GRASSI PAOLO

Paolo Grassi, nato a Milano il 30 ottobre 1919 da famiglia pugliese di Martina Franca, scopre ancora giovanissimo una profonda passione per il teatro.

Studente del prestigioso Regio Liceo Ginnasio Parini, a soli diciotto anni è già "vice critico" del "Sole" di Milano, collaborando nel frattempo con articoli e saggi a riviste giovanili. Cominciò a lavorare in teatro come regista nel 1937, con l'allestimento dello spettacolo "Bertoldissimo". Passato poi al seguito della "Compagnia della Commedia" diretta da Gian Maria Cominetti, sviluppa con sacrificio e determinazione attraverso un severo tirocinio le proprie doti di critico, saggista e operatore teatrale. Nel 1940 è l'organizzatore della compagnia "Ninchi-Dori-Tumiati", con la quale porta sulle scene italiane "La cena delle beffe" di Sem Benelli; l'anno seguente fonda il gruppo d'avanguardia "Palcoscenico" , al quale facevano parte, come attori, Giorgio Strehler, Mario Feliciani e Franco Parenti, con cui rappresentò molti autori contemporanei, da Rebora a Treccani, Pirandello a O'Neill, a Checov, puntando a una radicale innovazione della drammaturgia. Con lo scoppio della guerra, nel dicembre del 1941, viene chiamato alle armi: tornerà ad occuparsi di teatro e cultura nel 1944 dirigendo le collane teatrali delle case editrici Rosa & Ballo e Poligono, dopo aver partecipato alla Resistenza nei ranghi della militanza socialista. Dalla Liberazione fino al marzo del 1947, Paolo Grassi è responsabile della critica teatrale dell' "Avanti", un'esperienza attraverso cui matura in lui la convinzione di creare un teatro stabile a gestione pubblica.Nel 1947, infatti, fonda e dirige al fianco del regista Giorgio Strehler il "Piccolo Teatro", il primo teatro stabile ed ente comunale di prosa in Italia, che viene inaugurato il 14 maggio con la rappresentazione dell' "Albergo dei Poveri" di Massimo Gorki. Nasce non solo un teatro ma un organismo che crede "all'impegno sociale, alla coscienza etica, alla maturità civile" del far spettacolo: un " teatro d'arte per tutti". Grassi rimane alla direzione del "Piccolo" venticinque anni, sino al maggio del 1972. Lunghissimo sarebbe l'elenco degli spettacoli prodotti dal Piccolo in quegli anni di sodalizio Strehler-Grassi, che da infaticabile organizzatore portò lo stabile milanese in tutto il mondo. Non trascura comunque la produzione culturale ed editoriale, e in questo senso vanno interpretate la direzione della "Collezione di teatro" con Gerardo Guerrieri per Einaudi e il costante lavoro sulla collana "Documenti di teatro" dell'editore Cappelli con Giorgio Guazzotti. Nel dopoguerra Grassi coglie, facendosene interprete, l'esigenza di un radicale rinnovamento delle strutture teatrali nazionali, sostenendo la creazione di Teatri municipali intesi come servizio pubblico, con un repertorio ad elevato livello culturale la cui funzione prima fosse quella di avvicinare al teatro anche i ceti più popolari. Sensibile alle esigenze della città di Milano, nel 1958 contribuisce alla riapertura del Teatro Gerolamo promuovendovi l'attività di una scena sperimentale e invitando a parteciparvi gli artisti di tutto il mondo. Il suo primo obiettivo è quello di sviluppare un processo di adeguamento della cultura e del teatro italiano che li porti a un livello europeo, e il Piccolo Teatro e Milano sono naturalmente l'esempio e la fucina di questo instancabile lavoro culturale. Accanto agli spettacoli prodotti nella ormai storica sala di via Rovello, riapre il Teatro Lirico ai grandi spettacoli di prosa, inventa la rassegna internazionale "Milano Aperta", stimola il Comune in una impegnativa operazione di decentramento culturale con i tendoni del Teatro Quartiere.

Quando la sera del 25 aprile 72 Grassi annuncia di lasciare il Piccolo alle sue spalle ci sono 15O spettacoli, 8000 repliche, tournée in 185 città straniere, in 30 paesi diversi, e il Piccolo si è ormai imposto come primo teatro italiano e ha raggiunto una fama internazionale ampiamente riconosciuta.

Nel 1972, Paolo Grassi viene chiamato alla sovrintendenza della Scala. Prende così il via uno stretto lavoro d'equipe con Massimo Bogiankino e Claudio Abbado: l'impegno comune è quello di riportare la Scala al massimo livello artistico e di riavvicinarla alla città e alla regione Lombardia, sviluppando il dialogo con le forze della cultura, con gli studenti e con le realtà produttive. Tra le tante iniziative, Grassi è il primo sovrintendente ad allacciare rapporti culturali con l'Unione Sovietica, il Giappone e l'America del Nord.

Alla fine del 1976, lascia Milano per trasferirsi a Roma in qualità di Presidente della Rai-Tv, un mandato che conserva per tre anni non senza alcune polemiche dovute alla rigorosa applicazione dei suoi principi culturali. Al termine, è nominato Presidente della Rai-Corporation, e qualche tempo dopo Presidente del Gruppo editoriale Electa, dove riprende con grande passione la sua attività editoriale.

Nonostante tutti i suoi impegni Paolo Grassi è sempre venuto con una certa regolarità a Martina Franca a trovare suo zio don Peppino col quale aveva un rapporto molto affettuoso e tutti gli amici.

Per i sui meriti artistici ha ricevuto negli anni numerose onorificenze: la Legione d'Onore, l'Ordre Arts e Lettres e l'Ordre National du Mérite, onorificenze conferitegli dal Governo Francese, e la Gran Croce al Merito della Repubblica Federale ricevuta dal Governo francese.

Muore a Londra, a 62 anni, la notte del 14 marzo 1981, nel corso di un intervento chirurgico al cuore.