, il 3 ottobre 1981 da madre croata e padre bosniaco. Fin da piccolo trascorre le sue giornate per le strade con un pallone, imparando così a giocare a calcio. Si ritrova poco dopo a giocare nella sua prima squadretta composta da immigrati. Vista la sua formazione fisica viene inserito nella squadra dei ragazzi più grandi, in quanto già abbastanza robusto e parecchio alto per la sua età. Nella sua prima partita viene lasciato in panchina durante il primo tempo ed è costretto a vedere i compagni stare sotto di quattro a zero. Nel secondo tempo entra segnando ben otto reti e portando a casa la vittoria. Nel 1995, a tredici anni, la squadra della sua città, il Malmo, lo acquista e vi rimane fino al 2001, dimostrando in tre anni chi è il vero Zlatan Ibrahimović . Segna in questi anni sedici gol in quaranta partite e viene inserito nella lista dei cento migliori giovani calciatori. Da lì inizia anche la sua esperienza in Nazionale, dove poi diventa capitano. Ben presto si ritrova all'Ajax e sarà il giocatore più costoso della storia del club. A cambiare totalmente la sua carriera è il procuratore Mino Raiola che inizia a proporlo a più squadre in Italia. La Juventus mostra interesse nei confronti di Zlatan e quest'ultimo finisce per indossare la maglia bianconera. Sedersi accanto a grandi campioni come Nedved e Buffon sarà d'aiuto per la sua carriera futura. Nel 2006 la Juventus si ritrova in serie B e Zlatan afferma che non è competizione per lui, poiché vuole dare il meglio di sè nelle grandi gare. Arrivano così diverse proposte, ma quelle più importanti sono Milan e Inter. Decide di andare con i nerazzurri perché non vincevano da un po' e voleva scrivere la storia, dimostrare di essere il migliore. Zlatan vince vari campionati in serie A, ma il suo obiettivo rimane la Champions e per questo nel 2009 pensa di andare al Barcellona, convinto di vincere la tanto attesa coppa. Ma sarà proprio l'Inter a toglierlo dalla corsa per la Champions e saranno proprio i nerazzurri a vincerla, conquistando così il triplete. Ibra l'anno successivo si veste di rossonero e afferma: "Mi hanno ridato il sorriso". Trascina il Milan fino alla vittoria dello scudetto, ma il problema rimane sempre in Europa. Il Milan dopo quella stagione inizia il suo lento declino. Ibra finisce in Francia, anche se lui non sarebbe mai andato via dal Milan, in quanto, come affermerà più volte, è innamorato di quella squadra. Dalla Francia si sposta al Manchester United. A chiamarlo è Mourinho, poiché ha bisogno di far rinascere la squadra. Dopo un brutto infortunio, a causa del quale si pensava fosse finita la sua carriera calcistica, si ritira negli Stati Uniti per giocare in gare minori e per tornare a divertirsi. Ma la voglia delle vere competizioni non è mai svanita dentro Zlatan e per questo nel 2020 torna nella sua squadra del cuore, che ama alla follia, il Milan. Riporta i rossoneri a sognare quel posto in Europa, ma soprattutto, il 22 maggio 2022, dopo ben undici anni, Milano si tinge di rossonero, perché a vincere è proprio il Milan!

Top XI serie B 2021

di Salvatore Gullì e Gianpaolo Oliverio, 4ALS

Maggio 2022

Terminato da poco il campionato di Serie B, con le promozioni di Lecce, Cremonese e Monza e con le retrocessioni di Pordenone, Vicenza, Crotone e Alessandria, ecco a voi la Top XI del campionato cadetto:

1. Marco Carnesecchi (Cremonese)

Nato a Rimini nel 2000, ha conquistato un’importantissima promozione con la maglia della Cremonese. Grandi parate e riflessi lo hanno contraddistinto come miglior portiere di questa edizione del campionato. Carnesecchi, seppur giochi in porta, è stato autore di due assist durante questa stagione. Per lui si parla della possibilità Lazio dove troverebbe Sarri.

2. Samuele Birindelli (Pisa)

Samuele Birindelli è il figlio di Alessandro, ex terzino della Juventus, ed è nato proprio a Pisa il 19 Luglio 1999. In 36 presenze ha collezionato 1 gol e 4 assist con la maglia del Pisa con cui ha dovuto rinunciare al sogno Serie A soltanto nella finale playoff giocata contro il Monza del suo amico Mazzitelli. Considerato, nel suo ruolo, uno dei migliori in Serie B potremmo presto vederlo nel massimo campionato italiano.

3. Fabio Lucioni (Lecce)

Il 34enne ternano ha guidato con esperienza e leadership la difesa salentina contribuendo alla promozione in Serie A. Un solo gol in questo campionato ,ma davvero pesante, segnato allo Stadio Via Del Mare contro il Pisa.

4. Luca Caldirola (Monza)

Nato a Desio (in provincia di Monza) ha deciso di tornare a casa nell’estate 2021 dopo due stagioni a Benevento. Anche lui, come Lucioni, ha guidato la difesa brianzola con esperienza durante questo campionato. Qualche settimana fa ha potuto festeggiare, insieme ai compagni, la prima storica promozione del Monza in Serie A.

5. Marko Pajac (Brescia)

Terzino mancino del Brescia ha mostrato tutte le sue qualità durante questa stagione con la sua maglia numero 29. Nato a Zagabria ha collezionato, con le maglie di Cagliari, Genoa ed Empoli, alcune presenze in Serie A per poi trasferirsi a titolo definitivo nel club di Massimo Cellino. Per lui 3 gol, tutti su rigore, messi a segno contro Ascoli, Vicenza e Perugia.

6. Nicolò Fagioli (Cremonese)

Di proprietà della Juventus si è trasferito, ad Agosto, alla Cremonese scegliendo la maglia numero 21. Nel giro di poco tempo è diventato insostituibile nel centrocampo di Pecchia contraddistinguendosi per personalità e visione di gioco. Protagonista della promozione in massima serie, ha collezionato 3 gol e 7 assist in 33 presenze.

7. Gianluca Gaetano (Cremonese)

Nato e cresciuto nel Napoli ha dimostrato tutto il suo valore in questo campionato. Tunnel, dribbling e giocate da urlo lo hanno portato ad essere considerato come uno dei giocatori più talentuosi dell’intero torneo e non solo. Per lui 7 gol e 5 assist in 35 presenze, con molta probabilità il prossimo anno non tornerà a Cremona ma giocherà nella squadra di Mister Spalletti.

8. Mattia Valoti (Monza)

Figlio di Aladino, ex giocatore di Parma, Crotone e Cosenza, si è trasferito nel club del presidente Berlusconi in prestito dalla SPAL. Anche in questo campionato si è dimostrato un centrocampista dalla grande vena realizzativa e infatti in 31 presenze è riuscito a mettere a segno ben 10 reti. Mezz’ala sul lato sinistro nel 3-5-2 di Mister Stroppa potrebbe, forse, sin dalla prossima stagione giocare in Serie A.

