I ragazzi delle classi prime in gita a settembre 2019 in una giornata di conoscenza naturalistica e scientifica del territorio.
I ragazzi delle classi prime in gita a settembre 2019 in una giornata di conoscenza naturalistica e scientifica del territorio.
Dal 1984 il Liceo è intitolato a “Gian Battista Vico”, personaggio chiave nell’evoluzione del pensiero moderno, di cui si raccoglie l’eredità culturale, nella convinzione che un percorso formativo liceale debba coniugare la dimensione umanistica, storica e filosofica con quella scientifica e matematica. Così il Liceo GB Vico propone da sempre incontri con scrittori, studiosi, viaggi di istruzione, uscite sul territorio, esperienze scientifiche in laboratorio e molto altro: insomma, tutto ciò che fa cultura.
cultura
Anche quest'anno le classi quinte dello Scientifico - 5A, 5B, 5D e 5E -, in giornate diverse nelle prime settimane di scuola, sono state accompagnate a Ginevra per visitare il CERN e, per alcuni gruppi, anche la sede dell'ONU. Un'esperienza che lascia sempre il segno e che per qualcuno - chissà - potrebbe essere decisiva per orientare il proprio futuro nel mondo.
CULTURA
Il 12 ottobre l'Aula Magna del Vico ha ospitato la prof.ssa Sara Sesti, docente di matematica e ricercatrice in storia della scienza, appartenente all’Associazione “Donne e Scienza”. Agli studenti e alle studentesse del triennio ha voluto riportare gli esiti di un'indagine avviata nel 1997 presso il Centro PRISTEM dell’Università Bocconi per spiegare i motivi della scarsa presenza femminile nel mondo STEM. Il suo intervento, "Scienziate nel tempo. Storie di donne che hanno sfidato pregiudizi millenari", ha sottolineato come solo 28 donne siano state insignite del premio Nobel, a fronte di numerose altre - altrettanto meritevoli - a cui è stato negato. Ha discusso di stereotipi e pregiudizi, ma soprattutto ha ricordato tante protagoniste, note o meno note, il cui rapporto col sapere e le cui abilità non sempre sono stati riconosciuti, nella storia, come "abbastanza". E ha inviato una "richiesta" in particolare alle studentesse del Vico: "II futuro è nelle vostre mani e nelle STEM potete trovare strumenti per capire un mondo in continuo cambiamento e una crisi ambientale che richiede soluzioni urgenti e concrete che non vanno lasciate solo in mani maschili".
cultura
Il Dipartimento di IRC (Insegnamento della Religione Cattolica), con la collaborazione della prof.ssa Muraca e di tutti gli studenti e le studentesse delle loro classi, hanno approfittato del periodo natalizio per riflettere su temi molto importanti e trovare il significato più profondo della vita. A partire da 25 lettere, esposte in atrio da inizio dicembre... Sfogliate il giornale per "percorrerle"!
Venerdì 1 febbraio la compagnia teatrale L'aquila signora: teatro e scienza ha portato al Vico uno spettacolo dedicato a un grande scienziato. Con il titolo "THE HABER_IMMERWAHR FILE scienza e nazionalismo nel dramma di Fritz Haber, Nobel dimenticato", lo spettacolo, coinvolgente e commovente, ha toccato tematiche importantissime e lasciato numerosi spunti di riflessione sulle responsabilità morali e sociali della scienza. In pochi ricordano che Fritz Haber, premiato con il Nobel per la scoperta (1908) del processo che permette di fissare l’azoto atmosferico, è stato un protagonista della storia della chimica. Se infatti la successiva produzione di ammoniaca su scala industriale permise di avere nitrati a basso costo da utilizzare come fertilizzanti artificiali, facendo vivere all’agricoltura la maggiore rivoluzione dall’introduzione dell’aratro a versoio, i più citano Haber solo come l’ideatore del gas al cloro con cui sui fronti della Prima Guerra Mondiale, nell’aprile del 1915, si inaugurò l’infame capitolo delle armi chimiche di distruzione di massa. Convinto che la Scienza servisse «all’umanità in pace e alla patria in guerra», Fritz Haber (1868 – 1934) fu affascinato dall’influenza che uno scienziato poteva conquistare, con le sue competenze, in campo politico e militare.
