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Cos'è
Cittadini si diventa
più che una disciplina
L'Educazione civica, inserita nella legge n. 92 del 20 agosto 2019 e nel Decreto ministeriale n. 35 del 23 giugno 2020, è un insegnamento multidisciplinare e trasversale che prende dalle singole materie quelle esperienze di cittadinanza attiva implicite negli epistemi delle stesse. La finalità dell’Educazione Civica consiste nell’accompagnare studentesse e studenti ad accogliere la sfida del vivere insieme come possibile e importante compito personale e sociale, attribuendo al presente un senso autentico e condiviso, in grado di orientare scelte e azioni a livello locale (quartiere, scuola, comune, gruppi sociali), e di stimolare interrogativi e senso critico a livello nazionale (in riferimento al sistema sociale, politico, economico e legislativo) e internazionale (relative ad esempio alle politiche europee, alle opportunità di lavoro e formazione, alle interconnessioni globali e alle dinamiche interculturali).
Tre nuclei tematici principali
L'insegnamento ruota intorno a tre nuclei principali:
COSTITUZIONE, diritto (nazionale e internazionale), legalità e solidarietà
SVILUPPO SOSTENIBILE, educazione ambientale, conoscenza e tutela del patrimonio e del territorio
CITTADINANZA DIGITALE, la capacità di un individuo di avvalersi consapevolmente e responsabilmente dei mezzi di comunicazione virtuali.
Referenti del progetto:
Prof.ssa Camilla Baessato
Prof. Vladimiro Bascietto
l body shaming è un tema cruciale per l'Educazione Civica perché è una forma di violenza psicologica e verbale che mina l'autostima, la salute mentale e il rispetto della dignità individuale, specialmente tra i giovani, e si inserisce perfettamente nei temi di inclusione, diritti umani, cyberbullismo e uso consapevole dei social media, ambiti fondamentali della cittadinanza attiva e responsabile, evidenziando la necessità di intervenire a livello educativo per costruire una cultura di accettazione e rispetto delle diversità.
Gli elaborati prodotti dalla classe sono strumenti preziosi per sensibilizzare la comunità su queste tematiche.
L'attività di educazione Civica è stata seguita dalla prof.ssa E. Canetta docente di Scienze Umane con la collaborazione della docente di Discipline grafiche, A. Muraca. L'attività si è svolta nell'aula 4.0 e ha previsto momenti di ricerca a gruppo, di confronto e di esposizione degli elaborati prodotti.
Isabel Di Castri, Gaia Ranieri, Serena Oliveira, Alice Ravalli Presentazione al link: Prezi
Abd Elaziz Sara, Aman Sofia, Rambelli Aurora
Infografica
Infografica
Di Zanni Giorgia, Luongo Sara,
Catanzaro Sara, Greta Rossi
Infografica
Cartolina
Matilde Granich., Margot Porcelli, Alessandro Giaccone
Poster
Toma Alessia, Mendez Daniel,
Sorgiovanni Clarissa, Vilcea Diana Maria
Cartolina
Battaglini Chiara, Cavalli Ambra
Panighetti Arianna, Smanno Letizia
Copertina Magazine
Attività - Anno scolastico 2023/24
educazione civica
No al divario di genere
La classe 4A ha affrontato questo delicatissimo tema nell'ambito dell'attività multidisciplinare di Educazione Civica. Un argomento sempre di grande attualità e che merita studi, approfondimenti e riflessioni. Come quelli che vi proponiamo qui sotto. Buona lettura!
Oltre all'apparenza delle donne c'è di più: è quello che ci dimostreranno Alessia Greco, Olga Marotta e Alida Scarpa di 4^A in questo articolo. Basta cliccare sulla freccia per leggerlo!
Quanto spesso si sente dire che se una donna è bella, allora non può essere intelligente e viceversa? Questo stereotipo è infondato ed è quello che deve essere dimostrato con molti argomenti a favore della tesi. Uno dei maggiori esempi dell'esistenza ce lo offre l'interessante vita di una donna, Hedy Lamarr, nata nel 1914 in Austria. Ai suoi tempi era considerata “la donna più bella del mondo”. A tale affermazione lei rispondeva sempre: “Qualsiasi donna può apparire meravigliosa. Basta che stia ferma e sembri stupida”. Fu molto difficile per lei mettere in pratica le sue idee e fu per questo motivo che chiese aiuto all'importante George Antheil. Il loro macchinario di trasmissione dei segnali radio venne creato ed esposto al Consiglio Nazionale degli Inventori. Furono liquidati e a Hedy Lamarr fu chiesto di vendere i bond di guerra americani, se avesse voluto rendersi più utile. Così Lamarr si mise il rossetto e iniziò a fare spettacoli per i militari, mettendo all'asta i suoi baci e riuscendo a ricavare un grande numero di bond. Con il passare degli anni, tuttavia, l'invenzione di Antheil e Lamarr iniziò a diventare sempre più importante, anche se non le verrà riconosciuta. Quando nel 2000 ricevette un premio per aver brevettato lo Spread Spectrum, esclamò che era finalmente ora che qualcosa le venisse giustamente attribuita. Come si può notare dalla sua biografia, la giovane donna non venne particolarmente presa in considerazione nel momento in cui propose le sue teorie. Questo conferma che lei venisse vista solo come una bella immagine, utile ai fini degli uomini per cui lavorava. Il fatto che fosse una meravigliosa donna non comportava, tuttavia, che non potesse anche avere delle idee geniali. D’altro canto per molti, non era così: se una ragazza era bella, non poteva fare null’altro, tranne qualcosa che sfruttasse questa sua avvenenza.