9. Gabriel Strefezza (Lecce)

Cresciuto nel settore giovanile del Corinthians si è trasferito nel 2017, a titolo definitivo, nella SPAL. Di passaporto Italo-Brasiliano, durante questa stagione, a Lecce ha trovato continuità partecipando attivamente alla fase offensiva e ciò è testimoniato dalle 14 reti e dai 6 assist. Di piede destro naturale Strefezza ha dimostrato di essere molto pericoloso anche con il piede debole. Dopo la grande stagione in Salento ha attirato l’attenzione di importanti squadre di Serie A come Torino e Sassuolo.

10. Alessio Zerbin (Frosinone)

Centrocampista offensivo del Frosinone, ma di proprietà del Napoli, si è messo in luce durante questo campionato di Serie B collezionando ben 9 gol e 3 assist seppur fosse la sua prima esperienza nel campionato cadetto. Purtroppo non è riuscito a raggiungere i playoff con la maglia ciociara ma la sua stagione è stata certamente positiva visto anche il recente esordio in maglia azzurra contro l’Ungheria.

11. Massimo Coda (Lecce)

Nato in provincia di Salerno nel 1988 si è dimostrato, ancora una volta, grande Bomber di categoria grazie alle 22 reti stagionali. Con le sue giocate e con la sua voglia ha trascinato, a suon di reti, la squadra di Mister Baroni in Serie A. Qualche giorno fa ha ricevuto un’importante offerta dalla neopromossa in B Modena ma proverà,come è giusto che sia, a giocarsi le proprie chance nella massima serie.

Ginnastica artistica

di Gaia De Simone e Simona Perruccio, 4ALS-5ALS

Aprile 2022

Si rimane sempre sbalorditi nel guardare in televisione tutte quelle ginnaste e quei ginnasti che volteggiano nell’aria con apparente facilità. Si tratta della ginnastica artistica. Essa nasce moltissimi anni fa e le origini si possono ritrovare in diverse culture, quali quella egizia e micenea. Nell’antica Grecia questa disciplina venne messa in atto dai Dori, anche se per ‘ginnastica artistica’ intendevano tutte quelle discipline legate alla lotta, al pugilato, all’atletica leggera. I Romani invece la disprezzavano poiché ritenuta una disciplina propria degli schiavi o degli stranieri e perché erano schivi nel mostrarsi nudi davanti ad un pubblico. La vera e propria ginnastica si sviluppa nel diciannovesimo secolo con esercizi quali la corsa o il salto. F.L. Jahn inaugurò a Berlino la prima palestra pubblica, introducendo anche l’uso degli attrezzi, mentre in Germania Adolf Spiess promosse la ginnastica collettiva. Entrambi posero le basi per ciò che noi ad oggi consideriamo ginnastica artistica moderna (sistema Jahn/Spiess). In Italia dal 1830 al 1860 nacquero diverse associazioni ginniche che diedero vita alla Federazione Ginnastica d’Italia, trasformata dodici anni dopo in Federazione Internazionale di Ginnastica. Al giorno d’oggi la ginnastica artistica si divide in maschile e femminile; la prima prevede sei specialità: il corpo libero, il volteggio, le parallele simmetriche, il cavallo, gli anelli e la sbarra; quella femminile, invece, ne prevede quattro: il corpo libero, il volteggio, le parallele asimmetriche e la trave. Ci troviamo di fronte ad atleti che mantengono uno stile di vita equilibrato e allenamenti intensi, che servono a sviluppare determinate caratteristiche quali coordinazione, equilibrio, velocità, dinamismo, mobilità articolare. Per quanto riguarda i metodi di competizione le Olimpiadi e i Mondiali sono suddivisi in quattro sezioni in giorni diversi: qualificazioni, finale a squadre, finale individuale e finali ad attrezzo. Nelle qualificazioni i ginnasti vanno ad esibirsi con la propria nazionale su tutti gli attrezzi e al termine di questa giornata non vi sarà una medaglia, essa servirà solamente a capire quali squadre potranno partecipare alla finali a squadre (solamente 8), quali atleti potranno partecipare alle finali individuali (soltanto 24) e quali alle finali ad attrezzo (i primi 8). Il metodo di gara è il 5-4-3 , cinque ginnasti per ogni squadra, quattro gareggiano su ogni attrezzo e verranno presi in considerazione i migliori tre punteggi. Anche durante la finale a squadre i ginnasti gareggiano su tutti gli attrezzi. Secondo i punteggi di questa sezione si andranno ad individuare le squadre che saliranno sul podio. Qui il metodo di gara è il 5-3-3. Nella finale individuale, invece, gli atleti gareggiano individualmente su ogni attrezzo, i punteggi verranno poi sommati e i tre ginnasti col punteggio totale migliore verranno premiati. In questa parte della gara soltanto due atleti per squadra potranno partecipare, per la regola “two-per-country”, introdotta nel 2004, per evitare che i podi fossero tutti dominati dalle nazioni più forti. E infine, nelle finali ad attrezzo gareggiano soltanto gli atleti che si sono qualificati con i primi otto punteggi in ogni attrezzo, anche qui vi è la regola del "two-per-country" (regola valida solo per le Olimpiadi e i Campionati Mondiali). Esistono anche dei limiti d’età per gareggiare a livello nazionale, sono infatti obbligatori gli 8 anni. Successivamente gli atleti vengono suddivisi in categoria junior per i più piccoli e senior per i più grandi. Solo i ginnasti appartenenti a quest’ultima sezione possono partecipare alle Olimpiadi o ai Mondiali. In generale l’età è sempre stata una delle regole più controverse della ginnastica, spesso contestata e dibattuta da allenatori e ginnasti e proprio per questo motivo dagli anni Ottanta sono stati numerosi i casi di falsificazione d’età. Infine per quanto riguarda i punteggi, essi sono stabiliti dal CdP (Codice dei punteggi), che viene aggiornato ogni 4 anni, subendo piccole o medie modifiche. Nella ginnastica artistica esistono sanzioni, ammonizioni ed espulsioni, anche molto rigide, e tra le tante regole troviamo, per esempio, il divieto per gli allenatori di parlare, fare gesti o urlare durante l’esercizio o anche il divieto di discutere durante la competizione con giudici o persone esterne al campo gara.

