-Allora io me ne vado di qui!- urlò Vittoria a sua madre.
Se la ricordava bene quella litigata. La litigata che l’avrebbe portata a quelle scelte.
Ormai erano passati due anni. E tutto era cambiato. In quei due anni aveva superato ostacoli enormi da sola. Perché era quello che era adesso: sola.
Iniziò a ricordare. Ricordava quel ragazzo di cui si era follemente innamorata. Elia.
Era il ragazzo più bello che avesse mai conosciuto: capelli castani, alto e tutto ciò che una diciottenne possa desiderare. Lo conobbe durante l’estate, nel periodo della maturità.
All’inizio ne parlò solo con Samira, la sua migliore amica. Già, Samira…Da quanto tempo che non la vedeva.
I due si frequentarono per qualche mese. Poi decisero di fare “il grande passo”.
Vittoria lo presentò a sua madre, Elena. Riusciva a ricordare ogni minimo dettaglio di quella cena, quando alla fine Elia disse:
-Tra una settimana parto per Miami-
Madre e figlia rimasero scioccate. E si sa, da cosa nasce cosa, vi fu una brutta lite.
Una lite che vide la separazione tra madre e figlia.
Vittoria partì per Miami con Elia, senza più parlare con sua madre. Poteva sentire ancora il flebile rumore dello spezzarsi del cuore di Elena.
Dopo di che, i ricordi erano più vaghi. Le infinite liti durante la convivenza, i tradimenti. Andare lì, in America, era stato uno sbaglio. Uno sbaglio che Vittoria non sapeva come riparare.
Durante l’ultimo anno, la ragazza era rimasta senza amici, senza casa e senza lavoro. Iniziò così per lei un lungo e travagliato percorso alla ricerca della felicità.
Felicità che però si dimostrò essere fatta di solo denaro ottenuto da un tanto atteso e guadagnato lavoro ben pagato.
Ma si sa bene che se le tasche sono piene ma il cuore vuoto…In mano non si ha la vera gioia della vita: l’amore.
Un amore non straziante come quello vissuto e da cui ha potuto trarre insegnamenti a proprie spese, ma un amore materno e indissolubile…Di famiglia.
Tutti questi pensieri e ricordi passarono per la testa di Vittoria in un batter d’occhio. Si ridestò da questi infiniti flashback e rimorsi e scese dall’aereo che l’aveva finalmente riportata a casa, nella sua amata Italia.
Prese un taxi e raggiunse la sua casa. O meglio, la casa che era stata sua e di sua madre perché di chi quella casa sarebbe diventata, di lì a pochi minuti, nessuno lo sapeva.
Bussò. Esitò. Aprì la porta una figura familiare. Un porto sicuro. Un qualcosa fatto di amore incondizionato. Una mamma.
Elena accolse la sua bambina e le due si abbracciarono e si ritrovarono.
-Amare et sapere vix deo conceditur. A stento il dio concede di essere innamorati ed essere saggi, ricordatelo Vittoria- le disse infine la mamma.
Quella frase Vittoria non se la dimenticò mai.
Giulia Derossi