La discriminazione è fatta anche a causa di altri fattori, quali tipi di attività lavorative che non corrispondono ad una professione considerata “efficiente”. Quante volte avete sentito i vostri genitori o persone adulte criticare un’influencer, dicendo frasi come: “Se è così facile fare soldi, allora anch’io mi metto a truccarmi in un video”? Un esempio molto noto è Chiara Ferragni, imprenditrice digitale con oltre 30 milioni di followers, che è considerata da molti haters come una persona priva di forte capacità intellettive o di possibilità di affrontare argomenti seri poiché parla di moda e di estetica. In realtà lei è stata la prima donna a introdurre la figura di influencer in Italia ed è riuscita a crearne un vero e proprio lavoro. Nonostante sembri solamente una donna che fa vedere vestiti e trucchi nei video, è un’imprenditrice di un’azienda multimilionaria, ideata da lei stessa, ed è stata una delle donne più influenti d'Italia. Molte persone ormai, come lei, guadagnano attraverso i social, e queste vengono additate come superficiali e prive di attitudini. In realtà coloro che parlano di cosmesi o di vestiario, non lo fanno per mancanza di capacità di affrontare argomenti più seri, ma semplicemente perché sono abbastanza intelligenti da capire cosa interessa al pubblico. Dietro ad un’attività come l’influencer, se fatto a livelli alti, c’è molto lavoro e intelligenza. Inoltre le discriminazioni nei confronti delle donne sono molteplici, anche solo per il fatto che probabilmente non rispecchiano gli standard per essere considerate abbastanza attraenti. Ne sono un esempio tutte quelle ragazze che hanno gli occhiali. La società tende a collegare a questi una maggiore intelligenza. Di contro, all’immagine della persona con gli occhiali si collega il fatto che non ci sia una particolare bellezza, come se ci fosse una sorta di inversa proporzionalità. Lo dimostrano le migliaia di film in cui basta che una ragazza si tolga gli occhiali per diventare automaticamente più attraente: in “Kiss me: She’s all that” c’è la famosa scena in cui la protagonista, Laney, scende dalle scale senza occhiali e il ragazzo di fronte a lei magicamente la vede con occhi diversi. Non ce ne accorgiamo, ma questo tipo di pensieri sono un campanello d’allarme di una mentalità alla base per cui essere belli significa essere meno intelligenti; il tipo di pregiudizio che stiamo cercando di distruggere. Ne esisterebbero moltissimi. Noi vogliamo parlarvi delle donne bionde, quindi meno colte? Probabilmente nella vostra vita vi sarà capitato di sentire che qualcuno non associasse l’intelligenza ad una donna bionda. Se non vi è mai successo, siete nella minoranza! Attraverso un sondaggio all’interno del nostro liceo, l’ottanta per cento di coloro che lo hanno effettuato ha risposto di sì, hanno sentito almeno una volta la frase “sei meno intelligente perchè bionda”. In pochi credono che questo stereotipo valga anche
nei confronti degli uomini. Spesso non ci si chiede da dove questi luoghi comuni derivino, infatti tramite lo stesso sondaggio sopra citato abbiamo scoperto che le persone non ne conoscono la provenienza. C'è chi crede che esistesse nell'antichità un gruppo di donne allargato considerate poco intelligenti, che casualmente erano bionde; chi che lo stereotipo nasca dal cinema, dalla pubblicità, o chi pensa che sia comune il concetto che nella vita in qualche modo esista una compensazione e che quindi una donna non possa essere sia intelligente che bella. In realtà lo stereotipo ha origini molto più antiche. In epoca classica gli uomini mediterranei paragonavano le donne con i capelli biondi a Dee dell’Olimpo per la rarità dei loro caratteri genetici. Fu così che la donna dai capelli biondi diventò il prototipo di donna attraente. Più recentemente la cinematografia ha alimentato questo stereotipo, negli anni cinquanta la maggior parte delle donne della televisione erano bionde, “frivole” e spesso disinteressate a tematiche impegnate. In effetti oggi non possiamo dire che non esista più questo pensiero, basti guardare i risultati del nostro sondaggio, non sono poche le ragazze che si sono sentite chiamare utilizzando questo aggettivo offensivo. Anche se, abbiamo verificato, la maggior parte dei ragazzi che hanno risposto alle nostre domande credono che chiunque faccia questi commenti non ci creda realmente, che siano solo battute innocue. Eppure qualsiasi sia l’intento, nessuna donna vorrebbe sentirsi dire di essere stupida solo per una sua caratteristica fisica.