Il fallimento del Catanzaro

di Salvatore Gullì e Gianpaolo Oliverio, 4ALS

Aprile 2022


Passano gli anni, le squadre cambiano, ma la storia resta sempre la stessa: il Catanzaro disputa una buona stagione accedendo ai play-off e puntualmente riesce a perdere nella fase ad eliminazione. Anche quest’anno è andata così. Il Catanzaro ha macinato punti durante tutta la stagione, arrivando al secondo posto con 67 punti, uno in più dell’appena rinnovato Palermo e tre in più dell’Avellino. L’unico ostacolo per i calabresi è stato il Bari, che aveva una squadra fin troppo pronta per la Serie C. Nonostante i risultati poco convincenti degli anni precedenti, i tifosi giallorossi avevano ritrovato la speranza, credendo in una possibile vittoria dei play-off, che avrebbero permesso alla squadra di accedere al campionato di Serie B. Grazie all’alto posizionamento conseguito a fine stagione, il Catanzaro si è ritrovato già ai quarti di finale della fase ad eliminazione e avrebbe avuto come avversario la squadra vincente tra Monopoli e Cesena. È il Monopoli che passa ai quarti di finale contro il Catanzaro. I tifosi calabresi credevano che la squadra potesse passare il turno facilmente e così è stato, con i giallorossi che si impongono per 3-1, sommando la partita d’andata e quella di ritorno. L’entusiasmo era alle stelle, con il Catanzaro che si trovava tra le quattro semifinaliste e doveva giocarsi l’accesso in finale contro il Padova. A questo punto accade ciò che i tifosi temono di più: dopo un pareggio in casa il Catanzaro non riesce a imporsi in trasferta e perde 1-0, rientrando con tantissima delusione e il morale distrutto. Ai tifosi giallorossi non resta che aspettare l’inizio della prossima stagione e sperare che la squadra raggiunga il primo posto, cosicché possa accedere direttamente alla Serie B, dato che l’opzione dei play-off non sembra conveniente dopo tutto ciò.

Michael Jordan

di Gaia De Simone e Simona Perruccio, 4ALS-5ALS

Marzo 2022

Michael Jeffrey Jordan è un ex cestista ed ex giocatore di baseball statunitense e ad oggi presidente della squadra degli Charlotte Hornets di pallacanestro. Nasce a New York il 17 febbraio 1963, nel quartiere di Brooklyn, dove i suoi genitori si erano appena trasferiti. È il quarto di cinque fratelli e poco dopo la sua nascita l’intera famiglia dovette trasferirsi nuovamente, scegliendo la Carolina del Nord, a Wilmington. Da quel momento in poi i genitori cominciarono ad avere un rapporto diverso con lui, soprattutto suo padre che divenne molto più duro e autorevole ma questo suo atteggiamento spinse Michael ad affrontare la vita con forte determinazione e a migliorarsi sempre di più. A 26 anni si sposò con Juanita Vanoy ed ebbero tre figli insieme: Jeffrey, Marcus e Jasmine. Purtroppo il matrimonio non terminò nel migliore dei modi, infatti nel 2006 i due ottennero il divorzio. Successivamente si risposò con Yvette Prieto e dalla loro unione vennero alla luce altre due bambine: Victoria e Ysabel. Nel 1999 venne eletto “il più grande atleta nordamericano del XX secolo” per le sue doti fisiche e le caratteristiche tecniche: un’altezza di 198 cm e un peso di 98 kg, eccellente nel crossover e con una rapidità di movimento eccezionale, un’ottima abilità a rimbalzo, nel tiro libero e soprattutto un’immediata comprensione delle tattiche di gioco, tutte competenze che iniziò a possedere fin da adolescente. Frequentò infatti la Emsley A. Laney High School non eccellendo negli studi, così cominciò ad impegnare tutte le sue energie nello sport praticando baseball, football americano e pallacanestro. Inizialmente si dedicò al baseball come lanciatore della squadra, ma il suo fisico piuttosto gracile e quindi la sua ridotta fisicità non gli permisero di farlo con le giuste energie, perciò abbandonò dedicandosi al football. Anche in questo campo sembrava ottenere buoni risultati, fino ad un primo infortunio che lo costrinse a fermarsi. Dopo essersi ripreso la sua attenzione si rivolse alla pallacanestro, debuttò con la Laney High School Buccaneers e tentò di entrare nella prima squadra, ma ancora troppo acerbo fu escluso. Quest’episodio servì a farlo migliorare e a crescere sia tecnicamente che fisicamente, infatti all’inizio del suo quarto anno, dopo aver raggiunto i 190 cm, venne accettato nella prima squadra. Le ultime due stagioni furono per lui motivo di riscatto e di crescita, in quanto riuscì a portare la Laney a livelli molto alti. Successivamente agli studi liceali scelse, tra le tante offerte di college, l’University of North Carolina, guidata da Dean Smith. I primi momenti furono difficoltosi poiché dovette confrontarsi con la forte personalità di Smith e soprattutto con grandi giocatori con i quali inizialmente entrò in competizione, ma successivamente instaurò una buona convivenza e un’alchimia sportiva che portò la squadra ad essere tra le migliori del periodo. Nella finale per il titolo di NCAA Jordan mise a segno il punto vincente, davanti a 61612 spettatori e tifosi, che da quel momento iniziarono a considerarlo un’eccellenza. I suoi anni alla University procedettero tra alti e bassi e si conclusero con la decisione di Michael di lasciare il college un anno prima, per dedicarsi ad altre competizioni. Nell’estate del 1984 fu convocato nella nazionale USA per la tredicesima Olimpiade a Los Angeles, dove arrivò un oro per loro, con 8 vittorie su 8 e Jordan venne nominato miglior realizzatore. Nello stesso periodo la Nike, azienda di scarpe dell’Oregon, che aveva bisogno di nuove idee, volle scommettere su di lui, lanciando una nuova linea di scarpe, che presero il nome di Air Jordan appunto. Giocò per diversi club conseguendo risultati da non credere, nel 1993 però, dopo l’assassinio del padre, decise di ritirarsi affermando di essere all’apice della sua carriera. Nella cerimonia ufficiale del suo addio venne eretta per lui una statua con la scritta: “The best there ever was, the best there ever will be”. Dopo qualche anno cominciò a circolare la voce che Michael fosse intenzionato a tornare in campo e così fece, giocando con i Bulls: questa era la dimostrazione che la passione per lo sport era troppo forte. Jordan continuò ad essere il grande Mike di sempre fino al 2003, anno della sua ultima stagione che terminò con il suo definitivo ritiro.

Pierpaolo Bisoli e la missione salvezza

di Salvatore Gullì e Gianpaolo Oliverio, 4ALS

Marzo 2022


Il Cosenza, retrocesso in Serie C, dopo la sconfitta per 2-0 a Pordenone il 10 maggio 2021, veniva ripescato ad inizio agosto nel campionato cadetto a causa del fallimento del Chievo Verona.

In quel momento la rosa dei rossoblu vedeva soltanto sette giocatori sotto contratto visto che il Patron Guarascio, seppur alla quarta stagione in Serie B, optò per un calciomercato incentrato su tanti calciatori in prestito piuttosto che investire su calciatori di categoria, offrendo loro biennali e triennali. Allo stesso modo avevano sempre fatto altre squadre ma, nella prima partita stagionale a Firenze, gara valevole per i 32esimi di finale di Coppa Italia, il nuovo tecnico Marco Zaffaroni fu costretto a schierare sei giocatori provenienti dalla squadra primavera. Ovviamente a trionfare in quella calda serata estiva fu la Fiorentina che si impose con un secco 4-0.

