Le dinastie che hanno fatto la storia

I Malaspina

di Giuseppe Giulio Corapi, 3ALS

Maggio 2022

La famiglia Malaspina ha governato sui feudi della Lunigiana per diversi secoli. Questa casata discende dagli Obertenghi, dinastia longobarda che ebbe come capostipite Oberto I, che al suo tempo detenne i più blasonati titoli nobiliari del periodo. I loro possedimenti fecero da cuscinetto tra la Toscana Medicea e gli stati del nord. I Malaspina furono ghibellini dato che il loro potere deriva direttamente dall’imperatore. Oberto ebbe due figli, Adalberto I e Oberto II. I discendenti di Adalberto I diedero origine alle casate dei marchesi di Gavi e di Massa-parodi. Uno dei quattro figli di Oberto II, Oberto Obizzo, invece diede origine alla dinastia dei Malaspina: fu infatti il suo pronipote Alberto II colui che adottò il nome Malaspina. Costui si prodigò ad ampliare i territori posti sotto l’egemonia della sua famiglia spingendosi a ridosso della Lunigiana ed entrando in antagonismo con Genova ed i vescovi di Luni. I Malaspina nella regione della Lunigiana si occuparono di costituire una rete di fortificazioni in modo da controllare tutta la vallata, che divenne il cuore dei loro possedimenti perché era l’area più facilmente difendibile e controllabile. Negli anni seguenti i Malaspina furono in conflitto prima contro Genova, con Obizzo il Grande mentre il figlio Obizzo II Malaspina fu in contrasto contro Piacenza che minacciava il castello di Oramala situato nel comune di Val di Nizza. I continui conflitti si fermarono con una mediazione pontificia che portò nel 1189 alla pace tra Parma, Piacenza e i Malaspina. Calmate le lotte interne la discendenza passò ai due eredi, Opizzino e Corrado detto l’antico, che non vollero più la comunione dei beni e divisero i possedimenti feudali del padre. Corrado Malaspina l’antico, figlio di Obizzo II, nel 1220, insieme a Obizzo figlio dello zio Guglielmo, sancirono la prima divisione del patrimonio familiare creando il ramo dello Spino Secco sotto il suo governo e il ramo dello Spino Fiorito sotto l'egemonia di Obizzo. Questa dinastia assunse poi diverse forme e ramificazioni, una delle più rilevanti è certamente quella dei Cybo-Malaspina, che si creò a seguito della nomina a Marchese di Massa di Antonio Alberico II Malaspina, il quale morto senza eredi maschi lasciò i suoi possedimenti alla figlia Ricciarda, che per mantenere il suo potere decise di legarsi tramite il matrimonio ad una delle casate italiane più potenti del tempo. Di fatti convolò a nozze con il nobiluomo italiano Lorenzo Cybo, figlio di Franceschetto Cybo e di Maddalena de’ Medici. Questo ramo della famiglia fu il detentore di grandi territori per molti secoli fino alla sua estinzione nel 1875 con l’ex duca Francesco V, privo di eredi maschi. I Malaspina dopo secoli di dominio incontrastato nel 1797 vennero soppiantati da Napoleone.

Dopo quasi sei secoli di regime feudale lasciarono una Lunigiana divisa in molti piccoli feudi, con un forte frazionamento. Quella dei Malaspina è una storia unica nel panorama italiano che durò dal tardo Medioevo fino all’Unità d’Italia. Una famiglia che controllava un piccolo territorio fra le montagne e il mare, diviso fra tutti i discendenti in decine di casate ma che hanno tenuto insieme il nome e il loro territorio, espandendosi fino al mare con l’acquisizione di Massa e Carrara. Non meno importante è il contributo dei Malaspina a livello artistico e culturale, di fatti tramite i loro numerosi castelli, le torri e i palazzi hanno avuto un ruolo chiave nella diffusione artistico e culturale italiana.

