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UN RICORDO INDELEBILE. La giornata della memoria di Erika Grubii

Aggressione, prigione, schiavismo, violenza. E ancora sfruttamento, esperimenti, uccisioni, abusi.“Forni”, “treni”, “docce”. La pelle e la mente delle persone, dopo aver lottato e resistito così duramente per la propria libertà, non possono di certo dimenticare il significato che hanno assunto durante gli anni 40 del '900, ma soprattutto noi non dobbiamo farlo. 

CHE COS’È IL GIORNO DELLA MEMORIA?

Il 27 gennaio si celebra la fine della persecuzione del popolo ebraico, giorno in cui nel 1945 la 60esima armata sovietica abbatteva i cancelli di Auschwitz, nell’attuale Polonia, liberando i prigionieri del campo di sterminio nazista.


Immagino che questa storia l’abbiate sentita tante volte, ma vorrei farvi fare un viaggio per provare le stesse emozioni che hanno provato le vittime dell’Olocausto.

Iniziamo questo viaggio insieme…

PRIMA ANCORA DELL’INIZIO

Tutto ebbe inizio nel gennaio del 1933, quando il partito nazista di Adolf Hitler salì al potere. L’idea di fondo della dittatura di Hitler era l’antisemitismo, vale a dire una propaganda di sentimento di discriminazione, odio e pregiudizio contro minoranze sociali, in particolare contro gli ebreiQuesti erano i pilastri fondamentali dell’ideologia nazista. e anche il punto di partenza  dell’inizio dell’Olocausto, conosciuto anche come “Shoah” (Catastrofe), il genocidio più grande e sconvolgente della storia. 


PERCHÉ TANTO ODIO CONTRO GLI EBREI?

I nazisti disprezzavano gli ebrei perché li ritenevano la ragione dei problemi politici, economici e sociali della nazione tedesca. C’è da aggiungere che l’antiseminismo, in quegli anni si espanse in tutta Europa e con il tempo assunse forme variegate come l’antisemitismo nazionalista, economico e razziale. Per semplificare questa ideologia, possiamo dire che nella loro visione del mondo alcune razze (di popolazioni) erano superiori ad altre. Qui capiamo il modo in cui i nazisti guardavano gli ebrei: venivano considerati la razza più pericolosa e inferiore di tutte le altre, ma anche i rom,gli  zingari, gli omosessuali, gli oppositori politici non erano purtroppo da meno. 

L’INIZIO DELLA SHOAH

Adolf Hitler, una volta salito al potere, escluse definitivamente le minoranze e in particolare gli ebrei dalla vita politica, culturale, economica e sociale dei tedeschi. L’Olocausto è stata quindi un’operazione da parte della Germania nazista di vero e proprio “sterminio” L’idea di persecuzione e l’attuazione della stessa venne accolta dagli alleati della Germania nazista e si diffuse in tutta Europa. Ogni territorio tedesco era allineato e controllato. I metodi attraverso quali l’attuazione dello sterminio ha avuto effetto sono stati: 


ENDLÖSUNG DER JUDENFRAGE

La più atroce di tutte comunque rimane la prigionia nei campi di sterminio e di concentramento. Tra i più famosi ricordiamo sicuramente Auschwitz, in Polonia, Birkenau e Dachau in Germania. 

Vediamo cosa significava “vivere” all’interno di questi campi della morte.

La frase in tedesco riportata all’inizio di questo paragrafo significa letteralmente “Soluzione finale della questione ebraica” e viene datata tra il 1941 e il 1945. Rappresenta la programmazione e l’organizzazione del genocidio degli ebrei. L’applicazione di questa soluzione finale è stata disumana:  dopo anni di soprusi, abusi e uccisioni di massa, finalmente nel 1945 la Seconda Guerra Mondiale giunse al termine e l’Armata Rossa mise fine a tutto questo. 

RICORDANDO ED IMPARANDO

La conoscenza di questa storia è fondamentale, perché continuando a ricordarla nel giorno della Memoria, possiamo fare in modo che non succeda mai più. E qual è il posto migliore dove si imparano le cose? La scuola. I professori oltre ad avere il dovere di insegnare le materie, hanno anche il dovere di insegnarci i valori umani. 

Il miglior modo per conoscere la storia è ascoltando le persone che l’hanno vissuta. In questo articolo prenderò come riferimento Liliana Segre, attuale Senatrice della Repubblica Italiana e sopravvissuta del l’Olocausto; il 30 gennaio 1944 deportata sui treni, nei campi di concentramento, con altri 776 bambini con poco meno di 14 anni, di cui ne uscirono vivi solo 25. Nell’aprile 1945 si spostò nei campi di Malchow e il 1° maggio 1945, dopo un anno e mezzo avvenne la liberazione dei prigionieri. 


Oggi ha 93 anni, continua duramente a tenere la memoria “viva” nelle persone, ma si sta arrendendo perché le persone stanno dimenticando. Liliana Segre 24/01/23 → Il suo sfogo