Acro 80/1000 Kenko

IL PROGETTO

La realizzazione di qusto telescopio e' nata dall'esigenza e dalla curiosita' per gli acromatici a lungo fuoco. Questo tipo di strumento, poco diffuso, offre potenzialita' elevate a costi relativamente ridotti, infatti un lungo fuoco corregge quasi tutto il residuo cromatico tipico delle lenti, senza dover sborsare cifre alte per vetri apocromatici. Di contro c'e' la lunghezza non proprio contenuta, quindi un ingombro avolte eccessivo. Per esempio un 90 f/15 e' lungo quasi 1.5 metri con il paraluce.

Visto la mia poca esperienza costruttiva su rifrattori, ho optato per una cosa piu' semplice, un 80/1000, quindi piu' gestibile. Ho trovato il doppietto Kenko, Giapponese, dalla ditta Unitron.

Negli anni '80 questa ditta Giapponese produceva strumenti vocati per l'alta risoluzione, un 90/1300 e appunto un 80/1000. Oggi sono fuori produzione e solo spulciando tra l'usato si trova qualcosa del genere, se si vuole stare sulla qualita' ma non spendere follie.

Altre ditte, soprattutto americane, producono doppietti acromatici a lungo fuoco, con dimensioni pero' a partire dai 5". Qui potete visionare un elenco di quelli che ho trovato.

Per il fuocheggiatore ho scelto un Crayford con demoltiplica, acquistato in Germania dal fido Teleskope-express:

La corsa e' di 118mm, tale da permettermi l'utilizzo sia con il diagonale che senza.

Calcolero' infatti il fuoco con il fuocheggiatore quasi totalmente estratto in modo che, inserendo il diagonale, si possa raggiungere comunque la messa a fuoco.

L'intubazione sara' di alluminio, ricavato da un tubo di 80mm di diametro esterno e 76mm interno, quindi il diametro reale sfruttabile portera' lo strumento a f/13,2.

L'interno verra' poi rivestito di vellutino nero adesivo (reperibile qui). Non ho previsto l'inserimento di diaframmi interni, sentendo il parere di un amico esperto nella realizzazione di questi strumenti. Se saranno necessari, li inseriro' in un secondo momento.

La cella e' gia' assemblata, dovro' solo adattarla tramite una flangia in alluminio al diametro esterno del tubo, con l'idea iniziale di lavorare con tolleranze molto strette e non doverla fare collimabile.

Stessa cosa dal lato del fuocheggiatore, costruiro' una riduzione per poterlo fissare.

Per la verniciatura non ho ancora le idee chiare, probabilmente la faro' eseguire a forno per un risultato estetico migliore e una maggior durata nel tempo. Visto il colore del paraluce, rimarro' in linea con i colori Kenko.

Una seconda opzione e' quella di ricoprire il tubo con una pellicola adesiva di carbonio, il magic carbon, venduto a fogli di varie dimensioni e visibile qui.

DISEGNO DEL PROGETTO

Per prima cosa ho fatto una simulazione con Autocad per ricavare la lunghezza del tubo in alluminio, disegnando il fascio ottico con il fuocheggiatore tutto estratto. Il tubo verra' lungo 810mm, piu' la lunghezza del Crayford arriviamo alla lunghezza focale di 1000mm. Ho calcolato di avere ancora 15mm di buono per eventuali oculari con fuoco molto esterno.

A fondo pagina troverete il file .dwg .

FASI DI LAVORAZIONE

Arrivato il fuocheggiatore da Teleskope Express. E' un bel Crayford da 2", il diametro esterno e' esattamente 80mm come il mio tubo di alluminio.

Per il collegamento ho tornito una flangia in nylon caricato a vetro, un materiale molto duro ma semplice da lavorare, di color nero opaco quindi non necessita di trattamenti superficiali. Il diametro d'inserimento l'ho fatto 76mm e da lato fuocheggiatore 58mm. Il tutto fermato con granettini M4 a punta. Sono stato molto preciso con le tolleranze e gli accoppiamenti sono a pressione.

Prima di provare il montaggio, ho tornito la faccia del tubolare per avere una perfetta planarita', come detto in precedenza la mia intenzione e' quella di non dover collimare nulla.

Montato il fuocheggiatore ho controllato l'accoppiamento ed e' risultato perfetto, tutta la circonferenza risulta in appoggio sulla flangia. A lavoro ultimato, dopo la verniciatura, mettero' tre viti a 120° per serrare tutto con sicurezza:

Dal lato opposto, dove verra' alloggiato il doppietto, ho preferito usare il metodo della filettatura per il fissaggio dello stesso, visto che la cella ne aveva uno gia' esistente.

Nella mia officina non siamo molto attrezzati per eseguire questa lavorazione, quindi ho portato il tubo, tagliato gia' a misura, da un amico tornitore, che mi fara' il lavoro, un filetto esterno direttamente sul diametro di 80, con passo 1mm.

Non mi resta che aspettare...

Mi e' stato consegnato il tubo, la filettatura e' venuta molto bene e la cella si avvita perfettamente:

A questo punto ho montato provvisoriamente il tutto, assicurando la barra a coda di rondine al tubo con due grosse fasciette plastiche da elettricista.

Lo scopo e' quello di verificare il corretto centraggio dell'ottica e la messa a fuoco.

Il bersaglio e' Altair, bella alta alle 20.30. Per prima cosa ho fatto la prova senza diagonale, estraendo quasi tutto il fuocheggiatore andava a fuoco perfettamente. Ho poi provato un po' di oculari per conferma e tutto e' andato per il verso giusto.

Ho ripetuto l'operazione con il diagonale da 31,8 e anche qui non ci sono stati problemi.