I della Torre

di Giuseppe Giulio Corapi, 3ALS

Aprile 2022

I Della Torre furono una famiglia dell’aristocrazia Lombarda che dominò e pose la sua egemonia per due secoli su un vastissimo territorio, che comprendeva tutta la Lombardia e gran parte dell'Italia Settentrionale. Il primo membro notabile di questa casata fu Martino ‘il Gigante’, Conte della Valsassina, che combatté in Terra santa durante le Crociate trovando la morte sotto le mura di Damasco. L’ascesa di questa famiglia iniziò però con il nipote di Martino, Pagano. che nel 1237 ospitò nelle proprie terre della Valsassina ciò che restava dell’esercito milanese sconfitto nella battaglia di Cortenuova dall’Imperatore Federico II. Per questi meriti fu nel 1240 chiamato a ricoprire la carica di Anziano della Credenza di Sant’Ambrogio e Capitano del Popolo, di fatto primo Signore di Milano sino alla sua morte avvenuta nel 1241. Il nipote Martino, figlio del fratello Jacopo, fondò poi la signoria di Milano. Alla sua morte gli successe un altro fratello, Filippo. A questo punto il territorio dei Della Torre era vastissimo includeva oltre alla signoria di Milano anche Bergamo, Como, Lecco, Lodi, Monza, Novara, Varese e Vercelli, inoltre controllavano Brescia grazie ad alleanze e intrecci parentali con la potente famiglia locale dei Maggi. Alla morte di Filippo avvenuta nel 1265 gli succede al potere su Milano il più anziano della famiglia, Napoleone della Torre, figlio di Pagano, che viene affiancato dai fratelli Francesco e Paganino. Quest’ultimo viene assassinato il 29 gennaio 1266 per mano di una banda di nobili milanesi sostenuti dal marchese Oberto II Pallavicino. Per vendicare il fratello Napoleone ordina 53 decapitazioni, a Vercelli, Milano e Trezzo, tra i nobili congiurati e di fazione avversa. Sotto la sua attenta guida Milano viene modernizzata da un ampio programma di lavori pubblici che la trasformano radicalmente, facendola diventare la vera metropoli dell’Italia settentrionale. Napoleone viene nominato vicario imperiale nel 1274 dall’Imperatore Rodolfo I d’Asburgo, viene catturato e sconfitto nella battaglia di Desio del 21 gennaio 1277. Dopo un anno di prigionia trova la morte presso Como. Anche il figlio Corrado detto “Mosca” e Guido, figlio di Francesco, vengono fatti prigionieri, ma riescono a fuggire dal Castel Baradello nel 1284. Da questo momento in poi i Della Torre iniziano uno scontro senza tregua con i Visconti, coloro che li avevano imprigionati. Corrado nel 1290 è nominato governatore dell’Istria, nel 1293 podestà di Trieste e nel 1304 podestà di Bergamo. Nel 1302 i Della Torre rientrano a Milano proprio con Guido, che strappa la signoria ai Visconti. Ma ben presto Guido entra in conflitto con suo cugino l’arcivescovo Cassono della Torre, rompendo così l’unità familiare che fino ad allora era stata la colonna portante del potere dei Torriani. Dopo aver provato a far ribellare il popolo contro l’imperatore del Sacro Romano Impero Enrico VII, è costretto alla fuga perdendo la signoria che ritorna ai Visconti. Malato si rifugia prima a Lodi poi a Cremona, dove muore nell’estate del 1312. Una parte della famiglia riprenderà la guerra contro i Visconti e la casata dei Della Torre farà ritorno a Milano solo nel 1332 per intercessione del Papa; avrà restituite parte delle terre e beni ma dovrà accettare la signoria viscontea.

I della Scala

di Giuseppe Giulio Corapi, 3ALS

Marzo 2022

La famiglia della Scala, o degli Scaligeri, fu una ricca e potente famiglia che governò su Verona e sul Veneto per centoventicinque anni, marcando inevitabilmente il panorama storico dell'Italia medievale.

La dinastia scaligera mantenne la sua egemonia su Verona fino al 1375 quando alla morte di Cansignorio, il potere della famiglia iniziò ad affievolirsi. Dopo varie vicissitudini, nel 1404 Verona finì nelle mani dei Visconti e l’ultimo erede della dinastia, Guglielmo della Scala, fu imprigionato. Così si conclude l’era di una famiglia che ha posto la sua influenza sul Veneto e su Verona per più di cento anni, una famiglia che ha cambiato decisamente il corso della storia.


Cangrande della Scala

Nel 1311 suo fratello Cangrande, che aveva affiancato Bartolomeo durante la sua esperienza signorile, diventa signore di Verona. Egli fu un abile condottiero, scaltro, audace e con una grande ambizione. Condusse una politica di conquista basata su forti ideali cavallereschi. Fu un'importante figura nella storia di Verona, difatti sotto il suo governo la città fiorì a livello artistico e culturale. Promosse l’arte e la cultura ospitando alla sua corte personaggi del calibro di Dante e Giotto. Inizialmente Cangrande si occupò di consolidare maggiormente il suo potere e quello della sua famiglia, ma subito dopo si dedicò alle campagne militari al fine di sostenere la fazione dei ghibellini, di cui faceva parte. Nel corso della sua signoria Dante sostò per molto tempo alla sua corte e apprezzò la spiccata passione per la cultura e l’arte di Cangrande a cui il sommo poeta dedicò l’ultima cantica della commedia. Dante probabilmente scrisse anche una epistola a Cangrande della Scala, di cui però è stata messa in dubbio l’autenticità. Anche Cangrande stimò molto Dante tanto che alla morte del poeta il figlio Pietro poté studiare giurisprudenza a Bologna, grazie al patrocinio di questo illustre signore. La morte di Cangrande è avvolta nel mistero, difatti durante l’assedio di Treviso avvenuto nel 1329 ebbe un malore e dopo qualche giorno morì.


