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MONDIALI in QATAR: tra polemiche e contraddizioni di Francesca Serafini
La ventiduesima edizione del Campionato Mondiale del calcio si è svolta nello stato del Qatar, dal 20 Novembre al 18 Dicembre 2022.
È stato il primo mondiale di calcio a svolgersi in un paese del Medio Oriente e, date le alte temperature estive del luogo, il primo svolto durante la stagione invernale.
Per l’occasione il Qatar non ha badato a spese: stadi nuovi di zecca, nuove infrastrutture e linee metropolitane riqualificate.
Boycott Qatar!
Boycott Qatar è la manifestazione non contro il mondiale, ma contro il Qatar: perché? Sono varie le ragioni per cui nel corso della competizione sportiva si è tentato di sabotare questo mondiale. Esaminiamo insieme le principali: l’omofobia e le condizioni disumane dei lavoratori migranti per la costruzione delle aree di gioco.
"Durante i Mondiali di calcio arriveranno molte cose nel nostro Paese. Parliamo dei gay. La cosa più importante è la seguente: tutti accetteranno che vengano nel nostro Paese. Ma loro dovranno accettare le nostre regole".
cit. Khalid Salman, ex calciatore del Qatar e ambasciatore dei Mondiali.
L'omofobia
Poco prima dell’inizio della gara, l’ambasciatore dei Mondiali Qatar 2022 Khalid Salman, è stato chiamato a dare un parere sull’omosessualità, considerando che la nazione araba non è mai stata pronta ad accettare questo orientamento sessuale. Durante quell’intervista, Salman ha utilizzato parole molto dure, come il termine “haram” nell’islam “proibito”, definendo l’omosessualità negativa per i bambini e anche come “danno psichico”.
Nonostante il commento poco delicato, il Comitato dell’Organizzazione dei Mondiali del Qatar non si è mai espresso contro la dichiarazione di Salman. Inoltre l’articolo 285 del codice penale qatarino punisce le relazioni omosessuali con un massimo di 7 anni di reclusione, ma per i musulmani è prevista addirittura la pena di morte.
Il Qatar ha successivamente sanato la situazione dettando un compromesso: tutti sono i benvenuti, ma “qualsiasi manifestazione pubblica di affetto, indipendentemente dall'orientamento sessuale, è disapprovata”.
La “schiavitù” dei lavoratori migranti: nessuna tutela.
Un'inchiesta diretta dal giornale “The Guardian” risalente al 2021, ha rivelato che i lavoratori migranti morti nei cantieri adibiti alla costruzione degli stadi per il Mondiale sono state almeno 6500. Un numero molto alto, che ha però spinto i giornalisti a cercare più fonti e notizie a riguardo. Si è scoperto infatti che le ore lavorative di un operaio si aggiravano tra le 14 e le 18 giornaliere, causando morti tragiche. Le testimonianze dei lavoratori hanno poi confermato queste condizioni di lavoro ostili, senza nessun tipo di sicurezza per la persona e soprattutto rispetto per la dignità umana.
In Qatar, purtroppo, lo sfruttamento dei lavoratori è “giustificato” dal cosidetto “sistema kafala”.
Il sistema kafala si basa su un'economia senza diritti, un sistema giuridico che controlla le attività dei lavoratori stranieri tramite uno sponsor. Quest’ultimo viene dato a ogni singolo operaio, e divente lui il “padrone” del lavoratore, che quindi viene paragonato a una sorta di schiavo. In tutto questo la FIFA, ovvero la Federazione Nazionale di Calcio, poteva fare o dire qualcosa?
Probabilmente se la FIFA fosse stata al corrente dei rischi collegati ai lavori per i Mondiali, 12 anni fa magari non avrebbe nominato il Qatar come Stato ospitante per il torneo. Sta di fatto che dietro allo spettacolo, ci sono sempre dei risvolti negativi difficili da risolvere.