Esiste una misura nelle cose; o meglio, dovrebbe esistere.
Con la celebre locuzione “Est modus in rebus”, Quinto Orazio Flacco, nell’opera “Satire”, vuole esprimere proprio questo concetto. Da ciò possiamo dedurre che, sin dal periodo romano, si cercava di perseguire la virtù della temperanza.
Tutt’ora però, il senso della misura spesso sembra essere quasi dimenticato. Infatti ci sono numerosi casi di attualità in cui possiamo notare che il concetto di temperanza non viene applicato, quando in realtà, proprio grazie a quest’ultimo, forse si eviterebbero.
Potrebbe sembrare un esempio “forzato”, ma le guerre non sono altro che una mancanza di senso della misura; infatti sono causate a volte da eccessi di potere, a volte da piccoli screzi spesso ingigantiti da fatti accaduti precedentemente.
Un altro esempio sono i numerosi casi di femminicidio che purtroppo hanno riempito e continuano a riempire la cronaca quotidiana. Sono tanti gli eccessi che caratterizzano i femminicidi, tra cui l’eccesso di possessività e gelosia.
Questi erano solo due casi, ma la locuzione “est modus in rebus” può essere applicata a tante altre situazioni.
Quinto Orazio Flacco non fu l’unico a trattare il tema della temperanza e della misura; ricordiamo anche,
nell’ambito della lingua latina, Tito Maccio Plauto che, in Poenulus, affermò “Modus omnibus in rebus…optimum est habitu”, letteralmente “In ogni cosa la sua misura, questa è un’ottima abitudine. Ma anche una frase di uso comune, che cita: “In medio virtus stat”, cioè “la virtù sta nel mezzo”.
Dunque, possiamo dedurre che, per i Romani, l’equilibrio era un valore fondamentale. Forse dovremmo tenere presenti queste frasi, perché se trovassimo un equilibrio, una giusta misura nelle cose, potremmo evitare un grande numero di eventi spiacevoli che continuano a ripetersi fin troppo frequentemente.
Evitare il troppo e il troppo poco, rimanendo nel mezzo: questo lo dicevano i Romani, secoli e secoli fa.
Anna Di Fonzo