Alboino della Scala

Alla morte di Bartolomeo gli successe il fratello Alboino della Scala. Egli fu un uomo tendente sempre alla pace e alla mediazione a differenza del fratello Cangrande che aveva una spiccata propensione per la guerra e per i valori cavallereschi. Anche durante la sua signoria Dante soggiornò a Verona, ma non fornisce un'immagine eccelsa di questo comandante che non era gradito dal poeta per il suo incessante bisogno di sentirsi ‘nobile’.

Bartolomeo della Scala

Alla morte di Alberto avvenuta nel 1301, gli succedette suo figlio maggiore, Bartolomeo della Scala. Questa successione dinastica fu molto importante per la famiglia della Scala, perché grazie ad essa il loro potere si consolidò ancora di più affermando l’ereditarietà della Signoria. Pur essendo stato signore di Verona per pochi anni, in quanto morì nel 1304, lo ricordiamo per aver ospitato il sommo poeta, Dante Alighieri, a seguito della condanna a morte impartitagli a Firenze.

Quasi certamente il "Gran Lombardo" della famosa terzina del XVII canto del Paradiso si riferisce a Bartolomeo della Scala:

“Lo primo tuo refugio, il primo ostello

sarà la cortesia del gran Lombardo

che 'n su la scala porta il santo uccello”

Alberto della Scala

Alberto della Scala, prima di assumere il supremo potere in Verona, succedendo al fratello Leonardino detto Mastino, aveva iniziato la propria ascesa politica. Egli aveva dimostrato le sue abilità politiche nelle cariche che aveva già svolto e grazie a questa sua precedente esperienza politica fu ben accolto dai cittadini veronesi. Alberto stava ricoprendo il ruolo di podestà di Mantova quando appresa la notizia dell’assassinio del fratello, torno in città e si vendicò del suo assassinio. Viene eletto a vita “Capitaneus et rector gastaldionum misteriorum et totius populi Veronensis”, da questo momento in poi inizia ufficialmente la signoria scaligera.

Leonardino della Scala

Leonardino della Scala, detto Mastino I, si può considerare l’iniziatore di questa dinastia. Eletto dalla città di Verona podestà, fu molto abile in politica e mostrò grande temperanza e diplomazia. Per evitare che Verona cadesse in mani guelfe, Mastino fu nominato dal consiglio cittadino Capitano generale e perpetuo del popolo, un importante avvenimento che getta le basi per quella che poi sarà la Signoria scaligera. Mastino e la città di Verona vennero scomunicati poiché sostennero l’ascesa di Corradino di Svevia, attirando l’ira di papa Clemente IV. La scomunica venne revocata quando Mastino, assieme al fratello Alberto della Scala, fedele alleato nel governo di Verona, aderì alla crociata contro le eresie. Mentre rientrava nel palazzo di famiglia, nel buio e angusto vicolo di accesso, cadde in un'imboscata e venne trucidato.

Gli Estensi

di Giuseppe Giulio Corapi, 3ALS

Febbraio 2022

La casata degli Este ha fasti antichissimi, riconducibili addirittura all’aristocrazia longobarda. Una famiglia che pose la sua influenza su Ferrara e su un vasto territorio dell'Italia settentrionale per quasi mille anni e, grazie a matrimoni propizi, politiche spregiudicate e una saggia amministrazione, gli Estensi riuscirono a sedere sui troni più importanti d’Italia e d’Europa.

Ercole I d'Este

Con Ercole I d’Este, figlio illegittimo di Niccolò II, si ebbe la vera e propria rinascita di Ferrara. Egli fu un abile diplomatico, sposato con la principessa Eleonora d’Aragona, fu capace di intrattenere proficui legami con le signorie italiane. Grazie al suo mecenatismo Ferrara diventa la capitale del Rinascimento e nella sua corte vissero molti artisti letterati e intellettuali.

Alfonso I d'Este

Figlio di Ercole I, egli si circondò di intellettuali di ogni genere rendendo così la corte Estense ancora più prestigiosa di quanto già lo fosse. Attorno alla sua corte troviamo personaggi di grande valore culturale, lo stesso Ludovico Ariosto fece parte della sua cerchia, il quale dedicò la sua più celebre opera, l’Orlando Furioso, al fratello di Alfonso, il cardinale Ippolito d’Este.

