La Musica da Discoteca

LA MUSICA DA DISCOTECA

Le origini

Il primo articolo che parla ufficialmente di Disco Music compare sulla rivista Rolling Stone nel 1973, scritto da Vince Aletti mentre nel 1974 va in onda il primo programma radiofonico che suona brani disco.

La Disco non é un genere in sé, nasce dall'incontro e dalla miscellanea di più generi musicali derivati da jazz e rock: il funk, soul, R&B, musica psichedelica e ritmi latini. É una musica che nasce per essere ballata (come già succedeva con i brani twist derivati dal repertorio rock degli anni 50/60).

Le discoteche non sono sempre state come le conosciamo oggi. In America all'inizio del secolo si ballava nelle music hall. Poi, dal 1933, con l'inizio del proibizionismo, nacquero i night club, dove si poteva bere, giocare d'azzardo e ascoltare tanta buona musica suonata dal vivo dalle big band. (Vedi film: Ecco i bravi ragazzi - Martin Scorsese). Anche in a Europa nei paesi anglosassoni erano diffusi i night club, mentre in Italia i locali destinati al ballo erano chiamati dancing. Ma siamo ancora lontani dal concetto di discoteca, dove la musica veniva suonata con i vinili.

Il termine deriva dal francese discothèque : libreria di dischi fonografici; usato anche per indicare i locali da ballo parigini in cui al posto delle orchestre c'erano delle persone (precursori dei dj = disc jockey) che suonavano dischi per far ballare la gente. Il termine viene poi usato dagli americani che lo fanno proprio. Si può infatti ipotizzare che le prime discothèque nacquero durante la prima guerra mondiale quando i nazisti bandirono dai locali i musicisti di colore jazz. Più che un problema razziale ad essere bandita era la cultura americana (giudicata decadente dai nazisti) e di conseguenza anche la musica che arrivava dagli Stati Uniti, il jazz, appunto. Cacciati dai locali, gli amanti del genere si riuniscono in feste private, a casa di una persona che, non potendo ospitare una intera band, metteva a disposizione la propria collezione di dischi, una discothèque.

In America i primi seguaci di questo genere provenivano da una serie di sottoculture: italoamericani, latino americani, neri e omosessuali che mettevano la loro musica preferita durante le feste in casa. Quindi, all'inizio, la disco é un fenomeno underground (di nicchia) e non mainstream (fenomeno di massa). Nasce come reazione allo strapotere della musica rock strizzando l’occhio al movimento hippie ormai tramontato. Ma solo per quanto riguarda gli aspetti più “libertini” del movimento, non certo per i contenuti che, nei nascenti pezzi disco, risultano essere poveri, disimpegnati e al cento per cento frivoli.

La musica da discoteca ha un grosso input tecnico grazie all'invenzione del transistor (anni 50 / 60), grazie al quale le apparecchiature diventano più sofisticate e meno costose, con casse ed impianti meno voluminosi, che permettono di ascoltare la musica con un impatto sonoro molto più alto (volume elevato).

Grazie a questa evoluzione le orchestre e le musiche dal vivo furono messe da parte. Era più semplice per il gestore di un locale, pagare un solo uomo, il dj, che metteva dischi per tutta la sera, al posto di un intero complesso musicale. In quest'ottica l'elettronica é stata un ottimo alleato dei dj. Inoltre i dj potevano proporre un repertorio molto più vario e ampio rispetto ad un gruppo live.

I brani di disco music si caratterizzano per un largo utilizzo di nuovi strumenti musicali elettronici chiamati sintetizzatori, tastiere, una linea di basso molto marcata, un hi hat che scandisce costantemente crome o semicrome di un tempo in 4/4.

Brani alle origini della Disco Music: Soul Makossa - Manu Dibango, Love to love you baby - Giorgio Moroder (1975)

I PRIMI DISC JOCKEY E I LOCALI STORICI

Tra i primi dj troviamo Francis Grasso e David Mancuso il quale apre a New York un club per soli soci nel febbraio del 1970 il celebre Loft, considerato un tempio della discoteca moderna. Mancuso aveva una invidiabile collezione di vinili. La sua caratteristica era che non mixava i dischi ma li accostava uno dopo l'altro.