Nei giorni successivi il DS Goretti riuscì ad ingaggiare Rigione e Vaisanen, due giocatori appena svincolatisi dal Chievo Verona dopo il fallimento, e un giovane attaccante proveniente dalla Fiorentina: Gabriele Gori. Qualche ora prima di scendere in campo ad Ascoli, per la prima gara di campionato, il Cosenza ufficializzò l’acquisto di Caso e Vallocchia anche se alla fine non riuscì ad uscire indenne dal Del Duca a causa del gol di Bidaoui che condannò i lupi alla sconfitta.

Qualche giorno dopo arrivarono a Cosenza giocatori importanti come: Palmiero, Situm, Millico, Djavan Anderson e Pandolfi. E’ anche grazie a loro che il Cosenza nelle successive sette partite collezionava undici punti portandosi al nono posto. Successivamente però la squadra di Zaffaroni si trovò ad affrontare un periodo molto complesso, perse in trasferta con Lecce e Benevento e in casa con Reggina e Spal. L’ennesima sconfitta casalinga contro la Cremonese sancì l’esonero del tecnico milanese e il ritorno di Roberto Occhiuzzi. Tuttavia cambiò poco in quanto il tecnico Cetrarese conquistò soltanto quattro punti in sette gare, allontanando la squadra dall'obiettivo salvezza: anche per lui l’esonero fu inevitabile.

Fu così che la società scelse di affidare la guida tecnica a Pierpaolo Bisoli, ex calciatore di Brescia e Cagliari nato a Porretta Terme nel 1966, che, dopo le precedenti avventure a Cesena, Padova e Cremona, arrivava ad allenare per la prima volta in una squadra del Sud. Si presentò ai suoi nuovi tifosi con la frase “Non prometto vittorie ma vi posso assicurare che tutti i giocatori del Cosenza usciranno da qualsiasi partita con la bava alla bocca” riuscendo a portare quell’entusiasmo che nelle ultime settimane si era un po' perso. Esordì con una sconfitta al Sinigaglia di Como e con un 3-3 nel derby contro il Crotone. Qualche giorno dopo nello scontro salvezza giocato in casa contro l’Alessandria, seppur passato in svantaggio, riuscì a ribaltare il risultato da 0-1 a 2-1 conquistando tre punti davvero pesanti. Seguirono due sconfitte consecutive a Frosinone e a Terni ma soprattutto un amarissimo pareggio interno contro la capolista Lecce, subendo il gol del pareggio a soli due minuti dal termine del match. Molto criticato, dopo le sconfitte subite contro Reggina, Parma e Monza e il pareggio in trasferta a Ferrara, Bisoli non si diede per vinto ma, al contrario, iniziò a motivare i suoi calciatori come non aveva mai fatto dando un forte segnale all’ambiente. Nella successiva sfida casalinga contro il Benevento non vi era alternativa alla vittoria.

Quella sera il Cosenza era caratterizzato da molte assenze di calciatori importanti come Laura, Millico e Idriz Voca e solo pensare di battere una corazzata come il Benevento era impensabile anche per i tifosi solitamente più ottimisti. Iniziata la partita, il Cosenza fu molto propositivo in avanti, sciupò un’occasione con Caso che, trovatosi solo davanti all’estremo difensore sannita, scivolò al momento della conclusione a rete. Anche il Benevento sprecò un’opportunità per portarsi sullo 0-1 con Diego Farias che, da posizione molto favorevole, spediva la palla in curva. Nella ripresa fu il Benevento a prendere l’iniziativa riuscendo a schiacciare il Cosenza nella propria metà campo ma non sfruttò, prima con Acampora e poi con Gaetano Letizia, le occasioni per sbloccare la partita. Sembrava una partita destinata allo 0-0, ma al minuto 87’ Giuseppe Caso in contropiede conquistò un calcio d’angolo. Dalla bandierina il giovane Florenzi disegnò una traiettoria deliziosa per la testa del solito Michele Camporese che a tre minuti dal termine portò quindi il Cosenza in vantaggio facendo esplodere di gioia il San Vito-Gigi Marulla. Al minuto 94’, dopo il brivido per la traversa presa da Brignola in pieno recupero, l’arbitro Sozza fischiava la fine della gara sancendo i tre punti per i silani. Con questo risultato il Cosenza si portava a 28 punti ad una sola lunghezza dall’Alessandria. La squadra di Bisoli è ora attesa dall’impegno in trasferta a Cremona, non sappiamo se il Cosenza riuscirà nell’impresa della salvezza ma di certo va dato al tecnico di Porretta Terme il merito di essere stato di parola quando diceva “che la squadra avrebbe dato tutto fino alla fine”.

Gregorio Paltrinieri

di Gaia De Simone e Simona Perruccio, 4ALS-5ALS

Febbraio 2022

Gregorio Paltrinieri nasce a Carpi il 5 settembre 1994. Sin da piccolo si avvicina al mondo del nuoto, diventando di lì a poco uno dei migliori nuotatori degli ultimi tempi. Inizialmente si specializza nella rana, dopo, all'età di dodici anni, passa allo stile libero e nel 2011 ottiene le prime medaglie in gare nazionali. All'età di diciassette anni vince il suo primo titolo italiano. Di seguito partecipa ai Giochi Olimpici di Londra 2012 e arriva quinto; ai Mondiali di Kazan 2015 conquista il suo primo record mondiale lasciando tutti a bocca aperta. Dopo tali vittorie, Gregorio Paltrinieri è ormai leggenda. L'anno dopo partecipa ai Giochi Olimpici di Rio 2016 dove vince la medaglia d'oro, diventando così il quarto italiano nella storia a vincere un oro olimpico nel nuoto. Alle Olimpiadi di Tokyo 2021 si aggiudica la medaglia d’argento negli 800 metri, ma nei suoi traguardi figurano anche 4 ori mondiali e 11 ori europei. Per il campione il 2021 non è un anno facile, rischiando anche la partecipazione alle Olimpiadi. A fine giugno contrae la mononucleosi, sia le tempistiche, sia i sintomi, mettono in serio dubbio la sua partecipazione alle Olimpiadi. Paltrinieri però, riesce a guarire in breve tempo, nonostante le sue condizioni fisiche non siano delle migliori. La malattia lo depotenzia, cambiando le aspettative di tutti gli azzurri, come lui stesso ha dichiarato:

"La malattia ha cambiato le carte. Purtroppo, queste cose sfuggono al nostro controllo. Sono stato un mese fermo e credo che la maggior parte delle persone al posto mio avrebbero rinunciato per recuperare. Ma adesso sono qui e me la gioco, consapevole che non ho molte aspettative”. Accompagnato da un grande coraggio, Paltrinieri gareggia al massimo riuscendo a conquistare, se pur di pochissimo, la finale degli 800 metri stile libero. Gregorio Paltrinieri ha comunque portato in alto il nome dell'Italia in queste Olimpiadi, solo mantenendo ugualmente la forza di gareggiare, nonostante il suo stato di salute. Il nuoto è la sua vita, e come ha affermato lui stesso più volte, continuerà a rimanere il grande campione che è, conquistando sempre più titoli e portando l'Italia in alto, lì dove merita. "Sono molto competitivo, più che con gli altri con me stesso. Mi pongo dei limiti, cerco di raggiungerli e superarli. Evito ogni tipo di distrazione, resto concentrato sulla gara. Non mi faccio contagiare dalle ansie di campioni irraggiungibili o dai risultati degli altri. Quando nuoto io surfo sull’onda che creo. […] Capita alcuni giorni che non mi sento bene e mi sembra di sprofondare nell’acqua: invece sto solo nuotando normale. Quando sto veramente bene sento di essere due spanne sopra l’acqua: mi sembra di volare sull’acqua". (Gregorio Paltrinieri).