A seguito della morte di Alfonso II, erede di Alfonso I, la dinastia estense iniziò il suo periodo di decadenza. Quando nel 1598 Alfonso II d’Este morì senza eredi legittimi, il papa Clemente VIII procedette con l’annessione del ducato ferrarese allo Stato Pontificio, chiamata la Devoluzione di Ferrara. Dopo tre secoli di governo gli Estensi abbandonarono la loro città, risiedendo nel loro Ducato di Modena e di Reggio, fino all’estinzione definitiva della dinastia avvenuta nel XVIII. Così si chiude la storia di un’antica e potente famiglia del Rinascimento, che ha cambiato radicalmente la città di Ferrara, facendola diventare una delle capitali più prestigiose del Rinascimento.

Leonello e Borso d'Este

Leonello e Borso, figli di Niccolò III, operarono per far sì che Ferrara diventasse una delle capitali del Rinascimento. Leonello d’Este rese prestigiosa la città da un punto di vista culturale, rilanciò l’università e attirò illustri intellettuali e artisti. D’altro canto suo fratello Borso operò da un punto di vista militare, ampliando i suoi domini e riuscendo ad ottenere dal papa il titolo ducale per la famiglia estense.

Niccolò III d'Este

Niccolò III, abile politico e diplomatico, si impegnò soprattutto fare della città di Ferrara una grande potenza. Lo fece utilizzando in maniera minuziosa la diplomazia, strinse alleanze con le maggiori signorie italiane ed estinse il debito che Ferrara aveva nei confronti di Venezia. Egli fu un signore molto importante per Ferrara in quanto pose i presupposti grazie ai quali la città raggiunse il suo splendore.

Azzo VII d'Este

Con l’appoggio di papa Innocenzo IV e della repubblica di Venezia, Azzo VII consolidò ulteriormente il potere estense sulla città di Ferrara, rendendo Ferrara ufficialmente una signoria.

Azzo VI d'Este

Durante l’età comunale Ferrara, come la maggior parte dei comuni d’Italia, era divisa in due parti: i guelfi capeggiati dagli Adelardi e dai Giocoli e i ghibellini capeggiati dai Torelli. Gli Este si inserirono in questo contesto tramite il matrimonio di Azzo VI d’Este con una erede Adelardi. In questo modo la famiglia estense divenne la guida della fazione guelfa. Durante il corso del XIII secolo Ferrara, in seguito delle campagne militari intraprese dall’imperatore Federico II, il governo di Ferrara fu conteso e alternato tra gli Este e i Torelli. Azzo VI d’Este, podestà e primo signore di Ferrara, intraprese un’aspra rappresaglia verso la parte ghibellina.

Alberto Azzo II d'Este

Detto Albertazzo II, con la costruzione di un castello e con il trasferimento della sua corte ad Este, diede inizio alla Casa d’Este. In seguito l’imperatore Enrico IV, concesse ad Albertazzo II il titolo di marchese d’Este, concedendogli i territori della Lunigiana e del Padovano.

