LA MORTE DI CARNEVALE

Il Carnevale è una delle poche feste che finisce con un lutto; infatti il “funerale di Carnevale” è una vera e propria cerimonia funebre. Va in scena tra lamenti, urla e parolacce. In alcune frazioni di Napoli e provincia, tutta la cittadinanza partecipa al corteo funebre, con una cornice intorno molto pittoresca: un carretto a quattro ruote addobbato di fiori, salumi e salsicce esposti, lumini e candele accese, il tutto bardato da veli e fiocchi neri. Il carro viene trascinato a mano, da un uomo o da un asinello, e al suo interno viene posizionato un fantoccio, che rappresenta Carnevale morto. C’è chi gli dona il vecchio Frac, chi un abito consumato, chi un pigiama, abiti da lavoro; qui tutti si sbizzarriscono per fare bella figura in piazza e onorare la memoria del morto.

Dopo la processione il fantoccio viene bruciato nel falò mentre la “festa” procede. Dopo la sua morte, Carnevale lascia speranze e progetti futuri, rappresentando l’alternarsi di gioia e dolore, vecchio e nuovo. Infatti chi lo segue in corte intonando un lamento tutto napoletano, auspica un ritorno beneaugurante di Carnevale nel futuro. 

Ancora oggi si celebra in alcune province, mentre la vera tradizione napoletana è  andata parzialmente persa. 

Il funerale è un atto simbolico: dopo una settimana di festeggiamenti sfrenati si ritorna alla vita quotidiana salutando allegoricamente il “re della festa”. Fortunatamente la tradizione è nota in tutta Italia, con testimonianze da Bari a Trieste.

a cura di Manna Antonio, classe II D