La storia di Haber ci ricorda ancora una volta che, come disse Feynman, la scienza aiuta a fare previsioni, non a prendere decisioni, e che all’aumentare della nostra forza, anche conoscitiva, deve corrispondere una maggiore responsabilità.
scienza
Sono ricominciate le attività del Gruppo di Osservazioni Astronomiche. A causa del cielo nuvoloso non si è potuta osservare l'eclissi parziale di sole del 25 ottobre ma questa è stata l'occasione per ripulire le lenti e rimontare il telescopio. Sul terrazzo della nostra scuola la prof.ssa Piccinelli e il prof. Roselli hanno tenuto una breve lezione sulle eclissi a partire dai moti relativi del sistema Sole-Terra-Luna. Appuntamento alla prossima osservazione!
CULTURA
Lo scorso 18 febbraio la 5^B e la 4^I hanno assistito al Piccolo Teatro Strehler allo spettacolo "M il figlio del secolo", dedicato alla figura di Benito Mussolini. Pubblichiamo di seguito le recensioni di Pietro Coppo (5^B) e di Celeste De Milato e Giacomo Nardone (4^I)
Nello spettacolo della serata dello scorso venerdì 18 Febbraio “M. Il figlio del secolo” non abbiamo assistito al semplice ricordo di cosa sia stato il fascismo, ma abbiamo potuto assistere ad un’introspezione estremamente accurata del personaggio di Benito Mussolini, da cui personalmente credo siano emersi molti più spunti di quelli che ci si potrebbe aspettare da un venerdì sera. Lo spettacolo è infatti riuscito a sottolineare come Mussolini sia riuscito a salire al potere grazie anche alla situazione sociale in cui si trovava l’Italia, la quale era estremamente insoddisfatta per colpa della Prima Guerra Mondiale. Mussolini fu un grandissimo oratore e a causa di questa sua dote gli italiani all’inizio ebbero fiducia in lui. C’è un particolare momento dello spettacolo che mi ha colpito: quando Benito Mussolini dopo la morte di Giacomo Matteotti è estremamente contrariato e fa emergere la sua paura ma nonostante i suoi sentimenti è in grado di tenere il discorso del 3 gennaio 1925.
Lo spettacolo ha seguito una struttura abbastanza semplice: partendo dalle premesse per la formazione del fascismo è stato fatto un viaggio della sua ascesa incentrato non solo sul personaggio del Duce ma anche sul contrasto tra egli ed il socialista Giacomo Matteotti. Penso che sia stato proprio questo a rendere il tutto estremamente interessante, si è andati infatti oltre allo sterile ricordo contestualizzando le azioni, le idee e le parole di Mussolini, arrivando al punto in cui egli non era più protagonista indiscusso dello spettacolo. Il messaggio più importante è infatti stato il sottolineare ciò che ha permesso tutto ciò: l’indifferenza.
Davanti al momento in cui i capi socialisti non si fecero avanti o addirittura si resero esempio di trasformismo, quando nessuno decise di vendicare Matteotti o quando ancora nessuno si alzò in parlamento per accusare Mussolini si può provare solo sdegno: è stato questo a permettere che il seme dell’odio e della violenza si insinuasse tra le persone privandole del concetto di giusto e di sbagliato. Il fascismo non era nulla, non aveva un’idea, non aveva dei partecipanti omogenei e non aveva uno scopo, nonostante ciò la paura, l’indifferenza e l’ignoranza hanno reso tutto questo un partito e poi una dittatura, forse è proprio questo che intendono i miei nonni quando dicono che gli sarebbe piaciuto continuare la scuola: solo la conoscenza e l’indipendenza permettono di rendersi conto del pericolo rappresentato da questo tipo di movimento o ideologia.
Vorrei quindi concludere semplicemente consigliando lo spettacolo, in quanto grande spunto di riflessione anche su quella situazione seppur piccolo ha qualche punto in comune con la nostra situazione, e aggiungendo un invito a riflettere seriamente su quali siano i propri ideali o valori: ognuno può credere in ciò che preferisce e perpetrare la ricerca di un obiettivo nella sua vita, l’unica cosa inaccettabile è l’assenza di ideali perché proprio da questa nasce il seme dell’odio e della violenza.