Nel 2024, tra l'atleta maschio e quello femmina maggiormente pagati, ci sono 111 milioni di euro di distanza. Cliccate sulla freccia per approfondire grazie a Federico Antonacci, Federico Chiaverini, Matteo Chiaverini, Leonardo Madaffari.
Le battaglie per raggiungere una parità di genere nell’ambito sportivo vanno avanti da molto tempo, con il passare degli anni si fanno sempre più insistenti e iniziano ad ottenere grandi risultati. La domanda che, però, sorge spontanea è: nel 2024 ci siamo finalmente arrivati? La risposta è no. Infatti, nonostante i notevoli progressi, il traguardo sembra molto lontano. Uno dei problemi più evidenti risulta essere la parità di retribuzione. Se si prendono in considerazione le classifiche di atleti e atlete più pagati nel 2023, si può notare come l’atleta maschio più pagato, il calciatore Cristiano Ronaldo, abbia percepito 136 milioni di euro (46 dal campo e i restanti 90 da attività extra campo), mentre Iga Świątek, la tennista che comanda la classifica femminile, solo 25 milioni. Dall’analisi completa di questa classifica si può anche evincere che gli sport meglio retribuiti siano il calcio per gli uomini e il tennis per le donne. Quest’ultimo è senza dubbio lo sport più avanti a proposito di ciò, infatti dopo lunghe proteste, mosse soprattutto dalle giocatrici stesse, si è giunti ad un uguale premio per i 4 tornei Slam, che sono più importanti al mondo. Tuttavia, per quanto riguarda le altre dispute, troviamo ancora un grande divario. Ad esempio la vincita degli Internazionali di Roma maschili ha fruttato 836 mila euro, mentre solo 322 mila euro alla vincitrice femminile. Questa è anche una conseguenza della diversa attenzione mediatica che il tennis maschile e femminile generano. Spesso le gare maschili vengono giocate e trasmesse di sera, dove c’è maggior pubblico sia dal vivo sia in televisione, generando più ricavi e attirando molti più sponsor che ricoprono una parte fondamentale nei guadagni di un atleta.
Discorso diverso, invece, si deve fare per il calcio, dove l’obiettivo sembra irraggiungibile. Basti pensare alla decisione che puntava a colmare il divario retributivo: la FIFA ha aumentato del 300% i bonus destinati alle Federazioni partecipanti alla Coppa del Mondo 2023, portandoli ad un totale di 135 milioni di euro. Questo sembrerebbe un grande passo avanti, se non si confrontasse il dato con quello relativo alla Coppa del Mondo maschile 2022, per la quale la FIFA ha stanziato circa 400 milioni di euro. A far eco a queste cifre ci sono le dichiarazioni dell’ex calciatrice della nazionale francese Melissa Plaza che dice: “Per tutte le squadre che giocano in prima divisione, parliamo di uno stipendio mensile compreso tra i 1300 e 1600 euro lordi. Quando si è al di sotto dei 1300 euro lordi al mese, significa che non si è professionisti e che si deve necessariamente avere un altro lavoro”. In Italia la massima serie è passata al professionismo soltanto nel luglio del 2022, tuttavia questo non ha sicuramente ricucito il divario economico. Infatti lo stipendio medio di una calciatrice della serie A femminile è di 1250 euro al mese, una cifra 800 volte inferiore rispetto ad un collega maschio. La situazione non è tragica soltanto in Italia, la calciatrice più pagata del 2023 ha percepito 500 mila euro, la metà di uno stipendio medio maschile. Il problema economico, però, non è sicuramente l’unico ostacolo da affrontare. Anche il differente trattamento che riservano i club e le Federazioni nazionali è un tema di discussione, come testimoniano i dati raccolti dalla Fifpro, la federazione internazionale dei calciatori professionisti, spesso le ragazze sono costrette ad utilizzare l’equipaggiamento maschile per allenarsi, d’altro canto ci sono anche lamentele riguardanti gli alloggi durante le trasferte, le infrastrutture e i campi di allenamento.
Tornando ad una visione riguardante lo sport in generale, salta all’occhio un altro, spesso non percepito, problema: i media.
I media giocano un ruolo importante nell’aumentare queste disuguaglianze dando spesso una copertura insufficiente agli eventi sportivi femminili rispetto a quelli maschili, anche se i risultati che si ottengono trasmettendoli sono più che positivi. Inoltre una maggiore visibilità potrebbe anche indurre le future generazioni a praticare sport che non sono considerati tradizionalmente femminili. Tutto questo conduce inevitabilmente ad una disinformazione generale; ad esempio, se si chiede alle persone chi abbia segnato il maggior numero di gol ai mondiali di calcio, la risposta sarà sicuramente una tra Cristiano Ronaldo, Lionel Messi o altri calciatori maschi, salvo poi scoprire che è la calciatrice brasiliana Marta Viera da Silva.
In generale lo sport viene ancora concepito come un’attività da uomini poiché richiede capacità attribuite solo o soprattutto a loro come competitività, resistenza e forza fisica. Però, arrivati nel 2024, è tempo di superare questi pregiudizi e riconoscere i giusti meriti indistintamente che siano di uomini o di donne.