I Colonna

di Giuseppe Giulio Corapi, 3ALS

Gennaio 2022

La dinastia Colonna è una delle più antiche famiglie dell’aristocrazia romana, nonché una delle più antiche famiglie nobili d'Italia. La sua storia si svolge nell’arco di ben nove secoli e il primo esponente documentato della dinastia è Pietro, vissuto tra il 1078 e il 1108 nella campagna al sud di Roma, nei pressi del paese di Colonna, che dà il nome alla casata. In questi nove secoli di storia moltissimi esponenti di questo illustre casato hanno segnato in maniera indelebile la storia di Roma e dell'Italia in generale. I Colonna furono una famiglia che è riuscita ad emergere grazie agli stretti legami intrattenuti con il papato. Appartennero a questa casata vari papi, cardinali e senatori che hanno cambiato il panorama politico del loro tempo. Personaggi come Martino V, Oddone Colonna, (1417-1431), il quale pose fine al cupo periodo della “cattività avignonese” e dello “Scisma d’Occidente”. Egli riporta la sede pontificia a Roma e, da raffinato diplomatico, inizia un’opera di pacificazione e di ricostruzione vera e propria della città. Cultore del Rinascimento, si dedica alla restaurazione di imponenti chiese e monumenti. Nella seconda metà del 1400 la famiglia dei Colonna si scontra con quella degli Orsini per il dominio di Roma. Tale periodo di turbolenza si conclude definitivamente grazie alla paziente e prolungata opera diplomatica di Papa Giulio II della Rovere, ad opera del quale nel 1511 si perviene ad un solenne trattato di pace tra Colonna e Orsini; la “pax romana” sancisce infatti la fine del conflitto che aveva insanguinato Roma per oltre due secoli. Questo trattato di pace fu poi suggellato dal matrimonio tra Marcantonio Colonna e Felice Orsini. Marcantonio II nel corso del Cinquecento è il massimo esponente della famiglia, fu un grande comandante della flotta pontificia nella battaglia di Lepanto del 1571, da cui esce trionfatore. Il suo prestigio lo porterà ad essere nominato da Re Filippo II di Spagna viceré di Sicilia, consolidando così il potere familiare anche fuori dall’Italia. Nel 1600 i Colonna si impegnarono ad estendere la loro influenza presso le corti di Spagna e Francia. Filippo I, il cardinale Girolamo I, Lorenzo Onofrio, marito di Maria Mancini Mazzarino, e Filippo II a differenza dei loro predecessori non perpetrarono una politica improntata sulle armi ma per risolvere le controversie politiche ricorsero alla diplomazia. Inoltre si avvalsero di proficui matrimoni dinastici per legare la loro famiglia ad una serie di illustri casate e consolidarono i rapporti con la Santa Sede. Nel Settecento si distinse Fabrizio III, marito di Caterina Zeffirina Salviati, da cui nascono ben sedici membri della dinastia, tra i quali due cardinali, che caratterizzeranno il panorama storico e politico del secolo. Durante il corso del 1800 si ricordano tre fratelli, figli di Giovanni Andrea Colonna e Isabella Alvarez de Toledo, che donano lustro alla famiglia con le loro testimonianze di vita. Marcantonio è il primogenito e presta il suo servizio al papa Pio IX, nel difficile periodo della “presa di Porta Pia” nel 1870. Il fratello Fabrizio, generale di cavalleria e senatore del Regno d’Italia, entra a Roma con le truppe sabaude. Il fratello minore Prospero si dedica alla vita amministrativa della città e viene eletto sindaco di Roma per tre mandati. Con loro ha inizio un nuovo corso familiare più impegnato nel sociale ed attento al mutare dei tempi. Tra i tanti illustri esponenti della famiglia Colonna del XX secolo, meritano di essere menzionati i figli di Fabrizio e Olimpia Doria Pamphilj, Marcantonio, sposato con Isabelle Sursock, e Ascanio, ambasciatore d’Italia a Washington durante il II conflitto mondiale, il quale ebbe il compito di consegnare al Presidente Roosevelt la dichiarazione di guerra del nostro Paese. Il giorno stesso, Ascanio si dimise dal suo incarico, non volendo più essere un rappresentante per il Regno d’Italia ed il suo sconsiderato governo. Donna Isabelle, di origini libanesi, sposa Marcantonio nel 1909 e da allora fino agli inizi degli anni ’80 spicca all’interno “dell’alta società romana”. Fu una donna di grande intelligenza e cultura che si occupò di preservare i tesori della famiglia durante i due conflitti mondiali. Grazie a lei possiamo ammirare il magnifico palazzo Colonna nella sua interezza.

I Borgia

di Giuseppe Giulio Corapi, 3ALS

Dicembre 2021


Una delle dinastie più controverse del Rinascimento italiano è quella dei Borgia, conosciuta soprattutto per aver dominato lo scenario tramite intrighi, macchinazioni, nepotismo e corruzione.

Rodrigo Borgia

Verso la metà del XV secolo, la famiglia Borgia si trasferì a Roma al seguito del cardinale Alonso Borgia, che ascese al soglio pontificio come Callisto III. In seguito a numerosi intrighi anche il nipote di Alonso, Rodrigo, nel 1492 divenne papa con il nome di Alessandro VI. Gli undici anni di pontificato che seguirono furono un susseguirsi di nepotismo, simonia, intrighi e tradimenti. Rodrigo incarna perfettamente la figura del papa rinascimentale offuscato da opulenza e corruzione. Nel corso del suo pontificato ebbe numerose amanti, come Giovanna Cattanei detta Vannozza che diede al papa 4 figli, tra cui Lucrezia e Cesare. Politicamente non prese una posizione decisa, di fronte alla calata in Italia di Carlo VIII di Francia, sollecitò l'aiuto di Venezia e perfino dei Turchi e si alleò con Alfonso II di Napoli. La sua vita gaudente non passò inosservata e fu fortemente contestata da Girolamo Savonarola, che richiese un concilio al fine di deporre il papa. Per impedire che questo accadesse il papa fece processare e mettere al rogo il frate. Alessandro VI morì il 18 agosto 1503 in condizioni misteriose. Con la sua morte la famiglia Borgia perse gran parte della sua influenza.

