Altitudine: 676 m s.l.m.
Superficie: 27,34 km^2
Abitanti: 3.686
Patrono: San Nicola (6 dicembre)
CAP: 83040
Prefisso telefonico: 0825
Codice ISTAT: 064036
Codice catastale: D998
Il comune sorge nell'Irpinia centrale, fra le valli del Fredane e dell'Ufita, a ridosso di una dorsale. Il suo territorio è caratterizzato da una forte escursione altimetrica (max 781 m s.l.m. Località Otica - min 319 m s.l.m. Torrente Fredane). La casa comunale sorge a quota 676 m s.l.m..
L'esposizione a sud, sul fianco destro della valle del fiume Fredane, affluente del Calore Irpino, ha permesso che il territorio del comune di Gesualdo fosse frequentato fin dalla preistoria.
Alla fine del III millennio a.C. si fanno risalire resti di strutture di un insediamento e una necropoli con tombe a fosso esplorate dal Penta nel 1893, in località Fiumane, vicino al fiume Fredane. Questi rinvenimenti nel territorio gesualdino testimoniano tracce della presenza umana dell'Eneolitico, del Neolitico e del Paleolitico.
I discendenti del primo Gesualdo per quattrocento anni furono i Signori del territorio; dipendevano dal Duca di Benevento, e gli furono fedeli sempre, fino all'estinzione della famiglia, che coincise con la conquista normanna.
Negli annali storici, la prima citazione della "rocca di Gesualdo" è del 1137 e la fa Pietro Diacono, quindi nell'epoca normanna che Gesualdo cominciò ad avere uno sviluppo dell'aggregato urbano intorno alla suddetta rocca che fu trasformata in castrum e poi con il passare dei secoli da struttura difensiva ad abitativa, fino a diventare un maestoso e possente castello che caratterizza il panorama.
La dinastia normanna che signoreggiò Gesualdo ha avuto origini da Guglielmo, figlio illegittimo di Ruggero Borsa. Guglielmo fu il primo signore di Gesualdo di cui abbiamo notizie. Alla morte di Guglielmo, avvenuta intorno al 1150 subentrò suo figlio Elia, 2º signore di Gesualdo.
Il XII secolo coincise con il periodo di massima espansione della Signoria di Gesualdo con il dominio esteso su 36 luoghi tra città e terre situati in tre province, la maggior parte in Principato Ultra, altre in Principato Citra e Basilicata. Elia risulta signore di una vastissima baronia. Egli amministra personalmente i feudi di Gesualdo, Frigento, Mirabella, Paternopoli, San Mango, Bonito, Lucera e San Lupolo.
La Baronia di Gesualdo si ridusse, in epoca sveva, al solo possesso di Gesualdo, Frigento, Taurasi e Mirabella Eclano. Il fratello di Ruggero, Roberto, fu il primo ad assumere il cognome Gesualdo.
Alla morte di Elia subentrò il figlio Nicolò I Gesualdo. Egli partecipò alla guerra che il re Carlo II d'Angiò fece per recuperare la Sicilia. Nel 1289 fu nominato Capitano della città di Napoli. Il 20 febbraio 1299 gli fu confermato dal re Carlo II d'Angiò il possesso della baronia di Gesualdo.
Nel 1365 Mattia II Gesualdo, 6° signore di Gesualdo, figlio di Nicolò II, nipote abiatico di Mattia I comprò da Cobello Filangieri, per 650 once d'oro, il feudo di Gesualdo e il casale di Volpito. Ritornò così il feudo di Gesualdo alla famiglia Gesualdo.
Nella seconda metà del XV secolo, durante il Regno aragonese, Gesualdo e il suo castello furono spesso oggetto di azioni guerresche. Una prima volta, durante la Congiura dei baroni che spalleggiano gli Angioini per la riconquista del regno, la rocca di Gesualdo, di cui è signore il conte Giacomo Caracciolo, nell'ottobre del 1461, è assediata dall'esercito aragonese. Nel censimento dell'anno 1500, Gesualdo contava 2058 abitanti. A Luigi IV Gesualdo successe Fabrizio II Gesualdo ed infine Carlo Gesualdo (1566-1613) XII Signore di Gesualdo, ultimo e più famoso del casato.
La presenza del principe Carlo Gesualdo diede lustro alla vita gesualdina: per suo volere il castello venne trasformato da rude fortezza in una raffinata dimora capace di accogliere una fastosa corte canora nel vago e vano tentativo di emulare quella di Ferrara. Letterati e poeti furono frequentatori assidui del Castello di Gesualdo tra questi suo grande amico fu il poeta Torquato Tasso.
Nell'isolamento di Gesualdo, il principe continuò a comporre, a discutere quasi ossessivamente di musica, a rielaborare stimoli e suggestioni dell'esperienza ferrarese. Durante questo lungo periodo 1596-1613 (diciassette anni), più di un terzo della vita di Carlo, la cittadina di Gesualdo godette della magnificenza del principe che, per cercare la pace dell'anima e il perdono di Dio, fra tante altre opere, fece edificare tre chiese e due conventi: uno per i Domenicani e uno per i Cappuccini nel quale è custodita la pala del Perdono di Gesualdo, attribuita a Giovanni Balducci.
