Disturbi del Comportamento Alimentare 

Disturbi del Comportamento Alimentare 

I Disturbi del Comportamento Alimentare interessano un’ampia fascia di persone e si possono manifestare nelle forme più conosciute quali anoressia, bulimia, binge eatin ma anche nuove modalità quali l’ortoressia cioè un’attenzione eccessiva all’alimentazione corretta o la vigoressia ovvero una ricerca esasperata del fisico atletico e muscolarmente ipertrofico.

L’eziologia di questi disturbi può essere variegata e complessa: se i conflitti psichici necessari attraverso cui l’individuo porta a termine la propria maturazione e la costruzione della propria identità non possono o non riescono ad essere vissuti serenamente, possono trasformarsi in disturbi legati al comportamento alimentare trovando l’apice in un rapporto malsano e disfunzionale con il cibo. 


Un’immagine distorta o negata del proprio corpo, il dover accettare una nuova immagine di sé, difficoltà nel delicato processo di separazione-individuazione ovvero la separazione dagli antichi oggetti d’amore, il superamento della dipendenza e dell’illusione dell’onnipotenza tipica dell’età infantile, processo necessario per giungere all’accettazione di confini e limiti sia intrapsichici che interpersonali, sono tutti aspetti del processo maturativo che possono, se non correttamente elaborati, sfociare in un DCA. 

Il rapporto con il cibo non ha a che fare esclusivamente con una forma di nutrimento fisico, spesso rappresenta il rapporto con l’Altro all'interno delle dinamiche relazionali familiari e sociali oltre che con aspetti profondi legati alle esperienze di relazione primaria. 


Massimo Recalcati

I DCA

Trattamento Terapeutico Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA)

Il trattamento terapeutico dei DCA deve partire dalla persona nella sua interezza, la risoluzione del sintomo non può avvenire senza un lavoro che parta dalla causa che lo ha reso manifesto. 

È necessario un approccio multidisciplinare integrato in cui l’obiettivo è un lavoro sulla personalità con particolare attenzione all’evitamento delle ricadute e allo spostamento del sintomo su altre sindromi talvolta presenti in comorbilità (depressione maggiore, disturbi d’ansia, fobie, disturbi ossessivo-compulsivi, disturbi dell’umore, altre forme di dipendenza, aspetti ipomaniacali ecc) che possono rendere più complesso il trattamento.

L’approccio terapeutico psicoanalitico presuppone che i sintomi siano l’espressione di conflitti inconsci; attraverso un lavoro di introspezione e lo sviluppo di capacità di mentalizzazione e simbolizzazione il paziente scopre ed analizza i conflitti inconsci  (Trattamento basato sulla mentalizzazione MBT-ED).

Questo tipo di terapia agisce prevalentemente sui fattori predisponenti la patologia dell’alimentazione ed il suo obiettivo è quello di permettere il mantenimento dei risultati raggiunti attraverso l’analisi e la risoluzione dei conflitti interiori e delle disfunzionalità relazionali. 

Dare esclusiva attenzione al sintomo, senza tener conto della persona nella sua interezza, è pericoloso in quanto si rischia di non dare senso a ciò che invece attende da tempo di essere trasformato in contenuto elaborato; attraverso la relazione terapeutica è possibile rendere pensabili contenuti ancora grezzi, che permettano di creare pensieri che tollerino l’attesa e l’assenza.

La complessità del Disturbo richiede una presa in carico integrata in cui vi sia, oltre il lavoro individuale di psicoterapia, anche un monitoraggio costante dei parametri medico-nutrizionali, un supporto per le famiglie, una eventuale consulenza psichiatrica e qualora, le condizioni lo rendessero necessario, anche un ricovero ospedaliero.

Per evitare la cristallizzazione di questo disturbo è determinante la prevenzione e la diagnosi precoce.


Alcuni riferimenti teorici:


Zachrisson, H. D. e Skarderud, F., "Feelings of insecurity: review of attachment and eating disorders", Eur Eat Disord Rev, 2010, 18(2), pp. 97-106.