Lucrezia Borgia

Una figura molto controversa della scena rinascimentale italiana è quella di Lucrezia Borgia, figlia illegittima terzogenita di Rodrigo Borgia e Giovanna Cattanei. La sua infanzia, trascorsa a Roma, è influenzata dalle ambizioni politiche del padre, che vede nella figlia un mezzo per assicurarsi potere e stabilità nella penisola, difatti sin dall'età di undici anni ella è parte delle strategie politiche del padre. La scelta per il marito di Lucrezia ricade su Giovanni Sforza. Il matrimonio non si rivelò fruttuoso per i Borgia, perciò venne dichiarato che Giovanni fosse impotente in modo da far annullare il matrimonio, ma a seguito di questo evento anche la reputazione della donna fu compromessa. Nel 1493 Lucrezia convola nuovamente a nozze con Alfonso d’Aragona, tuttavia neanche questo matrimonio andò a buon fine. Diventato ormai un alleato scomodo per i Borgia, Alfonso d’Aragona viene ucciso per le vie di Roma, probabilmente da un sicario di Cesare Borgia. Per il suo terzo matrimonio viene scelto Alfonso d’Este, figlio del duca di Ferrara. Alla corte degli Estensi, Lucrezia contribuisce a far diventare la città di Ferrara uno dei poli del Rinascimento, all’interno della sua corte troveranno accoglienza alcuni importanti umanisti come Ludovico Ariosto e Pietro Bembo. La vita di Lucrezia è segnata dalle sue numerose gravidanze che nel giugno 1519 la portano alla morte.

Cesare Borgia

Cesare Borgia fu il secondogenito di Rodrigo Borgia e Giovanna Cattanei, destinato alla vita ecclesiastica. La sua vita ebbe una vera e propria svolta quando, nel 1492, suo padre divenne papa e l’anno seguente Cesare viene nominato cardinale all’età di 17 anni. La situazione cambia notevolmente quando nel 1497 il fratello Giovanni, duca di Gandia, viene trovato morto nel Tevere, ucciso in circostanze misteriose. Un matrimonio dinastico avrebbe consentito a questo punto di consolidare la posizione dei Borgia in Italia. Intanto Luigi XII aveva bisogno di una dispensa papale per divorziare da sua moglie e sposare la vedova di Carlo VIII, Anna, Duchessa di Bretagna. Papa Alessandro seppe trarre beneficio da questa situazione e procurò al figlio non solo il titolo di duca di Valentinois ma anche una moglie di sangue reale, Charlotte d’Albret. Con il supporto del re di Francia, i Borgia potevano finalmente costruire uno stato dinastico in Italia. Cesare divenuto capitano generale dell’esercito papale iniziò una campagna militare che gli portò molti successi, primi tra tutti la conquista di Imola e Forlì. Nel corso di alcune operazioni militari Cesare ha modo di incontrare Niccolò Machiavelli che rimase affascinato dalla personalità del Valentino e lo prese come modello di principe nuovo. Ma proprio quando Cesare è al massimo del suo potere il padre Alessandro VI muore. Da questo momento il suo declino ebbe inizio. Il nuovo papa si rifiuta di confermare i possedimenti del Valentino e gli nega la carica di generale dell’esercito papale. Egli dopo una serie di fughe e dopo aver capito che in Italia non avrebbe più ottenuto nulla, trova rifugio da suo cognato, il re di Navarra. La vita di questo controverso personaggio politico termina il 12 marzo 1507 per mano di alcuni vassalli ribelli al re di Navarra. Finisce così l’era di una delle più famose ed emblematiche famiglie del Rinascimento, una famiglia la cui storia è caratterizzata da tanti intrighi da farne una leggenda nera.

Gli Sforza

di Giuseppe Giulio Corapi, 3ALS

Novembre 2021


Un'altra importante dinastia che ha segnato il Rinascimento è quella sforzesca. Il cognome della famiglia deriva dal soprannome con cui veniva chiamato il suo capostipite Muzio Attendolo. Gli Sforza erano una famiglia di condottieri che avevano raggiunto la massima aspirazione a cui si potesse mirare a quel tempo ovvero l’ottenimento di una Signoria, in questo caso il ducato di Milano, su cui poi regnarono per quasi un secolo.

Francesco Sforza

Muzio Attendolo fu un grande condottiero al servizio dei re Angioini di Napoli, ma fu il maggiore dei suoi sette figli illegittimi, in seguito legittimati, Francesco Sforza a segnare la storia. Francesco ottenne il suo primo titolo di conte di Tricarico all’età di undici anni e il 23 ottobre 1418 prese in moglie Polissena una nobildonna appartenente ad una delle casate più illustri della Calabria, quella dei Ruffo. Questo matrimonio gli garantì molte terre e anche la capitaneria di Rossano. Dopo due anni di matrimonio Polissena morì. Francesco fin da giovane si dimostrò un grande stratega e ben presto i signori iniziarono a contendersi i suoi servigi tanto che Filippo Maria Visconti gli offrì in moglie sua figlia Bianca Maria, ma dato che non nutriva una particolare simpatia verso Francesco ritardò il matrimonio fino al 25 ottobre 1441. Alla morte di Filippo Maria, Francesco reclamò il titolo di duca, ma non ebbe l’appoggio della maggior parte delle nobili e potenti famiglie dell’aristocrazia milanese, queste ultime di fatto proclamarono la Repubblica Ambrosiana. Francesco determinato a prendere il controllo di questo ducato assediò la città per otto mesi, alla fine la città cadde e Francesco venne acclamato come successore della dinastia dei Visconti. Nel gestire la signoria di Milano si trovò in difficoltà economiche a causa delle continue battaglie che si susseguirono e che avevano un ingente costo. Da sovrano egli si impegnò molto nella costruzione di sontuose opere pubbliche come il castello sforzesco. Francesco morì l’8 marzo del 1466, ma la sua dinastia regnerà su Milano fino al 1535.