Doveroso citare anche Steve D'Acquisto che si innamorò della tecnica di sovrapporre i dischi (il mixaggio) vedendo lavorare Francis Grasso, il primo ad enfatizzare l'importanza di sovrapporre due dischi per aver un tappeto sonoro continuo. Questi dj mettevano dischi provenienti da generi diversi (rock, punk, funk e R&B) ma gettarono le basi per la nascente cultura disco.

Loft: nato da un edificio abbandonato della Broadway, frequentato da persone provenienti da strati sociali diversi, si entra solo su invito, e non si servono alcolici. É uno dei primi club moderni.

Studio 54: leggendario club di New York, frequentato da molte persone del jet set (vip) nato nel 1977 nel quartiere dei teatri. Non era strano trovarci personaggi del calibro di Andy Wahrol, divi del cinema o star di Holliwood. Per entrare allo studio 54 la selezione era abbastanza severa, tanto che si racconta che persino il gruppo degli Chic non venne fatto entrare, nonostante fossero nella lista degli invitati. Da questo rifiuto nacque una dei tormentoni più suonati della musica disco Le Freak, degli Chic appunto.

Paradise Garage: antagonista del leggendario Studio 54, ma di connotazione assolutamente underground. Giudicato uno dei cinque migliori club della scena disco newyorkese. Da esso scaturisce il cosiddetto garage sound.

La Baia degli Angeli: nata sulla scia della vita notturna newyorkese, si posiziona tra i locali storici italiani, insieme al Piper di Roma e alla Capannina di Focette. La Baia degli Angeli, a Gabicce Mare si distingue per la clientela che la frequenta, arredi lussuosi e molto colorati.

L'ESPLOSIONE DEL FENOMENO DISCO MUSIC

Attorno al 1977 i maggiori nomi legati alla disco music sono: James Brown (Sex Machine), Gloria Gaynor (I never say goodbye, I will survive), Donna Summer (Hot Stuff), Giorgio Moroder, Village People (Y.M.C.A, In the navy), Bee Gees (Stayin Alive), Chic (Le Freak), the Trammps (Disco Inferno) gli ABBA (Dancing Queen).

1978 esce il film “La febbre del sabato sera” in cui un giovanissimo John Travolta veste i panni del ballerino Tony Manero. Nell’ immaginario popolare il film dà il via al fenomeno della disco, ma da lì a poco la disco music sarebbe tramontata definitivamente svuotandosi degli ideali che l'avevano generata. Nel 1979 compare per la prima volta nelle classifiche di vendita il nome di Micheal Jackson, il più famoso cantante pop della storia.

Oltre a promiscuità e sesso pubblico nei club, nell'ambiente disco si era diffuso l'uso di droghe, perché si pensava che l’uso di sostanze stupefacenti come gli acidi e la cocaina amplificassero le sensazioni derivate dal ballare con le luci psichedeliche e la musica ad alto volume.

GLI ANNI OTTANTA

Negli anni ‘80 il termine disco passa di moda e viene sostituito dal termine dance. Se negli anni ‘70 la maggior parte dei brani era realizzato in studio da cantanti e gruppi musicali, negli anni ‘80 prende piede l’utilizzo massiccio dei campionatori e dei sintetizzatori moog. Il compositore di origini italiane Giorgio Moroder, nel 1977, usa uno di questi strumenti rivoluzionari per arrangiare il brano I feel love di Donna Summer. Il dj così non è più una figura di secondo piano accanto al produttore, ma diventa il protagonista dei brani che egli stesso compone e che suonerà nei club. Durante la fase di produzione diventa di uso comune catturare piccoli spezzoni di brani del passato attraverso il campionatore per poi riciclarli in nuove produzioni. Ad essere campionati potevano essere interi spezzoni ritmici, chiamati groove che venivano poi reimpastati con i suoni prodotti dalle drum machine. Quando invece ad essere campionati erano degli spezzoni vocali, chiamati “a cappella”, che venivano poi tagliati in piccole parti e rimontati, dando vita così a nuove canzoni, destrutturando completamente gli originali.

