Sono Tutte, Sono Lei, Sono Io

Sono tornata a casa dai miei genitori: non era una cosa programmata, ho preso giusto un paio di cambi per me e per mia figlia e sono scappata. La maggior parte delle nostre cose sono ancora nell’appartamento che ho con lui, non so se tornerò mai a prenderle. Qui in casa per il momento non c’è nessuno, i miei sono in vacanza con mia figlia, quindi ho tempo di sistemarle la nuova cameretta, voglio che al suo ritorno sia tutto pronto e in ordine, voglio farle vivere il meno possibile di questa situazione, voglio che rimanga la mia bimba sorridente. 

Disfo i miseri bagagli, mi spoglio e mi butto sotto la doccia: ho una sensazione di unto addosso. Finita la doccia mi guardo allo specchio; perché mi sto guardando allo specchio? Sono una tela bianca e bucata, piena di strappi. Ho il viso gonfio e stanco, l’occhio sinistro è socchiuso e non riesco più ad aprirlo completamente, sotto ad esso ho una cicatrice nata dal taglio di un coltello. Più la guardo più mi sembra grande, più la guardo più ricordo la sensazione della lama, fredda e rapida sul mio viso. Sento ancora il sangue scendermi lungo la guancia, poi sul collo fino a sporcare la maglietta, come una lacrima. Da sotto i capelli e poi sulla fronte si apre una crosta di sangue, non ricordo neanche più quando mi ha sbattuto la testa sul tavolo. Il mio sguardo scende sul collo che sente ancora le sue mani come una sciarpa stretta. Le mie braccia… le mie braccia sono piene di lividi e graffi, vorrei staccarle: non sono più mie, nulla è più mio! Quello che una volta era il Mio corpo, ora, è il Suo campo minato; di quel che era il Mio corpo, ora, resta solo un Suo giocattolo rotto. Sto piangendo, ancora. Ormai vivo sempre con il magone, ho sempre un groppo in gola e fa male tremendamente, è come se un chiodo mi trafiggesse il collo da una parte all’altra. Mi odio per essere stata complice per sette anni, mi odio per essermi sentita in colpa, mi odio per averlo amato nonostante tutto e mi odio per aver pensato che fosse normale, che tutto fosse OK. Quando sono andata da mio suocero per denunciare cosa suo figlio mi stesse facendo lui mi chiese: “E tu cosa gli hai detto per farlo reagire così?”. Mi sono sentita come un cane messo a cuccia, mi odio per averglielo permesso. 

È passata una settimana e non uscita nemmeno per fare la spesa, sono in pigiama da una settimana perché ho paura di cambiarmi, non voglio più vedere i miei crateri. Devo pensare ad altro, domani torna mia figlia.

«Ciao tesoro mio, ti sei divertita con i nonni?»

«Si mamma!!»

“Senti amore, io e te vivremo per un po’ qui dai nonni: la mamma e il papà non vanno più d’accordo ma entrambi ti amiamo infinitamente, il tuo papà ci sarà sempre per te.”

«Lo so mamma, adesso devi trovare anche tu un amore che ti faccia ridere, non voglio più vederti piangere.»

A queste parole mi sono congelata, mi sono seduta sul pavimento a fissare il vuoto, mia figlia ha 5 anni ed è stato come sentire una schioppettata, mi ha risvegliata dal mio angolo buio.