La favola dell'A.S.D. Domenico Aspro

di Salvatore Gullì e Gianpaolo Oliverio, 4ALS

Febbraio 2022


Qualche mese fa avevamo deciso di comporre un articolo sul nuovo percorso che gli ex-giocatori del Chiaravalle Calcio avevano intrapreso, seguendo il Mister Nicola Mantello fino a Cardinale, dove era appena stata formata la squadra degli allievi (Under 17) che avrebbe partecipato ai campionati provinciali. In questo momento alla squadra mancano soltanto due partite per terminare il campionato e con 39 punti conquistati in 13 partite (senza perdere nemmeno una partita) si ritrova in testa alla classifica sia con il miglior attacco, con ben 84 gol fatti, che con la migliore difesa, subendo solo 14 gol. Continuando con questa striscia positiva la squadra accederebbe direttamente alla fase ad eliminazione per poter partecipare al campionato regionale, affrontando la vincitrice dei playoff del girone B, che al momento vede l’Academy Girifalco in testa con gli stessi punti della Domenico Aspro, ma con una partita in più che è stata persa. La squadra si è adattata fin da subito al gioco del Mister Mantello e non ha mai deluso durante tutto il campionato, dominando ogni partita e vincendo anche dopo 90 minuti. La società, che si è fatta notare per i risultati, ma anche grazie allo spirito di squadra e al gruppo che si è formato, ha ricevuto un defibrillatore portatile da parte del consigliere regionale Ernesto Alecci, il cui obiettivo è stato quello di far capire quanto questo strumento sia importante nell’ambito sportivo: “Ho raccolto con piacere un’importante sollecitazione del territorio donando un defibrillatore portatile all’ASD Domenico Aspro; come è successo a giugno, nel caso del malore di Christian Eriksen durante la partita degli europei Danimarca – Finlandia, la presenza di un defibrillatore facile da trasportare può risultare fondamentale in caso di emergenza”. Ora non bisogna fare altro che assistere e supportare la squadra durante queste ultime partite e, sperando vada tutto per il meglio, durante la fase ad eliminazione per accedere al campionato regionale.

Djokovic

di Gaia De Simone e Simona Perruccio, 4ALS-5ALS

Gennaio 2022

Novak Đoković nasce a Belgrado, il 22 maggio 1987, da padre serbo Srđan Đoković e madre croata Dijana Žagar, e, a quanto pare, non è l’unico tennista in famiglia. I suoi due fratellini infatti sembrano aver intrapreso la sua stessa strada ottenendo anche loro discreti risultati. La passione per il tennis comincia a soli sei anni: in quel periodo viveva a Kopaonik, in Serbia, dove i genitori gestivano un ristorante, ed è proprio davanti a questo locale che iniziano a costruire dei campi da tennis. I lavori proseguono speditamente e una volta finiti, arriva in città una importante allenatrice e donna di cultura, Jelena Genčić, la quale vedendo tutti i giorni il giovane osservare gli allenamenti, gli propone di provare. Subito Jelena si rende conto della sua propensione per questo particolare sport, tanto da definirlo “bambino prodigio” e convince i genitori ad assecondarlo, perché vede in lui un grande talento. Đoković nutre ancora oggi un’enorme gratitudine verso la famosa allenatrice, per averlo formato, non solo nel tennis ma anche in altri campi, infatti diventerà la sua insegnante di letteratura e musica e proseguirà con lei gli allenamenti anche durante i bombardamenti di Belgrado nella guerra di Yugoslavia. Nel 2014 sposa Jelena Ristić, la sua fidanzata fin dall’infanzia, con la quale avrà due figli Stefan e Tara. A soli 14 anni esordisce giocando la Coppa Davis Junior per la Jugoslavia, la più importante competizione mondiale under 16; negli juniores otterrà 40 vittorie e 11 sconfitte, qualificandosi così agli Australian Open junior del 2004, ma già nel 2003 era diventato un professionista, debuttando a Monaco, a Belgrado, a Bucarest ed entra nei primi 200 del mondo. Nel 2005 partecipa agli Australian Open e riesce ad arrivare tra le prime posizioni, ma dovrà scontrarsi successivamente con Marat Safin, il numero quattro al mondo, che darà a Novak una pesante sconfitta. A Sanremo ottiene una grande vittoria sull’italiano Francesco Aldi, qualificandosi per la prima volta al Roland Garros, qui supera la prova con Robby Ginepri, ma nella gara con Guillermo Coria dovrà ritirarsi per alcuni problemi muscolari. Grazie ai suoi significativi risultati, entra nei primi 100 della classifica ATP. Negli anni successivi dovrà affrontare diversi alti e bassi, dimostrando sempre le sue grandi potenzialità, fino ad arrivare al 2015, quando vince gli Australian Open per la quinta volta e partecipa al torneo di Miami, ​qualificandosi al Monte-Carlo Rolex Masters, dove si sfiderà con il suo grande avversario, Rafael Nadal, per la 43esima volta, uscendone vincente nuovamente. Il 2015 prosegue a gonfie vele e anche il 2016 sembra andare per il verso giusto, mentre l’anno seguente sembra essere il peggiore tra tutti. Consegue infatti diversi insuccessi agli Australian Open, agli Indian Wells, al Master 1000 di Madrid, sconfitte su sconfitte, sulle quali riuscirà a trovare le sue rivincite negli anni successivi. Il 5 gennaio 2022 viene fermato alle frontiere di Melbourne dalla polizia, dove si era recato per partecipare ai famosi Australian Open, ma si scoprono numerose irregolarità per quanto riguarda il suo ingresso, poiché non vaccinato al Covid ed è costretto a lasciare il Paese.​

