Le "api" come le intendiamo sono un insieme di innumerevoli sottospecie tra più generi diversi, ma tutte si trovano nella superfamiglia delle apidee.
Le caratteristiche che qui riportiamo probabilmente non sono applicabili a tutte le api nella loro incredibile varietà ma si ripresentano abbastanza da essere riconoscibili.
Appendici mobili situate sul davanti del capo, svolgono funzione di recettori e per svolgere questa funzione possono essere osservate sempre in movimento, nelle api esse hanno forma ad L e vengono avvolte pulite dall’ape stessa per evitare che residui ne danneggino la funzione estremamente vitale in quanto esse rappresentano uno dei sensi principali per vari insetti.
Le api hanno ben 5 occhi. Due di essi sono composti, formati da migliaia di piccole celle. Gli altri tre sono detti occelli, sono situati più in alto sulla testa e si occupano di percepire la luce e la sua intensità.
Il labbro superiore funge da copertura per il resto dell’apparato boccale.
Le mascelle sono due e si trovano a ciascun lato della bocca, così da formare una specie di pinza utilizzata per raccogliere oggetti ed altre api.
La ligula è la parte più lunga dell’apparato, in essa scorre la saliva utilizzata per esempio per sciogliere sostanze (essa svolge funzioni per l’apparato digestivo).
Il labbro inferiore viene steso per permettere all’ape di succhiare liquidi creando una specie di proboscide.
-Parti di questo apparato sono in realtà parte del sistema digerente e per semplicità sono trattate nella sezione addome.-
Si divide in tre sezioni (metameri) dette: protorace, mesotorace e metatorace. In questa zona si trovano le zampe e le ali.
Organi ovviamente indispensabili per le api, ne hanno due paia, collegate una al mesotorace e una al metatorace. Le due paia si muovono insieme grazie a piccoli uncini detti hamuli che le collegano (caratteristici degli Imenotteri). Quando non utilizzate gli uncini sono sganciati e l’ala è ripiegata all’indietro.
Le ali delle api sono formate da una sostanza membranosa supportata da un reticolo più rigido, esso è così specifico e preciso da essere utilizzato per distinguere le varie sottospecie.
Le api sono dotate di un paio di zampe per ogni metamero, per un totale di 6 zampe.
Zampe anteriori
Oltre ad essere utilizzate per afferrare oggetti e sostanze, esse sono dotate di setole per pulire gli occhi e le antenne.
Zampe medie
Su di esse si trova uno sperone che serve a staccare il polline dalle zampe posteriori.
Zampe posteriori
Come detto sopra, ad esse si attacca il polline durante il trasporto. In realtà più che un “attacarsi” come viene spesso definito, il polline viene depositato in due apposite cavità dette corbelle.
Nelle api è caratterizzato da una serie di uncini rivolti all’indietro, questi sono la ragione per cui il pungiglione si stacca dall’ape dopo aver punto ma rendono la puntura molto più effettiva e aiutano con la propagazione di feromoni che allerta le altre api del pericolo. Nonostante esso sia uno degli aspetti più riconoscibili delle api, non è presente in tutte, non solo i maschi non ne sono dotati ma vi sono varie specie che ne fanno a meno compensando con la potenza del morso e strategie protettive uniche e particolari.
Si divide in anteriore, medio e posteriore.
La parte anteriore si trova in realtà nel capo e si sovrappone in parte all'apparato boccale, tutte le sue parti sono dette “stomodeo” che nelle api comprende cavità orale, ghiandole (esse svolgono funzioni diverse di specie in specie, nelle api da miele la loro secrezione è la famosa pappa reale), faringe, esofago, ingluvie (una sacca, in alcune api “borsa melaria” che può espandersi fino all’addome) e ventriglio.
L’intestino medio ha una forma piegata ad "U" e serve per digerire e assorbire le sostanze.
La parte posteriore assorbe i liquidi e accumula le sostanze di rifiuto quando non possono essere smaltite.
Conclusioni
Le api sono organismi piccoli ma interessanti, pieni di varietà. E' incredibile pensare a quanti organi complessi possano trovarsi al suo interno, per non parlare di come si sono adattate all'ambiente durante la loro evoluzione.
Galleria realizzata da Anita Rizzardi e Mariam Massoni