Altitudine: 817 m s.l.m.
Superficie: 185,52 km^2
Abitanti: 22.700
Patrono: Sant'Ottone (23 marzo)
CAP: 83031
Prefisso telefonico: 0825
Codice ISTAT: 064005
Codice catastale: A399
L'etimologia del nome deriva problabilmente dal latino Ara Iani, un altare realizzato in onore del dio Giano. Altre ipotesi lo fanno risalire al nome di persona latino Arrius a cui si aggiunge il suffisso -anus che indica appartenenza, oppure alla parola aryale, luogo incolto. L'aggiunta Irpino è identificativa della zona e dovuta alla necessità di distinguere il comune dall'omonimo centro sito nel Polesine.
Ariano Irpino si trova nell'Appennino campano, a cavallo tra Campania e Puglia, in una posizione quasi equidistante tra i mari Tirreno ed Adriatico. Il territorio rivela una natura particolarmente impervia ed esposta ai venti con un'altitudine che varia tra i 179 e gli 811 m s.l.m. tra piccole valli e rilievi scoscesi dove non mancano i dirupi. Fa eccezione l'area orientale che assume una conformazione abbastanza regolare.
Il centro cittadino sorge su tre colli, Calvario, Castello e San Bartolomeo, i quali vanno a formare un rilievo montuoso a forma di sella che tocca gli 817 metri d'altezza sulla sommità del castello. Per via di tale conformazione orografica Ariano è anche conosciuta col nome di Città del Tricolle. Il centro storico si sviluppa, quindi, in una posizione sopraelevata rispetto alle valli circostanti. Dai punti più panoramici del centro, in particolare dal castello e dalla villa comunale, è possibile ammirare ad ovest i massicci del Taburno e del Partenio, a sud la Baronia di Vico, il Vulture e l'altopiano del Formicoso, ad est il Subappennino Dauno e a nord i Monti del Matese e la Valle del Fortore.
Le origini di Ariano sono antichissime. Le prime tracce di insediamenti umani nella zona sono stati rinvenuti a seguito di scavi archeologici nell'area a nord-est del centro cittadino, in località Starza. I reperti, provenienti da un villaggio di capanne preistorico risalente al Neolitico inferiore, sono datati a partire dal VII millennio a.C. fino al 900 a.C.
Il periodo di massimo splendore, arriva nel tardo impero, quando diventa un punto di passaggio obbligato verso sud con la costruzione dell'Appia Traiana tra il I ed II secolo e la successiva via Herculea nel III secolo, che qui s'incrociano. La città viene citata per la prima volta da Cicerone che in una sua missiva a Tito Pomponio Attico, scriveva proprio da Aequum Tuticum così dicendo: "sosta obbligata verso l'Apulia e città di elevata condizione sociale in quanto fornita di ogni comodità".
La decadenza di Aequum Tuticum inizia in concomitanza delle prime invasioni barbariche nel IV secolo, finché nel VI-VII se ne perde ogni traccia. È a quest'epoca che si fa risalire il primo insediamento sul Tricolle, luogo rialzato e facilmente difendibile. Con l'arrivo dei Longobardi, la conquista di Benevento, sottratta ai Greci-Bizantini da Zottone, e la nascita del Ducato Longobardo nel 571, il territorio di Ariano rientra in quella sfera di influenza politica e religiosa, seguendone le alterne vicende fino al suo declino nell'XI secolo. In particolare intorno all'anno 1000 viene eretto il Castello a difesa dai domini Greci.
Dopo l'anno 1000, in un contesto politico frammentato e di continua belligeranza, viene costituita la contea d'Ariano ad opera di un gruppo di cavalieri normanni capeggiato da Gilberto Buatère ed assoldati da Melo di Bari, un nobile di origine longobarda, ribelle al dominio bizantino e alleato coi principi longobardi. La contea, che può essere considerata il primo organismo politico posto in essere dai Normanni nel Mezzogiorno, soppianta il guastaldato tra il 1016 ed 1024. Con i Normanni Ariano assunse un ruolo di primaria importanza. Nel castello della città appena ristrutturato nel 1140 Ruggero II d'Altavilla detto Il Normanno, vi tenne il suo primo parlamento nella parte continentale del Regno di Sicilia. Qui emanò le Assise di Ariano, la nuova costituzione del Regno. Questo corpus legislativo, una sintesi di tradizioni giuridiche diverse, ispirate al diritto romano, al Codice Giustinianeo, all'Editto di Rotari, al diritto canonico, alle testimonianze bibliche e cristiane, verrà adottato quasi integralmente e con poche variazioni nelle Costituzioni di Melfi di Federico II di Svevia.
Con la fine della dinastia normanna e l'avvento della casa di Svevia sul trono del regno di Sicilia, inizia per la città un periodo infelice fatto di guerre saccheggi e devastazioni. In particolare nel 1255 Manfredi di Svevia - figlio di Federico II - assedia la città, che aveva appoggiato l'esercito papale contro di lui. Ariano resiste duramente all'assedio grazie alle mura ed alla natura combattiva degli abitanti, finché un gruppo di lucerini, fingendosi disertori dell'esercito di Manfredi, viene accolto nella città.
