Emma era un’adolescente poco diversa dagli altri. La sua vita non scorreva in modo particolare, eppure covava dentro di sé un sentimento che lei stessa definiva strano.
Sapeva che quel sentimento aveva avuto origine il giorno del suo quindicesimo compleanno, quando aveva ricevuto da sua nonna, una professoressa di latino ormai in pensione, un piccolo bigliettino di auguri. Aprendolo, aveva scoperto al suo interno una frase: AD MAIORA SEMPER. Aveva fatto un po’ fatica a tradurre quel motto, ma dopo aver ritrovato nella sua memoria qualche nozione di latino, riuscì a comprendere che sua nonna le stava augurando di andare “sempre verso cose più grandi”.
Emma, però, non era una ragazza che si fermava ai significati più superficiali delle cose. Qualcosa la costringeva a ragionare a fondo su quel motto latino.
Tornata a casa, riprese in mano il biglietto d’auguri. “Ad maiora semper” ripeteva in silenzio per fissare bene quelle parole nella sua memoria. “Che bell’augurio!” si disse. “Anche se, pensandoci meglio…” e la sua mente cominciò a vorticare senza sosta. Se le avessero fatto quello stesso augurio qualche anno prima oppure anni dopo sarebbe stata molto felice di riceverlo, ma adesso? Adesso era nel pieno periodo adolescenziale e sentirsi dire che doveva sempre puntare a cose più grandi le incuteva un certo terrore, come se ciò che già stava facendo o vivendo non fosse sufficiente.
Sapeva che sua nonna le aveva regalato qual biglietto in buona fede, senza aspettarsi che avrebbe suscitato in lei così tanto scompiglio, ma Emma ormai si era persa tra i suoi pensieri. Quante volte le era capitato di dover andare “verso cose più grandi” solo per compiacere i suoi genitori o i suoi insegnanti e per non deludere le loro aspettative? Per questo le venne spontaneo chiedersi: ma è sempre un bene correre incessantemente verso cose grandi, oppure dovremmo anche fermarci e ammirare le piccole cose che ci circondano?
Durante la sua giovane vita aveva visto molte persone che, pur di raggiungere risultati eccellenti per non deludere gli altri, avevano dimenticato ciò che loro desideravano realmente. Spesso notava che alcune persone, pur di raggiungere i loro obiettivi, erano disposte a scavalcare gli altri in maniera poco corretta.
Allora Emma concluse che puntare sempre al massimo è un bene, perché può aiutarci a dare il meglio di noi, ma bisogna sempre ricordare che l’importante è seguire i propri sogni e le proprie ambizioni, senza essere condizionati in maniera negativa, senza spegnere le aspirazioni degli altri per favorire sé stessi e soprattutto senza avere paura di deludere le aspettative.
Giulia Natuzzi