Giacomo Leopardi

Figlio dei conti Monaldo e Adelaide Leopardi, visse la sua vita rinchiuso nella grossa biblioteca a casa, seduto al famoso tavolino davanti alla finestra a guardare fuori. Il padre era un uomo difficile e possessivo nei confronti di Giacomo, molto rigido e devoto agli studi, che pretendeva la perfezione dal figlio. La madre era una donna molto cattolica, fredda, distaccata, quasi insensibile. Probabilmente, per fuggire da tutta questa rigidità, Leopardi trovò negli studi, nella scrittura e nella fantasia una via di fuga sicura, un locus amaenus in cui nascondersi dalla continua oppressione. E probabilmente è proprio a causa della sua infanzia e adolescenza travagliata che riuscì ad esprimere tanto bene quel sentimento di dolore e lo stato di souffrance necessario di cui tutta la natura è pervasa. 

estratto da una lettera alla sorella Paolina: 

"Fra gli altri motivi che hanno renduto cosi triste la mia vita e che hanno disseccato in me le sorgenti dell'allegrezza e della vivacità, uno è il vivere in Recanati, soggiorno abbominevole ed odiosissimo; un altro poi è l'avere in Mamà una persona ultra-rigorista, un vero eccesso di perfezione cristiana, la quale non potete immaginarvi quanta dose di severità metta in tutti i dettagli della vita domestica. Veramente ottima donna ed esemplarissima, si è fatta delle regole di austerità assolutamente impraticabili, e si è imposti dei doveri verso i figli che non riescono loro punto comodi."