Brani: Ride on time - Black Box, Chase – Giorgio Moroder

In questo periodo molti artisti della scena pop escono con brani che vengono molto apprezzati e ballati nelle discoteche. Parliamo di Micheal Jackson (Thriller), Depeche Mode (Just Can’t Get Enough), Pet Shop Boys (It’s a Sin), Madonna (Like a Virgin). Anche in Italia ritroviamo dei dignitosi esempi: Sabrina Salerno (Boys), Sandy Marton (People From Ibiza), Righeira (Vamos a la Playa), Spagna (Easy Lady), Tracy Spencer (Dancing in the Moonlight) . Nonostante i grandi successi, la dance non spopola tra i generi musicali più diffusi. Se il Pop è il genere protagonista del mercato discografico, il rock indica la direzione verso cui si dirigevano tutte le mode e le tendenze, la disco rimane relegata in secondo piano all’interno dei club.

GLI ANNI NOVANTA

Verso la fine degli anni ‘80, mentre la dance orecchiabile e cantabile si dirige verso la sua affermazione come fenomeno mainstream, nei club viene superata e soppiantata dalla house e dalla techno. In questi anni assistiamo alla nascita dei grandi locali che propongono una musica alternativa e poco trasmessa dalle radio.

Negli anni ‘90 la musica dance soppianta il pop ai piani alti delle classifiche di vendita (una novità nella storia della musica da discoteca!), diventando un vero fenomeno di massa, in grado di condizionare non solo il sound, ma anche la moda e i gusti della gente, come mai nel passato. La dance è il genere più seguito dalla gente, il più trasmesso dalle radio. Questo genere verrà conosciuto in Europa con il nome di eurodance, nel resto del mondo semplicemente come dance. In quegli anni nasceva anche la cultura del remix, ossia il concetto di riadattare e migliorare la ritmica e la stesura di una canzone rock o pop per renderla più adatta al pubblico delle discoteche.

Nel contempo si assiste ad una separazione sempre più netta dei generi ballabili, in particolare assumono una identità ben definita i generi House e Techno.

Brani: Rhythm is a dancer – Snap, Please don’t Go – Double U, Because the Night – Co.ro, I can’t stand it – Twenty 4 seven

La house music è un genere nato nelle discoteche di Chicago e New York nella prima metà degli anni ottanta e fortemente influenzata dalla disco music e da elementi del soul e funk dei tardi anni settanta. Il nome house music deriva con molta probabilità dal locale di Chicago Warehouse club, in cui il resident dj Frankie Knuckles suonò per la prima volta dischi house. I pionieri del nuovo genere musicale furono, oltre a Frankie Knuckles, Ron Hardy, Larry Levan e Nicky Siano. Dalla consolle del Gallery di New York furono i primi a sperimentare nuove strade musicali come quella di utilizzare una consolle munita di tre piatti: i primi due utilizzati per i dischi mentre il terzo permetteva di inserire nelle canzoni effetti e suoni scelti dal dj, oppure ancora l’importanza di usare dal vivo una drum machine o un sintetizzatore.

Tecnicamente possiamo definire alcuni tratti peculiari della house: cassa in 4/4, BPM da 120 a 128, presenza di synth e batterie elettroniche, parte cantata vigorosa (quando è presente) spesso affidata a voci femminili.

La house si distingue quindi per la sperimentazione e la rielaborazione di materiali sonori di brani del passato, proponendo pezzi orecchiabili e melodie ricercate, è il genere più suonato nei club.

Brani: Tyree Cooper “Turn up the bass”, Frankie Knuckles “Your love”, Beatmasters “Who’s in the house”, Gonna Make you sweat (Everybody dance now) - C&C Music Factory, Gipsy Woman – Crystal Water

La Techno si caratterizza per sonorità elettroniche più aggressive, con dei bassi prepotenti ed un numero di BPM sempre più alto. Nasce nella città di Detroit nei primi anni 80 da un gruppo di musicisti che prende il nome di Deep Space Soundworks: ne fanno parte Juan Atkins, Derrick May e Kevin Saunderson, vale a dire coloro che vengono comunemente indicati dalle come gli inventori della techno.

La techno-music consiste nell’unione di loops di sintetizzatori e patterns ritmici affidati a una o più drum machines al tempo di 4/4 a una velocità quasi mai superiore ai 140 bpm, la parte vocale è spesso assente. Il risultato viene poi rielaborato in studio, dove vengono aggiunti riverberi, processi di delay e altri effetti a piacimento.

La techno-music si è notevolmente diffusa nella prima metà degli anni Novanta in Europa, in particolare in Inghilterra, Belgio e Olanda, diventando la colonna sonora dei rave: giganteschi raduni nei quali la techno-music e le droghe sintetiche (in particolare ecstasy e ketamina) diventano un binomio tristemente inscindibile.