Galeazzo Maria Sforza

A Francesco succedette suo figlio Galeazzo Maria che fu un grande condottiero e uomo di cultura. Dotò la Lombardia di un complesso sistema di canali per favorire l’irrigazione, fece diffondere il commercio attirando così artisti e uomini di cultura e grazie a questo interscambio di merci e uomini il Rinascimento arrivò a Milano. Galeazzo Maria sposò Bona di Savoia, il loro fu un matrimonio dinastico tramite il quale Galeazzo credeva di poter estendere i domini del ducato di Milano. Il malcontento della nobiltà milanese, a causa delle sue tendenze accentratrici, sfociò nel suo assassinio avvenuto il 26 dicembre del 1476 da parte di un gruppo di congiurati che avevano intenzione di reintrodurre in città un governo popolare.

Ludovico Sforza

Il successore legittimo di Galeazzo Maria è Gian Galeazzo Maria ma egli non governò mai a causa delle sue condizioni di salute. Il potere era effettivamente nelle mani di Ludovico, suo zio e reggente detto il Moro, che nel 1480 esiliò sua madre Bona di Savoia e lo rinchiuse nel castello di Pavia fino al momento in cui non gli succedette nel 1494. Il re di Francia Luigi XII pose le sue mire espansionistiche sul ducato di Milano, difatti era imparentato con i Visconti da parte di madre. Nel 1499 invase il ducato e sconfisse Ludovico il Moro che scappò in Germania, tuttavia la sua fuga non durò molto, egli fu scovato e passò tutto il resto della sua vita in una prigione francese.

Francesco II Sforza

I figli di Ludovico, Massimiliano e Francesco, si rifugiarono in Germania fino a quando Massimiliano nel 1512 divenne duca di Milano. I francesi intanto invasero nuovamente l’Italia. Francesco I di Valois dopo la battaglia di Marignano tornò ad essere il duca di Milano, fino a quando l’imperatore Carlo V d'Asburgo non intervenne per consegnare la signoria di Milano al secondogenito di Ludovico il Moro, Francesco II Sforza. Quest’ultimo provò a ribellarsi al dominio incontrastato dell’impero aderendo alla Lega di Cognac in concomitanza con il papato, con la repubblica di Venezia, con Firenze e anche con la Francia. A causa di questa azione politica venne esiliato da Milano, ma riuscì a mantenere il controllo di molte città appartenenti al ducato. Morì senza eredi e in questo modo si conclude il periodo sforzesco di Milano, periodo molto importante per la città che vede la sua struttura mutata e ammodernata.

I Medici

di Giuseppe Giulio Corapi, 3ALS

Ottobre 2021


Certamente una delle dinastie che ha influenzato maggiormente la nostra società dal punto di vista artistico-culturale è quella medicea che ha posto la sua egemonia su Firenze dal secolo XV al 1737. Nei palazzi medicei grandi artisti e filosofi del Rinascimento sono sbocciati e hanno registrato l’apice della loro attività. Quando si parla della storia di questa grande famiglia è lecito porsi due quesiti: “Come i Medici arrivarono a Firenze?” - e soprattutto - “Come i Medici passarono dall’essere mercanti all’essere sovrani?”. Ricordiamo che i Medici sono stati una famiglia originaria della valle del Mugello, in Toscana, che ha raggiunto una grande ricchezza e stabilità economica, grazie al commercio tessile e all’agricoltura.

Giovanni di Bicci de' Medici

Il capostipite di questa grande casata è Giovanni di Bicci de’ Medici che visse intorno alla metà del secolo XIV. Egli fondò il Banco dei Medici, grazie al quale la famiglia Medici divenne una delle più ricche d'Europa. Inizialmente questa attività bancaria era vista dalla nobiltà fiorentina come mezzo per praticare l’usura, ma tale credenza fu smentita quando vari papi scelsero i Medici come loro banchieri. Giovanni di Bicci venne eletto membro della Signoria, organo istituzionale che governò Firenze nel corso del Medioevo a cui presero parte i più influenti membri della società fiorentina. Grazie alla sua elezione la famiglia Medici inizia ad acquisire molta influenza e ad avere dei sostenitori. Il potere di Giovannni risiedeva anche nella popolarità che godeva tra la gente comune, difatti votò a favore di una tassa sulle proprietà che dava beneficio al popolo.

