ARTICOLI 

Trauma e Psicoanalisi Relazionale 

Psichiatria e Psicoterapia (2013) 32, 4, 339-359 

RACCONTO DIALOGICO E TESTIMONIANZA TERAPEUTICA: DIMENSIONI NARRATIVE DEL TRATTAMENTO, TRAUMA E DISSOCIAZIONE IN UNA PROSPETTIVA PSICOANALITICA RELAZIONALE

Cesare Albasi, Valeria Ferrero

Ogni stato del sé, ogni Modello Operativo Interno, è una parte costitutiva del funzionamento d’insieme, che procede negoziando con la realtà e le prospettive, anche emotive, di altri stati del sé e altri Modelli Operativi Interni. Nello sviluppo non patologico l’individuo è consapevole in modo transitorio di questa varietà perché ciascuna parte contribuisce al senso di coesione. La capacità di sentirsi “unici attraverso la molteplicità” è, tra l’altro, anche fondamento della creatività e della possibilità di una narrazione soggettivamente autentica. Il problema che si riscontra nella dissociazione post-traumatica, invece, è che quando alcune versioni di Sé, isolano altre versioni di Sé (Albasi 2004), si interrompe il processo coesivo e quindi narrativo. La natura essenziale del trauma è, infatti, la rottura delle funzioni integrative. Ciò che resta secondo Bromberg (1998) è una memoria somatica, senza alcuna possibilità di rappresentazione simbolica, un’esperienza non formulata che non può essere raccontata nel suo significato soggettivo autentico.

La dissociazione è patologica se esclude la possibilità di sentire degli stati, e di comunicarli, all’interno della continuità del sé. Quando si cancella la parte di sé che ha subito il trauma, si disorganizza l’integrazione mentale, e si ledono, di conseguenza le capacità riflessive e di elaborazione dell’esperienza. L’esperienza non me (Sullivan), contenuta all’interno dello stato del Sé dissociato, resta come memoria affettiva senza memoria autobiografica.

Per elaborare un senso di soggettività integrata e autentica, la mente ha la potenzialità di rompere l’identificazione rigida con ogni singolo aspetto di sé e di articolare il dialogo delle voci multiple cercando narrazioni molteplici e versioni alternative del significato soggettivo (Albasi 2006). L’autoriflessione, da questo punto di vista, si basa sullo stare tra gli spazi delle divisioni interne (Bromberg 1998). È, anche, a partire da queste incapacità che si avvia la pratica clinica.

 

 

 


Disturbo emotivo e perversione sessuale. CLICCA SUL LINK

Il disturbo emotivo e la perversione sessuale rappresentano sfere psicologiche intricate che spesso hanno le loro radici in esperienze infantili complesse e traumatiche. In queste dinamiche la figura genitoriale specialmente la madre, riveste un ruolo cruciale. 

Si teorizza che la pressione seduttiva o autoritaria esercitata dall'adulto sull'infante possa compromettere la percezione di indipendenza e separazione del bambino, creando una base fertile per il formarsi di perversioni sessuali in età adulta. Questa interferenza traumatica, evidenziata da Khan (1979), può manifestarsi attraverso microtraumi infantili che contribuiscono alla formazione di tratti narcisistici e autoerotici, divenendo specifici per lo sviluppo delle perversioni sessuali in età adulta.

Altri studiosi, invece, attribuiscono lo sviluppo delle perversioni a un ritiro emotivo infantile causato dalla distanza emotiva dei genitori. In questa prospettiva, si suggerisce che le esperienze traumatiche possano in realtà alimentare il piacere sessuale in individui segretamente dediti a dinamiche sadomasochistiche, trasformando il trauma in fonte di piacere sadico e masochistico anziché di angoscia.

Tuttavia, va sottolineato che il legame tra trauma emotivo e perversione sessuale non è sempre unidirezionale. In molti casi il trauma emotivo può essere causato non solo dalla distanza emotiva dei genitori, ma anche dalla loro presenza intrusiva e patogena dando vita a una costruzione psicopatologica in cui si perde il significato della violenza subita con conseguente sessualizzazione del trauma emotivo.

De Masi (2012) suggerisce che la perversione sessuale non sia necessariamente legata a traumi violenti, ma piuttosto a una complessa rete di disturbi emotivi intrafamiliari. Tuttavia, rimane un mistero la predisposizione individuale di alcuni bambini a sviluppare strutture psicopatologiche che li conducono alla perversione. In tal senso, l'ambiente familiare può agire da catalizzatore o da elemento patogeno, a seconda delle dinamiche in gioco.

È importante notare che il sostegno emotivo e l'assenza di intrusione patogena da parte degli adulti possono essere determinanti per prevenire lo sviluppo di perversioni sessuali. Tuttavia, quando manca questo sostegno e si verifica un vuoto relazionale, il bambino può ricorrere all'eccitamento come meccanismo di difesa, favorendo l'insorgere di identificazioni e strutture psicopatologiche che ostacolano lo sviluppo e la capacità di instaurare relazioni sane e gratificanti.

BIBLIOGRAFIA 

"Lavorare con pazienti difficili"                      

Franco De Masi (2012) 

Bollati Boringhieri

Lo stress e il complesso legame tra mente e corpo. Clicca e leggi l'articolo

Lo stress e il legame complesso tra mente e corpo.


Lo stress è uno stato di tensione fisica e/o psicologica causato da agenti stressanti chiamati stressor in grado di produrre un'alterazione della omeostasi individuale. 