Brani: Pump up the jam – Technotronic, The house of God – DHS, Night in Motion – Cubik

Il NUOVO MILLENNIO – EDM

Gli anni 90, così come il nuovo milennio vedono la musica da club in continua evoluzione e trasformazione grazie anche al notevole impulso delle innovazioni nel campo tecnologico. I tre grandi filoni dance, house e techno hanno subito negli anni trasformazioni, influenze e contaminazioni generando una miriade di sottogeneri difficilmente classificabili ed etichettabili, modificandosi in funzione delle nuove tendenze e dando origine a diverse "branchie" musicali ognuna delle quali con una propria anima e una propria nicchia di mercato. Le più diffuse sono l’acid house, l'underground, la progressive, la trance (bpm accelerato, il susseguirsi di crescendo e crolli - i cosiddetti breakdown – ritmici, linee melodiche molto spesso vicine alla musica classica riprodotte dai synth), la jungle, techno hardcore (BPM elevatissimo ai limiti della ballabilità), techno ambient, down beat, happy hardcore, deep house, house garage, drum and bass, dubstep e altri ancora.

Ecco perché, circa a metà degli anni ’80, alcuni giornalisti inglesi elaborano la dicitura electronic dance music, spesso abbreviata con la sigla EDM usata per indicare tutto quel repertorio utilizzato dai dj durante le serate nei club, nei festival o nei rave che racchiude quindi sotto un’unica sigla le molteplici diramazioni sopraelencate.

GLOSSARIO

BPM: battute per minuto. Si usa per misurare la velocità di un brano musicale contando quante pulsazioni si susseguono in sessanta secondi

Campionatore: strumento musicale elettronico che è in grado di catturare e acquisire campioni audio provenienti da diverse fonti musicali. I campioni vengono anche chiamati samples.

Consolle: insieme dei dispositivi a disposizione dei dj. Comprende giradischi, mixer, drum machine, sintetizzatori e altro.

Delay: effetto musicale utilizzato per creare artificialmente, con l’uso del computer, l’effetto eco in un determinato materiale sonoro ritardando un suono.

Disc jockey: chi seleziona e presenta brani musicali in programmi radiofonici o televisivi, o nelle discoteche. Si abbrevia con la sigla dj.

Drum machine: strumento musicale elettronico che imita il suono di batteria e strumenti a percussione.

Funk: genere di musica nato dai neri d’America, derivato dal rhythm and blues con un ritmo più cadenzato adatto ad essere ballato.

Groove: base ritmica di un brano musicale.

Hi-Hat: chiamato anche charleston, è formato da una coppia di piatti montati orizzontalmente

Loop: esecuzione ripetuta di un determinato evento che si ripropone all’infinito.

Mainstream: Letteralmente corrente principale, termine usato per indicare musiche e tendenze, ma anche usi e abitudini recepiti e utilizzati dalla maggior parte della gente. Sinonimo: commerciale

Moog: Strumento musicale elettronico che deve il nome al suo inventore. E’ un sintetizzatore munito di tastiera capace di produrre una grande varietà di suoni.

Pattern ritmico: breve sequenza ritmica che viene ripetuta uguale per un certo numero di volte .

R&B: abbreviazione di Rhythm and Blues, è un termine utilizzato per indicare tutti quei sottogeneri nati dalla cultura dei neri d’America (jazz, blues, gospel ecc..).

Riverbero: effetto musicale utilizzato per dare ad un suono un senso di spazialità, per aggiungere effetti speciali ad un suono.

Soul: genere di musica nato dai neri d’America dalla fusione di gospel, blues e la musica pop.

Synth: abbreviazione di sintetizzatore. Strumento musicale elettronico capace di produrre musica grazie agli impulsi elettrici. E’ in grado di imitare suoni di altri strumenti o generare nuovi timbri.

Transistor: dispositivo elettrico di piccole dimensioni inserito in un circuito elettrico con funzione di amplificazione di un segnale in entrata.

Underground: Cultura riservata ad un pubblico ristretto di persone, non pubblicizzata e non commerciale.

Vinile: chiamato anche disco in vinile è un supporto per la memorizzazione di un segnale audio formato da una piastra circolare si cui è impresso un solco. All’interno del solco viene codificata la traccia audio.