Se volete un’analisi più approfondita, vi invitiamo a consultare il link, dove sono stati raccolti i dati: https://sites.google.com/d/1Dd2oVCGVuq7vGbywsbqB_b_64Z82-jmz/p/1GAXFPGMSFn3AZGgp8sxyvjg9NiKheskV/edit
La discriminazione è fatta anche a causa di altri fattori, quali tipi di attività lavorative che non corrispondono ad una professione considerata “efficiente”. Quante volte avete sentito i vostri genitori o persone adulte criticare un’influencer, dicendo frasi come: “Se è così facile fare soldi, allora anch’io mi metto a truccarmi in un video”? Un esempio molto noto è Chiara Ferragni, imprenditrice digitale con oltre 30 milioni di followers, che è considerata da molti haters come una persona priva di forte capacità intellettive o di possibilità di affrontare argomenti seri poiché parla di moda e di estetica. In realtà lei è stata la prima donna a introdurre la figura di influencer in Italia ed è riuscita a crearne un vero e proprio lavoro. Nonostante sembri solamente una donna che fa vedere vestiti e trucchi nei video, è un’imprenditrice di un’azienda multimilionaria, ideata da lei stessa, ed è stata una delle donne più influenti d'Italia. Molte persone ormai, come lei, guadagnano attraverso i social, e queste vengono additate come superficiali e prive di attitudini. In realtà coloro che parlano di cosmesi o di vestiario, non lo fanno per mancanza di capacità di affrontare argomenti più seri, ma semplicemente perché sono abbastanza intelligenti da capire cosa interessa al pubblico. Dietro ad un’attività come l’influencer, se fatto a livelli alti, c’è molto lavoro e intelligenza. Inoltre le discriminazioni nei confronti delle donne sono molteplici, anche solo per il fatto che probabilmente non rispecchiano gli standard per essere considerate abbastanza attraenti. Ne sono un esempio tutte quelle ragazze che hanno gli occhiali. La società tende a collegare a questi una maggiore intelligenza. Di contro, all’immagine della persona con gli occhiali si collega il fatto che non ci sia una particolare bellezza, come se ci fosse una sorta di inversa proporzionalità. Lo dimostrano le migliaia di film in cui basta che una ragazza si tolga gli occhiali per diventare automaticamente più attraente: in “Kiss me: She’s all that” c’è la famosa scena in cui la protagonista, Laney, scende dalle scale senza occhiali e il ragazzo di fronte a lei magicamente la vede con occhi diversi. Non ce ne accorgiamo, ma questo tipo di pensieri sono un campanello d’allarme di una mentalità alla base per cui essere belli significa essere meno intelligenti; il tipo di pregiudizio che stiamo cercando di distruggere. Ne esisterebbero moltissimi. Noi vogliamo parlarvi delle donne bionde, quindi meno colte? Probabilmente nella vostra vita vi sarà capitato di sentire che qualcuno non associasse l’intelligenza ad una donna bionda. Se non vi è mai successo, siete nella minoranza! Attraverso un sondaggio all’interno del nostro liceo, l’ottanta per cento di coloro che lo hanno effettuato ha risposto di sì, hanno sentito almeno una volta la frase “sei meno intelligente perchè bionda”. In pochi credono che questo stereotipo valga anche
nei confronti degli uomini. Spesso non ci si chiede da dove questi luoghi comuni derivino, infatti tramite lo stesso sondaggio sopra citato abbiamo scoperto che le persone non ne conoscono la provenienza. C'è chi crede che esistesse nell'antichità un gruppo di donne allargato considerate poco intelligenti, che casualmente erano bionde; chi che lo stereotipo nasca dal cinema, dalla pubblicità, o chi pensa che sia comune il concetto che nella vita in qualche modo esista una compensazione e che quindi una donna non possa essere sia intelligente che bella. In realtà lo stereotipo ha origini molto più antiche. In epoca classica gli uomini mediterranei paragonavano le donne con i capelli biondi a Dee dell’Olimpo per la rarità dei loro caratteri genetici. Fu così che la donna dai capelli biondi diventò il prototipo di donna attraente. Più recentemente la cinematografia ha alimentato questo stereotipo, negli anni cinquanta la maggior parte delle donne della televisione erano bionde, “frivole” e spesso disinteressate a tematiche impegnate. In effetti oggi non possiamo dire che non esista più questo pensiero, basti guardare i risultati del nostro sondaggio, non sono poche le ragazze che si sono sentite chiamare utilizzando questo aggettivo offensivo. Anche se, abbiamo verificato, la maggior parte dei ragazzi che hanno risposto alle nostre domande credono che chiunque faccia questi commenti non ci creda realmente, che siano solo battute innocue. Eppure qualsiasi sia l’intento, nessuna donna vorrebbe sentirsi dire di essere stupida solo per una sua caratteristica fisica.
