La Voce di Ginori

Uomini e Donne del Novecento

Falcone e Borsellino: i simboli della legalità 

di Elisa Magnani

Giovanni Falcone (18 maggio 1939 - 23 maggio 1992) e Paolo Borsellino (19 gennaio 1940 -  19 luglio 1992) sono stati due famosi magistrati siciliani che hanno dedicato la loro vita alla lotta contro la mafia; ma partiamo dagli inizi. La vita di questi futuri eroi si intrecciò fin dall’inizio, infatti i due si conobbero da piccoli, in quanto crebbero entrambi nella Kalsa, un antico quartiere palermitano di origine araba, nel quale abitavano a poche decine di metri di distanza l’uno dall'altro. Da qui nacque la loro amicizia. I due, inoltre, frequentano lo stesso liceo e la stessa università ed erano degli studenti modello, in quanto si laurearono entrambi a pieni voti. I due, dopo gli studi, presero strade diverse, ma a riunirli fu proprio la loro idea comune di giustizia. Infatti, Borsellino iniziò la sua carriera al tribunale civile di Enna in qualità di uditore giudiziario, ma nel dicembre 1968 sposò Agnese Piraino Leto e fu trasferito a Monreale, una città vicino Palermo, dove lavorò con il capitano dei carabinieri Emanuele Basile, ucciso dalla mafia nel 1980. Paolo perciò prese la palla al balzo e iniziò a indagare su quanto accaduto.

Anche Falcone, però, si trasferì a Palermo, dove lavorò al processo di Rosario Spatola, accusato di associazione mafiosa. Fu proprio a questo punto che i due ripresero i rapporti, scambiandosi informazioni sulle inchieste.

Falcone,però, si accorse di un piccolo dettaglio molto importante,ovvero che spesso gli indagati venivano uccisi o sparivano misteriosamente. I due,grazie a questo dato, scoprirono che era cominciata una vera e propria guerra di mafia, che causò circa 1.200 vittime. Tramite approfondite ricerche, riuscirono finalmente a risalire all’artefice degli omicidi, ovvero Totò Riina, un mafioso e terrorista italiano, capo dei cosiddetti “viddani”. Gli omicidi però continuarono, così, il 16 novembre 1983 venne istituito il pool antimafia, composto da Falcone, Borsellino, Leonardo Guarnotta e Giuseppe di Lello, impegnati contro la mafia in Sicilia,che durò fino al marzo 1988. 

Intorno a quest'ultima data, Falcone si candidò come alto commissario per la lotta antimafia, ma quest'ultima,sfortunatamente, non venne accettata, e a ricevere quel titolo fu Domenico Sica. Tuttavia però, Giovanni non allentò la sua lotta contro quest’associazione, e, proprio grazie a un decreto da lui ideato, gli imputati ormai scarcerati dell'associazione “Cosa nostra” (associazione di appartenenza di Totò Riina) tornarono in carcere. 

Riina, condannato all’ergastolo, volle vendicarsi. Così il 23 maggio 1992 Falcone ,sua moglie e tre agenti della sua scorta vennero uccisi.

Sempre nello stesso anno, anche il suo compagno d’avventure Paolo Borsellino venne ucciso, colpito da un'esplosione che fece perdere la vita a lui e a 5 uomini della sua scorta.

Dopo la loro morte, per ricordarne il coraggio e l'abnegazione nei confronti della giustizia, furono realizzati vari monumenti come ad esempio un murales inaugurato a Città Sant’Angelo e un piccolo monumento ubicato ad Aprilia.