Il calcio perde Gianni di Marzio

di Salvatore Gullì e Gianpaolo Oliverio, 4ALS

Gennaio 2022


Lo scorso 22 gennaio è morto a Padova Gianni Di Marzio, uno dei più grandi allenatori italiani degli anni ‘80 e padre del noto giornalista Gianluca. La Calabria lo ricorda come allenatore in due piazze molto importanti quali Catanzaro e Cosenza. Nato a Napoli nel 1940, inizia ad allenare in Serie C l’Internapoli, subentrando ad Arnaldo Sentimenti, per poi passare nel 1971 alla Nocerina e nel 1972 alla Juve Stabia. Due anni più tardi viene chiamato sulla panchina del Catanzaro, dove perde la finale playoff per la promozione in A contro l’Hellas Verona, per poi essere promosso nella massima serie la stagione successiva. Dal 1977 al 1979 allena il Napoli, la squadra della sua città, perde contro l’Inter la finale di Coppa Italia ma ottiene un quinto posto in classifica e di conseguenza la qualificazione alla Coppa UEFA. Una volta insediatosi sulla panchina partenopea, parte subito alla volta dell’Argentina per poter seguire più da vicino alcuni giocatori partecipanti al Mondiale. In quell’occasione Di Marzio scopre subito il talento, non di un giocatore qualunque, ma di un certo Diego Armando Maradona che all’epoca militava nella polisportiva Argentina Juniors. Prova a portarlo subito a Napoli (sei anni prima rispetto al suo effettivo arrivo) ma viene ostacolato da Ferlaino, ex direttore sportivo del Napoli, che, a differenza sua, non optava per una campagna acquisti incentrata sui giovani ma su giocatori più esperti. Allena poi Genoa e Lecce in B mentre nella stagione 1982-1983 porta il Catania in Serie A, ma qualche mese dopo verrà esonerato e sostituito dal collega Fabbri. Nel 1988 riporterà, a distanza di ventiquattro anni, il Cosenza in Serie B a seguito di uno splendido campionato. Dopo un breve ritorno a Catanzaro, viene richiamato sulla panchina del Cosenza nel 1990, riuscendo a salvare la squadra grazie al pareggio per 0-0 contro la Triestina, per poi essere sostituito da Reja a Novembre. Con il Cosenza Calcio lavora anche come direttore sportivo, così come per il Venezia di Maurizio Zamparini, mentre collabora per 5 anni con la squadra inglese del Queens Park Rangers in qualità di consulente di mercato. Si aggiudica vari premi come il “ Seminatore d’oro” per ben due volte con la Nocerina nel 1972 e successivamente con il Catanzaro nel 1975. Gianni Di Marzio, oltre ad esser stato un grande allenatore, è considerato un esempio di correttezza, rispetto e professionalità. E’ stato un uomo che ha dedicato la vita al calcio e, come ha dichiarato il figlio nel giorno dell’ultimo saluto, ha parlato di calcio sino alla fine, ha parlato di amici allenatori e di giovani talenti, proprio lui che di talenti evidentemente si intendeva e non poco. Il 22 gennaio lo sport perde non solo Gianni Di Marzio ma anche un piccolo frammento del calcio italiano.

2021: vittorie, sogni, emozioni

di Gaia De Simone e Simona Perruccio, 4ALS-5ALS

Dicembre 2021

Si sa, lo sport è sempre stato ricco di momenti unici ed indimenticabili, non solo per i grandi tifosi e sportivi, ma anche per una Nazione che ha visto nel 2021 un anno di successi per quanto riguarda questo mondo. Proprio l'Italia è stata protagonista di numerosi eventi sportivi che l'hanno portata a rivelarsi ancora più grande, in un periodo storico di certo particolare e difficile per tutti. Ci siamo distinti in tutto, dal calcio al volley, dal tennis al taekwondo.


EUROPEI: "L'Italia è Campione d'Europa", questa frase ha accompagnato tutti gli italiani per un'estate intera. Nessuno dava la nostra Nazionale come favorita, anzi, si pensava al peggio. Eppure il calcio è fantastico a tal punto da riuscire a far alzare quella coppa così importante al capitano Giorgio Chiellini l'11 luglio, facendo vivere a grandi e piccini un sogno e una notte magica.


TENNIS: Matteo Berrettini arriva in finale a Wimbledon. Questa è stata la prima finale per un italiano. Si trova contro il campione Novak Djokovic che avrà la meglio sul match. Ma, nonostante ciò, Berrettini, ha lasciato il segno e ha aggiunto un bellissimo capitolo alla storia del tennis italiano.


OLIMPIADI DI TOKYO: Vito Dell'Aquila (taekwondo), il giorno dopo la cerimonia d'apertura, conquista la prima medaglia d'oro per l'Italia; pochi giorni dopo arriva la prima medaglia olimpica anche per il canottaggio. A conquistarla sono due ragazze lombarde, Federica Cesarini e Valentina Rodini; Gianmarco Tamberi con il salto in alto, trionfa con la medaglia d'oro. Lo stesso giorno di Tamberi, ossia il primo agosto, Marcell Jacobs è il primo italiano a giocare la finale dei 100 metri di atletica trionfando con l'oro; due giorni dopo vediamo protagonista la vela, un'altra medaglia storica in quanto è il primo oro olimpico misto. I protagonisti sono Caterina Banti e Ruggero Tita; il giorno dopo l'Italia vince l'oro nell'inseguimento a squadre del ciclismo su pista; il 5 agosto Massimo Stano trionfa con la medaglia d'oro nella 20 km di marcia e nello stesso sport trionfa anche Antonella Palmisano; il 6 agosto, il siciliano Luigi Busà, porta a casa la medaglia d'oro nella specialità di Kumite di Karate; infine l'Italia trionfa anche con l'oro della 4x100. Le Olimpiadi hanno visto la nostra nazione trionfare anche con argenti e bronzi.


PARALIMPIADI: l'Italia trionfa anche qui con 14 medaglie d'oro, 29 argenti e 26 bronzi.


VOLLEY: il 4 settembre la squadra italiana di volley femminile vince l'europeo. Qualche settimana dopo, il 19 settembre, trionfa anche il volley maschile.


Insomma l'Italia ha lasciato il segno, facendoci vivere un sogno così grande. Il 2021 lascerà nel cuore degli italiani un'emozione indescrivibile, che sarà parte di noi e che ricorderemo per sempre.



"Teso oltre il limite,

il corpo dell’atleta corre e vola in alto,

verso l’alloro del premio,

nel diagramma del record,

dentro il libro degli eroi,

mentre lo spettatore stregato dall’impresa,

un poco si sente il suo sosia mancato." (Fabrizio Caramagna)

Le divise più importanti della storia del Catanzaro

di Salvatore Gullì e Gianpaolo Oliverio, 4ALS

Dicembre 2021

Dalla metà del secolo scorso i tifosi catanzaresi hanno avuto la fortuna di poter vedere la loro squadra indossare alcune delle divise più belle del panorama italiano. In questo articolo mostreremo la divisa più importante, raccontando la sua storia. Si tratta della divisa indossata nella stagione 1970-1971, la dodicesima consecutiva in Serie B. Dopo il ripescaggio nel ‘58, la squadra si avvia con lo stesso obiettivo, ovvero quello di ottenere una salvezza tranquilla, invece i giallorossi, allenati da Gianni Seghedoni, giungono, dopo un'importante cavalcata nel girone di ritorno, agli spareggi per la promozione nella massima serie. Il 27 giugno 1971 allo Stadio San Paolo di Napoli si gioca la terza e ultima giornata del girone tra le tre squadre arrivate a 47 punti, di cui solo due hanno la possibilità di salire in Serie A. Alla fine dei giochi rimane lo spareggio tra Catanzaro e Bari per assegnare l'ultimo posto disponibile nella massima serie. La partita termina 1-0 per il Catanzaro con un gol all'80' di Angelo Mammì. A fine gara i festeggiamenti sembrano quelli di un carnevale di Rio, con l'intera città di Catanzaro impazzita e ubriaca di felicità ed entusiasmo. Anche a Cosenza e a Messina, nonostante la forte rivalità, si registrano scene di entusiasmo per il trionfo dei giallorossi. A Catanzaro nel Corso Mazzini viene eretta in pochissime ore una gigantesca lettera "A" per mostrare subito il supporto della città alla propria squadra, che ha compiuto una delle imprese più grandi nella storia del calcio calabrese. Nello stesso mese il comune di Catanzaro intraprende i lavori di ristrutturazione dello stadio, in modo da renderlo idoneo a contenere tutti i tifosi, che mai come in questo momento sono pronti a supportare la squadra. La storia della divisa del ‘71 è probabilmente quella più singolare nella storia del calcio calabrese e guardando i risultati odierni delle nostre squadre si può affermare che rimarrà ancora la più importante per molti anni.