Più di dieci anni più tardi, nel 1269, Carlo I d'Angiò, dopo aver sconfitto Manfredi di Sicilia nella battaglia di Benevento e conquistato il regno, decide di ricostruire la città. In quell'occasione dona in segno di riconoscenza per la fedeltà dimostrata al papato, due spine della corona di Cristo , ancora conservate in un reliquiario all'interno della Cattedrale romanica della città. Nel 1417 tutta la contea passa a Francesco Sforza, condottiero e futuro duca di Milano.
Il 1493 è un anno funesto per Ariano a causa di un'epidemia di peste che funestò Napoli, danneggiando pesantemente l'economia locale, visto che rimase interdetto il transito da e per il capoluogo partenopeo, mentre furono fortemente limitati gli spostamenti all'interno del regno.
Il castello sorge sulla sommità dell'omonimo colle, nella zone più alta e panoramica del territorio cittadino. Edificata in una posizione strategica e di difficile accesso, crocevia tra il Sannio, l'Irpinia e le Puglie, la fortezza domina le valli dell'Ufita, del Miscano e del Cervaro. Come risulta dai documenti pervenuti fino ai giorni nostri, la sua funzione non è stata tanto quella di proteggere la città da eventuali attacchi provenienti dalle zone limitrofe, quanto quella di ergersi a baluardo per sostenere un assedio in caso di guerra, di modo da frenare l'invasione del regno.
La struttura presenta le caratteristiche peculiari dell'architettura aragonese e può essere datata per il profilo costruttivo tra i secoli XI e XII. Di forma pressoché trapezoidale, presenta lati di dimensione diversa e torri disposte ai quattro angoli. Ogni torre è articolata al suo interno con alcuni vani di varia dimensione, più grandi in basso e più piccoli in alto. Il loro diametro varia da 13 fino a 16 metri. I muri di cortina sono muniti di contrafforti ora interrati. I lati più corti sono quelli nord e sud, rispettivamente di 40 e 56 metri circa. I lati est ed ovest, invece, corrono per circa 72 ed 81 metri.
La chiesa di Santa Maria Assunta è il duomo di Ariano Irpino e la cattedrale della diocesi di Ariano Irpino-Lacedonia. La cattedrale è intitolata all'Assunzione di Maria in cielo ed a Sant'Ottone Frangipane, principale protettore della città. Nel 1984 è stata elevata da Giovanni Paolo II alla dignità di basilica minore.
All'edificio, sopraelevato rispetto alla sede stradale, si accede attraverso un complesso di scale aggiunto in epoca tarda che mal si accorda con lo stile della facciata. La facciata in stile romanico a capanna, fatta costruire nel 1500, è in pietra arenacea verde di Roseto. Di questo periodo sono i tre portali architravati e nicchie superiori con statue di Sant'Ottone e Sant'Elziario, ma non i rosoni.
La villa comunale si trova sulla parte più alta della città sul colle del Castello. La sua realizzazione risale al 1876, quando cominciò l'ampliamento di quelli che allora erano i giardini del maniero. Il parco oggi si estende su 10.000 m² circa ed è ricoperto da una vegetazione lussureggiante tra prati, fiori, arbusti e piante ad alto fusto. Tra questi meritano una menzione i secolari Cedri del Libano. Al suo interno si trovano un parco giochi, un campo da tennis, un centro di ritrovo per anziani ed il monumento a P. P. Parzanese. Di fatto si tratta dell'unica area verde del centro cittadino, nonché il parco più bello dell'Irpinia e uno dei più apprezzati della Campania.
Situato all'interno del Castello e costituito da un'importante raccolta di monete normanno-sveve e da un fondo di altre monete medievali. Fanno inoltre parte del patrimonio museale: pergamene, cinquecentine, incisioni, un piatto argenteo di evangelario e materiali lapidei. Importanti le riproduzioni tra le quali, di gran pregio per qualità e dimensioni, quella del mantello di Re Ruggero II, indossato nell'incoronazione.
Nella sala delle armi, intitolata all'ing. Mario Troso, sono in mostra 220 esemplari autentici di armi che coprono 2000 anni di storia. Le armi sono organizzate secondo le famiglie tipologiche di appartenenza: alabarde, picche, corsesche, falcioni, lance, ronconi, brandistocchi, scure, buttafuoco, alighieri, quadrelloni, forche, tridenti, spiedi. La sala accoglie, inoltre, da fondi diversi, rari esemplari di armi da taglio pre-romane e longobarde tra queste un rarissimo pilum romano, esemplare forse unico nel panorama museale italiano. Oltre al grande plastico della battaglia di Hastings, recentemente restaurato, che ricostruisce quanto avvenuto nel 1066 quando prese avvio l'epopea normanna in Europa, spiccano un'armatura cinquecentesca autentica, una scure da decapitazione del XII secolo e un manichino che riproduce, in dimensioni naturali e con accurata ricercatezza filologica, un guerriero normanno a piedi, armato di tutto punto.