Percorrendo la strada a tornanti che sale attraverso la Riserva Naturale Regionale Gole del Sagittario, si incontra l'antico borgo di Scanno, caratterizzato dal colpo d’occhio creato dalle case così ravvicinate da sembrare abbracciate, dai vicoli e dalle strade a gradini su cui si affacciano splendide fontane e palazzi signorili, abbelliti da ricchi portali, archi, colonne, trifore, che testimoniano l’agiatezza del passato, derivata dall’attività pastorale.
L'origine del nome comunemente si fa risalire al latino scamnum, un termine che indicava il confine che divideva la centurie in cui un terreno, conquistato dai romani veniva diviso e assegnato ai veterani/contadini.
L’abilità delle donne di Scanno nell’orditura e nella tessitura era nota in tutto il Regno di Napoli e ne rimane traccia nella realizzazione dei tipici costumi femminili che con l’affermarsi dell’arte della tintoria tra il ‘600 e l’800, sono una delle peculiarità del borgo, assieme a forme ancora più antiche di artigianato, come l’oreficeria e la lavorazione del merletto a tombolo.
Il centro storico è disseminato di edifici religiosi e civili, che dal XV secolo in poi sono stati edificati dalle grandi famiglie meridionali che hanno stabilito un feudo nella zona.
La chiesa di Santa Maria della Valle prende il nome dalla Valle del Carapale, luogo in cui è stata edificata. Le più antiche attestazioni risalgono al 1568, anno dell'elevazione a parrocchia e degli affreschi rinascimentali. Circa un secolo dopo, in piena età barocca, furono realizzati degli importanti interventi decorativi a stucco e vennero distrutti gli altarini minori che si addossavano sui pilastri.
La facciata rettangolare è scandita da una fascia marcapiano su cui poggia il rosone ed è coronata da una cornice a listelli. Di notevole interesse il portale borgognone strombato, databile tra il XII e il XIII secolo e il campanile cuspidato, eretto nella zona absidale.
La pianta della chiesa è a tre navate voltate a botte, suddivise da archi a tutto sesto. Il presbiterio, rialzato, si conclude con un'abside semicircolare sormontata da un catino affrescato. Tra le opere di particolare pregio si ricordano: gli affreschi rinascimentali scoperti durante i restauri del 1990, il coro, il pulpito e il fonte battesimale in legno con struttura ettagonale a sette volute dell'intagliatore Francesco Mosca di Pescocostanzo, l'altare maggiore dei marmorari di Pescocostanzo e la Madonna del Rosario (1604).
La Fontana Sarracco è costituita da due corpi ad arco realizzati a più riprese. Nel Medioevo la zona dove si trova la fontana era sita fuori del centro urbano. Prima del XVI secolo la fontana doveva fungere da abbeveratoio ma subito dopo venne ricostruita per uso urbano. Nel XVIII secolo la zona intorno alla fontana è interessata da espansione urbana con susseguente ampliamento della fontana stessa. Su ogni cannella vi è uno mascherone raffigurante un ceto sociale, quindi chi beveva in una di queste cannelle faceva capire a che ceto apparteneva.
La chiesa di San Rocco viene chiamata anche della Madonna del Carmine, perché sede di una confraternita con tale nome dal 23 agosto 1784 quando il re Ferdinando IV di Napoli approvò la fondazione della confraternita, che esisteva già dal 1600.
Ai piedi del paese è posto l'omonimo lago (appartenente però per tre quarti al comune di Villalago), che si è originato a causa di un'antica frana staccatasi dal sovrastante monte Rava in un momento compreso tra i dodicimila e i tremila anni fa.