Ѐ vero che le donne sono ancora poco presenti nei campi scientifici, quindi considerate non adatte ad appartenere ad essi? Filippo Noè, Giacomo Ronciglia e Cristina Toso della 4^A hanno voluto scoprire cosa c'è di vero nei dati diffusi e nello stereotipo ad essi collegato. Trovate l'articolo qui sotto.
Durante l’anno scolastico 2023/2024, per il progetto di Educazione civica di un gruppo di studenti della 4^A, è stato inviato un modulo Google alla popolazione scolastica delle quarte e quinte del Liceo Statale Gian Battista Vico con lo scopo di capire quante persone, in particolar modo quante donne, finita la scuola superiore di secondo grado, avrebbero continuato all’università scegliendo una disciplina STEM. La necessità è nata in seguito alla visione di un seminario intitolato “Donne nella scienza” dal quale è stata compresa la ridottissima presenza delle donne nel corso dei secoli all’interno dei campi di lavoro scientifici.
Per chi non lo sapesse, le materie STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics) sono discipline di stampo prettamente scientifico, un percorso di studi che il credo comune considera quasi solo ed esclusivamente per gli uomini.
Attraverso questo sondaggio si voleva dimostrare che, al contrario, le ragazze delle nuove generazioni si stanno lentamente avvicinando di più a materie del tipo precedentemente descritto. Infatti per ogni donna laureata in materie STEM ci sono due uomini laureati nello stesso ambito. In seguito alla ricerca svolta, si è notato come, invece, le studentesse appartenenti al Liceo Vico intenzionate a conseguire un percorso di laurea STEM siano il 35% di coloro che hanno votato al sondaggio, percentuale superiore a quella delle laureate STEM in Italia. Ciò va a dimostrare che pian piano le giovani si stanno distaccando dallo stereotipo ingiusto di donna non adatta alle scienze, avvicinandosi invece ad esse e seguendo le proprie attitudini e passioni personali. In realtà negli anni passati, soprattutto ai tempi dei nostri nonni, le figlie non potevano decidere cosa fare, ma erano obbligate a seguire ciò che i genitori sceglievano per loro, non avendo voce in capitolo sul proprio futuro e in parecchi casi questo equivaleva a doversi occupare della casa per il resto della propria vita, senza avere la possibilità di andare all’università. Col passare del tempo, poi, si sono avvicinate prima ai settori umanistici, che sono stati quindi ritenuti quelli per eccellenza femminile ed infine a quelli STEM, nei quali non sono state inizialmente accolte. Al giorno d’oggi la maggior parte delle ragazze, ormai, non si fa più influenzare da familiari, partner o altre persone esterne per decidere il loro futuro, ma tendono a ragionare con la propria testa scegliendo il percorso di studi più adatto a loro. A dimostrazione di quanto detto, la maggior parte delle risposte alla domanda: “C'è stato qualcuno o qualcosa che ha influenzato la tua decisione nella scelta dell’università?” sono state dei no.
L’ultimo punto trattato nel seminario riguardava l’abbandono da parte delle donne del proprio percorso di studi o della propria carriera lavorativa, preferendo ad essi lo sviluppo del nucleo familiare. In Italia non è facile avere una famiglia, ancora meno contemporaneamente averla e fare carriera e ciò porta molte donne a rinunciare alle proprie ambizioni per concentrarsi sulla propria famiglia. Questa è una corrente che potrebbe cambiare in futuro, se i dati raccolti dagli studenti dovessero rispecchiare il pensiero dei giovani italiani, in effetti dal sondaggio emerge come quasi la totalità delle ragazze voglia realizzarsi lavorativamente, ripagando gli sforzi di una vita.
Chiudendo il discorso, con un piccolo riassunto di quanto detto: il rapporto tra donne e scienza va avanti da tempo, si pensi a Marie Curie, vincitrice di due premi Nobel (uno per la fisica e uno per la chimica) agli inizi del novecento, che è migliorato col passare degli anni, anche se molto lentamente, fino ad arrivare ai giorni nostri, in cui la situazione, sebbene sia migliorata, è ancora distante dalla parità tra uomini e donne in ambito STEM.
Di conseguenza ci si augura che la nostra generazione e quelle che verranno possano portare al cambiamento per cui molte donne hanno combattuto.
La decisione di creare una famiglia non implica la rinuncia alla carriera lavorativa: è l'esito dell'approfondimento svolto da Silvia Alfano, Hiba Fikri, Flaminia Guanzati e Ola Yahia della 4^A nell'ambito del progetto di Educazione Civica.
Ancora oggi molte donne si trovano costrette a scegliere tra il lavoro dei sogni e la sensazione meravigliosa di diventare madri. Effettivamente il sacrificio richiesto a loro è superiore a quello di un uomo.
Ma veramente non c’è modo di conciliare le due ambizioni?
A questo proposito, abbiamo radunato cinque lavoratrici con bambini, alle quali abbiamo fatto un’intervista riguardo a tale questione: se è possibile dedicarsi alla famiglia e al lavoro in contemporanea e se sì, come.