Pallone d'oro Lionel Messi

di Gaia De Simone e Simona Perruccio, 4ALS-5ALS

Novembre 2021

Il 2020 è stato un anno decisamente particolare per tutti, segnato da una drammatica pandemia. L’emergenza sanitaria ha toccato anche il mondo dello sport, che non ha tenuto, in quell’anno, la premiazione del Pallone D’oro, strappato dalle mani di Lewandowski. Il Pallone D'Oro è il trofeo più ambito da ogni calciatore, vincerlo significa essere il miglior giocatore dell'anno, per la carriera, per il fair play, per le doti tecniche e per il carisma, significa essere il simbolo del calcio stesso. La cerimonia quest'anno si è tenuta il 29 novembre a Parigi e ha visto vincitore Lionel Messi per la settima volta. Alle spalle dell'argentino si è situato il centravanti del Bayern Monaco Robert Lewandowski, premiato come miglior attaccante. La migliore giocatrice per la categoria femminile è la centrocampista del Barcellona Alexia Putellas. Sul podio sale anche Jorginho, campione d'Europa con gli azzurri e vincitore della Champions League col Chelsea. Quarto Benzema, quinto Kanté, sesto Cristiano Ronaldo, settimo Mo Salah, ottavo De Bruyne, nono Mbappé, decimo Donnarumma che si aggiudica il premio come miglior portiere e a seguire il resto dei numerosi campioni. La vittoria di Messi ha però creato polemiche a non finire, è stata addirittura definita uno scandalo. Il calciatore argentino, nel 2021, ha vinto la Copa America, trofeo che l'Argentina non vinceva dal 1993, ma che secondo giornalisti e calciatori non poteva essere assegnato a Lionel in quanto premio tanto ambito; con il Barcellona ha solo vinto la Coppa del Re e ha ricevuto il titolo di capocannoniere della Liga, mentre con il Psg ha fatto ben poco. Per molti professionisti del calcio tale riconoscimento avrebbe dovuto riceverlo Jorginho, vincitore della Champions e degli Europei, oppure Lewandowski, che con il Bayern da due anni ha riempito i suoi scaffali di trofei e ha segnato a raffica; anche Benzema con il Real Madrid sta dando il meglio delle sue potenzialità. Lo stesso Messi ha riconosciuto le qualità degli altri giocatori, ma è stato comunque grato ed orgoglioso del premio che l'ha visto diventare per la settima volta "Miglior Giocatore dell'Anno". "Ringrazio i miei compagni di squadra del Barcellona e ora del PSG, ringrazio la mia famiglia, mia moglie, i miei figli, i miei fratelli. E' un onore per me aver lottato con Lewandowski perché credo che avrebbe meritato il Pallone d'Oro". (Lionel Messi)

La nuova A.S.D Domenico Aspro

di Salvatore Gullì e Gianpaolo Oliverio, 4ALS

Novembre 2021


Anche gli amori più belli e romantici possono finire, spesso per i motivi più impensabili. La fine di un amore può portare a sentimenti contrastanti, sicuramente dolorosi, ma è necessario guardare avanti cercando di conservare i bei momenti che meritano di essere ricordati. Così è stata costretta ad agire la generazione 04/05 di Chiaravalle Centrale, che dopo anni con la squadra locale si è dovuta trasferire a Cardinale, nella A.S.D. Domenico Aspro, formata da poco in onore dell’ex vicesindaco di Gagliato, un piccolo comune delle Preserre catanzaresi, morto il 26 giugno 2017 a causa di un infarto che non gli ha lasciato scampo. Il gruppo squadra di Chiaravalle si forma nel 2013, quando alcuni bambini iniziano il loro percorso nella categoria dei “Piccoli Amici”. Negli anni il gruppo comincia ad allargarsi: partecipa al “Torneo Minerva” nella stagione 2018/19, vince un girone provinciale nella stagione 2019/20 (la squadra fu viene nominata vincitrice solo un anno dopo per l’interruzione del campionato a causa del COVID-19) e sfiora la partecipazione al campionato regionale nella stagione 2018/19, perdendo 3-0 in semifinale contro il Pianopoli dopo aver battuto il Montepaone per 3-2 nei quarti di finale. Dopo un anno di inattività a causa della pandemia, il mister Nicola Mantello decide di scendere in seconda categoria iniziando ad allenare il Gasperina, ma, in accordo con Giuliano Roso, fonda l’A.S.D. Domenico Aspro, che ha sede a Gagliato ma usa il campo di Cardinale, e riesce a convincere l’intero gruppo a seguirlo in questa nuova avventura. Ora la squadra si ritrova a giocare un campionato provinciale con l’obiettivo di vincerlo a tutti i costi, con alcuni nuovi arrivi (e ritorni) e un paio di partenze, contando anche su un gruppo di ragazzi che non può giocare a causa di qualche anno in più che non glielo permette, ma che ha deciso ugualmente di seguire il mister Mantello. La stagione dell’A.S.D. Domenico Aspro è iniziata nel migliore dei modi con una vittoria in casa per 2-0 e una vittoria per 3-1 in un campo stregato, il Curto di Catanzaro Lido, in cui la squadra non aveva mai vinto in precedenza.