(Pietro Coppo)
“Non capiscono cosa sta succedendo, cosa gli sto facendo.”
È con questa affermazione cruda e lacerante che lo spettacolo si apre e si chiude, con alcune riprese in bianco e nero, drammaticamente reali, delle masse inneggianti a formare file geometriche, riproposte dai filmati Luce che suscitano un senso di angoscia viste dai nostri occhi di ragazzi: sono uomini, donne e bambini indifferentemente inquadrati, inconsapevoli di quanto stia succedendo.
L’opera “M il figlio del secolo” tratta dal romanzo storico di Antonio Scurati, viene messa in scena al teatro Piccolo di Milano da e con Massimo Popolizio e permette di avvicinarci, quasi, a questa triste realtà che ha visto protagonista il nostro Paese: l’avvento del Fascismo.
Con la collaborazione di diciotto Attori e Attrici con la A maiuscola, Popolizio è stato in grado di unire armonicamente il valore della storia e il rapporto tra teatro e letteratura; non è una lezione concentrata di storia, non preoccupatevi, bensì una rappresentazione di ciò che è stato, alternato a momenti di divertimento ad altri più commoventi, come il ritrovamento del cadavere dell’Onorevole Matteotti.
A noi sembra un periodo così lungo, praticamente irraggiungibile, eppure tutt’oggi sentiamo riecheggiare nell’aria quelle parole, che hanno incantato persone comuni, come i nostri fratelli, genitori, nonni e che hanno permesso la scalata al potere non solo di Mussolini, ma anche dell’odio, della violenza e dell’indifferenza.
Lo spettacolo e il suo concentrato di storie di personaggi, dai più conosciuti ai più ignoti, è un insieme di testimonianze di come il ‘vecchio’ e il ‘nuovo’ troveranno sempre un punto di incontro.
È proprio la consapevolezza nata dall’esercizio della memoria che ci permette di guardare al passato con un occhio critico e attento affinché il passato non si ripeta.
Nel complesso un’interpretazione magistrale da parte del cast di attori che, con la loro voce e abilità scenica, hanno suscitato in tutti noi risate, incredulità ed emozioni, esplose di colpo in un lungo applauso finale.
(Cesare De Milato Celeste e Giacomo Nardone)
cultura
Mi dichiaro "Non colpevole"
Lo scorso 26 gennaio la 5^A ha assistito, presso il Centro Asteria, allo spettacolo "La banalità del male", che ha lasciato alla classe molti spunti di discussione. Cliccando sulla freccia, leggiamo l'articolo con cui Ilaria Boeri ci invita a nuove riflessioni sul tema.
«NON COLPEVOLE NEL SENSO DELL’ATTO DI ACCUSA»
È un personaggio noto ai lettori de “La Banalità Del Male” di Hannah Arendt; io, personalmente, l’ho conosciuto il 26 gennaio assistendo, con la 5^A, al monologo di Paola Bigatto, attrice del Centro Asteria di Milano, teatro che propone eventi volti alla crescita della persona.
Adolf Eichmann nacque il 1906 in Germania, ma da ragazzo si trasferì in Austria con tutta la famiglia. Non diede molte soddisfazioni ai genitori, infatti non riuscì a diplomarsi e abbandonò totalmente gli studi dedicandosi al lavoro in miniera. Nel 1932 aderì al Partito Nazista austriaco ed entrò a far parte delle SS. A Vienna organizzò l’Ufficio Centrale per l’Emigrazione degli Ebrei, compito che portò a termine in modo efficiente trasferendo 110.000 ebrei austriaci.
