Altitudine: 718 m s.l.m.
Superficie: 38,47 km^2
Abitanti: 1.204
Patrono: Sant'Anna (26 luglio)
CAP: 83030
Prefisso telefonico: 0825
Codice ISTAT: 064096
Codice catastale: I471
Probabilmente deriva dal nome latino di persona Sabinius, a cui si aggiunge il suffisso -anus che indica appartenenza. L'aggiunta, posteriore, di "Irpino" fa riferimento alla zona geografica e deriva dalla necessità di distinguere il comune dagli altri omonimi.
Posto a destra del fiume Cervaro, lungo la Statale delle Puglie, ai confini con la stessa Puglia; si sviluppa tra i due colli della Tombola e del Calvario a formare una sella. Dista circa 30 km dall'uscita di Grottaminarda dell'autostrada Napoli-Bari ed è servito dalla stazione ferroviaria di Savignano-Greci sulla linea Napoli-Bari. Nel suo territorio sgorga un'acqua solforosa fredda.Le essenze principali, presenti nella zona, sono alcune tipologie di querce come il cerro e la farnia che costituiscono boschi in purezza o in simbiosi al pino nero , all'acero montano , al faggio ed a piccoli nuclei di abete bianco che costituiscono dei relitti glaciali, inoltre si trovano esemplari isolati di tasso ; nel sottobosco si possono trovare specie a portamento arbustivo come l'agrifoglio e il ginepro . Sono presenti ulteriori specie minori come l'ontano napoletano ed il pioppo a costituire boschi ripariali sulle rive di alcuni torrenti. Per quanto riguarda la fauna, i boschi sono popolati prevalentemente da lepri, beccacce, pernici, starne e altri uccelli tra cui molte specie di rapaci, infatti non è raro avvistare il nibbio, nonché rettili velenosi. Notevole è la presenza del cinghiale reitrodotto a fini venatori. Contraddittoria è la presenza del lupo italico benché la sua presenza nel passato fosse ampiamente documentata. Il clima, essendo un centro di montagna, è rigido con estati fresche e frequenti nevicate in inverno.
I primi insediamenti alla Ferrara e a Monte Sant'Angelo risalgono all'era paleolitica. Diversi gruppi etnici si sono succeduti nella zona: Umbro-sabelli, Osci, Sanniti e poi Ostrogoti, Bizantini e Longobardi. La costruzione del Castello , di cui rimangono alcune mura perimetrali, recentemente restaurate, è databile tra VII e VIII secolo e si rese necessaria per le scorrerie in quegli anni frequentissime. I Normanni successivamente svilupparono e organizzarono meglio questo insediamento cingendolo di mura e fortificazioni.
Appartenente alla provincia di Capitanata sotto il Regno delle due Sicilie, dopo l'Unità d'Italia nel 1861 il Comune fu aggregato alla nuova provincia di Avellino. Esso fu conosciuto con il nome di Savignano fino al 1862 quando acquisì, singolarmente visto l'avvenuto cambio di pertinenza provinciale, la specificazione “di Puglia” che servì a differenziarlo da omonimi comuni siti rispettivamente in Romagna e in Emilia. Nel 1962 il comune mutò nuovamente il suo nome da Savignano di Puglia a Savignano Irpino, il che riflette la duplice afferenza che quel territorio di confine dovette avere in relazione alle due terre e l'avvenuto cambiamento di pertinenza a livello amministrativo. Lo stesso anno è tragicamente ricordato per il disastroso sisma che arrecò gravissimi danni al patrimonio edilizio-abitativo ed ai beni culturali locali. Il successivo sisma del 1980 provocò, invece, danni molto più contenuti. Nel 2006 c'è stato un referendum, poi non valido per mancato raggiungimento del quorum, che il comune passasse dalla Campania alla Puglia.
Con l'arrivo dei Normanni il borgo di Savignano Irpino fu interessato da una notevole opera di fortificazione: in questo periodo fu eretto il castello, in cima ad un picco roccioso chiamato "Tombola". In origine il castello doveva estendersi fino alla Chiesa Madre ed era circondato da un'imponente cinta muraria. Oggi, di quello che fu l'impianto delle mura restano solo alcune tracce nella zona del sottopasso Finestroni. L'opera di fortificazione fu iniziata da un certo conte Gerardo, alla morte del quale il feudo e il castello passarono ai suoi eredi: Dauferio, Briel e Gerardo I. A fare la storia del castello fu però la famiglia De Guevara, che lo ottenne con Innico, Gran Siniscalco, marchese del Vasto e conte di Ariano. Con questa acquisizione i De Guevara assunsero anche il titolo di conti di Savignano e mantennero il possesso di tutto il territorio circostante fino al 1799, lasciando una tale impronta che perfino il nome del castello assunse quello della nobile famiglia. I De Guevara, infatti, mutarono la sua destinazione d'uso, trasformando il fortilizio in una dimora gentilizia. Furono eliminati il fossato e le porte e le bocche da fuoco trasformate in finestre. Fino al 1880 il castello fu ancora abitato e non subì sostanziali modifiche. Fu poi abbandonato per tutto il Novecento e alcune sue parti ritenute pericolanti furono abbattute. Dopo il sisma del 1980 il castello divenne un rudere che solo di recente è stato oggetto di notevoli interventi di restauro.