Cosimo de' Medici

A Giovanni di Bicci succede Cosimo, detto il Vecchio, primo signore de facto di Firenze. Cosimo è il figlio di Giovanni de’ Medici e Piccarda Bueri ma la sua posizione sociale si accresce grazie al matrimonio con Contessina de’ Bardi, nobildonna proveniente da una delle famiglie più altolocate dell’aristocrazia fiorentina. Fu un grande politico e uomo d’affari, riuscì a raddoppiare le ricchezze ereditate e aprì nuove filiali a Napoli, Ginevra, Bruges, Parigi, Londra, Pisa, Avignone, Milano e Lione. Anch'egli come il padre godeva di grande popolarità sia tra i ceti più elevati che tra quelli più umili. Cosimo fu anche il primo grande mecenate appartenente a questa casata e destinò ingenti somme di denaro alla costruzione di grandi opere pubbliche, si ricordi il sostegno per la costruzione della cupola della cattedrale di Santa Maria del Fiore. Col passare del tempo Cosimo guadagna sempre più prestigio e le famiglie oligarchiche che avevano dominato Firenze per secoli si sentono minacciate dal suo crescente potere e lo fanno processare accusandolo di voler instaurare un governo tirannico. Scampa alla pena di morte solo grazie all’intervento di alcuni potenti alleati e viene esiliato a Venezia. Un esilio che sarà revocato dopo un anno quando i sostenitori di Cosimo riusciranno a prendere il potere e lo faranno ritornare a Firenze.

Lorenzo de' Medici

A Cosimo succedette suo figlio Piero il Gottoso, che governò per soli cinque anni a causa del suo debole stato di salute anche se in questo breve tempo consolidò il potere mediceo nella città. Dopo la morte di Piero, il figlio Lorenzo divenne, insieme al fratello minore Giuliano, signore di Firenze. Lorenzo, a cui verrà poi dato l’appellativo di Magnifico, già all’età di sedici anni inizia ad occuparsi di aspetti diplomatici e di attività bancarie. Sposa Clarice Orsini esponente della nobile famiglia romana degli Orsini e l’influenza che quest’ultima aveva a Roma gli furono di vitale importanza in molte situazioni. La sua più grande passione era la poesia, in particolare preferiva i sonetti e i testi bucolici. Sotto il suo patrocinio grandi artisti come Sandro Botticelli e Leonardo da Vinci raggiunsero il loro apice. L’episodio più cruento della sua vita fu la Congiura dei Pazzi: tra la famiglia dei Pazzi e quella dei Medici c’erano molti attriti e dissapori perché i Pazzi capeggiavano la fazione aristocratica contraria al potere che la famiglia Medici stava acquisendo. Dopo anni di osteggiamenti Jacopo de' Pazzi decise di sbarazzarsi di Lorenzo e del fratello Giuliano tramite una congiura. Il 26 aprile 1478, durante la messa domenicale a Santa Maria del Fiore, alcuni cospiratori armati di pugnale si avventarono contro Giuliano e Lorenzo, il primo fu ferito gravemente e rimase ucciso, mentre Lorenzo e la madre furono costretti a rifugiarsi nella sacrestia. Nel mentre Jacopo de' Pazzi, credendoli entrambi morti, si presentò a palazzo vecchio e disse che la città era stata “liberata dalla tirannia dei Medici”. Ma il popolo gli si rivoltò contro perché la famiglia Medici godeva della benevolenza popolare. Lorenzo punì duramente i cospiratori: Jacopo de' Pazzi, suo nipote Francesco e l’arcivescovo Salviati furono impiccati dalle finestre di palazzo Vecchio. A seguito di questa esecuzione il papa Sisto IV intraprese un assedio contro Firenze durato tre anni per vendicare l’arcivescovo Salviati. Questa guerra portò quasi alla resa di Firenze, ma con un’ingegnosa manovra politica Lorenzo riuscì a salvare il destino della città. Gli ultimi anni di vita di Lorenzo furono anni bui perché videro il suo potere affievolirsi in favore di Girolamo Savonarola, un francescano che aveva fatto sì che il popolo si rivoltasse contro l’opulenza della chiesa e la ricchezza di nobili e borghesi. Un mese prima della sua morte Lorenzo ebbe il suo ultimo successo, riuscì ad assicurarsi la nomina a cardinale per il suo secondogenito Giovanni che in seguito diverrà papa Leone X. Il figlio maggiore Piero non fu altrettanto fortunato in quanto subito dopo la morte di Lorenzo, avvenuta l’8 aprile 1492, la città cadde nelle mani di Savonarola e i Medici dovettero stare lontani da Firenze fino al 1512. In seguito questa grande dinastia estenderà il suo potere su Firenze fino alla sua estinzione avvenuta nel 1737.