Miniere del Vallone delle Miniere (vallone dell’Aram).
XIV sec. Nei resoconti1 del castellano di Perrero, al servizio dei principi d'Acaia, troviamo traccia di attività estrattive riguardanti minerali di rame scavati nell'alto vallone di Prali e forse nella zona del Pouzét, tra la borgata Cugno e la Rocca di Galmount.
Nel 1343 viene concesso ad un certo Francesco Fiorentino di facere unum fornellum pro aramo faciendo in villa de Prahalis et ad godiendum usque tres annos [fare un forno per la fusione del rame a Villa di Prali e goderne (i proventi) per tre anni]. La tassa sulle miniere e sulle fucine veniva in questo periodo divisa in tre parti: due spettavano al principe e la terza al preposito dicte vallis et presbitero Maceili [al prevosto di questa valle e al prete di Massello]. Il minerale da fondere veniva estratto in zona, come è riportato in vari conti … De mena aramis pro quo levantur pro qualibet massa quinque solidos et pro quolibet soma I den. vien. bon. mon. [del minerale di rame per la quale vengono prelevati 5 soldi per ogni massa e 1 denaro viennese di buona moneta per ogni somata]. L'aumentato fabbisogno di attrezzi metallici incoraggia lo sfruttamento di giacimenti anche a basso tenore: ne consegue un’attività estrattiva e di lavorazione del minerale estremamente dispersa sul territorio. I documenti fanno riferimento anche ad altri metalli, con la concessione di autorizzazioni per lo sfruttamento di miniere di ferro, anch'esse situate nella zona di Prali. Non sembra però che la produzione fosse abbondante o costante, sovente i castellani riportano che nichil pro tempore de quo computat quia nichil fuit ibi extractum ut dicit [(non ho incassato) nulla per il periodo del conto perché niente fu qui estratto come si riferisce], oppure che de aramo qui fieri et affinari solet in dicta valle (…) nichil (…) quia nichil operatum neque affinatum ut dicit [per il rame che abitualmente viene prodotto o raffinato in valle (non ho incassato) nulla perché nessuna lavorazione è stata effettuata], o ancora che de mena feri nec de ferro crudo nichil [per il minerale di ferro o per il ferro già fuso nulla].
Nel 1750, su ordine di Ignazio Roveda Bertola un gruppo di tecnici topografi (Giambattista Lotti, Domenico Carello, Antoine Durieu, Giovanni Battista Celoniato e Giovanni Cantù) viene inviato ad esaminare alcune valli per elaborare le relative carte topografiche e a controllare se esista la possibilità di estrarre minerali utili … In seguito all’ordine datoci dal nostro Generale (…) Conte Cavagliere Gran Croce Bertola di portarci ogni uno di noi rispettivamente nelle valli infra descritte per prendere la misura d’esse conformarne carte topografiche (…) fatte le debite osservazioni in que’ posti da’ quali si sarebbe potuto ricavare qualche sorta di minerale …
In una successiva relazione, datata Gennaio 1751, troviamo alcuni riferimenti alle cave e miniere della val S. Martino e della val Perosa. Vi è anche una nota sul vallone delle Miniere:
P.mo … Nel territorio di Prales al Monte del vallone in reggione detta il Chiot dell’Aram si sa essservi una miniera di Rame dalla quale ne tempi scorsi se ne Ansportò una quantità riconoscendosi pure qualche vestiggio della galleria abbenche le vallanche provenute di recente ne abbino coperta in parte.
2.° Nel territorio ivi ed in detto vallone resta pur racchiusa un'altra miniera di rame nel sito denominato il Ghijo della Contessa sendosi in quel posto già fatte diverse escavazioni …
1835. Dall'opera del Barelli (V. Barelli, Cenni di statistica mineralogica degli stati di S. M. il Re di Sardegna ovvero catalogo ragionato della raccolta formatasi presso l'azienda generale dell'interno, Tip. G. Fodratti, Torino, 1835) Della regione detta il Vallone ossia Comba di Boyecire [Potrebbe essere un'errata trascrizione del toponimo Boucìe]. M. Martelli nell'articolo Miniere di rame di Prali, pubblicato nella rivista "la Beidana" n. 69 del dicembre 2010, ipotizza la derivazione di questo toponimo da Baouchìëro, ossia una località ricca di baoucho, ciuffi o cespi d'erba fine che crescono tra le rocce o sui muri di campi e prati, quando sono secchi] verso ostro, nel sito detto Giovanni alla Contessa, ed all'altezza di mezzo miglio, circa, dal torrente che scorre in detto vallone: trovasi quivi uno scavo di 20 metri circa, di lunghezza, per quattro di larghezza, che discende a 45 gradi circa, inclinando verso ponente, in una roccia di serpentino duro, ferruginoso: alla superficie dello scavo si scorgono ancora alcuni piccoli pezzi di rame solforato: questa miniera, però, non sembra essere stata un filone; ma una semplice massa di minerale, che fu presto esaurita.
1 Conti della castellania di val San Martino, Archivio di Stato di Torino, Camerale Piemonte, art. 78, mazzi I - VII. [Rame mazzo III, rotolo 19, 1343-1344. Ferro, mazzo VI, rotolo 40].