CAROLI mons. GIOVANNI

Monsignor Giovanni Caroli è nato a Crispiano nel 1913 morto a Martina Franca nel 2005.

Nel novembre del 1921, con la riapertura del Seminario Arcivescovile di Taranto, parzialmente restaurato, venne nominato rettore il sacerdote martinese Don Olindo Ruggieri. Nel partire da Crispiano, dove era vice parroco, propose ad alcuni "crociatini del Sacro Cuore” di proseguire gli studi in seminario. Aderí fra gli altri alla proposta, segno umano di una chiamata divina, un fanciullo timido, scarno, naturalmente portato alla solitudine e al raccoglimento: Giovanni Caroli. Dal suo sguardo penetrante traspariva una volontà determinata; dal suo volto un'innata predisposizione alla mestizia. Una mestizia accettata come rovello dell'anima, come senso del vivere tra meditazioni e pensieri.Segui gli studi con estrema regolarità, in un crescendo di successi culturali, che erano come tante risposte d'amore intellettuale all'Amore che chiama e santifica.

Nel 1927 terminò gli studi ginnasiali nel Seminario di Taranto. Nel 1934, compiuti i corsi di filosofia e di teologia nel Seminario regionale di Molfetta, s'iscrisse all'Istituto Sant'Apollinare di Roma, per seguire gli studi preferiti di diritto canonico ed ecclesiastico. La sua vocazione al rigore analitico trovò, cosí, pieno appagamento nelle norme di una legislazione morale universale, ideologicamente attiva, che sfida l'egoismo e le sottili risorse degli uomini.

Il 25 luglio 1936, nella chiesa parrocchiale di Santa Maria della Neve, a Crispiano, venne ordinato sacerdote dall'arcivescovo Ferdinando Bernardi.

Il 20 marzo 1938 conseguí la laurea in diritto canonico, discutendo la tesi De munere vicarii generalis. (...)

Tornato a Taranto, dopo il conseguimento della laurea, fu nominato assistente diocesano della Federazione universitaria cattolica italiana, vice assistente diocesano della Gioventù italiana di Azione cattolica, assistente del Movimento studenti della Gioventú femminile tarantina di Azione cattolica, segretario della Curia arcivescovile, docente di lingua e letteratura francese nel Seminario di Taranto. (...)

Forza propulsiva del nuovo sentire dei giovani ionici era la F.U.C.I., ispirata da Don Giovanni Caroli. "Don Giovanni Caroli, sacerdote colto e pio, ci leggeva e commentava il Vangelo con sa­pienza e fede, che furono e sono rimaste per noi fondamento incrollabile della nostra formazione culturale e religiosa.

Quando percepí che i tempi erano ormai maturi per una verifica e un confronto di problemi e di conquiste, organizzò una Giornata interregionale di preghiera e di studio.

La Giornata fu tenuta a Martina 1'11 agosto 1940. Parteciparono i piú bei nomi della F.U.C.I. pugliese, primo fra tutti Aldo Moro, allora presidente nazionale, e gli esponenti piú in vista della F.U.C.I. lucana, come Emilio Colombo10.

Il fervore pastorale non distolse Mons. Giovanni Caroli dagli studi. Studiare è la sua forza, la sua ricchezza, il suo magnifico tormento. Alla luce dell'inalterata severità, connaturata al senso della giustizia, la sua strada era ormai tracciata. Una strada che egli ha percorso sin in fondo, conseguendo il 2 luglio 1942, presso il Tribunale della Sacra Rota, il diploma di avvocatura rotale. Un diploma che è un emblema di dottrina giuridica, di prudenza, di zelo per la giustizia.

Lo stesso anno venne nominato parroco del Carmine a Grottaglie. Prese possesso l'8 novembre 1942, "con la partecipazione di un'immensa folla di fedeli"

Il 9 settembre 1951 Mons. Giovanni Caroli venne nominato Arciprete di Martina.

Era una nomina prestigiosa, concessa per tradizione, e per i martinesi di ieri tradizione e diritto erano componenti di civiltà interdipendenti, a candidati locali di estrazione capitolare.

La novità dell'evento apparve ai piú, contadini segnati da una ruvidezza ombrosa, da una tenacia combattiva e superba, come una provocazione.

Mons. Giovanni Caroli colse d'intuito lo spessore della crisi che la comunità ecclesiale attraversava. Una crisi in larga parte intrecciata, nonostante la svolta democratica, con il mancato decollo civile della società, con l'involuzione economica della classe contadina, con la strategia vincente della borghesia professionale alleata della borghesia terriera nella conservazione del potere.

