Per avere uno stile di vita sano è necessario seguire alcune regole, che ci permettano di vivere in salute e più a lungo. Quali sono le abitudini da adottare per una vita salutare? Sono tanti gli aspetti che devono essere considerati se vogliamo avere una vita sana e il più possibile longeva, perché il benessere di una persona si basa sull'accordo di molteplici fattori che, se risultano essere in armonia, ci aiutano a vivere meglio e più felici.
La prima regola da seguire e sulla quale ha sempre insistito molto anche il professor Umberto Veronesi, è quello di seguire un’alimentazione sana e bilanciata, in cui siano predominanti frutta, verdura e cereali integrali, limitando al massimo il consumo di zuccheri semplici, carne, grassi, sale e alcol. Mangiare in modo più sano aiuta l’organismo a rimanere in salute e a prevenire molti dei fattori di rischio per malattie potenzialmente mortali come tumori, ictus, infarto, diabete e pressione alta.
Una delle regole da seguire per una vita salutare è strettamente correlata alla precedente ed è purtroppo di grande attualità: mantenere giusto il peso corporeo, visto che sovrappeso e obesità sono tra i fattori di rischio più importanti per la comparsa di malattie per l’apparato cardiocircolatorio, neoplasie, ipertensione e diabete. Perdere i chili in eccesso riduce i rischi strettamente connessi al sovrappeso e migliora la qualità della vita, oltre che migliorare il nostro stato d’animo.
Almeno trenta minuti al giorno di attività fisica fanno bene al corpo e allo spirito. Un po’ di sport praticato con costanza migliora la resistenza e l’attività cardiovascolare, aiuta a tenere sotto controllo il peso o a dimagrire in caso ce ne sia bisogno e libera endorfine che sono responsabili del buonumore.
Su questo punto sarebbe anche inutile soffermarsi, se non fosse che i fumatori continuano a essere tanti, troppi (specialmente tra i giovani e le donne). L’aspettativa di vita si riduce drasticamente nei fumatori (anche di 10 anni) e la probabilità di ammalarsi è del 50%. La notizia positiva è che se si smette di fumare, dopo qualche anno, le probabilità di ammalarsi si abbassano drasticamente e l’aspettativa di vita torna a salire.
Sembra banale, ma quante volte ci svegliamo al mattino poco riposati e ancora stanchi? Non sempre infatti dormire e riposare bene coincidono. Il riposo è fondamentale per il nostro organismo, che durante il sonno si rigenera, pronto ad affrontare una nuova giornata. Se però non si riesce a riposare bene, il sonno non sarà ristoratore e il corpo non avrà operato quel rinnovamento cellulare così fondamentale. Quindi per far sì che il sonno sia davvero rigenerante, cerchiamo di dormire almeno 8 ore.
Se vogliamo vivere bene e in salute, non dimentichiamoci della salute del nostro cervello. Manteniamolo allenato e in forma leggendo libri, con cruciverba e rebus e occupato con hobbies e attività divertenti. Se poi c’è bisogno di un aiuto extra, possono essere utili degli integratori specifici a base di magnesio, vitamine, zinco, selenio, eleuterococco e Rhodiola rosea, un mix di elementi fondamentali per il cervello e antiossidanti che aumentano la memoria, le funzioni cognitive e la resistenza allo stress mentale.
Lo stress è uno dei principali fattori di malessere, sia fisico che mentale e a lungo andare usura l’organismo. Per una vita salutare lo stress va ridotto e le regole fin qui descritte aiutano parecchio. Allontaniamo ansia e pensieri negativi con lo sport (perché non provare lo yoga o il pilates?), con un’alimentazione che non appesantisca la digestione e curando di più la nostra “leggerezza” mentale.
Nonostante tutti i consigli utili, siate sempre coscienziosi ed effettuate con regolarità controlli medici. La prevenzione è sempre la miglior cura.
La dipendenza da alcol rientra nel gruppo dei cosiddetti disturbi alcool-correlati, che comprende tutti quei problemi, non solo medici, ma anche familiari, lavorativi e sociali, che possono colpire chi fa uso di bevande alcoliche. Il cosiddetto "bere problematico", termine da molti preferito al più popolare "alcolismo" comprende problemi da abuso e da dipendenza alcolica. L'abuso di alcool è una situazione intermedia tra il bere occasionale e la dipendenza fisica da etanolo; in questa fase, il soggetto - pur non presentando una vera e propria dipendenza fisica - soffre di ripetuti problemi interpersonali, lavorativi e sociali derivanti dal consumo eccessivo di bevande alcoliche. In questi casi, la dipendenza dall'alcool è di ordine prettamente psicologico; così, il soggetto si attacca alla bottiglia per sentirsi più in forma, euforico, sollevato dai problemi che lo affliggono, abbandonandosi ad occasionali eccessi o a un consumo continuativo di alcol nonostante i problemi che esso comporta. Nella dipendenza da alcool il paziente ha ormai sviluppato tolleranza al consumo di bevande alcoliche e il suo rapporto con l'alcool viene vissuto come un legame pressoché inscindibile, pena la comparsa dei sintomi fisici da astinenza. La tolleranza, ovvero la diminuzione dell'effetto inebriante dell'alcool alle dosi abituali, determina la necessità di aumentare la quantità di alcool consumata, raggiungendo dosi che nel soggetto normale comporterebbero serie alterazioni funzionali. Quando subentra la dipendenza fisica da alcool, il soggetto spende una gran quantità di tempo per procurarsi la sostanza; il bilancio finale è una grave compromissione della vita sociale, fino a situazioni di pericolo per sé e per gli altri, assieme ai vari problemi di natura medico-legale che ne conseguono.
