Anglo-Sicilian Sulfur Company

Nel 1840 fu costituita a Palermo la "Anglo-Sicilian Sulphur Company Limited", una società nata dalla collaborazione tra Vincenzo Florio e gli inglesi Benjamin Ingham e Agostino Porry per la produzione e la commercializzazione di acido solforico e derivati dello zolfo. Il più grande importatore di questi prodotti nel 1849 era l'Inghilterra, anche se erano venduti in grandi quantità anche agli Stati Uniti.

La società stipulò con i produttori un contratto della durata di cinque anni, riservandosi di rinnovarlo alla scadenza. Un grave limite fu la parziale adesione dei produttori (circa il 60%), che non conferì alla società il controllo completo del mercato. Nonostante ciò, l’industria zolfifera siciliana ebbe una notevole ripresa, tanto che il contratto fu rinnovato per altri cinque anni.

A rilanciare la richiesta di zolfo fu la diffusione di una malattia: un fungo parassita della vite colpì i vigneti di tutta Europa, devastandoli. L'unico rimedio per prevenirne la diffusione era l'irrorazione delle piante con polvere di zolfo in soluzione acquosa. La produzione continuò fino alla fine dell'Ottocento, quando avvenne un nuovo crollo dei prezzi di vendita che mise in crisi tutto il settore; la situazione si risolse quando furono stipulati accordi con la società Anglo-Sicilian-Sulphur Co., che permisero ai produttori l'accesso al credito per il finanziamento di impianti industriali più moderni, migliorando così le strutture delle miniere.

Uno dei problemi alla base della crisi del settore era la carenza infrastrutturale nei trasporti, la mancanza di vie di comunicazione e di porti che permettessero l'approdo delle grosse navi da carico, l'assenza di mezzi meccanici e ferrovie. Solo dopo l'apertura della tratta fino a Villarosa (1876), lo zolfo poté raggiungere celermente le raffinerie della città e il porto di Catania.


Alla fine dell’Ottocento lo zolfo siciliano costituiva la principale ricchezza mineraria italiana, nonostante sistemi produttivi primitivi persistessero accanto a isole di alta tecnologia industriale.

Il 1901 fu l’anno di massima produzione e occupazione delle zolfare siciliane: 537.543 tonnellate di zolfo prodotto con 38.922 operai. L’84% dello zolfo prodotto in Sicilia fu acquistato da trenta nazioni. La favorevole situazione per lo zolfo siciliano si protrasse sino al 1906, anno in cui l’attività mineraria cominciò a diminuire a causa della scoperta, negli Stati Uniti d’America, di un nuovo metodo di estrazione dello zolfo.

Nel 1988 la Regione Siciliana decretò la dismissione del settore solfifero con la chiusura definitiva di tutti gli impianti. Fu così decretata la fine di un’intera parte di storia economica, sociale e industriale della Sicilia.