Campionati europei maschili

di Gaia De Simone e Simona Perruccio, 4ALS-5ALS

Ottobre 2021

Il campionato europeo di pallavolo maschile è una gara sportiva continentale a frequenza biennale, organizzata dalla CEV (Confèderation Europèenne de Volleyball). È una competizione tra nazionali e grazie ad essa si assegna il titolo di campione europeo alla squadra vincitrice. Il primo Europeo di pallavolo si disputò nel 1948 in Italia e da lì venne mantenuta quest’abitudine: nei vent’anni successivi con una cadenza variabile, mentre dal 1975 in poi si tenne ogni due anni. Quest’anno è proprio la nostra nazionale ad attribuirsi il titolo. È il 19 settembre 2021, infatti, quando a Katowice, in Polonia, alle 23:10 circa, il volley maschile italiano è campione d’Europa, battendo una validissima Slovenia al tie break. Dopo le emozioni provate in precedenza con il volley femminile di Mazzanti, anche quello maschile di Fefè De Giorgi raggiunge il tetto d’Europa ed è la prima volta nella storia che entrambe le nazionali raggiungono il primato nello stesso anno. Una finale interminabile, conclusa al quinto set con un risultato di 11-15 per l’Italia che si aggiudica la medaglia d’oro dopo ben quindici anni dall’ultima. Il coach azzurro conferma il sestetto più convincente e solido: alla regia il nostro capitano Simone Giannelli, di mano troviamo invece Michieletto e Lavia, come opposto parte Pinali, i centrali Galassi e Anzani e Fabio Balaso come libero; mentre per quanto riguarda la Slovenia di Alberto Giuliani: al palleggio Gregor Ropret, gli schiacciatori Urnaut e Cebulj, come centrali Jan Kozamernic e Alen Pajenk, il libero è, invece, Kovacic. Arbitrano Wojciech Maroszec (polacco) e Susana Maria Rodriguez (spagnola). La partita non inizia al massimo, la Slovenia parte in vantaggio, 10-6 per loro, con una grande difficoltà degli azzurri in ricezione, rigidi, tesi e nervosi. Ciò porta la Slovenia, partita con più leggerezza, ad avvicinarsi sempre di più alla presa del primo set e, con un errore di Lavia, si raggiunge il 19-14, l’Italia tenta di recuperare, ma con uno splendido ace la Slovenia si aggiudica il primo vantaggio. Nel secondo set è l’Italia a partire meglio con un primo risultato di 4-1, gli sloveni però organizzano bene il loro gioco arrivando a pareggiare a metà set, a questo punto in battuta Pinali, che ci riporta su e insieme a Michieletto spietato si porta a casa il secondo vantaggio. Il terzo parziale è di nuovo complicato, parità inizialmente tra le due squadre, fino a quando gli sloveni prendono il sopravvento, volando sul 17-12, l’Italia cerca di reagire arrivando a quota 20, ma purtroppo non è abbastanza. Il terzo set è sloveno. Siamo nel quarto parziale ed esso ha un nome, Yuri Romanò, che entra raddrizzando gli animi e portandosi a casa i punti nei momenti decisivi, trascinando l’Italia al tie break. Intanto un numero spaventoso di spettatori segue la partita dai televisori di casa, sognando tutti insieme questa vittoria. Ci siamo, si comincia il tie break e gli sloveni partono fortissimi, 3-0 per loro, ma è proprio il nostro fuoriclasse Yuri a pareggiare la situazione. Gli azzurri difendono, sporcano e contrattaccano, dimostrando le loro eccezionali qualità di squadra e arrivando a ben quattro match point. Giannelli sembra aver messo a terra l’ultimo punto, l’Italia esulta, ma viene fischiata un’invasione, punto all’avversario, con Klemen Cebulj in battuta. La palla pesa tanto a questo punto e Klemen sbaglia, regalando il successo agli azzurri. Adesso si può esultare davvero, l’Italvolley maschile è campione d’Europa.

L’improvvisa e inaspettata caduta del Crotone

di Salvatore Gullì e Gianpaolo Oliverio, 4ALS

Ottobre 2021


Il Crotone Calcio milita da circa 12 anni tra Serie A e Serie B, infatti nel campionato di Lega Pro Prima Divisione la squadra rossoblù, guidata da Francesco Moriero, sconfigge in finale play-off il Benevento ottenendo il salto di categoria e quindi il ritorno nella seconda serie a due anni dalla retrocessione. Dopo una stagione positiva, in cui la squadra sfiora per un punto l’accesso agli spareggi per la A, nelle successive annate il Crotone ottiene tre tranquille salvezze. Nel campionato 2013-14, con Massimo Drago allenatore, arriverà addirittura al sesto posto riuscendo a centrare i play-off, grazie alle giocate del più esperto Torromino, ma anche dei giovani talenti Bernardeschi e Cataldi, arrivati in prestito rispettivamente da Fiorentina e Lazio per intuizione del DS Beppe Ursino. Nonostante l’eliminazione, il Crotone festeggia la sua prima promozione in A due anni dopo e all’esordio nella massima serie riuscirà a salvarsi con la strepitosa rimonta avvenuta nel girone di ritorno. Nella stagione 2017-18 il Crotone, seppur immeritatamente e per gravi errori arbitrali, retrocederà in Serie B dopo la sconfitta per 2-1 al San Paolo di Napoli, per poi tornare a giocare nel massimo campionato italiano due anni dopo con il giovane tecnico Giovanni Stroppa al timone della squadra. Stroppa non riesce a salvare il Crotone e a fine stagione si accasa all’ambizioso Monza di Berlusconi e Galliani mentre Gianni Vrenna, Presidente del Crotone, decide di affidare la panchina della sua squadra ad un tecnico molto promettente e nato proprio a Crotone: il 39enne Francesco Modesto. Il Crotone terrà in rosa giocatori importanti come Festa, Cuomo, Vulic, Molina, Zanellato e Benali aggiungendo alcuni giovani interessanti come Kargbo, Oddei, Mulattieri, Juwara, Estevez, Canestrelli e Mondonico, ma anche giocatori più esperti come Vasile Mogos, Mirko Maric e il difensore Paz. La squadra sarà invece lasciata dallo storico capitano Alex Cordaz, ingaggiato dall’Inter. Gli squali partono bene riuscendo a battere il 16 agosto nei 32esimi di finale di Coppa Italia il Brescia ai calci di rigore, ma nelle prime 7 partite totalizzeranno solo 3 punti benché il 16 ottobre l’incontro con il Pisa, primo in classifica, si concluderà col punteggio di 2-1. Questa vittoria resterà solo un’illusione per i tifosi perché vedranno perse le successive due partite contro Alessandria e Benevento che porteranno all’esonero del mister. Al suo posto verrà ingaggiato Pasquale Marino, tecnico esperto in Serie B che ha ottenuto buoni risultati con Frosinone, Spezia ed Empoli. La sua avventura sulla panchina del Crotone parte con una sconfitta a Frosinone e un pareggio casalingo contro il Monza. Durante la sosta per le nazionali potrà lavorare con la squadra per far apprendere i concetti necessari e sviluppare il gioco richiesto dal mister. Nonostante ciò perderà 5 partite consecutive contro Perugia, Vicenza, Ternana, Spal e venerdì 10 dicembre contro la Cremonese, seppur la squadra sia passata inizialmente in vantaggio esprimendo un buon calcio. Poche ore dopo la fine del match, alle ore 23:10 la Società emette un comunicato in cui annuncia l’esonero del tecnico siciliano a favore del ritorno in panchina di Ciccio Modesto, esonerato 42 giorni prima. Riuscirà il Crotone a salvarsi o retrocederà clamorosamente in C dopo più di dieci anni? I tifosi degli squali optano per la prima possibilità e sperano che già dalla prossima partita contro il Pordenone la loro squadra del cuore possa tornare alla vittoria.