Umberto Saba 

Il padre di Saba lo abbandona quando la madre è ancora incinta, quindi prima che lui nascesse; lui lo considera un assassino, un delinquente, quando lo incontra, a vent’anni, capisce che l’immagine di lui con cui era cresciuto era distorta. Il grosso contrasto fra le figure genitoriali viene interiorizzato dal giovane Saba che, da adulto, svilupperà un conflitto interiore tra la razza ebrea della madre, che gli ha trasmesso pesantezza, e quella cristiana del padre, che rappresenta la leggerezza e gli ha concesso di essere un bambino. 

Saba: mio padre per me è stato “l’assassino” 

Mio padre è stato per me “l’assassino”,
fino ai vent’anni che l’ho conosciuto.
Allora ho visto ch’egli era un bambino,
e che il dono ch’io ho da lui l’ho avuto.

Aveva in volto il mio sguardo azzurrino, un sorriso, in miseria, dolce e astuto. Andò sempre pel mondo pellegrino; più d’una donna l’ha amato e pasciuto. Egli era gaio e leggero; mia madre Tùtti sentìva della vìta i pesi. Di mano ei gli sfuggì come un pallone. “Non somigliare – ammoniva – a tuo padre”. Ed io più tardi in me stesso lo intesi: erano due razze in antica tenzone