Da ogni punto del paese, a volte più ravvicinate, a volte meno, ci sono sempre le colline di sfondo. Questo mi ha fatto pensare al borghetto flaminio dove ho la rupe che delimita il lato est del lotto.
Parole chiave: Rurale-Riciclo
Fin da quando ne ho memoria, tutte le estati, nel mese di agosto, il mio posto era quello nella casa in campagna. A circa 1 ora e mezza da Roma, nella zona del basso Lazio, la Ciociaria, in un paese chiamato Villa Santo Stefano, nel 1918 sono nati i miei nonni. Entrambi di origini contadine vivevano di agricoltura e allevamento. Mia nonna, Maria, essendo figlia femmina, non ebbe diritto allo studio. Poté studiare fino alla quinta elementare e passava le sue giornate a ricamare i corredi di nozze delle sue sorelle, le piaceva molto e forse lo preferiva all’andare in campagna. Ricordo però che conosceva molte parole in latino, mi ha sempre colpito che a quel tempo la messa venisse celebrata in latino. Mio nonno Ottavio, come dice il nome, ottavo figlio, prese il nome dal primogenito, morto durante la Prima guerra mondiale. Essendo maschio, poté studiare fino alla terza media e, ancora minorenne, con il documento di un fratello maggiore, iniziò a lavorare nelle campagne dell’Agro Pontino. Dopo il servizio di leva militare e l’essere andato in guerra, si sposò con mia nonna ed insieme, decisero di trasferirsi a Roma. Lì nacquero mia madre e mia zia. Nonostante la casa a Roma, i miei nonni amavano la campagna e non smisero mai di andare in quella casa. Lì avevano numerosi terreni da frutto, uliveti e vigneti che ogni anno producevano vino, olio, frutta e portavano a Roma numerose prelibatezze. Come dimenticare il sapore delle castagne arrosto o le conserve dei pomodori fatti in casa…
In questo paese, appunto, passavo tutte le mie estati, nel mese di agosto, il più caldo, trovavo, insieme con i miei genitori, rifugio dal caos cittadino. Per me, bambina, questo significava tantissimo. In primo luogo, libertà. Essendo piccolo il paese, ero libera di girare, a piedi o in bicicletta per le strette vie. La mattina andavo dal giornalaio a comprare il giornale e, tornando a casa, non potevo non fermarmi al forno; il profumo di pane riempiva le mie piccole narici e la fornaia, conoscendomi, spesso mi regalava pizzette o biscotti appena sfornati. La sera scendevamo in piazza, dove incontravo tutti i bambini del paese, miei amici, con cui giocavo fino a tarda notte. Agosto significava però che si stava avvicinando settembre e l’inizio della scuola. Tutti i giorni dovevo fare i compiti, generalmente la mattina studiavo; invece, trascorrevo il pomeriggio nel giardino di casa dove mi divertivo a dipingere su vecchie tegole o a creare orecchini e portachiavi a forma di animali, come gechi o api, con le perline ed il fil di ferro. Ma il più bello veniva quando, il 16 agosto, festa del patrono del paese, San Rocco, si allestiva un mercatino in piazza dove tra le tante bancarelle, mi sistemavo anche io, con un piccolo tavolino in legno che portavo da casa e vendevo questi piccoli prodotti artigianali che avevo creato. Era enorme la soddisfazione di una bambina che poteva esporre i suoi “gioielli” e guadagnare anche qualche euro vendendoli.
le tegole
Non ho ancora parlato però della casa. Con spessi muri in tufo e travi in cemento armato e il tetto a falda, la casa è situata all’inizio del paese. Si sviluppa su tre piani fuori terra ed è tutta circondata da un giardino, un tempo molto più ampio che, purtroppo, con l’ampliamento di una strada adiacente, in parte è stato espropriato e ridotto di dimensioni. Nel giardino ci sono alberi da frutto e un tempo anche un bellissimo pergolato di uva che regalava ombra nei pomeriggi più caldi d’estate. Nella parte opposta del giardino c’è anche un bellissimo forno a legna con la calotta in pietra dove, secondo i racconti di mia madre, i miei bisnonni facevano il pane, per tutta la famiglia. Il pane, fatto con la farina del posto ed il lievito madre che si passavano di generazione in generazione le donne del paese, durava addirittura un mese. È sconvolgente pensare che oggi invece il pane diventa duro dopo solo 2 giorni dall’acquisto. Sempre secondo i racconti di mia madre, arrivato a fine mese, anche questo pane si induriva e così veniva preparata una sorta di sformato di pane, ammorbidito con brodo di verdure e legumi e cotto nel forno.
la casa
il forno il pietra
il giardino e la nuova strada
La casa apparteneva a mia nonna, alle sue sorelle e fratelli. Il piano terra e metà del primo piano, appartiene alla mia famiglia. Nonostante venga in questa casa quasi ogni anno da quando sono nata, non ho mai avuto l’opportunità di vedere cosa c’è oltre le altre porte della casa, questo mi trasmette molta curiosità. Entrando nel portone di casa, al piano terra è presente una sala da pranzo, una cucina ed un bagno. Salendo le scale, invece, al primo piano sono presenti due porte, quella di destra immette nella zona notte dove ci sono due stanze e un bagno.
Mio nonno è sempre stato un tuttofare, molto abile nei lavori manuali. In casa non è mai entrato un muratore o un idraulico, si occupava lui di aggiustare qualsiasi cosa si rompesse, dai tubi del bagno, alle mattonelle della cucina, ai manici delle pentole. Ricordo ancora la sua cassetta degli attrezzi, posizionata sotto il mobile all’ingresso dove erano presenti viti e oggetti di ogni tipo. Non buttava niente. Conservava qualsiasi oggetto gli sembrasse utile, lo teneva da parte fin quando sarebbe arrivato il giorno in cui lo avrebbe riutilizzato. Per questo in casa le mattonelle sono tutte diverse. Quando se ne rompeva una, questa veniva sostituita con un’altra, presa da chissà quale parte. Vecchie macchine da cucire adesso sono tavolini per il giardino, una lavatrice è diventato un porta vaso dove oggi cresce un’enorme pianta. Anche i secchi della vernice e un vecchio pentolone, oggi accolgono felci e su un lavatoio sono poggiati numerosi vasi.
È qui che ho imparato a dare una seconda possibilità agli oggetti e a cercare di non buttare via nulla. Il riciclo è sempre stato elemento fondamentale nella mia famiglia. Ho imparato a dare valore a quelle povere tegole abbandonate sul muretto, semplicemente pulendole ed impreziosendole con qualche tocco di pittura. Ho imparato che con del pane secco si possono creare anche nuove ricette. Credo dunque che il valore sia intrinseco a tutte le cose e che sta a noi trovare il modo giusto di farlo emergere per dare loro una seconda possibilità.
nuova vita per un pentolone
nuova vita per un secchio della vernice
nuova vita per una lavatrice
Per le tessiture ho provato a ricordare i percorsi che effettuavo in paese da bambina. I percorsi con la linea continua sono quelli in macchina, i puntinati quelli che effettuavo a piedi o in bicicletta. Il cerchio indica la mia casa mentre il rettangolo la piazza principale del paese.
Il concetto di accumulo ed erosione
Tessiture riportate sul mio lotto