LETTERA APERTA

Cara Maria,

ricordo ancora di quando mi raccontasti dell’accaduto con quei ragazzi, chiamandomi al telefono per dirmi tutto quello che era successo. 

Mi hai raccontato di come ti avevano trattata, delle parole spregevoli che ti avevano assegnato, gli sguardi intimidatori che ti avevano rivolto. 

Non era la prima volta che succedeva, ma tu non dicevi nulla. 

Perché non dicevi nulla? 

Perché ti limitavi ad abbassare lo sguardo e non proferire parola? 

Perché hai reso tutto ciò parte della tua quotidianità, senza parlarne a nessuno? 

Spesso mi chiedo come facciano le persone ad essere così incuranti delle conseguenze che i loro gesti hanno sulle altre persone. 

Mi chiedo se sappiano che gli esseri umani provano una cosa chiamata dolore. 

No, loro non lo sanno o forse vogliono far credere di essere macchine, incapaci di provarlo il dolore. Il dolore che invece provavi tu.      

Non sapevano come ti sentivi. 

Avrei voluto alleggerirti del male che ti avevano fatto.

E anche se non ci sono riuscita al meglio, spero di esserti stata vicina quel poco che è bastato per ridarti almeno un po’ del bel sorriso che ti era stato strappato via con forza e cattiveria.

Un abbraccio da Gioia 🤗