L'astinenza da nicotina, o sindrome da astinenza da nicotina, è un insieme di sintomi di cui è oggetto chi ha da poco deciso di smettere di fumare. Questo insieme di sintomi trova giustificazione nel fatto che la nicotina è una sostanza capace di creare dipendenza, esattamente come l'alcol e le droghe illegali. L'astinenza da nicotina compare già dopo un paio di ore dall'ultima sigaretta; dopo 3 giorni dalla salutistica decisione, entra nella fase acuta e, trascorsi 14-21 giorni, comincia a risolversi. I suoi sintomi principali sono: desiderio irrefrenabile di fumare, irritabilità, collera, depressione, nausea, mal di testa e crampi allo stomaco. Per riuscire a superare l'astinenza da nicotina, esistono numerosi programmi di supporto, che insegnano i trucchi più efficaci su come smettere di fumare, e anche dei preparati farmacologici, i quali però sono indicati in casi estremi (cioè quando il superamento della sindrome da astinenza risulta molto difficile). L'astinenza da nicotina è un fenomeno patologico che può interessare chiunque utilizzi tabacco in maniera continuativa; pertanto, ne sono a rischio i fumatori abituali di sigarette, sigari o pipa. Svariate ricerche hanno constatato che l'intensità della sintomatologia è tanto più grave, quanto più elevata era la quantità di tabacco che l'ormai ex fumatore consumava quotidianamente, prima di astenersi dal fumo. In altri termini, gli ex fumatori più accaniti sono soggetti a un'astinenza da nicotina dai sintomi ben più gravi, rispetto agli ex fumatori meno accaniti. È doveroso precisare che una parte delle sopraccitate ricerche ha dimostrato che la sindrome da astinenza da nicotina può palesarsi anche negli ex fumatori sporadici, ossia quelli che, prima di smettere definitivamente di fumare, consumavano saltuariamente qualche sigaretta.
I termini “tossicodipendenza” o “tossicomania” rimandano ad una grave condizione patologica in cui l'individuo che ne è affetto percepisce l'urgente necessità di assumere una data sostanza (in genere oppioidi o oltre preparazioni d'abuso), indipendentemente dal danno fisico, psicologico e sociale che questa gli provoca. Tossicodipendenza. Il più delle volte, il tossicodipendente ricerca nella sostanza d'abuso l'euforia ed il piacere, percepiti dal cervello come un bisogno estremo, da raggiungere a qualsiasi costo. Non è un caso, infatti, che i tossici perdano famiglia, amici, lavoro e desiderino l'isolamento piuttosto che il contatto con le altre persone: questo loro comportamento rende estremamente difficile intervenire con farmaci o con trattamenti psicologici “salvavita”. È doveroso comunque precisare che la tossicodipendenza non può e non dev'essere riferita solamente alle sostanza cosiddette stupefacenti: infatti, anche il tabagismo e l'alcolismo sono alcune varianti, altrettanto pericolose. Inoltre, la tossicodipendenza può dipendere anche da una continua somministrazione di medicinali per curare una malattia sottostante: è il caso dei farmaci per la cura dell'ipertensione o per la cura della depressione, il cui utilizzo frequente - anche se assunto entro le dosi consigliate - può indurre dipendenza; chiaramente la “dipendenza” in questione non può essere posta sullo stesso piano di quella derivata dall'abuso di droghe illegali: la dipendenza da un farmaco dev'essere vista solo sul piano fisico (l'astensione dal farmaco crea danno fisico), mentre la dipendenza da oppioidi e altre droghe illegali è psicologica (soprattutto) e fisica, accompagnata da una serie di effetti collaterali catastrofici. Elementi comuni nella tossicodipendenza sono l'astinenza, provocata dalla sospensione improvvisa della sostanza, e la tolleranza, in cui l'organismo richiede una dose sempre maggiore di quella data droga per raggiungere l'effetto d'euforia tanto desiderato. La tossicodipendenza può causare danni a breve e lungo termine, inclusi disturbi di salute, psicologici e sociali. Parlare di cause che provocano la tossicodipendenza risulta piuttosto scontato: la persona è spinta dal desiderio di assumere una certa sostanza d'abuso per ottenere piacere ed euforia, pur sapendo (spesso) a cosa va incontro. Molti ex tossici raccontano che la tossicodipendenza è iniziata per gioco, per sfida, per trasgressione, spinti dalla convinzione che “si può smettere come e quando si vuole”: certezza, questa, che si rivela sbagliata fin dalla prima assunzione. Sembra incredibile, ma il cervello, a contatto con le sostanze