Tutte si sono trovate d’accordo nel considerare i nonni come mezzo per gestire i figli in loro assenza; e in caso non ci fossero, hanno aggiunto che la maggior parte degli asili e delle scuole primarie dispone del doposcuola. Poi ovviamente anche il padre non è esonerato dal fare la sua parte, sacrificandosi, quando è necessario, e dividendo in maniera equa con la madre la gestione dei bambini. Quindi conviene prediligere un partner che, prima di essere un perfetto compagno di vita, deve avere le qualità di un genitore eccellente.
Melissa, 35 anni, aveva aperto un asilo nido, quando viveva ancora con i suoi e piano piano si è fatta una famiglia con due bambini, uno di 6 e l’altro di 12 anni; il suo segreto è stato fare tutto con calma, senza fretta, infatti non si è mai pentita della sua decisione. Ma se da un lato c’è chi prenderebbe la stessa decisione, dall’altro Donatella, 50 anni, madre di una ragazza di 20 anni e avvocato di Diritto penale e civile, avrebbe preferito intraprendere la carriera da magistrato che, essendo sotto la dipendenza del Ministero della Giustizia, garantisce al meglio l'indennità di maternità e toglie dalle spalle molte responsabilità che, invece, un lavoratore autonomo deve affrontare, con conseguente perdita di tempo, che può essere benissimo speso con i figli. Di fatto, all’apparenza un libero professionista può avere orari flessibili di lavoro, tuttavia ha anche molti altri impegni che solitamente spettano al capo. Una soluzione proposta da Martina, 34 anni, proprietaria di un’erboristeria, con due bambini di 2 e 4 anni, è disporre di un dipendente che possa essere di aiuto nella gestione delle varie mansioni.
Pertanto bisogna valutare attentamente la strada che si vuole percorrere, che non vuol dire abbandonare i propri sogni, bensì trovare un giusto compromesso. Anzi è importantissimo fare ciò che si vuole poiché solo così si riesce ad andare avanti, nonostante le difficoltà, come ha dichiarato Melissa.
Inoltre non bisogna escludere il lavoro da casa, lo smart working, quando i figli sono ancora piccoli e soprattutto nel momento in cui si è in maternità. Ad esempio Alda, 46 anni, con due figli di 9 e 4 anni lavora nell’ambito di recupero crediti da oltre vent'anni; si è sempre affidata all'aiuto dei nonni e al post orario a scuola, però, da quando è stato introdotto lo smart working, afferma che riesce a passare più tempo con i figli.
D’altra parte ci sono donne che, avendo grandi obiettivi lavorativi, hanno messo in secondo piano la famiglia. Elena, ingegnere civile idraulico di 46 anni, ha due figli di 10 e 7 anni. Dopo la laurea ha iniziato a collaborare con una società di ingegneria che si occupa di progettazione di infrastrutture. Lei è responsabile di progettazione, Direzione Lavori e Coordinamento della sicurezza sia in fase di progettazione sia di esecuzione. Elena sostiene che, per assumere una posizione rilevante nel suo lavoro, ha dovuto sacrificare molto siccome, soprattutto quando aveva iniziato, era una professione prevalentemente maschile e bisognava dimostrare ogni volta le proprie capacità. Dichiara che non ha mai voluto rinunciare al proprio lavoro per la famiglia perché è stato difficile raggiungere l'obiettivo. Infatti, tornando tardi a casa, non è presente nella vita quotidiana dei suoi figli; per esempio, per portarli e andarli a prendere a scuola, si affida molto ai nonni, tuttavia nel weekend cerca di rimediare passando tutto il tempo con loro.
Infine, secondo tutte le donne intervistate da noi, se si vuole conciliare lavoro e famiglia, bisogna fare dei sacrifici, soprattutto all’inizio della carriera, avere degli aiuti, trovare un mestiere che rispetta le leggi per la maternità o che permetta di lavorare in Smart Working. Però, la decisione di creare una famiglia, non implica la rinuncia della carriera lavorativa, come era comune in passato; dunque alla domanda posta all’inizio si può tranquillamente rispondere: sì, c’è un modo. Se volete un’analisi più approfondita, vi invitiamo a consultare il link, dove ci sono delle slide di riferimento:
“Dobbiamo essere tutti uguali!” Questo si urla per strada, spesso senza comprenderne il significato. Mohamed Elhagaly, Luca Manzoli, Emma Rovario e Pierpaolo Zoppellaro (4^A) hanno sondato vari campi in cerca di differenze più o meno evidenti fra i sessi.
Siamo nel 2024 e c’è ancora il gender gap; “Abbasso le differenze! Dobbiamo essere tutti uguali!” Questo si urla per strada, spesso senza comprenderne il significato.
Abbiamo così sondato vari campi in cerca di differenze più o meno evidenti fra i sessi.
Partiamo dall’inizio, dalla nostra natura e dunque dagli aspetti biologici. Dopo aver accuratamente consultato diversi documenti di carattere scientifico, come ad esempio dell’Università degli Studi di Parma e dell’Università degli studi di Padova, siamo in grado di affermare che sono presenti numerose differenze biologiche tra l’uomo e la donna, le quali vanno a definire altrettante caratteristiche peculiari in età adulta.