Già dopo queste prima parte sulla biografia, Paola Bigatto, attraverso le parole della Arendt, riesce a descrivere la personalità di Eichmann. Durante la guerra e il regime totalitario imposto da Hitler sono state tante le persone “normali” che non si sono differenziate dalla massa. Le persone che, però, hanno agito in modo “normale”, cioè opponendosi a questo regime totalitario e alle leggi raziali, erano persone “eccezionali”. L’attrice porta due esempi molto importanti: il primo riguarda la vicenda di un soldato tedesco delle SS che riuscì a salvare gli ebrei che trasportava attraverso i camion, fino al giorno in cui venne scoperto e ucciso; l’altro modello a cui ispirarsi è la Danimarca che, prima dei rastrellamenti, riuscì a portare i suoi cittadini ebrei sulle navi verso la Finlandia. Ci sono molte altre storie di persone che hanno agito in modo eroico per salvare la vita di almeno un ebreo mettendo in pericolo la propria. Questi uomini e donne sono stati molto coraggiosi; tuttavia sono da condannare le altre persone che hanno messo al primo posto la propria vita e quella della propria famiglia? E i soldati tedeschi che hanno svolto i propri compiti per non morire?
Dopo gli anni passati in Austria, nel 1939 Adolf viene trasferito alla Gestapo, polizia segreta di Stato, come direttore del dipartimento incaricato delle deportazioni e di “altre questioni ebraiche”. Divenne così centrale per la deportazione di oltre un milione di ebrei verso i campi di concentramento. Eichmann continuava la sua carriera nel partito obbedendo passivamente agli ordini “non perché fosse stupido, ma era senza idee”. L’assenza di opinione, ci ha sottolineato l’attrice, è più pericolosa della presenza di una personalità malvagia. Il suo non-pensare lo portò ad avere un unico desiderio: fare carriera a tutti i costi. Egli compì azioni empie, però lo fece per “incoscienza”. Infatti Paola Bigatto in questo punto ha riportato le parole della Arendt che ci mostrano la vera natura di Eichmann: “non capì mai cosa stava facendo per la sua inabilità a pensare”, “commise i suoi crimini in circostanze che gli resero impossibile capire o sentire cosa stesse facendo di male”. Per questo Eichmann alla domanda sulla sua colpevolezza risponde “non colpevole nel senso dell’atto d’accusa” perché lui aveva pensato solo alla carriera, obbedendo agli ordini e non aveva agito per bassi motivi sapendo che le sue azioni erano criminose. Lui non si riteneva colpevole di fronte alla legge in quanto aveva eseguito i comandi che gli venivano dati e aggiunse che se non li avesse portati a termine non si sarebbe sentito a posto con la sua coscienza.
Intanto il tempo passava e la guerra finì; nel 1946 venne preso dall’esercito americano, anche se riuscì a fuggire in Argentina creandosi una nuova identità. Il 1960 fu un anno cruciale in quanto venne rapito dagli agenti del Servizio di Sicurezza Israeliano. L’11 Aprile 1961 a Gerusalemme ebbe inizio il processo durante il quale fu ritenuto colpevole di tutte le 15 imputazioni, tra cui crimini di guerra, crimini contro il popolo ebraico e l’umanità. Proprio qua si comprende il motivo per il quale il libro della Arendt non è stato tradotto e diffuso in Israele: secondo il suo pensiero questo processo doveva essere svolto davanti a una corte internazionale, in quanto i crimini di cui era accusato non erano direttamente contro gli ebrei, ma contro l’umanità e “perpetrati sul popolo ebraico”.
Il 31 maggio del 1962 Adolf Eichmann fu impiccato a mezzanotte.
È stata fatta giustizia? In molti rispondono in modo affermativo a questa domanda; infatti per loro Adolf con le sue azioni aveva causato la morte di molti ebrei e per questo meritava la stessa fine. Altre persone avrebbero preferito condannarlo ai lavori forzati al posto di una “semplice esecuzione”. Altri, tra cui Hannah Arendt, come ci ha riportato la Bigatto, sono contrari alla condanna a morte perché significherebbe abbassarsi ai livelli dei nazisti. In fondo loro, uomini, hanno deciso chi doveva vivere e chi morire. La corte del tribunale di Gerusalemme, composta da uomini, ha deciso sulla vita di Eichmann, è stato giusto?