Con il diagonale da 2" pero' serviva rientrare ancora con il fuocheggiatore, e, per pochi centimetri, il tubo e' risultato lungo.

Il giorno successivo ho tagliato lo stesso di 2 centimetri, tornito nuovamente il terminale e praticato la foratura per il fissaggio permanente del fuocheggiatore.

La prova sul cielo della sera successiva si e' rivelata ottima, si raggiungeva il fuoco in tutte le condizioni.

Non ho ancora testato la torretta binoculare, il fissaggio della barra a coda di rondine non mi da' molto affidamento e prima di utilizzare accessori pesanti asperìttero' di avere gli anelli definitivi.

Ultima prova e' stato lo star-test. Sempre puntando Altair ho visionato l'immagine in intra e in extra focale, i cerchietti di difrazione sono concentrici e non presentano anomalie, a parte un leggero cromatismo residuo che si percepisce appena anche con l'immagine a fuoco.

Per ultimo ho poi puntato Giove, bello e maestoso, mi ha mostrato nette bande variegate e i medicei in fila indiana. Anche qui si nota un poi' di alone violetto da un lato e blu dall'altro ma nulla di fastidioso.

Le stelle appaiono puntiformi come spilli, molto simile alla visione di un apo.

C'e' da dire che il tutto e' stato fatto con l'interno non ancora annerito, quindi con qualche riflesso fastidioso sopratutto osservando astri luminosi.

Non appena la verniciatura esterna sara' stata fatta, aggiungero' il vellutino nero adesivo nell'interno del tubo.

Ecco il "prototipo" alla sua prima uscita sul balcone di casa, ancora in assetto provvisorio e traballante:

Ho voluto fare una prova con il rivestimento al carbonio, visto che la verniciatura su alluminio non e' semplice.

Ho applicato la pellicola sul tubo esterno, tagliandola a misura. Il risultato non mi dispiace e pensero' se tenerlo cosi' o procedere alla verniciatura, la pellicola si stacca tranquillamente.

L'interno e' stato rivestito con la carta velluto nera, un lavoraccio, il tubo di 80mm e' molto stretto ed e' servita una buona oretta per rendere ottimale la stesura.

Per ultima cosa ho fresato un supportino per il red dot, da applicare al tubo. Dopo averlo vitato ho montato il tutto in maniera definitiva.

Mi restano da costruire gli anelli per sostenere la barra a coda di rondine.

Ecco il lavoro terminato:

PROVA SUL CAMPO:

E' finalmente giunta l'ora della prova definitiva, la Luna e' al primo quarto e gli Appennini sono li' al terminatore che mi aspettano.

Monto in parallelo il Kenko e l'ED80, li lascio acclimatare per un'oretta.

Per primo monto un GO9mm e mi gusto la visione a un centinaio d'ingrandimenti, favoloso! Luna scolpita, il seeing e' buono anche se c'e' molto umido. Anche nell'ED 80 non scherza, a 100X siamo in parita'.

Per una sfida alla pari monto sul kenko un HR4mm (250X) e sull'altro un HR2,5 (240X).

L'ingrandimento e' molto alto ma il Kenko regge alla grande, meglio dell'ED80. L'immagine e' piu' contrastata e con i dettagli meno impastati, lo noto soprattutto nella regione nord dove i picchi distaccati dalla catena principale sono netti. Le pareti delle montagne sono frastagliate e rendono un effetto molto tridimensionale.

Anche la valle delle Alpi e' preferibile nel Kenko.

L'immagine globale e' un po' piu' gialla rispetto all'apo, un po' meno naturale ma a dettaglio siamo nettamente in vantaggio.

Stessa operazione su Giove, qui la differenza e' meno netta, il seeing e' peggiorato e in entrambi il potere d'ingrandimento e' eccessivo. Calo e monto un GO7mm, 142X sono ottimi e le bande del pianeta ora nette e incise. Il cromatismo e' trascurabile e non disturba affatto. Con l'apo la situazione e' simile e non si notano grosse differenze.

I due soggetti sono abbastanza bassi ormai e smonto tutto.

Posso concludere dicendo che ad alti ingrandimenti il Kenko e' un passo avanti, regge molto bene e anche a 250X l'immagine e' luminosa e molto piacevole.

Vedremo in altre occasioni!

24 Aprile 2013

Prova testa a testa con il tripletto apo 80/480 di Tecnosky, il target è Saturno.

Il pianeta non è altissimimo ma il seeing discreto. Entrambi i telescopi sono a circa 250X e tutti e due mostrano un bel Saturno, l'anello è netto, la Cassini evidente nelle anse e, quando la turbolenza si placa, anche lungo tutto l'anello. Il disco è bello tondo e si vedono un paio di bande scure, molto carina la parte del globo che spunta al di sotto dell'anello.

Le differenze sostanziali tra i due strumenti sono un paio, nel tripletto i colori sono favolosi, l'anello è di un azzurrino bellissimo e il globo lo si vede con più toni di giallo e marron, nel Kenko la colorazione è più uniforme e tende al giallognolo, come molti altri acro che ho provato, anche se non così accentuato come i focale corta. Si nota si il colore azzurro dell'anello ma meno inciso.

Il pro del Kenko è sicuramente la stabilità dell'immagine, non so se è una cosa normale, non sono un esperto di alta risoluzione e di telescopi a lunga focale, ma l'immagine risulta molto più ferma che nel triplet 80. La temperatura era di 14° e gli strumenti erano da circa tre ore all'esterno, quindi acclimatati. Tre lenti faticano a combattere la turbolenza o la lunga focale aiuta a sconfiggerla?