Partendo dalle differenze dei cromosomi (XY, XX), è bene sapere che queste determinano lo sviluppo del sesso.
Le evidenti diversità degli organi riproduttivi vanno, di conseguenza, a determinare caratteristiche sessuali specifiche e differenze ormonali che comportano differenti strutture muscolari e scheletriche tra uomo e donna.
Tutto ciò influenza anche il campo della medicina, infatti ad esempio nel momento della somministrazione di farmaci l’uomo e la donna hanno diversi dosaggi. Unendo il concetto di biologia e psicologia, possiamo vedere come le differenze biologiche tra i sessi possano essere esacerbate dagli stereotipi di genere, che non solo limitano l’espressione individuale, ma possono anche influenzare negativamente la salute mentale e l’autostima. Il concetto di stereotipo si riferisce a quel sistema di credenze e aspettative che sono espressione del gruppo sociale di appartenenza: queste informazioni contribuiscono a dare forma a una “opinione precostituita su una classe di individui, di gruppi o di oggetti che riproducono forme schematiche di percezione e di giudizio” , in contrasto con la rappresentazione esterna reale; in questo senso, lo stereotipo può essere considerato quel determinato insieme coerente e rigido di credenze, che contraddistingue il gruppo che lo condivide, rispetto a un altro gruppo o categorie di persone.
Lo stereotipo di genere può avere un impatto significativo sulla psicologia individuale e sociale. Può influenzare le aspettative, le percezioni di sé e degli altri, e persino le opportunità disponibili. Le persone possono sentirsi limitate o giudicate in base ai ruoli di genere stereotipati, portando a tensioni emotive, ansia e autostima ridotta.
Per analizzare come lo stato reagisce a queste prime differenze emergenti, bisogna osservare le leggi che lo governano. Traguardi fondamentali sono stati quello di concedere il diritto di voto alle donne nel 1945 e l’articolo 51 della Costituzione grazie al quale sia uomo sia donna possono essere eletti; inoltre nel 1963 venne promulgata la legge numero 66 che permette alle donne di accedere a qualsiasi carica o impiego pubblico.
Nel 2010 fu introdotto il Decreto legge 5 che sancisce la condanna di ogni tipo di comportamento discriminatorio nei confronti delle donne.
Nel 2011, invece, è stata approvata la legge numero 120 che modificò il Decreto legislativo del 1998, testo molto paritario nei rapporti fra le parti e dunque anche fra i generi; l’articolo 92 lo specifica. In quella legge si vuole che in varie occasioni ci debba essere almeno un terzo della rappresentanza del genere in minoranza. Queste sono le norme più rilevanti che sono state imposte negli ultimi anni e che hanno favorito il miglioramento della comunità.
Abbiamo analizzato la questione anche a livello pratico perché ovviamente è importante andare oltre la teoria e guardare come realmente sono le cose. Quali sono le scelte delle persone? La decisione più importante è probabilmente quella del percorso di studi e successivamente del lavoro poiché caratterizza la vita. In prevalenza il sesso femminile predilige il liceo, specialmente il classico. Anche all’università le immatricolazioni sono per la maggior parte femminili, e quindi anche le laureate superano i laureati. La carriera è influenzata da questi dati, infatti un capo promuoverà il nuovo arrivato solo per il fatto che ha la laurea o colui che lavora da anni e conosce bene come funziona la sua azienda?
Sul fronte del lavoro le donne superano gli uomini nel settore terziario, mentre nel primario e nel secondario sono in inferiorità numerica.
Ultimo dato interessante è che il numero di suicidi maschili è quattro volte superiore a quello femminile.
Traiamo delle conclusioni. Sì, ci sono decise differenze biologiche, le quali però sono per lo più ininfluenti nella società odierna. Cosa pensiamo, cosa crediamo e la cultura che abbiamo per comprendere e riflettere influenzano nettamente la vita delle persone. Dunque il problema sta nel modo in cui l’individuo guarda il mondo. Per colpa di persone cieche, la questione del gender gap è stata dunque estremizzata e spesso colpevolizzata, mentre i dati statistici dimostrano ancora una volta che dipende tutto dall’individuo. Se volete un'analisi più approfondita e con una parte ulteriore, che pone fine alla questione, invitiamo a visualizzare il nostro filmato al link: https://youtu.be/HXtwYOQE2Ro.
“Il Nord è oggi il passaggio cruciale. Qui si sta decidendo il ruolo spettante alla mafia nella storia nazionale futura. Qui si sta decidendo la natura del Paese, la sua identità di domani”.