scienze
Finalmente è ricominciata l'esplorazione del cielo al Liceo Vico! Dopo la pausa forzata imposta dal Covid negli ultimi due anni, da fine gennaio il gruppo dei giovani astronomi, guidati dalla prof.ssa Piccinelli e dal prof. Roselli, in collaborazione con il prof. Punzo del vicino IIS Falcone-Righi, si è riunito sulla terrazza del Vico col naso all'insù. Un primo incontro teorico il 27 gennaio, poi strumenti puntati verso Luna e Sole (con filtro H-alpha) mercoledì 9 marzo. E il cielo non ha deluso le aspettative, come si può vedere da questi incredibili scatti che evidenziano anche le protuberanze e macchie solari. Presto ci saranno nuovi incontri teorici e di osservazione diretta, che documenteremo sull'Eco del Vico.
scienza
Uno sguardo sotto il livello del mare
Il 18 gennaio la 2E, accompagnata dalla prof.ssa Piccinelli, è stata accolta in Bicocca per un approfondimento sulla vita negli ecosistemi marini. Cliccate sulla freccia per leggere dell'esperienza grazie alla penna di Federica Morabito.
Il 18 gennaio la 2E ha avuto la possibilità di recarsi all’Università Bicocca per svolgere un approfondimento sulla vita negli ecosistemi corallini. Durante la mostra sono stati illustrati diversi tipi di pesci, di coralli e di molluschi che trovano una casa nelle barriere coralline. Alcune specie si camuffano nell’ambiente, altre si mimetizzano per nascondersi dai predatori, altre ancora invece assumono colori sgargianti per sembrare velenose. È stato visto l’oceano con il punto di vista degli organismi che ci abitano: c’era una stanza in cui gli studenti più bassi superavano quelli più alti grazie ad un’illusione ottica che sfruttava la prospettiva; un’altra invece ti faceva immedesimare in una tartaruga per farti capire come sia difficile per questi animali distinguere le meduse dai vari rifiuti che vengono buttati in mare; un’altra ancora ti spiegava come il cinema abbia fatto appassionare l’uomo all’oceano. Gli studenti si sono ritrovati nel film del Titanic, ma questa volta erano loro i protagonisti al posto di Leonardo di Caprio! L’attività si è conclusa con un laboratorio dove è stato spiegato come l’acidificazione degli oceani sia gravosa sui coralli che a causa di questa si stanno sbiancando. Un corallo totalmente sbiancato è un corallo morto attorno a cui non si sviluppa la vita. Se i coralli muoiono, non solo ne risentiranno gli ecosistemi marini, ma anche le coste che le barriere coralline proteggono dalle inondazioni!
Esperimenti di elettromagnetismo in Bicocca, 1 dicembre
Accompagnati dal prof. Roselli, la VB oggi è andata in visita ai Laboratori Labex dell'Università Bicocca. Con la supervisione e la guida di alcuni studenti universitari, hanno messo in pratica le proprie conoscenze in ambito di elettromagnetismo con alcuni esperimenti sulle interazioni tra campi magnetici e correnti elettriche, la misura della carica specifica dell'elettrone, infine l'esperimento di Hertz e l'analisi delle caratteristiche delle onde elettromagnetiche (interazione con la materia e polarizzazione).
Accompagnati dalla prof.ssa Lombardi tra i versi del Sommo Poeta e guidati dalla prof.ssa Muraca tra le vie dell'immaginazione e dei colori, gli studenti della 3G hanno visualizzato e rappresentato i gironi danteschi della prima cantica della Divina Commedia.
La prof.ssa Chiappini e la 3A hanno sfruttato i "mitici" banchi con le ruote per spiegare il terzo principio della dinamica.
Incontro con l'autore
Le classi 1D, 1G, 2H e 3E hanno incontrato Francesco Fadigati, autore del romanzo "Ti aspetterò fino alla fine del mondo". Elisabetta Chini di 2H ci racconta le sue impressioni sul libro e ci svela come il romanzo e la video-chiacchiera con lo scrittore siano stati illuminanti! Cliccate sulla freccia per leggere il suo pensiero.