stupefacenti, viene alterato nelle sue capacità di percepire il piacere, innescando una serie di meccanismi di natura ossessivo-compulsiva, che si rivelano letteralmente rovinosi per il soggetto, il quale, spinto dalla necessità di assumere nuovamente quella droga, finisce per rovinare la propria vita. In alcuni individui si osserva una propensione innata all'abuso di farmaci, perché predisposti geneticamente: ciò non vuol dire che ogni bambino nato da madre e/o padre tossici diverrà sicuramente tale nell'età adulta, nonostante sia evidente che questi bambini registrano una propensione maggiore alla tossicodipendenza rispetto ai nati da individui sani. Anche l'ambiente e le compagnie possono paradossalmente incidere nella tossicodipendenza: chi vive in ambienti malfamati o frequenta compagnie il cui abuso di alcol, fumo o droghe è elevato, è predisposto a cadere nello stesso vortice. Anche qui è doveroso puntualizzare: homo faber fortunae suae, nel senso che sta all'individuo fare ciò che ritiene giusto della sua vita, perciò anche se frequenta compagnie “sbagliate” dev'essere in grado di scegliere ciò che è giusto fare da ciò che non lo è.
Definizione: Il doping è la somministrazione, o meglio l'abuso, di sostanze o medicinali con il fine di aumentare artificialmente il rendimento fisico, la corporatura e le prestazioni dell'atleta. Il termine doping deriva probabilmente dal "dop", una bevanda alcolica usata come stimolante fisiologico nelle danze cerimoniali del sud Africa nel XVIII secolo, o dal "doop", una specie di salsa consistente che entrò nello slang americano per dare una descrivere come i rapinatori drogassero le proprie vittime mescolando tabacco e semi di stramonio contenenti quantità di alcaloidi, allo scopo di causare in esse sensi di allucinazioni. Il ricorso al doping è un'infrazione sia all'etica dello sport, perché i risultati ottenuti dall'atleta non sono dovuti all'effettiva preparazione atletica, sia a quella della scienza medica, poiché l'organismo subisce sostanze che lo sforzano e che possono causargli malattie come la SLA (sclerosi a placche). Il Comitato Internazionale Olimpico (CIO) ha istituito un'apposita agenzia, la WADA, che si occupa della lotta contro il doping; tutti i regolamenti sportivi proibiscono l'assunzione di ogni sostanza dopante e obbligano gli atleti a sottoporsi ai controlli antidoping, che si effettuano mediante l'analisi delle urine o del sangue. Quelli che risultano positivi alle analisi, vengono squalificati per un periodo più o meno lungo. Alle prossime Olimpiadi del 2012 a Londra, il CIO ha deciso di ammettere anche gli sportivi che hanno scontato la loro pena per il doping in passato.
La dipendenza da gioco, o gioco d'azzardo patologico, è il desiderio irrefrenabile di giocare ripetutamente d'azzardo, anche a dispetto del grosso rischio che si corre ogniqualvolta si scommettono somme di denaro. Le precise cause della dipendenza da gioco sono sconosciute; secondo alcuni ricercatori, avrebbero un'influenza determinati fattori di carattere biologico, ambientale e genetico. Il quadro sintomatologico consiste in comportamenti anomali e del tutto singolari, come: provare eccitazione ogni volta che si giocano grosse somme di denaro, non ammettere di essere un giocatore, sottrarre tempo al lavoro per giocare d'azzardo ecc. Se non trattata adeguatamente, la dipendenza da gioco può comportare gravi complicazioni: dall'instaurarsi di gravi problemi finanziari e legali ad anche il suicidio. La dipendenza da gioco, o gioco d'azzardo patologico o ludomania, è il desiderio incontrollabile, e dai contorni cronici, di giocare d'azzardo, a dispetto dei rischi che si celano dietro tale comportamento e nonostante la volontà iniziale di non arrendersi all'azzardo. Secondo l'ultima versione del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5), pubblicato nel 2013, la dipendenza da gioco rientra tra le cosiddette dipendenze da sostanze. Infatti, è all'origine di sintomi e comportamenti analoghi a quelli che manifesta chi abusa di alcol, cocaina ecc. Questa visione recente della dipendenza da gioco differisce da quella di qualche tempo fa, secondo cui giocare d'azzardo era uno dei cosiddetti "disturbi del controllo degli impulsi"; in altre parole era assimilabile a malattie psichiatriche come la cleptomania o la piromania, le quali provocano nel portatore un desiderio irrefrenabile di commettere un gesto dannoso per sé e per gli altri.