L'omeostasi individuale si riferisce al mantenimento di un equilibrio interno stabile nell'organismo di un individuo, nonostante le variazioni dell'ambiente esterno. Gli stressor sono stimoli esterni o interni che possono minacciare questo equilibrio, mettendo a dura prova il sistema fisiologico e comportamentale dell'organismo. L'omeostasi individuale in relazione agli stressor si concentra su come gli individui gestiscono e si adattano alle sfide ambientali per mantenere il loro equilibrio interno.

Quando un individuo è esposto a uno stressor, il corpo attiva una serie di meccanismi di risposta allo stress per tentare di ripristinare l'omeostasi. Questi possono includere risposte fisiologiche come l'aumento del battito cardiaco, l'aumento della produzione di adrenalina, la modulazione dell'attività del sistema nervoso autonomo e l'attivazione del sistema endocrino. 

Allo stesso tempo, l'individuo può impegnarsi in comportamenti di coping per gestire lo stress, come cercare supporto sociale, praticare tecniche di rilassamento o adottare strategie di problem solving.

Se gli stressor persistono però o diventano troppo intensi, possono superare la capacità di adattamento dell'organismo e portare a disfunzioni o malattie.

Lo stress psicosomatico dunque evidenzia il legame complesso tra mente e corpo.

A livello fisiologico possono esserci una serie di risposte come ad esempio l’attivazione del sistema nervoso autonomo che controlla funzioni corporee involontarie come la frequenza cardiaca, la respirazione e la digestione. Questa attivazione può portare a sintomi fisici come palpitazioni, sudorazione e disturbi gastrointestinali.

Può evidenziarsi una risposta endocrina in quanto lo stress può influenzare il sistema endocrino che regola la produzione di ormoni nel corpo. Ad esempio, l'aumento del livello di cortisolo, l'ormone dello stress, può avere effetti negativi sulla salute, tra cui aumento della pressione sanguigna, soppressione del sistema immunitario e aumento del rischio di malattie croniche.

Ci possono essere anche effetti sul sistema immunitario in quanto lo stress prolungato può compromettere il sistema immunitario, rendendo le persone più suscettibili alle infezioni e alle malattie. Ciò può manifestarsi attraverso un aumento delle infezioni virali, una guarigione più lenta delle ferite e una maggiore suscettibilità a condizioni come l'infiammazione cronica.

Infine possono esserci anche sintomi fisici: lo stress psicologico può manifestarsi attraverso una serie di sintomi fisici, tra cui mal di testa, tensione muscolare, dolore cronico, affaticamento e disturbi del sonno. Questi sintomi possono essere diretti, come nel caso di tensione muscolare causata dallo stress, o possono essere il risultato di una risposta immunitaria compromessa.

Inoltre, è importante notare che lo stress psicosomatico può anche influenzare la percezione del dolore e la tolleranza al dolore. Le persone sottoposte a stress emotivo possono essere più sensibili al dolore o possono percepire il dolore in modo più intenso rispetto a coloro che non sperimentano lo stress.

A livello psicologico invece possono evidenziarsi vari quadri psicopatologici, tra cui: 

- il disturbo da stress post-traumatico (PTSD, post-traumatic stress disorder)

- il disturbo da stress acuto

- i disturbi dissociativi

- i disturbi dell'umore

- i disturbi d'ansia

- l'abuso di sostanze.


È fondamentale sottolineare che la capacità di gestire gli stressor e mantenere l'omeostasi può variare da individuo a individuo, a seconda di fattori genetici, esperienze passate, livello di salute e altri fattori.

La reazione soggettiva a un determinato stressor potrà essere adattiva o disadattiva e quindi denominata rispettivamente eustress o distress. 

Lo stesso stressor non determina necessariamente le stesse conseguenze in tutti gli individui in quanto il processo è mediato da molte variabili come le caratteristiche individuali e l’ambiente.

L'impatto di un evento stressante e potenzialmente traumatico si basa su due fattori:

- se l'evento rappresenta una minaccia al proprio benessere, immediato o a lungo termine; 

- se sono disponibili risorse adeguate (personali, emotive, sociali, finanziarie ecc.) per far fronte allo stressor.

Blair Wheaton (1994) individua tre fattori che caratterizzano gli stressor: gravità, origine (microsistema vs macrosistema), occorrenza (episodicità vs cronicità). 

Wheaton differenzia tra vari tipi di stressor potenzialmente traumatici:

- Traumi improvvisi che si caratterizzano dal fatto di essere isolati, inaspettati, travolgenti e avvengono in un tempo breve; per esempio calamità naturale, stupro, perdita imprevista di una persona cara ecc.

- Life events ovvero eventi o esperienze che possono causare mutamenti nella vita dell'individuo con un tempo più lungo rispetto a quella dei traumi improvvisi; per esempio divorzio, malattia invalidante, gravidanza indesiderata ecc.

- Gli inconvenienti quotidiani che possono avvenire in maniera sia regolare che sporadica, ma comunque prevedibile; per esempio malattie, litigi in famiglia e sul lavoro ecc.

- Stressor al livello del macrosistema o del sistema sociale per esempio una guerra improvvisa.

- Eventi mancati cioè eventi desiderati o attesi (dunque normativi) che non si verificano come e quando previsto; l'individuo dunque deve far fronte alla loro mancata realizzazione per esempio un’attesa gravidanza non avvenuta.

- Stressor cronici: sono agenti stressanti con un'insorgenza graduale che perdurano nel tempo, senza che sia possibile prevederne l'esito o il termine.


Bibliografia di riferimento


Nardelli N., Lingiardi V., (2021), La Personalità e i suoi disturbi. Raffaello Cortina, Milano.

Mucci, C. (2014), Trauma e perdono. Raffaello Cortina, Milano.

Putnam, F.W. (2001), La dissociazione nei bambini e negli adolescenti. Tr. it. Astrolabio, Roma 2005.