Queste parole di Nando dalla Chiesa riassumono molto bene la motivazione da cui è nato il nostro progetto di educazione civica di quest’anno, che si è incentrato proprio sul tema della diffusione delle mafie al nord e in Lombardia in particolare. Abbiamo partecipato ad un laboratorio dell’associazione Libera e abbiamo poi portato avanti diversi filoni di ricerca confluiti negli elaborati che trovate pubblicati qui di seguito: un video e un articolo per scoprire perché la Lombardia si può definire la “seconda casa” delle mafie e della ’ndrangheta in particolare; un sito per scoprire le storie di vittime di mafia, collaboratori e testimoni di giustizia vissuti molto vicino a noi; un altro sito per conoscere l’indagine denominata “Crimine-Infinito”, che ha segnato una svolta nella conoscenza della ’ndrangheta e della sua infiltrazione in Lombardia; un articolo per approfondire il tema dei beni confiscati alle mafie e infine una mappa interattiva per scoprire che cos’è il regime carcerario del cosiddetto “41 bis”, che ruolo ha avuto nella lotta alla mafia e perché negli ultimi mesi è stato al centro di un acceso dibattito. In questi ultimi due elaborati troverete anche le interviste ai sindaci di Corsico, Trezzano e Buccinasco che ringraziamo moltissimo per la disponibilità e il prezioso contributo.
La classe 5 G
Ref. Ed. Civica Prof.ssa Maddalena Dossi
educazione civica
Venerdì 23 settembre in Aula Magna gli studenti delle classi quinte hanno assistito a un incontro tenuto dalla prof.ssa Sisti e dai prof. Roselli e Ferrari per far conoscere il sistema elettorale con cui siamo chiamati a decidere le sorti dell'Italia domenica 25. Gli studenti e le studentesse, molti dei quali al loro primo voto, hanno ascoltato con molto interesse e hanno partecipato con alcune domande e osservazioni.
In questi documenti preparati dai relatori dell'incontro, possiamo ripassare tutti insieme il sistema elettorale attualmente in vigore. Buona lettura!
educazione civica
«Siamo gli studenti e le studentesse della 5I 22/23 e desideriamo presentarvi i lavori svolti durante un breve laboratorio di scienze sociali. Discutendo del fenomeno della globalizzazione, sulla base di un brano tratto dal saggio“No Logo” della giornalista Naomi Klein, abbiamo realizzato delle immagini che rappresentassero la globalizzazione. Durante l’esposizione ci siamo accorti che ogni gruppo di lavoro aveva in mente un’idea differente: alcuni erano pro, altri contro e altri ancora sono rimasti imparziali.
Grazie a questo progetto siamo riusciti a far emergere la nostra creatività, si è rinforzata la nostra capacità di lavorare in gruppo ed è stato interessante applicare le nostre conoscenze in una attività pratica.
Speriamo che le nostre immagini vi piacciano e che vi possa incuriosire il nostro progetto. Anzi, provate a crearne uno anche voi!»
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Conclusione felice per il progetto "Cancro, io ti boccio" sposato da 4b (nelle foto) e 4a: oggi gli studenti e le studentesse delle due classi hanno consegnato i prodotti ordinati a novembre e incassato preziosi fondi per la ricerca AIRC: circa 2000 euro! Grazie a tutti gli/le alunni/e che hanno acquistato per la ricerca, oltre ai loro genitori e ai/alle docenti.
La classe 5A 2021/2022 ha affrontato, quest'anno, il tema "Scoperte, invenzioni e nuove visioni del mondo": Ilaria Boeri, Ivan Rubino, Kiara Peralta, Francesco Di Pace ed Elena Carrara hanno realizzato questo divertente video che relaziona di un argomento davvero importante, spiegandolo in modo chiaro e innovativo.
Un lavoro multimediale per interpretare, rielaborare e spiegare quanto appreso nel corso dell'anno attraverso il progetto di Educazione Civica della 4^M 2021/2022, guidato dalla prof.ssa Mizia, dedicato appunto a "Morgana e Antigone". Due libri di riferimento, "Morgana" di M. Murgia e C. Tagliaferri e "Antigone" di Sofocle, e uno spettacolo teatrale, un monologo al Centro Asteria: da qui, la realizzazione di questo bellissimo video che vi invitiamo a guardare!
La 2A 2021/2022 ha voluto approcciare un tema molto attuale: l'impatto ambientale e gli effetti negativi che le nuove tecnologie stanno provocando. Ma come rimediare? Basta guardare il telegiornale che gli studenti e le studentesse della classe hanno realizzato per scoprirlo!
ATTUALITà
Nozioni di Diritto, 26 gennaio
Oggi, 26 gennaio, le classi quinte del Liceo scientifico, 5A, 5B, 5C, hanno partecipato a una conferenza in cui la prof.ssa Sisti, docente di discipline giuridiche ed economiche, ha spiegato come avviene l'elezione del Presidente della Repubblica, ancora in corso. L'iniziativa fa parte di un progetto che vede coinvolti gli studenti dello Scientifico per trasmettere loro i primi rudimenti del Diritto, materia che non fa parte del loro percorso di studi. Perché gli studenti ci piacciono ben informati!
Troverete la notizia sull'Eco del Vico - Il Magazine.
A.S. 2020/2021
Gaia Mangone e Luca Trevisan (ex 4C), "L'Architettura etica esiste"
A.S. 2020/2021
Sara Calvani, Maddalena D’Amanzo, Sofia Fersino (ex 4i), "Differenza di genere"
A.S. 2020/2021
Chiara Cantoni, Arianna Carrara, Francesco Decursu, Dario Mauri (ex 4c) , "Arma Virumque"