Non mi è mai piaciuto il fatto che gli insegnanti mi dessero dei libri da leggere, ho sempre voluto essere indipendente nelle mie scelte. È cambiato però tutto quando ci è stato assegnato il primo libro di quest’anno: “Ti aspetterò alla fine del mondo” di Francesco Fadigati. La prof ci aveva raccontato brevemente trama e il pensiero di leggere un libro ambientato durante la pandemia mi toglieva il respiro, perché per me, come credo per tutti, non è stato un periodo facile. Ricordo molto bene il giorno in cui ho aperto la prima pagina del libro: è stata una ventata di vita, realtà e semplicità. Da quando ho conosciuto Nick, il protagonista del romanzo, un ragazzo delle mia età alle prese con i problemi dell’adolescenza, ho iniziato in qualche modo a conoscere meglio anche me stessa. Un altro personaggio che mi è entrato nel cuore è il signor Grandi, un ex insegnante che Nic conosce su una panchina del parco durante le uniche brevi passeggiate consentite durante il lockdown. Dal primo giorno in cui l’ho incontrato è stato mio amico e, nonostante sia solo il personaggio di un libro, mi ha insegnato tanto, perché mi ha fatto capire che la vita, anche quando sembra andare a rotoli, ha sempre qualcosa da dare. La lettura di questo meraviglioso romanzo è stata coronata dall'incontro con l’autore, Francesco Fadigati, a cui hanno partecipato le classi I D, I F, II H e III E. E’ stato davvero interessante scoprire come fosse nata l’idea del romanzo e come avessero preso vita i personaggi. Lo scrittore si è dimostrato sempre disponibile a rispondere alle nostre domande; in particolare mi ha colpito il fatto che sia stato estremamente sincero con noi, raccontandoci anche le sue fragilità e i suoi ricordi, e che si sia sentito libero di raccontare di sé stesso e le sue esperienze di vita… insomma, mi sembrava proprio di avere davanti il signor Grandi! Ci sono stati anche momenti commoventi, come quando una mia compagna gli ha rivelato di aver allo stesso tempo amato e odiato il libro, perché la costringeva a tornare con la mente a quel maledetto periodo…
Perciò lo ringrazio davvero, lo ringrazio di aver scritto questo libro così vero, per la sincerità che ha avuto nel raccontarsi e perché ha acceso una lampadina in me che ha risvegliato qualcosa. Mi auguro che anche tu, caro lettore, possa provare quello che ho provato io e magari trovare un po’ di te stesso in questo libro.
Elisabetta Chini II H
"Un altro presente. Storia, filosofia, scienza"
1 ottobre 2021
Dario De Santis è venuto a ricordare ai ragazzi del Vico l'importanza dello studio della storia, oggi più che mai, e a condividere con loro le sue idee sul rapporto tra scienza, storia e filosofia, partendo dall'analisi di "Frankenstein", il celebre romanzo di Mary Shelley. Perché secondo il prof. De Santis, Frankenstein è una storia fraintesa, come racconta anche sul suo canale You Tube.
Dario De Santis nell'Aula Magna del Vico: il suo intervento è disponibile qui.
Lo scorso aprile, in modalità a distanza, gli studenti del Liceo Vico hanno incontrato Björn Larsson, pluripremiato autore svedese docente di letteratura francese all'Università di Lund, filologo, traduttore, scrittore e appassionato velista, è uno degli autori svedesi più noti anche in Italia.
Larsson, tra i vari messaggi lasciati ai ragazzi, ha concluso con questo: “Sulla libertà ho imparato che quando uno non ce l’ha, essa diventa il valore in assoluto più positivo. La mancanza di libertà è tremenda. La cosa paradossale è che se uno acquista la libertà, non la libertà assoluta che non esiste, ma per esempio quella che ho avuto io per molto tempo della mia vita, non si può vivere per la libertà, perché già ce l’hai. Bisogna avere altre passioni, l’amore, l’amicizia, la vela, il golf… Altrimenti la libertà diventa vuota. Bisogna avere anche altri valori. Anche il cibo va bene: italiano, ovviamente.”
Avete partecipato a un evento culturale e volete raccontare la vostra esperienza? Inviate il vostro contributo a ecodelvico@liceovico.edu.it