La prima piaga sociale che saltava agli occhi, attraverso i dati del censimento 1951, era l'assoluta mancanza, nel centro piú antico, di case igieniche e funzionali. "In Martina città vi sono 2681 abitazioni composte di un solo vano, nelle quali vivono 2735 famiglie. Vi sono pertanto 54 casi di due famiglie che abitano lo stesso vano. Le persone che vivono nei 2681 vani sono 10.316, cioè i143% dell'intera popolazione che abita in città, con una media di circa cinque persone in ogni vano"7.

Di fronte a tale "paurosa" realtà, con il dinamismo decisionista che lo caratterizza, prese l'iniziativa di costituire a Martina, a livello interparrocchiale, il Fraterno Aiuto Cristiano. C'era nella sua mente un ardito progetto: avviare la costruzione di un villaggio di case popolari per i piú bisognosi, con l'apporto finanziario delle realtà sociali che contano: la borghesia e lo Stato.Era un'idea esaltante. Piú che un modo nuovo di realizzare la virtú della carità, secondo un nuovo ideale di autenticità cristiana, esprimeva una singolare concezione dell'autonomia della società, come valore e come fine dello Stato democratico, che anticipava, con generosa inquietudine, lo spirito sociale del Vaticano Secondo. Con la stessa discrezione, ma anche con la stessa incisività, Mons. Caroli opera nell'Azione cattolica. E' questa la ragione se l'Azione cattolica di San Martino è, come sempre, all'altezza della sua missione, nel pieno convincimento che il popolo di Dio è una comunione che trova essenza e struttura nel mistero di Cristo, nel dono dello Spirito, nell'unità della Chiesa mediante il carisma della gerarchia. Attento al vario disporsi dei vari orientamenti ideologici nel mondo della scuola, si adoperò, sin dai primi anni della sua arcipretura, per la fondazione a Martina dell'Associazione Italiana Maestri Cattolici (Espedito Caliandro) e del Movimento Maestri di Azione cattolica, nonché per la rifondazione della FUCI. Il suo impegno multiforme nell'annuncio della parola, nella cultura, nel rapporto con la realtà sociale, nel confronto continuo con gli altri, con tutti gli altri, non poteva restare inosservato, nonostante il suo riserbo e la scelta di vita appartata, quasi monastica, con un senso quasi disperato di solitudine. E cosí il 3 agosto 1957 venne nominato Prelato Domestico di Sua Santità. Si trattava di un alto riconoscimento dei suoi meriti, non tanto a premio dell'opera generosa e feconda, quanto a qualificazione dei benefici procurati alla Chiesa e alla comunità ecclesiale di Martina. Al primo annunzio del Vaticano Secondo, che già lasciava trasparire i primi tracciati della nuova stagione della Chiesa, Mons. Giovanni Caroli si dedicò con nuovo slancio e fiducia alla cultura religiosa dei giovani (Porziella). Nella sua mente, i giovani avevano bisogno piú degli altri e prima degli altri di essere avviati e guidati lungo le vie del Concilio, su misura dei Documenti via via elaborati. E perchè l'azione fosse globale, nella chiesa e fuori, accettò l'incarico d'insegnamen­to della religione nel Liceo Classico "Tito Livio". Esortava tutti ad avere il coraggio di ascoltare il Signore. Un coraggio tanto piú ardito, quanto piú salda è la certezza che l'apparire di Dio è dato a noi nel rispetto della libertà, al limite del pensare, dell'immaginare, dell'agire. I risultati erano esaltanti. Il suo ragionare incalzante, il suo essere esigente esercitavano su tutti un grande fascino. Il fascino sottile e avvincente delle anime moralmente sobrie e intemerate, intellettualmente intense e ispirate Il venticinquesimo di arcipretura venne celebrato 1'11 novembre 1976, in perfetta ricorrenza storica, con la partecipazione del card. Corrado Ursi, arcivescovo di Napoli. Una partecipazione che era insieme una testimonianza carismatica di gratitudine e di lode e un pegno di nuovi propositi culturali e di nuove tensioni pastorali. Per la sua matura esperienza, Mons. Giovanni Caroli nel 1967 è stato nominato componente del Consiglio Presbiterale Diocesano; nel 1968 è stato chiamato a far parte della Commissione Presbiterale Regionale. Per il suo acume giuridico, nel 1985 è stato nominato componente del Consiglio d'amministrazione dell'Istituto Diocesano per il sostentamento del clero. (…) Ma per i martinesi Mons. Giovanni Caroli è qualcosa in più. E' il segno carismatico della fede, è il custode vigile e puntuale del culto martiniano, è il modello ideale nell'impegno culturale. (Michele Pizzigallo)