Nel 1688 i Gesualdo ripresero la Signoria della Città con l'avvento di Domenico Gesualdo, appartenente a un ramo collaterale della famiglia di Carlo. Costui, per concessione di Filippo V, tramutò il titolo di signore in principe. .
Durante la Repubblica partenopea nel 1799 il castello fu saccheggiato, depauperando e distruggendo così gran parte degli arredi, della cultura e della storia di questo magnifico e maestoso maniero.
Nel 1855, la proprietà del Castello passò alla famiglia Caccese, che ne dispose una profonda trasformazione strutturale.
Con l'Unità d'Italia, Gesualdo entrò a far parte della provincia di Avellino.
La figura storica di Carlo Gesualdo, alimenta una forte attività culturale ed artistica nel piccolo centro irpino dove si ripetono periodicamente convegni, concerti ed incontri incentrati sulla celebrazione del genio musicale che fece del castello di Gesualdo fecondo luogo di studio e sperimentazione delle sue arti. Nel corso degli ultimi decenni Gesualdo ha ospitato diverse personalità del mondo della musica e della cultura che hanno fortemente contribuito alla valorizzazione della figura del Principe.
Le origini del Castello si fanno risalire alla metà del VII secolo (epoca longobarda). Il complesso edilizio è delimitato da quattro torrioni circolari con cortine cinte da rivellini e con corte centrale, nella quale vi è una vera da pozzo finemente lavorata.
Sorto come avamposto difensivo, con il matrimonio di Carlo Gesualdo e Eleonora D'Este ed il trasferimento della corte e del cenacolo musicale (fine '500), si trasforma in dimora signorile di stile rinascimentale.
Sotto il cornicione, a lettere cubitali si legge: "CAROLUS GESUALDUS EX GLORI ROGERII NORTMANNI APULIAE ET CALABRIAE DUCIS GENERE CONPSAE COMES VENUSII PRINCEPS ETC EREXIT" (Carlo Gesualdo, discendente dal glorioso Ruggero il Normanno, Duca di Puglia e Calabria, Conte di Conza, Principe di Venosa, ecc. eresse).
Nel 1855, dopo decenni di abbandono seguiti a rovinosi terremoti e saccheggi, il Castello divenne di proprietà della famiglia Caccese che ne dispose una profonda trasformazione strutturale.
Il 13 ottobre 1913, per l'alto valore architettonico, storico, artistico e ambientale è stato vincolato dalla Sovrintendenza ai Beni Artistici ed Ambientali di Salerno ed Avellino. Il castello è stato gravemente danneggiato dal terremoto dell'Irpinia del 23 novembre 1980.
Acquistato dal Comune di Gesualdo e della Provincia di Avellino agli inizi degli anni duemila, dopo un lungo lavoro di recupero, è stato riaperto al pubblico nell'agosto del 2015.
Dal castello, che si erge imperioso sulla collinetta, scende verso la valle l'antico abitato di Gesualdo, che si snoda a forma di pigna dall'alto verso il basso. Fino al terremoto del 1980 densamente abitato, oggi è semideserto, ma pienamente recuperato.
Arroccato tutto attorno al castello, nonostante verso Est non risulti così scosceso come ad Ovest, il centro storico è attraversato da strade pedonali e mulattiere perlopiù pianeggianti, pavimentate in selciato di pietre locali, forse ricavate dagli stessi lavori di sbancamento a suo tempo eseguiti per costruire case e strade. Se osservato in tutti i suoi particolari (le strade pianeggianti create in luoghi scoscesi, i collegamenti fra le stesse, la predisposizione della abitazioni, i terrazzamenti tutti rivolti verso Sud-Ovest, la visione panoramica che ogni casa ha senza nulla togliere all'altra che la precede o che la segue), esso rappresenta un modello scientifico di alta architettura.
Non a caso negli anni Ottanta la Facoltà di Architettura dell'Università "Federico II" di Napoli utilizzò il centro storico per un approfondito studio architettonico delle strutture urbanistiche.
Il più antico luogo di culto di Gesualdo è la chiesa madre dedicata al Vescovo di Mira San Nicola, patrono della cittadina. Essa fu eretta, probabilmente intorno al XII secolo, a ridosso delle mura del castello, sul declivio del borgo medioevale.
La Chiesa del SS. Sacramento, meglio nota come il Cappellone, fu costruita durante la signoria del principe Domenico Gesualdo e quella del figlio Nicola. Venne completata nel 1736. L'accesso è servito da un'imponente scala di nove gradini in pietra da taglio, mentre la cupola è sormontata da una lanterna. L'interno non presenta elementi artistici degni di rilievo.